L.P. 30 luglio 1987, n. 12. "Programmazione e sviluppo delle attività culturali nel Trentino". Attuazione dell'Aggiornamento al Piano provinciale di promozione della cultura per il biennio 1997-1998.
In tale Piano viene prevista l'opportunità di procedere ad una più elevata omogeneizzazione e qualificazione delle scuole medesime, attraverso la realizzazione di un sistema coordinato e integrato che assuma nuova fisionomia organizzativa e persegua obiettivi didattici che implementino la formazione musicale di base.
La riforma dei Conservatori di musica, questione di importanza vitale, una cui parte dei documenti - e.g.: progetti di riforma delle passate legislature - dovrebbe logicamente trovarsi in questa banca dati, costituisce in realtà un corpo di testi che conviene sia raggruppato a parte per una più facile ed immediata consultazione. E' questo il motivo per cui essa compare qui soltanto come rimando.
E' la Direttiva CEE che sta a monte della legge italiana seguente.
D.Lgs. 27/1/1992, n. 115 è, con la Legge 341/90, che segue, una delle due leggi che rendono inevitabile la riforma dei Conservatori, pena l'estromissione dei diplomati italiani dal mercato del lavoro europeo. Si veda in particolare l'Allegato A, da cui appare inequivocabilmente che la docenza nei conservatori figura tra le professioni regolate dalle direttive della Comunità economica europea, relative al reciproco riconoscimento dei diplomi.
E' la legge che impone il possesso della laurea per l'insegnamento in tutti gli ordini scolastici a cominciare dalla scuola materna e di un diploma di specializzazione post lauream per l'insegnamento nella scuola secondaria. In forza di questa legge gli attuali diplomati di conservatorio sono destinati a restare esclusi dall'insegnamento di Educazione musicale nella scuola media in quanto, essendo privi di laurea, non possono iscriversi ai corsi universitari di specializzazione. Potranno invece accedervi, per esempio, i laureati del DAMS, il cui titolo già consente l'accesso agli esami di abilitazione per l'insegnamento di questa materia.
Le proposte della Commissione Brocca per la musica.
Con questo decreto, pubblicato sulla G.U. n. 138 del 15.6.1995, viene ufficialmente varata la "Carta dei servizi della scuola". Si tratta della conclusione di un iter iniziato con il decreto legislativo n. 29/1993, che fa a sua volta riferimento alle regole generali fissate nella famosa legge 7 agosto 1990, n. 241 Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi (la legge sulla "trasparenza" dell'amministrazione pubblica).
La "Carta" altro non è che un documento nel quale ciascun soggetto erogatore di un servizio pubblico predefinisce e rende noti all'esterno:Si tratta di un'arma a doppio taglio. Se, da un lato, infatti, sono adombrate ingerenze e viene alimentato uno "stato di polizia" dove l'utente può sembrare avere tutti i diritti e nessun dovere, è peraltro vero che la definizione dei "principi fondametali", dei "fattori di qualità" e degli "standard" pare lasciare margini di inventiva e di manovra da parte dei docenti e della dirigenza scolastica, che consentano di realizzare, di fatto, una buona parte di quell'autonomia che la mancata attuazione dell'art. 4 della Legge 537/93 aveva negato.
- i "principi fondamentali" ai quali ispirerà la sua attività;
- i "fattori di qualità", cioè le caratteristiche di qualità che l'utente potrà attendere dallo svolgimento delle attività di quell'istituto di istruzione;
- gli "standard", cioè i livelli o obiettivi quantitativi e qualitativi ai quali, anche in considerazione delle attese dell'utenza, dovranno tendere le attività di quella struttura scolastica;
- il "controllo o valutazione del servizio", cioè i meccanismi approntati per valutare e monitorare costantemente l'attività svolta, anche al fine di mettere in atto gli opportuni correttivi;
- le "procedure di reclamo", cioè i mezzi messi a disposizione degli utenti per segnalare disfunzioni.
Il Corso di laurea per la formazione degli Insegnanti primari e la Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario, come previsto dagli articoli 3 o 4 della Legge 341/1990, avrebbero dovuto essere attivati a partire dal novembre 1993. La Commissione interministeriale M.U.R.S.T.-M.P.I. aveva formulato nel 1992 (con un testo poi ritoccato nel luglio 1993) proposte per le modalità di attuazione; il C.U.N. ha ora adottato gli ordinamenti didattici qui riprodotti. Per l'emanazione del decreto governativo di definitiva approvazione degli stessi è ancora atteso il parere delConsiglio di Stato, relativo agli aspetti giuridico-formali.