ASSOCIAZIONE PER LA PREVENZIONE

E LA CURA DEI TUMORI IN PIEMONTE - O.N.L.U.S.

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ARTICOLI DEGLI SPECIALISTI

Titolo: CARCINOMA DELL'ENDOMETRIO - CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA

Autori:

  • Prof. Tigellio Gargiulo - Primario Divisione di Ostetricia e Ginecologia

  • Dr. A. Bottero - Servizio di Ginecologia Oncologica

Ospedale "Maria Vittoria" di Torino

Carcinoma dell’endometrio

Nell’ultimo decennio il carcinoma dell’endometrio ha subito un incremento considerevole: il rapporto carcinoma della cervice uterina/carcinoma dell’endometrio è radicalmente mutato, passando da 10/1 nei primi decenni del secolo a 1/1 attualmente.
Il carcinoma dell’endometrio rappresenta nel mondo il secondo tumore femminile con 150.000 nuovi casi per anno, preceduto solo dal carcinoma della mammella. Nel mondo  le regioni più colpite sono i Paesi del Nord America ed alcuni Europei (Germania, Svizzera, Regno Unito) mentre i Paesi in via di sviluppo ed il Giappone presentano un’incidenza 5 volte inferiore.
in Italia l’incidenza dell’adenocarcinoma dell’endometrio è del 5-6% dei tumori femminili con una incidenza di circa 4.000 nuovi casi/anno.
Circa l’1-3% delle donne che  raggiungono la menopausa possono essere colpite  da tale neoplasia entro i 75 anni.
L’inizio precoce dei flussi mestruali  e/o la menopausa tardiva pare aumentino il rischio di sviluppo di tale neoplasia. Altri fattori di rischio sono la nulliparità (il non avere mai avuto gravidanze) o l’infertilità, che hanno in comune la maggiore esposizione agli estrogeni circolanti, così come le pazienti affette da policistosi ovarica. Risulterebbe a rischio anche la terapia sostitutiva ormonale con soli estrogeni in donne che non siano state private dell’utero; in queste donne l’aggiunta di progesterone porterebbe tale rischio a livelli “fisiologici”. Addirittura uno studio condotto in donne operate per carcinoma endometriale e sottoposte, dopo, a terapia sostitutiva, ha rilevato che le recidive ed i decessi erano superiori nelle pazienti non trattate rispetto alle pazienti trattate con tale ormone. Altri fattori associati ad un aumento di rischio di sviluppare tale neoplasia, quali obesità, diabete, ipertensione arteriosa, potrebbero essere tutti collegati al ruolo della stimolazione estrogenica non bilanciata dal progesterone. Il carcinoma dell’endometrio può però essere riscontrato anche in donne che non presentano questi fattori di rischio e che probabilmente possiedono fattori genetici di rischio. I fattori dietetici, come l’alto contenuto di grassi animali della dieta occidentale, pare giochino un ruolo importante nello sviluppo di tale tumore.
Il carcinoma dell’endometrio si diffonde sia per via diretta agli organi contigui sia per via linfatica alle stazioni linfonodali della pelvi e lungo il decorso dei grossi vasi (vena cava, aorta) sia per via ematica agli organi distanti.
La più comune manifestazione iniziale del carcinoma dell’endometrio è il sanguinamento genitale anomalo, mentre la diagnosi in assenza di sintomatologia rappresenta una evenienza causale.
Una diagnosi di tale patologia deve necessariamente essere effettuata con una biopsia. Il sempre crescente utilizzo della isteroscopia, che permette di esaminare direttamente l’interno della cavità uterina ed individuare aree sospette, ha notevolmente ridotto l’uso del curettage (così detto - raschiamento -) dell’utero. Nelle donne che non presentano sintomatologia l’utilizzo della citologia (cioè della stessa tecnica utilizzata per il pap-test) quale esame di screening non ha dato risultati soddisfacenti. E’ quindi preferibile, in determinate situazioni  quali per esempio i controlli periodici in soggetti che effettuano  terapia sostitutiva, eseguire  valutazioni con una certa periodicità quale una ecografia con sonda vaginale  per determinare il profilo interno dell’utero.
Dato l’evolversi delle tecniche chirurgiche e la sempre maggiore conoscenza della biologia di queste patologie, il trattamento  per queste forme di tumori  nei primi stadi, visto che fortunatamente  una buona percentuale di diagnosi si effettua in fase iniziale, è chirurgico ma non sempre la demolizione deve essere spinta a gradi estremi. Questo giustifica  grandemente l’importanza che riveste la prevenzione in questa patologia che, se riconosciuta in fase iniziale, permette di eseguire interventi meno demolitivi e con percentuali di sopravvivenza  certamente migliori. Da tempo nella nostra Divisione la sempre maggiore e migliore acquisizione di capacità tecniche ci permette di trattare per via laparoscopica anche vari stadi di queste neoplasie: si può quindi  praticare delle minime incisioni cutanee che, oltre ad essere certamente meglio accette dalla paziente, danno un migliore e più veloce recupero post-operatorio con conseguente precoce dimissione dall’ospedale, dunque con degli indubbi vantaggi sia fisici, sia psicologici sia di costi, senza però diminuire l’efficacia dell’intervento e senza costringere ad essere meno aggressivi sul tumore che per la via chirurgica tradizionale.
 

Carcinoma della cervice uterina

L’incidenza del cervicocarcinoma o carcinoma del collo uterino (o della portio) è attualmente molto diminuita negli ultimi decenni e questo soprattutto grazie alla attuazione  di corretti programmi di screening sulla popolazione. A titolo di esempio negli Stati Uniti, negli ultimi 30 anni, ci sono stati circa 7.000 nuovi casi in meno  per anno rispetto  ai 20.000 nuovi casi iniziali. In Italia, nella provincia di Varese, che possiede un ottimo Registro tumori da cui si possono osservare questi dati, la riduzione dell’incidenza è stata di circa il 40%. Negli ultimi 40 anni il rischio di morte per cervicocarcinoma è diminuito da 41 a 5 per 100.000 donne. Questi brillanti risultati  sono stati ottenuti non solo perché si è potuto diagnosticare il cervicocarcinoma in stadi molto iniziali ma anche e soprattutto perché si sono diagnosticate lesioni precancerose tipiche di questo tipo di neoplasia.
E’ bene dunque non dimenticare  sia l’importanza delle lesioni precancerose  della portio sia i fattori di rischio che tali lesioni possono favorire.
L’elenco di questi fattori di rischio è lungo, comunque quelli più comunemente accettati  sono il precoce inizio dell’attività sessuale, partners sessuali  multipli, la multiparità, la giovane età alla prima gravidanza, la scarsa igiene sessuale, confermando così il ruolo patogenetico di un agente sessualmente trasmesso. Varie sono state le cause studiate  per tentare di identificare tali fattori ed infine l’attenzione si è focalizzata  sugli agenti virali, in particolare il virus dell’Herpes (HSV) e quello del papilloma (l’HPV). In seguito, intorno agli anni ’80, grazie allo studio di vari dati morfologici, biologici ed epidemiologici si è identificato  con l’HPV il fattore che agiva a  livello dell’epitelio di giunzione della cervice  uterina determinando  una lesione precancerosa che, col tempo, può esitare in un tumore invasivo della portio.
La facilità di esame clinico, la possibilità di prelevare ed esaminare cellule di sfaldamento Pap-test e di esaminare campioni tissutali hanno permesso sia di controllare  nel tempo le evoluzioni  di queste lesioni sia di attuare  con la massima tempestività le terapie minimamente demolitive richieste in questi casi.
Anche in caso di tumore francamente invasivo della cervice uterina è importante valutare il grado di invasione della neoplasia per attuare  le terapie più idonee: è possibile infatti eseguire demolizioni chirurgiche sempre più limitate rispetto al passato senza essere meno efficienti dal punto di vista della radicalità oncologica. Anche in questo caso, come già si è detto nel caso del carcinoma dell’endometrio, si possono ottenere dei vantaggi dall’utilizzo della chirurgia laparoscopica per lo meno per quanto riguarda l’asportazione dei linfonodi pelvici ed addominali.
In ogni caso il primo e più importante punto rimane sempre il dedicare qualche minuto del proprio tempo ogni uno o due anni alla propria salute, aderendo alle proposte di visite di controllo per lo screening della popolazione per attuare una efficace prevenzione.