ARTICOLI
DEGLI SPECIALISTI
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Titolo: PREVENZIONE DELLE
NEOPLASIE GENITO URINARIE
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Autore: Prof.
Salvatore Rocca Rossetti
Direttore Scuola di Specializzazione in Urologia
Universita' di Torino
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La prevenzione delle malattie tumorali può essere effettuata
eliminando i fattori causali, ossia attuando una prevenzione primaria che
mira quindi ad evitare l’insorgenza del tumore, oppure, quando non si conoscono
le cause, attraverso una diagnosi precoce identificando la malattia in
una fase ancora suscettibile di guarigione con le adeguate terapie.
I tumori di competenza urologica interessano il rene, le vie
escretrici (principalmente la vescica), la prostata ed il testicolo.
L’eziologia di questi tumori è verosimilmente multifattoriale,
essendo implicati fattori ambientali e genetici, pertanto una vera prevenzione
primaria non può essere effettuata. Tuttavia, sono stati identificati
con sicurezza alcuni fattori di rischio sui quali è certamente possibile
influire.
Il tumore del rene è associato al fumo di sigaretta ed
in circa il 5% dei casi ha un comportamento eredo-familiare (tumori papillari,
malattia di Von Hippel- Lindau). Questi ultimi tumori sono al momento attuale
oggetto di approfonditi studi volti a chiarirne il substrato genetico che
consentirebbe di mettere a punto programmi di prevenzione e di terapia
genica. I sintomi ed i segni correlati al carcinoma renale (ematuria, dolore
al fianco, tumefazione palpabile in regione lombare) sono spesso tardivi
associandosi a tumori di grosse dimensioni o addirittura già metastatici
in organi distanti. Attualmente, in conseguenza dell’impiego routinario
dell’ecografia nello studio delle patologie che riguardano l’addome, il
carcinoma del rene viene diagnosticato nella maggior parte dei casi in
fase asintomatica (riscontro incidentale). Questi tumori incidentali sono
più frequentemente di piccole dimensioni e l’asportazione chirurgica
garantisce elevate percentuali di guarigione. Non è tuttavia attuabile
per motivi economici ed epidemiologici un programma di screening utilizzando
l’ecografia renale in pazienti asintomatici.
Per il carcinoma della vescica è nota la correlazione
con il fumo di sigaretta, con patologie parassitarie (schistosomiasi, malattia
endemica in Egitto), con l’esposizione a coloranti contenenti amine aromatiche
(anilina) e ad altre sostanze chimiche e con la lavorazione della gomma.
Il segno più caratteristico del tumore della vescica è rappresentato
dalla comparsa di ematuria macroscopica (sangue nelle urine visibile
macroscopicamente)
generalmente sintomatica e capricciosa, ossia autolimitantesi nel tempo
e con possibilità di recidive. Il riscontro di ematuria macroscopica,
specialmente con le caratteristiche illustrate, impone sempre una visita
medica urgente e l’esecuzione di alcuni accertamenti quali, per primi,
l’ecografia renale e vescicale e la citologia (PAP test) su 3 campioni
di urine. Quest’ultimo esame unitamente all’esame delle urine per la ricerca
di microematuria può essere effettuato periodicamente nei soggetti
a rischio.
Per il tumore del testicolo il fattore di rischio principale è
costituito dal criptorchidismo, ossia dalla mancata discesa del testicolo
nel sacco scrotale alla nascita. Tale affezione se non corretta nei
primi anni di vita si associa ad un incremento di circa 10 volte del rischio
di neoplasia. In presenza di criptorchidismo, la frequenza di neoplasia
testicolare risulta più elevata anche nel testicolo controlaterale
normalmente disceso. I tumori del testicolo sono rari ma interessano
più frequentemente individui giovani avendo un picco di incidenza
nella III e IV decade di vita. Alcune di queste neoplasie sono altamente
aggressive potendo dare precocemente metastasi sia ai linfonodi che
in organi distanti. Le terapie integrate (chirurgia più radioterapia
o chirurgia più chemioterapia) hanno permesso di raggiungere la
completa guarigione anche in pazienti con malattia in fase avanzata. Il
quadro clinico di queste neoplasie è caratterizzato generalmente
da una tumefazione di consistenza dura nel contesto del testicolo, spesso
indolente. Quest’ultima caratteristica, unitamente in alcuni casi ad una
certa reticenza a manifestare problemi a livello dei genitali, determina
ancora troppo sovente un notevole ritardo nella diagnosi, dopo che da mesi
il paziente ha riscontrato all’autopalpazione del testicolo una tumefazione.
Tale riscontro deve quindi essere motivo di una visita tempestiva, mentre
per quanto concerne la prevenzione, l’autopalpazione costituisce
una pratica che andrebbe condotta periodicamente nei soggetti giovani,
soprattutto se risultano o sono risultati affetti da criptorchidismo non
precocemente corretto.
Per quanto concerne il tumore della prostata risulterebbero soddisfatti
alcuni requisiti per l’attuazione di un programma di screening, ossia di
prevenzione secondaria in pazienti asintomatici. Il tumore della prostata
è infatti una patologia con elevata incidenza (è il secondo
tumore come frequenza nel sesso maschile), la diagnosi precoce è
possibile con mezzi non invasivi (esplorazione rettale associata al dosaggio
nel sangue dell’Antigene Prostatico Specifico o PSA) ed esistono
terapie in grado di guarire la malattia (prostatectomia radicale e radioterapia
radicale). Tuttavia manca la certezza che il requisito principale risulti
rispettato ossia che la diagnosi precoce del carcinoma prostatico in pazienti
asintomatici possa tradursi in un reale beneficio in termini di sopravvivenza
(il dubbio è che mediante lo screening si determini solo una anticipazione
diagnostica senza influenzare la storia naturale della malattia). L’obiettivo
principale dello screening è infatti quello di ridurre la morbilità
e la mortalità dovuti ad una determinata malattia. Il carcinoma
della prostata può in alcuni casi avere un decorso del tutto silente
senza compromettere in alcun modo la vita del paziente (secondo studi autoptici
condotti in pazienti deceduti per cause estranee al tumore prostatico più
del 50% dei soggetti con età superiore agli 80 anni avrebbe
dei focolai di carcinoma prostatico latente). D’altro canto esistono carcinomi
prostatici caratterizzati da un andamento decisamente aggressivo che, se
diagnosticati in fase tardiva, conducono a morte il paziente, esistendo
per tali casi terapie a scopo esclusivamente palliativo. Pur con le riserve
correlate allo screening, una diagnosi non tardiva del carcinoma prostatico
è quindi auspicabile ed è attuabile sottoponendosi, dopo
i 50 anni di età, ad una visita urologica periodica (ogni 12 mesi).
Per il tumore della prostata non esistono sintomi specifici, esclusi quelli
riferibili a metastasi ossee (i disturbi minzionali sono più spesso
correlati alla concomitante presenza di un adenoma prostatico) e veri e
propri fattori di rischio non sono stati individuati se non la familiarità
(i casi con aggregazione familiare sono circa il 25% ed il rischio di malattia
è correlato al grado di parentela ed al numero di parenti affetti),
la dieta ricca di grassi e con eccessivo apporto calorico (la frequenza
del carcinoma prostatico è decisamente superiore nei paesi occidentali
rispetto ai paesi orientali).
In conclusione per una certa parte delle neoplasie urologiche è
possibile una diagnosi precoce. Per raggiungere tale obiettivo è
necessario che il paziente sia sensibilizzato circa i possibili sintomi
d’esordio della malattia e che vengano condotte, soprattutto per i soggetti
a rischio, periodiche visite di prevenzione.
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