INTRODUZIONE
Il carcinoma del polmone è una delle neoplasie maligne più
frequenti, la cui frequenza è in aumento sia nel maschio che nella
femmina. In Italia i nuovi casi/anno di carcinoma polmonare sono 35000/40000,
con una sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi di circa il 13%;
tale percentuale è rimasta sostanzialmente immodificata nel
corso degli ultimi 20 anni.
Mentre nelle nazioni del Nord Europa e negli Stati Uniti, ove da tempo
è in atto una campagna per la lotta contro il fumo, l’incidenza
del carcinoma polmonare tende a diminuire, soprattutto nel sesso maschile,
nel nostro paese questo tumore rappresenta ancora la prima causa di morte
per neoplasia nel maschio e la seconda nella femmina. Negli ultimi decenni
l’incidenza del carcinoma polmonare si è ridotta tra i maschi (passando
da un rapporto maschi-femmine di 5:1 ad uno di 2,5:1), a testimonianza
di un dilagare dell’abitudine al fumo di sigaretta tra il sesso femminile.
Il picco d’incidenza si registra tra i 50 e 60 anni, mentre un gran numero
di nuovi casi sono registrati fra gli ultra 70enni.
FATTORI DI RISCHIO
Il fumo di tabacco è il più importante fattore di rischio
e si ritiene che sia responsabile di circa l’85% dei casi osservati; il
rischio è correlato strettamente con il numero di sigarette fumate
al giorno, con il numero degli anni dell’abitudine al fumo e con il contenuto
in catrame delle sigarette fumate. Il forte fumatore (colui che fuma 20
o più sigarette al giorno) ha un rischio di sviluppare il carcinoma
polmonare di 20 volte superiore a chi non ha mai fumato; per quanti smettono
di fumare tale rischio si riduce progressivamente nel corso dei 15-20 anni
successivi. Le attuali evidenze scientifiche attribuiscono anche al fumo
passivo un rischio di sviluppo del carcinoma polmonare pari a 1.19. Molte
sostanze di origine lavorativa, quali l’asbesto, il cromo, il berillio,
il cloruro di vinile, gli idrocarburi aromatici policiclici ed i derivati
del cloro, sono riconosciuti essere carcinogeni polmonari, anche se sono
meno rilevanti del tabacco, dal punto di vista epidemiologico. Il rischio
di contrarre la malattia neoplastica ovviamente aumenta se oltre
all’esposizione professionale alle polveri irritanti, il lavoratore è
anche un fumatore.
Benché fortemente ipotizzato, il ruolo degli inquinanti atmosferici
non è mai stato dimostrato in maniera inequivocabile. La familiarità
e, più in generale, la predisposizione genetica hanno un ruolo sull’insorgenza
del tumore polmonare ancora non ben determinato, anche se è descritta
un’aumentata incidenza del tumore nei familiari di pazienti affetti da
carcinoma del polmone.
SCREENING
Una particolare attenzione va posta ai soggetti particolarmente a rischio,
i forti fumatori e gli addetti a lavorazioni esposte a sostanze carcinogenetiche.
Sfortunatamente però, gli unici test diagnostici oggi disponibili
con caratteristiche idonee per indagini di screening (radiografie
del torace ed esame citologico dell’escreato) usati singolarmente o anche
in combinazione, hanno dimostrato una scarsa sensibilità diagnostica
(45-50% per il radiogramma del torace, 25-30% per l’esame citologico su
escreato e 60-67% per la combinazione di entrambi). Confrontando quanto
osservato in individui ove la diagnosi è stata posta sulla
base del quadro clinico, in quelli sottoposti a screening aumenta la percentuale
delle neoplasie allo stadio iniziale, ma non si registrano sostanziali
modificazioni sulla mortalità. Inoltre l’apparente aumento della
sopravvivenza è frutto dell’anticipo della diagnosi , senza che
la storia naturale della malattia risulti modificata.
Tuttavia, in termini di sorveglianza clinica, nei gruppi di persone
ad alto rischio l’esame citologico su escreato e la radiografia del torace
conservano le loro potenzialità diagnostiche: in tali soggetti è
quindi consigliabile eseguire questi esami almeno una volta ogni 12-24
mesi.
PREVENZIONE
Accettato il ruolo preponderante del fumo di tabacco nello sviluppo
delle neoplasie del polmone, un provvedimento davvero efficace per una
prevenzione primaria davvero efficace è l’abolizione del fumo: questo
sembrerebbe essere un obiettivo realizzabile. Sfortunatamente però,
la maggioranza dei programmi intesi ad aiutare i fumatori a smettere di
fumare, sia quelli con assistenza di personale specializzato (corsi di
disassuefazione con metodiche motivazionali, ipnosi, agopuntura, prescrizione
"a scalare" di chewing-gum o cerotti trandermici a rilascio controllato
a base di nicotina), sia quelli di autosomministrazione (progressiva riduzione
del numero di sigarette fumate al giorno, sospensione collettiva con amici
e/o parenti, impiego di sigarette a basso contenuto di catrame e nicotina)
sono tutti gravati da un’alta percentuale di insuccesso, nel medio e lungo
periodo.
Oggi si preferisce porre maggiore attenzione nel prevenire l’abitudine
al fumo di sigaretta fra i giovani, con adeguati programmi di educazione
scolastica, e nel proibire il fumo in ambienti pubblici e nelle aree lavorative.
Nel 1994 l’Associazione Internazionale per lo Studio del
Carcinoma Polmonare (International Association for the Study of the Lung
Cancer - IASLC) ha emanato linee guida per limitare il consumo di
tabacco che sono riassunte nella tabella 1.
Ma anche se le misure di prevenzione primaria fossero operanti in maniera
davvero efficace, il carcinoma del polmone rappresenterebbe un problema
ancora per parecchi anni: soggetti che smettono di fumare oltre i
55 anni di età hanno un aumento di rischio persistente per i successivi
15-20 anni.
Occorre infine sottolineare l’importanza della figura del medico di
famiglia nel rappresentare un modello comportamentale socialmente corretto
(non fumando durante lo svolgimento della professione, non fumando
in luoghi o su mezzi pubblici) e nell’informare correttamente i propri
assistiti sui rischi legati al fumo di tabacco, convincendoli poi a smettere
di fumare.
Tabella 1:
linee guida IASCL per il controllo del fumo di tabacco: un
programma in 10 punti.
- aumentare le tasse governative sui prodotti del tabacco
- limitazioni fortemente restrittive su ogni forma di pubblicità
e di attività promozionale per il consumo dei prodotti del tabacco.
- educazione ed informazione sui rischi legati al fumo di tabacco
- vietare rigorosamente ai minorenni ogni possibilità
di accesso ai prodotti del tabacco.
- regolamentazione del commercio internazionale del tabacco,
in particolare dai paesi socioeconomicamente sviluppati verso quelli in
via di sviluppo
- limitazione dell’esposizione al fumo passivo dei non fumatori;
divieto di fumare sui mezzi pubblici, nelle strutture sanitarie di ogni
grado, nei posti di lavoro, nei ristoranti e nei bar e in qualsiasi luogo
pubblico.
- riduzione del contenuto nicotinico nelle sigarette a livelli
che realmente non producano assuefazione
- disincentivazione della coltivazione del tabacco con investimenti
monetari atti a convertire le coltivazioni di tabacco in altre alternative
- sviluppare la responsabilità degli operatori sanitari
alla convinzione di smettere di fumare da parte dei loro pazienti
- supporto alla ricerca clinica di base ed applicata con la
finalità di migliorare la diagnosi e l’approccio terapeutico al
carcinoma del polmone, con lo scopo di ottenere una riduzione della
mortalità.
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