di Jean David Mihamlé da Yaoundé e Silvia Pochettino
"Su dieci clienti che vengono nel mio istituto di bellezza, otto vogliono
schiarirsi la pelle" spiega Madame Banga, estetista e responsabile del Centro
estetico Elysée Marbeuf di Yaoundé, in Camerun.
"L'abbronzatura integrale? È la maggiore richiesta dei nostri clienti - sostiene da
parte sua il dottor Ripani della catena italiana di centri estetici e solarium Club Tan -
dal 1992 a oggi abbiamo aperto 585 nuovi punti in tutta Italia".
La voglia di "cambiare pelle" non conosce continenti né classi sociali.
Ma perché i neri vogliono schiarire e i bianchi scurire? "L'infatuazione delle
donne camerunesi per la depigmentazione (il processo con cui ci si sbarazza della
melanina, il pigmento che colora la pelle) si spiega con ragioni storiche, psicologiche e
sociali - ritiene il professor Clément Mbom, dell'Università di Yaoundé - La schiavitù
e la colonizzazione sono state vere imprese d'alienazione. Hanno inoculato negli africani
complessi d'inferiorità in rapporto agli europei. Il bianco era presentato come modello
al quale l'africano doveva riferirsi in ogni circostanza". Opinione condivisa da
Madame Banga che racconta come, per integrarsi negli ambienti europei, le donne si
lisciano i capelli e si schiariscono la pelle. Tendenza che perdura, favorita dai grandi
magazzini di moda, dalla pubblicità e dallo star system (valga per tutti l'esempio di
Michael Jackson).
Secondo Anne Danielle Mabom, studentessa a Yaoundé, le ragazze che si schiariscono lo
fanno per sedurre gli uomini. Perché, secondo lei, "le mulatte hanno il vento in
poppa".
Meno chiaro è, però, perché i bianchi vogliano scurire. Non certo per imitare i neri, o
si scardinano così secoli di discriminazione razziale. Secondo Elsa Forte di
Federestetica, la federazione italiana delle estetiste, "il colorito scuro attenua
molti inestetismi, come le macchie della pelle, i comedoni, ecc... Credo che quando arriva
l'estate e ci si comincia a spogliare si voglia in qualche modo rassicurarsi
"vestendosi di colore"". Più radicale il dottor Mariutti dell'Istituto
superiore della Sanità (organo scientifico del Ministero della Sanità): "Essere
abbronzati oggi è uno status symbol, la dimostrazione di un consumo superfluo. Il
problema è che al valore estetico dell'abbronzatura è stato associato il valore del
benessere fisico, della buona salute. Ma questo non ha alcuna base scientifica".
E qui sta il punto, "cambiare pelle" ha dei costi non indifferenti, innanzi
tutto in termini di salute.
La situazione più drammatica è sicuramente quella africana. I procedimenti utilizzati
per schiarire la pelle sono diversi, ma a causa dei costi elevati la maggioranza delle
donne (e sempre più anche degli uomini) si arrabattano con il "fai da te",
utilizzando prodotti a buon mercato, che si vendono per strada. I corticoidi (derivati del
cortisone) e i prodotti a base di idrochinone, sostanza che interferisce nella produzione
della melanina che colora l'epidermide (vietata in Italia in tutte le creme per la pelle,
presente solo in alcuni prodotti per capelli) sono i più efficaci. Ma spesso sono
prodotti di qualità dubbia. Provengono generalmente dal Sud Est asiatico e dalla Nigeria,
e la loro composizione chimica non rispetta alcuna norma. Contengono forti quantità di
idrochinone, la cui tossicità è dimostrata al di sopra di concentrazioni del 2%. Secondo
alcune confidenze, poi, le donne elaborano anche "ricette personali".
Candeggina, mescolata a diluente cellulosico e sapone acido è una delle più in voga.
"Veri cocktails esplosivi" commenta Madame Banga.
Altra soluzione molto usata è il quinacore, prodotto, molto diffuso in Camerun,
destinato alla cura dei reumatismi, che ha, tra gli effetti collaterali, proprio quello di
schiarire la pelle. Così le donne si fanno iniettare forti quantità di quinacore
per ottenere una pelle più chiara.
Ci vuole poco a intuire che sono pratiche estremamente dannose: l'iniezione sbianca sì la
pelle, ma indebolisce il sistema immunitario al punto da rendere l'individuo vulnerabile a
tutte le aggressioni esterne, anche le più banali. L'utilizzo regolare di corticoidi
favorisce le micosi, alla lunga la pelle diventa ipersensibile ed emana un odore di
"pesce fresco". La cicatrizzazione delle ferite diventa difficile. E può
risultare fatale dopo un'operazione chirurgica. Peggio di tutto la distruzione della
melanina, protezione naturale contro i raggi ultravioletti (Uv) del sole, che apre la
strada ai tumori della pelle e alla leucemia. Purtroppo non esistono in Camerun
statistiche precise sulla correlazione tra prodotti schiarenti e tumori della pelle, non
ci sono controlli né divieti di alcun genere e i venditori di strada si moltiplicano a
ruota libera.
Statistiche precise sui danni di un'incontrollata esposizione al sole abbondano invece
in Italia. E non sono tra le più incoraggianti. Anche scurirsi la pelle può avere costi
in salute molto elevati. Spiega il dottor Mariutti: "È una sorta di paradosso. Da un
lato la radiazione ultravioletta dei raggi solari è necessaria all'uomo, consente di
sintetizzare la vitamina D e il calcio (per i bambini rachitici, una volta, si
prescrivevano i "bagni di sole"), dall'altro costituisce un elevato fattore di
rischio". I raggi Uv infatti possono colpire il Dna delle cellule recando danni
gravi. Un'esposizione eccessiva provoca, a breve termine, eritemi e congiuntivite, a lungo
termine il cancro. Nel caso di carcinomi della pelle si tratta di correlazione diretta;
tanto più ti esponi al sole nella tua vita, tanto più aumenta la probabilità di
sviluppare il tumore in età avanzata; nel caso di melanomi, invece (1.200 morti nel
2000), l'incidenza è ricollegabile a episodi di intensa esposizione (eritemi, scottature)
soprattutto nell'infanzia e nella prima giovinezza.
E i tumori della pelle stanno aumentando in modo costante negli ultimi 40 anni, circa il
5% l'anno.
Secondo Mariutti "la causa principale sta nel fatto che è cambiata la modalità di
esposizione. I contadini di cinquant'anni fa si esponevano al sole con gradualità,
seguendo l'andamento della stagione, sempre vestiti e con grandi cappelli. Oggi troviamo
l'impiegato di banca che, dopo un anno chiuso in ufficio, si mette in costume sulle
spiagge tropicali e sta al sole dal mattino alla sera per un'intera settimana. E ci tiene
a tornare così nero che i suoi colleghi gli chiedano "ma dove sei
stato?"".
Anche dal punto di vista estetico, in realtà, non è poi tutto oro quello che luccica:
"Il sole invecchia la pelle - ammette Elsa Forte - aumenta le rughe e le macchie in
età avanzata".
La maggioranza degli italiani, comunque, non ignora i rischi del sole, ma ama
l'abbronzatura lo stesso. Vuole la pelle scura, e la vuole tutto l'anno. Lo dimostrano i
12 mila solarium diffusi in tutta Italia, senza contare gli alberghi, i parrucchieri e i
privati che possiedono lampade solari. Con un dato sorprendente: oltre il 50% dei clienti,
confermano tutti gli operatori del settore, sono uomini.
Lampade trifacciali, lettini, docce solari, ce n'è per tutti i gusti. Un mercato, quello
della vendita di lampade solari, che si aggira sui 100 miliardi l'anno.
Con le macchine dell'ultima generazione ci si abbronza senza sudare, in 10-15 minuti, con
cifre che vanno dalle 12 alle 30 mila lire a seduta. "L'abbronzatura faceva status
symbol negli anni Sessanta negli strati sociali alti, oggi i ricchi la stanno abbandonando
mentre sono soprattutto le classi medio-basse a frequentare i solarium" precisa la
Forte.
La radiazione artificiale è assolutamente identica a quella naturale, e anche i suoi
effetti. Con la differenza, però, che dovrebbe essere più controllata. Assicura Ripani
dei Solarium Club Tan: "Una buona lampada è meno rischiosa del sole e può essere
utile per prevenire le scottature". Ma il dottor Mariutti non è d'accordo: "Su
questo ci sarebbe da ridire; il circuito dei solarium è tale che tutte le responsabilità
ricadono sulle estetiste, ma queste hanno una preparazione medica insufficiente per
gestire macchine che possono avere effetti così importanti sulla salute".
Un capitolo a parte sono i cosiddetti "autoabbronzanti", creme che permettono di
scurirsi la pelle senza esporsi ai raggi solari. Quelli di ultima generazione, che
garantiscono una tintarella molto simile a quella naturale, sono a base di idrossiacetone
(Dha), una sostanza che reagisce con le proteine presenti nello stato superficiale
dell'epidermide "colorando" la pelle in poco meno di un'ora. Vengono
propagandati come assolutamente innocui, soluzione pratica ed efficace per scurirsi la
pelle senza i rischi dell'esposizione al sole. Ma, ancora una volta, la parte del diavolo
la fa il dottor Mariutti: "Rientrando nel settore cosmetico questi prodotti non sono
sottoposti ai controlli dei farmaci. Non ho ancora visto uno studio che mi dimostri che
non sono dannosi".
Tornando in Africa una prima denuncia ufficiale arriva dall'Uganda. "Rischio per
la salute pubblica" è la definizione data recentemente da un gruppo di medici
ugandesi ai cosmetici per schiarire la pelle (Misna). Il rapporto sottolinea
l'elevata tossicità dell'idrochinone, che causerebbe anche problemi al sistema nervoso e
renale, e in certi casi addirittura la morte. In un resoconto apparso sull'"East
African Medical Journal" ed elaborato da un team di esperti della clinica
epidemiologica dell'Università di Makerere, è riportato il caso di una 30enne curata per
problemi al sistema nervoso. Quando è giunta in ospedale, la donna era incapace di
camminare, aveva sbalzi di pressione ed avvertiva dolori. In seguito gli esperti hanno
rilevato che la responsabilità del male andava attribuita a due prodotti schiarenti
contenenti idrochinone: "Mekako" e "Mgc", tuttora in vendita sul
mercato ugandese. Intanto lo scorso novembre le autorità kenyane hanno messo al bando
tutti cosmetici contenenti questa sostanza, disponendo che i prodotti in questione fossero
completamente ritirati dal mercato entro sei mesi.
Invece, a seguito dell'immigrazione africana in Italia, gli "schiarenti
selvaggi" arrivano da noi. Un mercato che fa gola a molti. Introvabili se ci si
presenta come giornalisti, si comprano con facilità se ci si spaccia per clienti (o
meglio amici di potenziali clienti). Punti di maggiore distribuzione: i bazar africani e
cinesi nelle nostre città. A Torino ne abbiamo individuate dieci diverse qualità sugli
scaffali, proprio quelli a base di idrochinone, vietato nei prodotti italiani. Mostrano
sulla confezione belle donne africane, con i capelli stirati e una tenue pelle beige.
Costano dalle cinque alle dieci mila lire, una sciocchezza alla portata di tutti.
Perché cambiare pelle (e rovinarsi la salute) non è più un privilegio, né al Nord né
al Sud.
Come sono composti i raggi solariO sole mio, quanto fai maleDi tutte le radiazioni emesse dal sole solo il 7% giunge fino a noi. La maggior parte di esse, infatti, sono trattenute dalla ionosfera e atmosfera. Ecco quali sono le diverse radiazioni che giungono fino a terra.
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Agosto-Settembre 2001
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