L'Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare
(A.S.S.A.M. ndr) è sorta nel 1990 dall'incontro di un gruppo di amici, Pier Giorgio Corino, Piero Gastaldo e Massimo Sibour, che, seppur provenienti da esperienze culturali diverse, si sentivano accomunati dall'interesse per l'architettura militare.
In breve tempo e partendo da questa premessa, l'Associazione è riuscita a riunire attorno a sé un gran numero di appassionati, che hanno finalmente potuto confrontarsi, discutere e, soprattutto, collaborare alla realizzazione di obiettivi e progetti comuni, inerenti il "bene storico" militare.
Gli interessi dell'Associazione sono concentrati principalmente sulla storia e sull'architettura militare del periodo compreso tra il XVI ed il XX secolo.
Particolare attenzione è rivolta all'arco alpino occidentale, e, soprattutto, alle grandi vallate, per secoli corridoi strategici principali delle "calate in Italia".
Il suo favore per le ricerche storiche non è comunque casuale. L'esame dell'architettura militare richiede infatti un riferimento a più vasti orizzonti epocali, nei quali le vicende piemontesi ed alpine si intrecciano necessariamente con la storia dell'Europa.

Le attività e i progetti di recupero

Col volgere degli anni, l'Associazione, prima semplice punto di ritrovo per i suoi soci, è riuscita a dare impulso ad attività di ricerca storica e archivistica ed a partecipare ad importanti progetti di recupero e salvaguardia di opere fortificate, tracciati ed ambienti storici. Attività culturali Sempre in quest'ambito, particolare rilievo è stato dato a periodici incontri di studio e aggiornamento, nonché a mostre su temi storico - militari, conferenze, incontri e dibattiti culturali di pubblico interesse.

Collaborazione con altre associazioni ed enti pubblici

Nel corso degli anni, l'Associazione ha inoltre instaurato importanti rapporti di collaborazione con associazioni italiane ed estere, nonché un'attiva collaborazione con enti pubblici, sia per quanto riguarda le attività culturali e sia per consulenza su gestione e mantenimento dei beni fortificati.

Le escursioni

Tra le sue iniziative vanno altresì annoverate le escursioni e visite guidate a fortificazioni, musei, nonché a località di rilevanza storica. Ricordiamo tra le più interessanti:
La visita alla "605° Btr S.P." del Balcone di Marta, batteria in caverna del Vallo Alpino del II settore di copertura G.a.F. in Valle Roia caratterizzata da un notevole sviluppo interno di ambienti, impianti ed anche altimetrico, oggi in terra francese!.
La visita, con trasporto in elicottero e riprese televisive della R.A.I., di 75 persone alla Batteria Chaberton (mt 3130) in Valle Susa (TO).
La visita, con trasporto in elicottero, ad alcune fortificazioni italiane del Vallo Alpino al passo di Collalunga (2500 mt) in Valle Stura (CN),
La visita di due giorni alle fortificazioni svizzere del Passo del San Bernardo, piazza di Saint Maurice ed alle piazzeforti militari
di Dailly e Savatan, (tutt'ora attive!!)
La visita al Forte Montecchio (o Lusardi) di Colico ed alla fortificazione spagnola di Fuentes.
La visita alle opere della Linea Maginot dello S.F.A.M. nelle Alpi Marittime: gli Ouvrages de St. Agnes, St. Roch, Agaisen, Barbonnet, St Gobain,....
La visita al Forte di Vinadio in Valle Stura,
La visita al Forte della Brunetta a Susa,
La visita alle batterie costiere del Golfo di Genova, in particolare alla Btr. "Mameli" ed il suo museo.
La visita alle fortificazioni svizzere della piazza di Airolo, Forte Airolo, Batteria Motto Bartola e del San Gottardo,
La visita a numerosi altri siti fortificati del Piemonte e della Savoia ( i forti dell'Esseillon, la cintura dei forti di Briançon.....);
La visita alla piazzaforte di Mont Dauphin in Francia.
La visita alle fortificazioni della conca di Pattacroce al valico del Moncenisio


Manifestazioni culturali, le conferenzee e gli allestimenti di mostre a cura dell'A.S.S.A.M.

In questi anni non si contano i cicli di conferenze ed incontri culturali organizzati dall'associazione ma si sono prodotte anche diverse manifestazioni ed allestimenti di mostre, tra queste ricordiamo:
· la collaborazione alla realizzazione della mostra: "La sentinella del cielo" per la parte inerente l'architettura militare (1994)
· l'allestimento a Torino della mostra itinerante: "Dalla pietra all'acciaio" dedicata all'evoluzione dell'architettura militare in Valle di Susa, nel corso della manifestazione "Chiamata alle armi" , con grande successo di pubblico, circa 8.000 visitatori.
· la presentazione della mostra itinerante: "Dalla pietra all'acciaio" a Milano (1995), a Susa (1996), al Forte Bramafam (1997) e a richiesta, nuovamente a Torino, nel 1998, nell'ambito del "Congresso internazionale di archeologia, storia, e architettura militare" e a Milano alla fiera di Militalia.
Dal 1998 la mostra "Dalla Pietra all'Acciaio" è stata esposta nella nuova area museale del Forte Bramafam di Bardonecchia, visitabile insieme a tutte le esposizioni museali e le ricostruzini storiche curate dall'Associazione per gli Studi di Storia ed Architettura Militare all'interno della vasta area espositiva della fortificazione più importante delle Alpi Cozie

La Rivista dell'associazione "Pietra e Acciaio"

Ricordiamo infine il nostro fiore all'occhiello, la pubblicazione con cadenza annuale di Pietra e acciaio una raccolta di studi
sui temi dell'architettura e della storia militare, nonché l'egida su diverse pubblicazioni specializzate del settore.

Il Consiglio Direttivo dell'ASSAM

L'Associazione conta attualmente circa un centinaio di soci. Il Consiglio Direttivo è così formato:
Il Presidente Pier Giorgio Corino;
Il Vice Presidente Giorgio Ponzio;
Il Segretario: Giulio Acuto;
Il Tesoriere: Pietro Mongiano;
I Consiglieri per li triennio 2001-2003 sono:
Bugnano Walter, Capocasa Carlo, Graglia Giuseppe, Sarzotti Fabrizio, Sburlati Lorenzo, Vergano Ugo.

Perché il Forte Bramafam

Nel corso dell'inverno del 1993-94, si era tenuto, in seno all'Associazione, un lungo dibattito, avente ad oggetto l'opportunità di prodigarsi per il recupero e la salvaguardia di una fortificazione.
Da una parte, si sosteneva che tale attività rientrasse nell'ambito degli obiettivi primari che l'Associazione, all'atto della sua fondazione, si era proposta di raggiungere. Dall'altra, si temeva che l'impresa potesse rivelarsi, alla prova dei fatti, fin troppo ardua. Fugati, infine, gli ultimi dubbi, i soci, appositamente riunitisi in assemblea straordinaria, deliberavano, all'unanimità, di richiedere in affidamento il Forte Bramafam di Bardonecchia.

L'affidamento del Ministero delle Finanze

Con questi intendimenti e dopo una lunga trafila burocratica durata oltre un anno con il Ministero delle Finanze, il 18 maggio 1995 l'associazione veniva finalmente immessa dall'Ufficio Tecnico Erariale di Torino nel possesso del forte.
Da quel momento l'Associazione dava l'avvio al progetto di riqualificazione e recupero del sito.


L'importanza dell'opera

La scelta del Forte Bramafam è stata dettata da un'attenta analisi delle sue particolarità storico-architettoniche e della sua fruibilità. Si tratta, infatti, di uno dei pochi esempi superstiti di architettura militare di fine XIX secolo con una struttura lapidea adattata alle esigenze tecnologiche di fine ottocento: il Forte è, in effetti, caratterizzato da una superficie muraria verticale in pietra e da una orizzontale in putrelle di acciaio e calcestruzzo.

Dati sintetici di Forte Bramafam

Il complesso fortificato, di notevoli dimensioni, interessa un'area di oltre 64.000 mq. e consta, nel suo solo blocco principale, di due caserme, una per la truppa su due piani l'altra per gli ufficiali, una caponiera per la difesa ravvicinata della piazza d'armi sulla quale si affaccia anche il Magazzino d'Artiglieria, il tutto consta di oltre 110 ambienti.
Un'ulteriore particolarità è rappresentata dal fatto che il Bramafam fu uno dei primi forti italiani ad utilizzare innovative artiglierie in installazione a pozzo, ovvero le artiglierie erano istallate su speciali affusti non più su ruote ma sotto una cupola corazzata girevole a 360° immorsata nel calcestruzzo

Cenni storici sul forte

Costruito tra il 1874 ed il 1889 sul colle che domina la conca di Bardonecchia, il Forte Bramafam venne concepito allo scopo di proteggere lo sbocco della Galleria del Fréjus da eventuali puntate di truppe francesi che non fossero state arrestate dai sistemi di distruzione interni al tunnel ferroviario, ed allo stesso tempo interdire con il fuoco delle artiglierie sotto cupola l'accesso in territorio italiano di eventuali truppe nemiche dai colli delle valli che si affacciano sulla conca di Bardonecchia: Rho, Fréjus, Valle Stretta....

L'ultimazione del Bramafam

Nel 1893 una relazione del Deuxième Bureau, il servizio di spionaggio francese, segnalava che il forte era in gran parte ultimato e che si stava procedendo all'installazione delle artiglierie in cupola.

L'armamento

Costituito principalmente da due installazioni a pozzo sotto cupole corazzate della Gruson per pezzi da 120/21: la "Torre A" e la "Torre B". Costruite nella parte sommitale del rilievo roccioso, rimasero operative fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e con una batteria di obici Skoda da 100/17 mod 14 formarono nel 1940 la 516° Batteria G.a.F.
Il Bramafam disponeva anche di quattro cannoni a tiro rapido da 57 mm installati in torrette girevoli a scomparsa della Gruson, sistemate ai vertici del perimetro delle mura di cinta avevano la funzione di garantire una adeguata difesa ravvicinata.
Nel magazzino di artiglieria, situato nella piazza d'armi, si trovavano infine sei pezzi da 87 B.R. ret. assieme a quattro mortai da 87 B Ret, che potevano essere schierati all'occorrenza.
Nel Bassoforte occidentale, sul lato verso la Valle Stretta e la Guglia Rossa, due cannoni 149 G disposti in barbetta garantivano la sicurezza da un eventuale aggiramento delle difese della conca di Bardonecchia

Il presidio del forte

A fine ottocento e nei primi anni del secolo scorso la guarnigione di presidio era assicurata da truppe del Presidio di Torino e del 6° Reggimento Artiglieria da Fortezza. Il presidio di guerra era previsto in 200 uomini, ma, in caso di necessità, vi era la possibilità di ospitare, su giacigli paglia a terra, altri 280 soldati.
Negli anni trenta con la creazione del Corpo della Guardia alla Frontiera, tutto l'arco alpino venne suddiviso in "Settori di Copertura", la zona di Bardonecchia venne inquadrata nell'VIII Settore di Copertura della G.a.F. ed a presidiare le fortificazioni della zona furono inviati i soldati della G.a.F.

La Prima Guerra Mondiale ed i prigionieri austriaci

Nel 1915 il Bramafam, al pari di tutte le altre fortificazioni delle Alpi Occidentali, venne disarmato e le sue artiglierie inviate sul fronte austriaco. Il forte fu allora utilizzato come campo di prigionia per i prigionieri di guerra austriaci, che furono adibiti ai lavori di manutenzione delle strade militari e della Galleria del Fréjus. Dopo il conflitto, il forte venne riarmato solo con i suoi pezzi da 120/21, ma non con quelli da 57sotto cupola, ormai tecnicamente superati e le due batterie in barbetta da 87 B. R. ret. e 149 G

Il Vallo Alpino ed il Centro 14

Negli anni Trenta, quando i rapporti con la Francia si deteriorarono nuovamente, il forte ritornò a svolgere la propria funzione difensiva. Risalgono infatti a questo periodo i lavori di potenziamento delle difese esterne, caratterizzati, in particolare, dalla costruzione di opere in caverna per mitragliatrici e cannoni anticarro. La più importante, il Centro di Resistenza 14, che si affaccia sui versanti nord e ovest dell'altura, era armata con sei mitragliatrici, due ingressi, un osservatorio corazzato attivo sotto cupola e presidiata da 42 uomini.

La Guardia alla Frontiera

Come tutte le opere della zona di Bardonecchia, anche il Forte Bramafam fu affidato all'VIII Settore della Guardia alla Frontiera. I due pezzi da 120/21 andarono così a formare la 516ª batteria G.a.F. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i suoi cannoni non intervennero, ma il 21 giugno 1940, giorno in cui iniziò la breve offensiva italiana, alcuni aerei francesi, dopo aver sorvolato più volte l'abitato di Bardonecchia, sganciarono sulla zona un grappolo di bombe. Alcune di esse colpirono il Forte, senza provocare danni, altre caddero addirittura a Beaulard e ad Oulx.

La Seconda Guerra Mondiale

Dopo l'8 settembre 1943 il Bramafam fu occupato dalle truppe tedesche, che vi mantennero un piccolo presidio e disseminarono di mine tutta l'area sottostante. Il 19 aprile 1945 i comandi tedeschi del 100° Reggimento Gebirgsjäger e del II battaglione del medesimo reggimento si trasferirono, per misura precauzionale, all'interno del forte. Il mattino del 26 aprile il Comando reggimentale abbandonò definitivamente il Bramafam.

Il Trattato di Pace del 1947

Nel dopoguerra il forte subì un sistematico saccheggio, che fu completato, nella sua azione devastatrice, dallo smantellamento imposto dalle norme del Trattato di Pace di Parigi del 1947.

La colonia dei Salesiani

A partire dagli anni Sessanta, l'unica parte ancora in buone condizioni, il magazzino artiglieria, venne locata ai Salesiani, che la utilizzarono come colonia. Il saccheggio Risolto alla fine degli anni Settanta il contratto di locazione, il forte, completamente abbandonato, venne sottoposto ad ogni sorta di atto vandalico. Lo stesso avvenne per il magazzino artiglieria che, ormai lasciato a se stesso, fu ridotto, nel giro di pochi anni, ai soli muri perimetrali.

Le asportazioni ed il degrado dell'opera

L'asportazione del materiale lapideo del forte: abbeveratoi, fontane, pietre di coronamento, doccioni, architravi, zoccolature,è proseguita indisturbata fino al 1994 quando siamo entrati in possesso del forte. Gli interni non hanno avuto sorte diversa: la maggior parte degli intonaci si è completamente disgregata per via dei danneggiamenti o delle copiose infiltrazioni di acque meteoriche. Tutte le parti metalliche sono state rimosse, così come sono scomparsi numerosi tramezzi e muri di tamponatura. Forte Bramafam: l'attuale stato dei luoghi e le ipotesi di progetto futuro

Gli interventi di recupero

Gli interventi di rivalutazione storica ed ambientale del Forte Bramafam, eseguiti dal 1995 ad oggi, hanno permesso di recuperare almeno una parte del complesso fortificato, così da farne un punto di richiamo per il turismo storico-culturale della Valle di Susa e del Piemonte. Le opere finora realizzate hanno , infatti, consentito di far riaffiorare dalla vegetazione infestante e dai cumuli di rovine le strutture originarie. All'interno del forte numerosi locali sono stati sgombrati dalle macerie, parzialmente risanati dalle infiltrazioni e soprattutto, resi sicuri da vari interventi, quali il rifacimento di gradini, parapetti, infissi, serramenti e putrelle di sostegno delle volte.
Gran parte dei lavori sono stati realizzati grazie all'opera volontaria e disinteressata degli associati che, dal 1995 ai giorni nostri, si sono impegnati in oltre 23.000 ore lavorative.

I contributi degli enti pubblici

È, peraltro, da rimarcare che, senza la sensibilità di alcuni enti, quali
l'Assessorato ai Beni Culturali della Regione Piemonte
,
il Comune di Bardonecchia
,
la Comunità Montana Alta Valle Susa,

la Compagnia di San Paolo,
la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino
la Camera di Commercio di Torino,

gli attuali risultati non si sarebbero potuti raggiungere. Il loro generoso contributo ha infatti consentito di dar corso ad una serie d'interventi, edili ed impiantistici, necessari ad arrestare il degrado del sito e ad avviarne la fase di riqualificazione.
In questi anni tra contributi ed autofinanziamento si sono attuati interventi per circa 580 milioni.

Il progetto di recupero "dalla pietra all'acciaio"

Il progetto di valorizzazione mira, tuttavia, al recupero dell'intero complesso fortificato ed alla realizzazione di una vasta struttura museale, che illustri l'evoluzione dell'architettura militare tra ottocento e novecento. Le peculiarità della struttura, unite alla possibilità di far visitare, in un futuro, anche l'opera in caverna sottostante, creano i presupposti per l'allestimento
di un'area mussale davvero unica nel suo genere, dove si potrà far toccare con mano il passaggio dalle opere in pietra ottocentesche a quelle in acciaio e calcestruzzo del novecento.

I visitatori al Bramafam

Una conferma del crescente interesse per questo settore viene dal numero, in progressiva ascesa, dei turisti che dal 1996 ad oggi si sono recati a visitare il Forte Bramafam.
Nel 1996 i visitatori sono stati oltre 1.000 in nove giorni di apertura,
nel 1997 1.800 in tredici giorni,
nel 1998 2.500 in quattordici giorni
nel 1999 oltre 3.200 in tredici giorni.
nel 2000, il forte è attualmente visitabile....vi aspettiamo.
Il risultato è certamente positivo, soprattutto ove si consideri che la pubblicità al riguardo è ancora, per certi aspetti piuttosto carente e che al Bramafam non si arriva per caso.

Le esposizioni museali

Un notevole incentivo alle visite è stato dato, indubbiamente, dalle esposizioni museali di anno in anno rinnovate con nuovi allestimenti, che si sviluppano su di un'area espositiva di oltre 800 metri quadri, entro la quale hanno trovato posto le mostre "Dalla Pietra all'Acciaio" e "L'opera in caverna del Vallo Alpino".

Le ricostruzioni ambientali

Di notevole interesse quest'ultima con la ricostruzione museale di ambienti e l'esposizione di materiale originario per lo più recuperato dall'associazione o messo a disposizione da soci e collezionisti. Particolare interesse ha inoltre suscitato la fedele ricostruzione di diversi ambienti del forte di fine ottocento e degli anni quaranta, tra le quali ricordiamo: il corpo di guardia, la mascalcia, la stanza dell'ufficiale di picchetto, l'ufficio del comandante, una camerata truppa, l'infermeria, la mensa ufficiali, la cucina ed una camera dedicata al periodo d'occupazione tedesco.

La trincea della Prima Guerra Mondiale

All'interno dell'area espositiva è stata realizzata inoltre la fedele ricostruzione di una trincea della Prima Guerra Mondiale dentro la quale si sviluppa parte dell'itinerario di visita. A questo riguardo si sottolinea come una particolare attenzione sia stata messa sia nella realizzazione delle varie ambientazioni (rifacimento dei palchetti in legno, delle decorazioni parietali, degli impianti elettrici in ceramica e degli arredi d'epoca).

La collezione uniformologica

Ricordiamo infine che gli allestimenti sono "abitati" da oltre settanta manichini, tutti vestiti con uniformi originali del Regio Esercito dal 1885 al 1943, una delle più importanti collezioni di quest'ambito storico. I risultati fin qui ottenuti, per quanto lusinghieri, non hanno distolto l'attenzione dell'Associazione da quello che, come detto sopra, è il suo obiettivo primario: la riconduzione, nei limiti del possibile, dell'intero sito alle condizioni originarie.

La torretta a scomparsa da 57 mm

Quest'anno verrà inoltre ricostruita un'altra delle quattro torrette a scomparsa da 57 mm che armavano il forte, una ricostruzione questa anche della parte meccanica della torretta che potrà essere vista muoversi nelle diverse fasi di tiro.
(vedi esempio sulla home page del sito)

Il recupero del Centro di resistenza 14

Allo stesso modo, ha in progetto di ricollegare il forte al sottostante Centro 14 del Vallo Alpino. L'opera, attualmente danneggiata in varie parti, darebbe, una volta risanata e dotata degli opportuni allestimenti, l'opportunità di mostrare ai visitatori il vero aspetto di una fortificazione dell'ultimo conflitto.

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