ASSOCIAZIONE PER LA PREVENZIONE

E LA CURA DEI TUMORI IN PIEMONTE - O.N.L.U.S.

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ARTICOLI DEGLI SPECIALISTI

Titolo: LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL POLMONE

Autori:

  • Dott. Pier Luigi Filosso

  • Dott. Massimo Molinatti

  • Dott. Enrico Ruffini

  • Dott. Guglielmo Trifiletti

  • Prof. Giuliano Maggi

Divisione Universitaria di chirurgia Toracica Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista Torino

INTRODUZIONE 

Il carcinoma del polmone è una delle neoplasie maligne più frequenti, la cui frequenza è in aumento sia nel maschio che nella femmina. In Italia i nuovi casi/anno di carcinoma polmonare sono 35000/40000, con una sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi di circa il 13%; tale percentuale è rimasta sostanzialmente immodificata  nel corso degli ultimi 20 anni. 
Mentre nelle nazioni del Nord Europa e negli Stati Uniti, ove da tempo è in atto una campagna per la lotta contro il fumo, l’incidenza del carcinoma polmonare tende a diminuire, soprattutto nel sesso maschile, nel nostro paese questo tumore rappresenta ancora la prima causa di morte per neoplasia nel maschio e la seconda nella femmina. Negli ultimi decenni l’incidenza del carcinoma polmonare si è ridotta tra i maschi (passando da un rapporto maschi-femmine di 5:1 ad uno di 2,5:1), a testimonianza di un dilagare dell’abitudine al fumo di sigaretta tra il sesso femminile. Il picco d’incidenza si registra tra i 50 e 60 anni, mentre un gran numero di nuovi casi sono registrati fra gli ultra 70enni. 

FATTORI DI RISCHIO 

Il fumo di tabacco è il più importante fattore di rischio e si ritiene che sia responsabile di circa l’85% dei casi osservati; il rischio è correlato strettamente con il numero di sigarette fumate al giorno, con il numero degli anni dell’abitudine al fumo e con il contenuto in catrame delle sigarette fumate. Il forte fumatore (colui che fuma 20 o più sigarette al giorno) ha un rischio di sviluppare il carcinoma polmonare di 20 volte superiore a chi non ha mai fumato; per quanti smettono di fumare tale rischio si riduce progressivamente nel corso dei 15-20 anni successivi. Le attuali evidenze scientifiche attribuiscono anche al fumo passivo un rischio di sviluppo del carcinoma polmonare pari a 1.19. Molte sostanze di origine lavorativa, quali l’asbesto, il cromo, il berillio, il cloruro di vinile, gli idrocarburi aromatici policiclici ed i derivati del cloro, sono riconosciuti essere carcinogeni polmonari, anche se sono meno rilevanti del tabacco, dal punto di vista epidemiologico. Il rischio di contrarre  la malattia neoplastica ovviamente aumenta se oltre all’esposizione professionale alle polveri irritanti, il lavoratore è anche un fumatore. 
Benché fortemente ipotizzato, il ruolo degli inquinanti atmosferici non è mai stato dimostrato in maniera inequivocabile. La familiarità e, più in generale, la predisposizione genetica hanno un ruolo sull’insorgenza del tumore polmonare ancora non ben determinato, anche se è descritta un’aumentata incidenza del tumore nei familiari di pazienti affetti da carcinoma del polmone. 

SCREENING 

Una particolare attenzione va posta ai soggetti particolarmente a rischio, i forti fumatori e gli addetti a lavorazioni esposte a sostanze carcinogenetiche. Sfortunatamente però, gli unici test diagnostici oggi disponibili con caratteristiche idonee per indagini  di screening (radiografie del torace ed esame citologico dell’escreato) usati singolarmente o anche in combinazione, hanno dimostrato una scarsa sensibilità diagnostica (45-50% per il radiogramma del torace, 25-30% per l’esame citologico su escreato e 60-67% per la combinazione di entrambi). Confrontando quanto osservato in individui ove la diagnosi  è stata posta sulla base del quadro clinico, in quelli sottoposti a screening aumenta la percentuale delle neoplasie allo stadio iniziale, ma non si registrano sostanziali modificazioni sulla mortalità. Inoltre l’apparente aumento della sopravvivenza è frutto dell’anticipo della diagnosi , senza che la storia naturale della malattia risulti modificata. 
Tuttavia, in termini di sorveglianza clinica, nei gruppi di persone ad alto rischio l’esame citologico su escreato e la radiografia del torace conservano le loro potenzialità diagnostiche: in tali soggetti è quindi consigliabile eseguire questi esami almeno una volta ogni 12-24 mesi. 

PREVENZIONE 

Accettato il ruolo preponderante del fumo di tabacco nello sviluppo delle neoplasie del polmone, un provvedimento davvero efficace per una prevenzione primaria davvero efficace è l’abolizione del fumo: questo sembrerebbe essere un obiettivo realizzabile. Sfortunatamente però, la maggioranza dei programmi intesi ad aiutare i fumatori a smettere di fumare, sia quelli con assistenza di personale specializzato (corsi di disassuefazione con metodiche motivazionali, ipnosi, agopuntura, prescrizione "a scalare" di chewing-gum o cerotti trandermici a rilascio controllato a base di nicotina), sia quelli di autosomministrazione (progressiva riduzione del numero di sigarette fumate al giorno, sospensione collettiva con amici e/o parenti, impiego di sigarette a basso contenuto di catrame e nicotina) sono tutti gravati da un’alta percentuale di insuccesso, nel medio e lungo periodo. 
Oggi si preferisce porre maggiore attenzione nel prevenire l’abitudine al fumo di sigaretta fra i giovani, con adeguati programmi di educazione scolastica, e nel proibire il fumo in ambienti pubblici e nelle aree lavorative. 
Nel 1994  l’Associazione Internazionale  per lo Studio del Carcinoma Polmonare (International Association for the Study of the Lung Cancer - IASLC) ha emanato  linee guida per limitare il consumo di tabacco che sono riassunte nella tabella 1. 
Ma anche se le misure di prevenzione primaria fossero operanti in maniera davvero efficace, il carcinoma del polmone rappresenterebbe un problema ancora per parecchi anni: soggetti che smettono di fumare  oltre i 55 anni di età hanno un aumento di rischio persistente per i successivi 15-20 anni. 
Occorre infine sottolineare l’importanza della figura del medico di famiglia nel rappresentare un modello comportamentale socialmente corretto (non fumando durante lo svolgimento della professione, non fumando  in luoghi o su mezzi pubblici) e nell’informare correttamente i propri assistiti sui rischi legati al fumo di tabacco, convincendoli poi a smettere di fumare. 

Tabella 1:

linee guida IASCL per il controllo del fumo di tabacco: un programma in 10 punti.

  1. aumentare le tasse governative sui prodotti del tabacco
  2. limitazioni fortemente restrittive su ogni forma di pubblicità e di attività promozionale per il consumo dei prodotti del tabacco.
  3. educazione ed informazione sui rischi legati al fumo di tabacco 
  4. vietare  rigorosamente ai minorenni ogni possibilità di accesso ai prodotti del tabacco.
  5. regolamentazione del commercio internazionale del tabacco, in particolare dai paesi socioeconomicamente sviluppati verso quelli in via di sviluppo 
  6. limitazione dell’esposizione al fumo passivo dei non fumatori; divieto di fumare sui mezzi pubblici, nelle strutture sanitarie di ogni grado, nei posti di lavoro, nei ristoranti e nei bar e in qualsiasi luogo pubblico.
  7.  riduzione del contenuto nicotinico nelle sigarette a livelli che realmente non producano assuefazione 
  8. disincentivazione della coltivazione del tabacco con investimenti monetari atti a convertire  le coltivazioni di tabacco in altre alternative 
  9. sviluppare la responsabilità degli operatori sanitari alla convinzione di smettere di fumare da parte dei loro pazienti 
  10. supporto alla ricerca clinica di base ed applicata con la finalità di migliorare la diagnosi e l’approccio terapeutico al carcinoma del polmone, con lo scopo  di ottenere una riduzione della mortalità.