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Estate - Viaggio nel trasformismo estetico

Cambiare pelle

In Camerun sempre più donne si schiariscono la pelle con prodotti cancerogeni e "cocktails letali" di candeggina e sapone acido. Intanto in Italia si moltiplicano i solarium (oltre 12 mila) e le creme autoabbronzanti. E i tumori della pelle crescono del 5% l'anno. Ma perché cambiare colore della pelle? Lo abbiamo chiesto a esperti del settore a Nord e a Sud.

di Jean David Mihamlé da Yaoundé e Silvia Pochettino

"Su dieci clienti che vengono nel mio istituto di bellezza, otto vogliono schiarirsi la pelle" spiega Madame Banga, estetista e responsabile del Centro estetico Elysée Marbeuf di Yaoundé, in Camerun.
"L'abbronzatura integrale? È la maggiore richiesta dei nostri clienti - sostiene da parte sua il dottor Ripani della catena italiana di centri estetici e solarium Club Tan - dal 1992 a oggi abbiamo aperto 585 nuovi punti in tutta Italia".
La voglia di "cambiare pelle" non conosce continenti né classi sociali.

Vestirsi di colore

Ma perché i neri vogliono schiarire e i bianchi scurire? "L'infatuazione delle donne camerunesi per la depigmentazione (il processo con cui ci si sbarazza della melanina, il pigmento che colora la pelle) si spiega con ragioni storiche, psicologiche e sociali - ritiene il professor Clément Mbom, dell'Università di Yaoundé - La schiavitù e la colonizzazione sono state vere imprese d'alienazione. Hanno inoculato negli africani complessi d'inferiorità in rapporto agli europei. Il bianco era presentato come modello al quale l'africano doveva riferirsi in ogni circostanza". Opinione condivisa da Madame Banga che racconta come, per integrarsi negli ambienti europei, le donne si lisciano i capelli e si schiariscono la pelle. Tendenza che perdura, favorita dai grandi magazzini di moda, dalla pubblicità e dallo star system (valga per tutti l'esempio di Michael Jackson).
Secondo Anne Danielle Mabom, studentessa a Yaoundé, le ragazze che si schiariscono lo fanno per sedurre gli uomini. Perché, secondo lei, "le mulatte hanno il vento in poppa".
Meno chiaro è, però, perché i bianchi vogliano scurire. Non certo per imitare i neri, o si scardinano così secoli di discriminazione razziale. Secondo Elsa Forte di Federestetica, la federazione italiana delle estetiste, "il colorito scuro attenua molti inestetismi, come le macchie della pelle, i comedoni, ecc... Credo che quando arriva l'estate e ci si comincia a spogliare si voglia in qualche modo rassicurarsi "vestendosi di colore"". Più radicale il dottor Mariutti dell'Istituto superiore della Sanità (organo scientifico del Ministero della Sanità): "Essere abbronzati oggi è uno status symbol, la dimostrazione di un consumo superfluo. Il problema è che al valore estetico dell'abbronzatura è stato associato il valore del benessere fisico, della buona salute. Ma questo non ha alcuna base scientifica".

Schiarenti selvaggi

E qui sta il punto, "cambiare pelle" ha dei costi non indifferenti, innanzi tutto in termini di salute.
La situazione più drammatica è sicuramente quella africana. I procedimenti utilizzati per schiarire la pelle sono diversi, ma a causa dei costi elevati la maggioranza delle donne (e sempre più anche degli uomini) si arrabattano con il "fai da te", utilizzando prodotti a buon mercato, che si vendono per strada. I corticoidi (derivati del cortisone) e i prodotti a base di idrochinone, sostanza che interferisce nella produzione della melanina che colora l'epidermide (vietata in Italia in tutte le creme per la pelle, presente solo in alcuni prodotti per capelli) sono i più efficaci. Ma spesso sono prodotti di qualità dubbia. Provengono generalmente dal Sud Est asiatico e dalla Nigeria, e la loro composizione chimica non rispetta alcuna norma. Contengono forti quantità di idrochinone, la cui tossicità è dimostrata al di sopra di concentrazioni del 2%. Secondo alcune confidenze, poi, le donne elaborano anche "ricette personali". Candeggina, mescolata a diluente cellulosico e sapone acido è una delle più in voga. "Veri cocktails esplosivi" commenta Madame Banga.
Altra soluzione molto usata è il quinacore, prodotto, molto diffuso in Camerun, destinato alla cura dei reumatismi, che ha, tra gli effetti collaterali, proprio quello di schiarire la pelle. Così le donne si fanno iniettare forti quantità di quinacore per ottenere una pelle più chiara.
Ci vuole poco a intuire che sono pratiche estremamente dannose: l'iniezione sbianca sì la pelle, ma indebolisce il sistema immunitario al punto da rendere l'individuo vulnerabile a tutte le aggressioni esterne, anche le più banali. L'utilizzo regolare di corticoidi favorisce le micosi, alla lunga la pelle diventa ipersensibile ed emana un odore di "pesce fresco". La cicatrizzazione delle ferite diventa difficile. E può risultare fatale dopo un'operazione chirurgica. Peggio di tutto la distruzione della melanina, protezione naturale contro i raggi ultravioletti (Uv) del sole, che apre la strada ai tumori della pelle e alla leucemia. Purtroppo non esistono in Camerun statistiche precise sulla correlazione tra prodotti schiarenti e tumori della pelle, non ci sono controlli né divieti di alcun genere e i venditori di strada si moltiplicano a ruota libera.

L'impiegato ai tropici

Statistiche precise sui danni di un'incontrollata esposizione al sole abbondano invece in Italia. E non sono tra le più incoraggianti. Anche scurirsi la pelle può avere costi in salute molto elevati. Spiega il dottor Mariutti: "È una sorta di paradosso. Da un lato la radiazione ultravioletta dei raggi solari è necessaria all'uomo, consente di sintetizzare la vitamina D e il calcio (per i bambini rachitici, una volta, si prescrivevano i "bagni di sole"), dall'altro costituisce un elevato fattore di rischio". I raggi Uv infatti possono colpire il Dna delle cellule recando danni gravi. Un'esposizione eccessiva provoca, a breve termine, eritemi e congiuntivite, a lungo termine il cancro. Nel caso di carcinomi della pelle si tratta di correlazione diretta; tanto più ti esponi al sole nella tua vita, tanto più aumenta la probabilità di sviluppare il tumore in età avanzata; nel caso di melanomi, invece (1.200 morti nel 2000), l'incidenza è ricollegabile a episodi di intensa esposizione (eritemi, scottature) soprattutto nell'infanzia e nella prima giovinezza.
E i tumori della pelle stanno aumentando in modo costante negli ultimi 40 anni, circa il 5% l'anno.
Secondo Mariutti "la causa principale sta nel fatto che è cambiata la modalità di esposizione. I contadini di cinquant'anni fa si esponevano al sole con gradualità, seguendo l'andamento della stagione, sempre vestiti e con grandi cappelli. Oggi troviamo l'impiegato di banca che, dopo un anno chiuso in ufficio, si mette in costume sulle spiagge tropicali e sta al sole dal mattino alla sera per un'intera settimana. E ci tiene a tornare così nero che i suoi colleghi gli chiedano "ma dove sei stato?"".
Anche dal punto di vista estetico, in realtà, non è poi tutto oro quello che luccica: "Il sole invecchia la pelle - ammette Elsa Forte - aumenta le rughe e le macchie in età avanzata".

Specchi per le allodole

La maggioranza degli italiani, comunque, non ignora i rischi del sole, ma ama l'abbronzatura lo stesso. Vuole la pelle scura, e la vuole tutto l'anno. Lo dimostrano i 12 mila solarium diffusi in tutta Italia, senza contare gli alberghi, i parrucchieri e i privati che possiedono lampade solari. Con un dato sorprendente: oltre il 50% dei clienti, confermano tutti gli operatori del settore, sono uomini.
Lampade trifacciali, lettini, docce solari, ce n'è per tutti i gusti. Un mercato, quello della vendita di lampade solari, che si aggira sui 100 miliardi l'anno.
Con le macchine dell'ultima generazione ci si abbronza senza sudare, in 10-15 minuti, con cifre che vanno dalle 12 alle 30 mila lire a seduta. "L'abbronzatura faceva status symbol negli anni Sessanta negli strati sociali alti, oggi i ricchi la stanno abbandonando mentre sono soprattutto le classi medio-basse a frequentare i solarium" precisa la Forte.
La radiazione artificiale è assolutamente identica a quella naturale, e anche i suoi effetti. Con la differenza, però, che dovrebbe essere più controllata. Assicura Ripani dei Solarium Club Tan: "Una buona lampada è meno rischiosa del sole e può essere utile per prevenire le scottature". Ma il dottor Mariutti non è d'accordo: "Su questo ci sarebbe da ridire; il circuito dei solarium è tale che tutte le responsabilità ricadono sulle estetiste, ma queste hanno una preparazione medica insufficiente per gestire macchine che possono avere effetti così importanti sulla salute".
Un capitolo a parte sono i cosiddetti "autoabbronzanti", creme che permettono di scurirsi la pelle senza esporsi ai raggi solari. Quelli di ultima generazione, che garantiscono una tintarella molto simile a quella naturale, sono a base di idrossiacetone (Dha), una sostanza che reagisce con le proteine presenti nello stato superficiale dell'epidermide "colorando" la pelle in poco meno di un'ora. Vengono propagandati come assolutamente innocui, soluzione pratica ed efficace per scurirsi la pelle senza i rischi dell'esposizione al sole. Ma, ancora una volta, la parte del diavolo la fa il dottor Mariutti: "Rientrando nel settore cosmetico questi prodotti non sono sottoposti ai controlli dei farmaci. Non ho ancora visto uno studio che mi dimostri che non sono dannosi".

Una denuncia dall'Uganda

Tornando in Africa una prima denuncia ufficiale arriva dall'Uganda. "Rischio per la salute pubblica" è la definizione data recentemente da un gruppo di medici ugandesi ai cosmetici per schiarire la pelle (Misna). Il rapporto sottolinea l'elevata tossicità dell'idrochinone, che causerebbe anche problemi al sistema nervoso e renale, e in certi casi addirittura la morte. In un resoconto apparso sull'"East African Medical Journal" ed elaborato da un team di esperti della clinica epidemiologica dell'Università di Makerere, è riportato il caso di una 30enne curata per problemi al sistema nervoso. Quando è giunta in ospedale, la donna era incapace di camminare, aveva sbalzi di pressione ed avvertiva dolori. In seguito gli esperti hanno rilevato che la responsabilità del male andava attribuita a due prodotti schiarenti contenenti idrochinone: "Mekako" e "Mgc", tuttora in vendita sul mercato ugandese. Intanto lo scorso novembre le autorità kenyane hanno messo al bando tutti cosmetici contenenti questa sostanza, disponendo che i prodotti in questione fossero completamente ritirati dal mercato entro sei mesi.
Invece, a seguito dell'immigrazione africana in Italia, gli "schiarenti selvaggi" arrivano da noi. Un mercato che fa gola a molti. Introvabili se ci si presenta come giornalisti, si comprano con facilità se ci si spaccia per clienti (o meglio amici di potenziali clienti). Punti di maggiore distribuzione: i bazar africani e cinesi nelle nostre città. A Torino ne abbiamo individuate dieci diverse qualità sugli scaffali, proprio quelli a base di idrochinone, vietato nei prodotti italiani. Mostrano sulla confezione belle donne africane, con i capelli stirati e una tenue pelle beige. Costano dalle cinque alle dieci mila lire, una sciocchezza alla portata di tutti.
Perché cambiare pelle (e rovinarsi la salute) non è più un privilegio, né al Nord né al Sud.

Come sono composti i raggi solari

O sole mio, quanto fai male

Di tutte le radiazioni emesse dal sole solo il 7% giunge fino a noi. La maggior parte di esse, infatti, sono trattenute dalla ionosfera e atmosfera. Ecco quali sono le diverse radiazioni che giungono fino a terra.

UV-A. Sono i raggi ultravioletti che vanno più in profondità, cioè raggiungono il derma, ove possono alterare e distruggere le fibre elastiche e collagene. Sono i responsabili di un invecchiamento precoce della pelle, pensiamo ai volti di marinai, contadini o anche Vip che hanno trascorso molte ore della loro vita sotto il sole.
UV-B. Sono raggi ultravioletti che penetrano nell'epidermide ove determinano eritema, pigmentazione ed ispessimento dello strato corneo. Possono essere molto pericolosi perché riescono a penetrare all'interno delle cellule danneggiando il nucleo. Le alterazioni del Dna che ne conseguono potrebbero essere le cause di alcuni tumori cutanei.
UV-C. Sono gli ultravioletti più pericolosi, perché distruggono il nucleo cellulare e quindi uccidono le cellule.
Questi vengono trattenuti dalla fascia di ozono dell'atmosfera, pertanto il fatto che la barriera di ozono si stia riducendo è motivo di allarme per la salute della nostra pelle anche se, ad oggi, gli studi scientifici dimostrano che non sono presenti alle nostre latitudini.
Infrarossi (IR). Queste sono radiazioni calde a differenza degli ultravioletti che invece sono fredde. Pertanto tendono a scaldare la cute causando vasodilatazione, che può comportare la comparsa di eritemi.

Come proteggersi

Per quanto riguarda gli ultravioletti, la soluzione più efficace è l'uso dei prodotti con filtro UV. Attualmente sono classificati in base al fattore di protezione, che è espresso da un numero (fattore 6, 12 o 24). Il fattore di protezione è ricavato empiricamente in laboratorio. In pratica se esponendo la pelle nuda al sole si ha l'ustione in, poniamo, 15 minuti, con un solare a fattore di protezione 8, l'ustione si presenta dopo due ore (15 minuti per 8).
L'effetto dei solari, però, ha parecchi limiti: il sudore, i bagni in mare, il vento diminuiscono l'azione del prodotto. L'applicazione va ripetuta spesso. Al primo segnale di irritazione della cute, quale che sia il fattore di protezione è bene ritirarsi all'ombra.
È fondamentale evitare l'esposizione durante le ore più calde, da mezzogiorno alle 14.

Volontari per lo sviluppo - Agosto-Settembre 2001
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