La
Geografia umana oggi:
gli
spazi del turismo in Piemonte
Caterina
Simonetta Imarisio
Distaccata la Valle dAosta,
il Piemonte non conta più tra le grandi regioni turistiche italiane, nonostante la
notorietà e la buona attrezzatura di taluni centri montani di villeggiatura estiva e di
sport invernali come Macugnaga, Bardonecchia, Sestriere e Limone Piemonte e
delle stazioni lacuali. Non dappertutto la montagna alpina piemontese assume speciale
grandiosità e varietà di paesaggio e consente, al tempo stesso, agevole penetrazione;
manca ogni contatto col mare; le città, ove si eccettui Torino, non presentano le
attrattive darte di tante altre regioni; inoltre il Piemonte occupa una posizione
geografica marginale nel nostro Paese, ciò che determina un certo isolamento
.La
maggiore densità di luoghi turistici per villeggiatura e soggiorno è sulla sponda del
lago Maggiore, con le rinomate stazioni di Stresa, Verbania e altre minori.
Così, nel 1976, la Guida rossa
del TCI concludeva la presentazione generale del Piemonte.
Molto si potrebbe eccepire sul quadro
decisamente negativo diffuso da una delle fonti più qualificate in materia di guide
turistiche.
Nellambito dellUnione
europea sarebbe ancora sostenibile la marginalità geografica del Piemonte?
La mancanza di contatti con il mare ha
inciso sul turismo nella stessa misura per altre regioni, quali la Lombardia,
lUmbria?
Il patrimonio storico e artistico delle
città minori piemontesi, dai capoluoghi di provincia a Susa, Saluzzo, Ivrea,
Casale non ha alcun potere polarizzante?
Un tentativo di risposta può essere
fornito dalla lettura geografica degli attuali spazi del turismo in Piemonte.
Il turismo, concetto strettamente connesso a quello del tempo
libero e quindi del loisir contrapposto al
lavoro, è approdato alquanto tardi negli studi di carattere geografico.
Le motivazioni possono essere individuate sia
nellentità del fenomeno, che fino al secondo dopoguerra ha interessato in Europa la
ristretta fascia sociale dellaristocratico turismo di élite, sia nella difficoltà
di approccio al tema, per carenza di dati sistematici, e forse anche per una sorta di
puritanesimo verso un argomento considerato trascurabile o secondario, perché relativo
alluomo ludens piuttosto che alluomo
oeconomicus.
Assunte però le connotazioni del turismo
di massa e divenuto unattività economica di estrema vitalità, la cui domanda
continua ad accrescersi e le cui entrate rappresentano un fattore di riequilibrio della
bilancia dei pagamenti di molti Paesi, acquista un peso economico pari ad altre grandi
attività umane, quali lindustria ed il commercio: si è soliti, infatti, parlare di
industria del turismo.
Considerato perciò uno dei principali
comparti delleconomia internazionale, il turismo ha coinvolto progressivamente
linteresse di numerose discipline, leconomia, la sociologia, la psicologia
sociale, il diritto, la statistica, lurbanistica e non ultima la geografia.
In ambito geografico, una delle definizioni più
accreditate indica il turismo come un fenomeno di circolazione, che implica spostamenti di
uomini e di redditi, compiuti sia per diporto sia per esigenze culturali legate alla
conoscenza di situazioni e luoghi diversi.
Lo scenario in cui il turismo si
muove è quindi lo spazio, anzi è la ricerca di spazi alternativi a quelli quotidiani che
genera i flussi di circolazione turistica; è la ricerca dellaltrove che spinge verso ambienti dalle
particolari valenze naturalistiche, storiche, culturali, come evocato dal mito di Ulisse,
per divenire del mondo esperto e de li vizi umani e del valore.
Pertanto, la geografia del
turismo, nellaccezione tradizionale, studia gli aspetti spaziali del fenomeno
secondo tre momenti fondamentali: del turismo attivo
o dellirradiazione (dalla residenza abituale); del turismo passivo o della ricezione (nella meta prescelta);
della circolazione (il viaggio, lo spostamento)
dal luogo di residenza alla meta.
Ne indaga però anche limpatto
ambientale, lincidenza nello spazio, che non è più solamente visitato, ma è
organizzato, rimodellato, ristrutturato ed a volte anche consumato,
dallabuso, dallinquinamento e dal degrado, quando laffluenza turistica
è mal controllata e gestita.
Perciò i rapporti turismo-ambiente,
che costituiscono la problematica indagata con sempre maggiore attenzione, sottolineano la
preoccupazione per le dimensioni assunte dal fenomeno e per la rapidità della sua
crescita.
Quale Piemonte per i
turisti?
Secondo quali parametri la guida del
TCI ha ritenuto si potesse escludere il Piemonte dalle grandi regioni turistiche
italiane?
Evidentemente non sulla base delle
risorse naturali, artistiche, culturali, di cui la regione chiaramente dispone, ma
piuttosto sulla loro capacità di attrazione e quindi sulla consistenza
dellaffluenza turistica cui danno luogo. Affluenza legata, secondo alcuni alla
scarsa vocazione turistica, secondo altri, invece, ad una politica che ha
privilegiato altri settori economici.
Diventa perciò di particolare
rilevanza lapproccio fornito dai dati statistici. Sono, infatti, i numeri che
consentono di costruire, seppure solo quantitativamente e quasi sempre riduttivamente, il
quadro della situazione sulla base delle sue coordinate fondamentali: il movimento
turistico, le strutture ricettive, le infrastrutture. E evidente che le immagini
proponibili possono essere molteplici, ma per lesame del turismo regionale sono
state privilegiate le rappresentazioni cartografiche fornite dallaffluenza, misurata
attraverso le presenze. In relazione alla scala, vengono pertanto realizzate carte tematiche del turismo nel contesto nazionale, immagine
esterna, e nel contesto regionale, immagine
interna.
Per una loro corretta lettura occorre
però considerare che in Piemonte soltanto nellultimo
decennio, per le vicende che contraddistinguono a livello internazionale la fase
socioeconomica postindustriale, è stato attribuito al settore del turismo quel ruolo che
da tempo, invece, gli era stato riconosciuto in altre regioni.
Perciò, pur non
dimenticando che Torino e il Piemonte sono stati la culla di invenzioni e di iniziative
che hanno connotato il Novecento italiano, dalla radio allautomobile, dal cinema
alla moda, la Regione ha indicato come indilazionabile la necessità della loro
riconversione, dalla monocultura industriale verso larte dellaccoglienza,
attraverso la riscoperta del patrimonio ambientale e culturale.
Procedeva quindi alla
formulazione di un sistema duplice, articolato in unAgenzia per la promozione turistica del Piemonte e 12
Agenzie di accoglienza e promozione turistica locale,
delegate alla valorizzazione dei dodici Ambiti territoriali
turisticamente rilevanti, in cui era stato suddiviso il
territorio regionale. Si
intendeva in tal modo definire un sistema che, partendo dal basso, dal locale e quindi
dalle 12 Agenzie, consentisse allapice, allAgenzia regionale, di promuovere
interventi promozionali per la più approfondita conoscenza delle diffuse risorse
turistiche in rapporto agli aspetti culturali, paesistici, artigianali, agricoli,
fieristici di ogni ambito territoriale.
La Regione intendeva così dare vigore
ad una rinnovata struttura organizzativa territoriale che evitasse il perpetuarsi della Torinocentricità o Torinesità.
Anche secondo la politica di
sviluppo verde, adottata dalla Città e dalla Regione, Torino diventa il
centro di unarea valorizzata attraverso un programma che si articola secondo sistemi
diversi: il Parco del Po, che collega in un percorso unitario di 20 km Torino con
Moncalieri e San Mauro; lAnello verde,
itinerario escursionistico di 45 km che consente di percorrere il circuito della città
attraverso una successione ininterrotta di aree verdi, tra paesaggi collinari, di pianura,
di montagna; il sistema Torino Città
dAcque, così definito per gli assi fluviali che, come arterie di
alimentazione, lattraversano lungo i percorsi del Po, del Sangone, della Dora
Riparia e della Stura di Lanzo, prevede un parco fluviale esteso sulle sponde dei fiumi
lungo 75 km con una superficie verde di 1200 ha. Tali interventi andranno a confluire
nella più ampia attività pianificatoria e gestionale del progetto regionale che si
estende a comprendere i parchi di La Mandria, di Stupinigi, della collina di Superga, dei
laghi di Avigliana, dellasse fluviale del Parco del Po, della Vauda, che insieme con
le aree attrezzate della collina di Rivoli e delle Vallere, le riserve naturali del Monte
Lera, del bosco del Vaj e del Meisino attorniano Torino formando la Corona verde.
Il progetto pone tra gli obiettivi
prioritari la salvaguardia della specificità dellarea, costituita da realtà
territoriali diversificate, dai fiumi ai terrazzi alluvionali recenti ed a quelli antichi,
dai rilievi di origine glaciale a quelli di origine tettonica. Si propone inoltre di
ricostituire la rete di risorse naturali e paesaggistiche intorno allarea torinese,
attraverso la conservazione degli elementi naturali sopravvissuti allespansione
urbana e la ricostruzione di habitat a componente naturale, per i quali proporre gestioni
differenziate, da quella fruitiva alla conservazione più ristretta, secondo le
potenzialità territoriali e la domanda sociale.
Torino, quindi, rimane il centro sia
della Corona verde sia della sua antesignana seicentesca
Corona di delizie.
Un posto prioritario, infatti, nella
politica della cultura e del turismo regionale occupano i progetti di recupero e di
valorizzazione delle Residenze Sabaude. Dichiarate
Patrimonio dellUmanità e considerate tra i punti di forza del turismo
culturale piemontese, sono inserite nellambito di un piano organico in grado di
individuare nel sistema della Corona di delizie
lunicità di ogni reggia e di promuovere eventi coordinati tra loro e sostenuti da
una rete di servizi che dia al visitatore la percezione di percorrere un circuito
culturale unitario. Recentemente, infatti, unapposita commissione ha consentito di
rendere definitivamente esecutivo il progetto del Circuito delle Residenze
Reali, il cui obiettivo è quello di farne non solo un prodotto turistico, ma anche
un contenitore di istituzioni culturali permanenti, quali mostre, manifestazioni
periodiche, studi e sperimentazioni. Lelemento innovativo del progetto consiste
soprattutto nellintegrazione tra il singolo manufatto ed il contesto territoriale in
cui si insedia, collegando così non solo le diverse residenze, ma con esse le città e i
luoghi che le comprendono.
Su tutti, particolare rilievo e
importanza assume il recupero e la riqualificazione del complesso architettonico ed
ambientale della Venaria Reale, dove è attivo uno dei più imponenti cantieri di
restauro, realizzato con lintervento della Comunità europea, del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, della Regione Piemonte, della Provincia di Torino, dei
Comuni di Venaria Reale, Torino e Druento.
Se il sito offre a Torino quelle
ricchezze naturali che consentono di definirla Città
dAcque e di vederla circondata da una Corona
verde, la posizione geografica la colloca in condizione privilegiata a livello
nazionale ed internazionale. Si può infatti considerare privilegiata la possibilità di
raggiungere nel raggio di 100-150 km il più importante Comprensorio
sciistico dellItalia nord-occidentale, così come alcune tra le più importanti
località marine e lacuali nazionali, mentre la buona accessibilità la rende integrata
allarea sud-occidentale del continente e più vicina e meglio collegata ai Paesi
dellUnione europea.
Come per Torino, altrettanto impegno
occorrerà dedicare alle città minori, affinché costituiscano una rete che
permetta di connettere tra loro le città darte prealpine, anche quelle meno
attrezzate dal punto di vista della struttura ricettiva, con le località montane e
lacuali più note, per dare unidea il più possibile completa dellofferta
piemontese. Proprio per colmare lo squilibrio esistente tra Torino, che attira quasi un
quarto del turismo regionale, ed il resto del territorio, che in alcune aree ne è quasi
completamente privo, la Provincia di Torino nel 1997 promuoveva il progetto Città dArte a Porte Aperte.
Liniziativa intendeva valorizzare
turisticamente il patrimonio culturale e ambientale dei centri minori, si proponeva cioè
di aprire le piccole città, discrete e antiche custodi di un inestimabile
patrimonio di arte, storia e cultura materiale, attivando lintervento locale.
Il progetto mirava, infatti, alla valorizzazione turistica come fattore di sviluppo
locale, attraverso la sensibilizzazione degli enti istituzionali (i comuni), degli
operatori del settore (ristoratori, commercianti, associazioni), e soprattutto delle
comunità sollecitate ad una nuova e più attenta lettura dello spazio vissuto, nelle sue
espressioni legate alla tradizione, alla cultura, al patrimonio storico-artistico
monumentale e ambientale. Il successo delliniziativa è sottolineato anche dalla
partecipazione sempre più numerosa delle città, dalle 21 del primo anno alle 89 del
2001, allampliamento del circuito territoriale provinciale.
Il consenso ottenuto dalle diverse
proposte è un chiaro messaggio dellevoluzione della domanda sociale di un turismo
che si indirizza in particolar modo verso lappropriazione globale
dellidentità dei luoghi e verso quei settori della cultura materiale finora poco
curati. Ipotesi confermata dagli amministratori regionali, che appaiono orientati verso
unimmagine nuova del Piemonte, imperniata su unofferta
alternativa al turismo di massa, unimmagine che si avvale del patrimonio
ambientale, con la valorizzazione dei parchi naturali, del patrimonio della cultura
materiale e del patrimonio della tradizione, puntando, ad esempio,
sullenogastronomia con la vitivinicoltura in primo piano. Si moltiplicano, infatti,
le proposte di percorsi che si sviluppano lungo Le strade del vino, alla
ricerca di enoteche, botteghe e musei del vino, e lungo Gli itinerari del gusto, con soste negli agriturismi che, diffusi su
tutto il territorio, offrono i prodotti della gastronomia locale.
Appare ormai consolidata
limportanza dellenogastronomia in Piemonte e molti sono i segni che lo
dimostrano: ha le sue radici a Bra quel fenomeno enogastronomico denominato Slow food che, a dispetto del suo logo, la
chiocciola, avanza a notevole velocità avviluppando tutti i continenti; sempre a Bra, la
manifestazione annuale Cheese richiama migliaia
di visitatori dallItalia e dallestero; ogni anno, con rinnovato successo, è
organizzato a Torino il Salone del gusto.
Con Eurochocolate Torino 2000-2001 il richiamo alle tradizioni del
vecchio Piemonte ha favorito il rilancio del carattere imprenditoriale e turistico della
città e nello stesso tempo ha consentito allindustria dolciaria torinese e
piemontese di tornare ad essere maggiormente visibile e competitiva sui
mercati internazionali. Il cioccolato è infatti un patrimonio storico, economico e
culturale di Torino e della sua provincia, dove la sua storia più che secolare ha avuto
un rilancio nel secondo dopoguerra, dando vita a una trentina di aziende produttrici e a
numerosi e qualificati laboratori artigianali diffusi soprattutto nellarea della
vecchia Torino.
La valorizzazione dellenogastronomia è sollecitata non solo in nome della tradizione alimentare regionale e non solo come strumento di attrazione turistica, ma anche con finalità didattiche. Per questo nel 2000 ha preso lavvio il progetto Comunicazione ed educazione alimentare", proposto dallassociazione Slow Food Arcigola e realizzato in collaborazione con la Regione Piemonte ed il Provveditorato agli Studi di Torino. Il corso, destinato dapprima ai docenti e poi agli allievi, si propone di insegnare a valutare i cibi e ad apprezzare limportanza culturale ed economica che rivestono per il territorio.
Il turismo
nelle Alpi occidentali
La lettura del turismo
nelle Alpi occidentali, lungo larco tracciato dalle 46 Comunità montane, che comprendono
524 Comuni, evidenzia la spartizione del peso turistico secondo le due componenti
geografiche più vistose, la sponda occidentale del Lago Maggiore e lintero
arco alpino, dove risulta variamente diffuso.
E facile infatti distinguere,
anche in relazione alla disponibilità di posti letto, tre aree di maggiore intensità del
fenomeno:
-il settore settentrionale, a nord
delle valli biellesi;
-la sezione centrale, che costituisce
il nucleo più ponderoso, dove si riscontra quasi metà del turismo montano, concentrato
nellalta valle di Susa, nelle valli Chisone, Germanasca e Pellice;
-il settore sud-occidentale, con le
valli cuneesi e monregalesi.
Il ruolo preminente e tuttora trainante
del turismo sportivo invernale nelleconomia delle Alpi occidentali è attestato
dalla varietà e dallimportanza delle iniziative che suscita.
Dopo i Campionati mondiali di Sci Alpino Sestrière
97, organizzati in Valle di Susa per celebrare il centenario della nascita dello
sci in Italia, Torino è stata designata nel 1999 sede dei Giochi olimpici
invernali del 2006 che, a partire da Torino, si
svolgeranno in valle di Susa, val Chisone e val Pellice. Lorganizzazione dei Giochi
sarà impostata secondo la concezione moderna della cultura sportiva, che dimostra
sensibilità e cura verso le tematiche ambientali; gli obiettivi fondamentali della Torino
olimpica si dovrebbero perciò concretizzare secondo parametri che, basati sul rispetto
dellambiente, prevedano a priori lo sfruttamento post-olimpico delle strutture
funzionali alle gare, al fine di non costruire cattedrali nel deserto.
I Sacri Monti: una meta del turismo
religioso
Se da pochi anni il Piemonte
storico-artistico può vantare, con le Residenze Sabaude, di far parte del Patrimonio
dellUmanità, da diversi secoli invece rientra di diritto nel patrimonio mondiale
perché in possesso della Sacra Sindone, custodita dal 1578 nel Duomo di Torino. Oggetto
di pellegrinaggi particolarmente numerosi in occasione della sua ostensione, la Sindone
rappresenta però soltanto un elemento del turismo religioso, che in Piemonte offre segni
di particolare valenza, oltre che nei Santuari diffusi su tutto il territorio, anche lungo
il percorso della via Francigena, con le tappe più note nellAbbazia della Novalesa
e nella Sacra di S. Michele, e lungo litinerario dei Sacri Monti.
Meta del turismo religioso
internazionale, anche i Sacri Monti
delle Alpi occidentali sono stati candidati nella lista del Patrimonio dellUmanità
dellUnesco dalla Regione Piemonte, in accordo con il Ministero dei Beni Culturali ed
Ambientali.
Costruiti ed ampliati tra il XV e XIX secolo, nellarco alpino italiano se ne
conoscono quattordici, di cui dodici in Piemonte, distribuiti soprattutto nel Biellese,
nel Vercellese e nel Novarese, e due in Lombardia dove particolarmente famoso e studiato
risulta il Sacro Monte sopra Varese. Il Piemonte viene abitualmente considerato la
patria dei Sacri Monti perché il primo, per epoca di fondazione, risulta quello di Varallo Sesia, la cui edificazione ebbe inizio
nel 1486 con il contributo di artisti del valore di Gaudenzio Ferrari, che vi prestò la
sua opera di pittore, scultore ed architetto fino al 1528. Pur presentando caratteri di
specifica identità, i Sacri Monti si strutturano secondo
un paradigma che li accomuna negli aspetti naturalistici ed antropici. Si localizzano in
posizione sommitale o dominante il paesaggio circostante, sviluppandosi lungo un simbolico
itinerario devozionale in ascesa, costituito da cappelle che, intimamente connesse
allambiente vegetale, allinterno racchiudono scene pittoriche e scultoree che
riproducono in prevalenza la Via Crucis. Il tema centrale è quello tipico della cultura
barocca del sacro monte interpretato come una macchina scenica, dove
larchitettura umana ed il paesaggio sono pensati in fusione tra loro. Pur essendo
prima di ogni altra cosa espressioni maestose di fede e tasselli di un disegno di
sacralizzazione del territorio, i Sacri Monti costituiscono tuttavia anche beni preziosi
sotto il profilo architettonico, artistico, paesaggistico e naturalistico. E in
funzione di questa certezza che la Regione Piemonte ha individuato specifiche forme di
tutela contro lazione disgregatrice del tempo, inserendo già nel 1980 nel sistema
regionale dei parchi e delle riserve naturali i Sacri Monti di Crea, Orta e Varallo, cui
sono stati aggiunti nel 1991 quelli di Ghiffa, Belmonte e Domodossola.
Considerazioni conclusive
Nel 2001, quindi, a distanza di un
quarto di secolo dallultima edizione della Guida Rossa, come si configura la
situazione del turismo in Piemonte?
Il riferimento alla sola indagine
quantitativa confermerebbe, per certi versi, come attuale il quadro tracciato dal TCI sia
per quanto riguarda lentità del fenomeno che, relativamente al contesto italiano,
darebbe ragione allesclusione del Piemonte dalle grandi regioni turistiche sia per
ciò che attiene allindividuazione e distribuzione geografica delle maggiori
località turistiche. La rilevazione statistica ha, infatti, confermato la preminenza del
movimento turistico sul Lago Maggiore e nelle località montane più note e meglio dotate
di strutture che consentono un più puntuale rilevamento delle presenze.
Se lindagine quantitativa, così
come la sua raffigurazione cartografica, non danno atto del fervore di iniziative che
coinvolgono tutta la Regione, si può, però, chiaramente intravedere il delinearsi di una
nuova tipologia di turismo, un turismo che non appare, un turismo non quantificabile,
perché di nicchia, ma che raccoglie attorno alle sue proposte un numero
sempre maggiore di visitatori. Si tratta essenzialmente di un movimento
interno, che si sviluppa nellarco di una giornata o del fine settimana, di una
circolazione dettata dal desiderio di impadronirsi del patrimonio del proprio territorio e
quindi di individuare, di conoscere o di ri-conoscere e di valorizzare quei beni culturali
e ambientali vissuti passivamente, perché non percepiti nella loro identità.
Allalfabetizzazione
del territorio assolvono le innumerevoli iniziative del settore pubblico e privato estese
a tutte le tipologie morfologiche e socioeconomiche regionali.
Uno dei primi corsi di alfabetizzazione
nasceva proprio alcuni anni fa, per iniziativa del Comune, con lintento di
promuovere la riscoperta del patrimonio artistico, storico e naturalistico cittadino: Torino non a caso presentava ed illustrava la
città ai suoi abitanti, guidati come turisti.
Per la tutela e la
valorizzazione delle risorse del territorio, per contribuire alla conservazione dei segni e della memoria del passato, dalle
espressioni della cultura materiale alle attività e allinsediamento umano, la
Regione, per prima in Italia, ha varato la legge sulla istituzione di Ecomusei in
Piemonte. Le linee guida della Legge Regionale n. 31/1995 Istituzione di Ecomusei in
Piemonte specificano che lEcomuseo si caratterizza e si differenzia dal museo
tradizionale per essere un museo del tempo e dello spazio: del tempo, perché non
privilegia sezioni storiche particolari e definite, ma si riferisce al passato come al
presente, proiettandosi verso il futuro; dello spazio, perché è il territorio nel suo
insieme, con tutte le espressioni ed i segni del lavoro sedimentati nello spessore dei
secoli, ad essere bene da conservare.
Sulla base di questa
concezione, la Provincia di Torino alla fine degli anni Novanta progettava, con la
collaborazione di studiosi specialisti, la costruzione di una rete di Ecomusei imperniata
su tre tematiche principali: le memorie dei siti estrattivi; le
tracce legate alla lavorazione protoindustriale ed industriale; gli eventi e le
testimonianze del recente passato.
Nel complesso, lattento lavoro
di valorizzazione del patrimonio culturale piemontese e la sua promozione turistica
rischierebbero di restare episodi puntuali, isolati, perché rivolti a singole espressioni
culturali, lasciando vuote le maglie della rete turistica regionale, se non fossero
connessi al loro supporto, costituito dallambiente. Proprio in difesa
dellambiente, la politica regionale di tutela e conservazione della natura,
nellarco di circa 25 anni, ha dotato il Piemonte di 57 aree protette per una
superficie pari al 7,6% del territorio complessivo, diffondendosi dalle aree montane a
quelle fluviali, lacuali, palustri, alle aree collinari, di pianura, ed anche alle aree di
interesse storico-paesistico.
Una politica perciò rivolta a tutto
il territorio, in difesa delle sue specificità e biodiversità, ma nel contempo protesa
alla valorizzazione della sua funzione didattica, attraverso leducazione
allambiente, ed alla promozione della sua fruizione per un turismo sostenibile.
Un turismo, quindi, quello
Piemontese, alimentato dalle solide radici di un ricco e variegato patrimonio di beni
culturali e ambientali, finalmente oggetto delle dovute attenzioni politiche.
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