Alfredo Casella - Liriche

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  Presentazione del CD Liriche
Recensioni del CD Liriche
 

CD Nuova Era prodotto da Rive-Gauche Concerti con il sostegno di Regione Piemonte e Fondazione CRT

Interpreti: Duo Alterno - Tiziana Scandaletti soprano, Riccardo Piacentini pianoforte

Trois Lyriques op.9 (1905)
• Soir païen (testo di Samain)
• Soleils couchants (testo di Verlaine)
• En ramant (testo di Richepin)

Deux chansons anciennes op.22 (1913)
• Golden slumbers kiss your eyes (testo di anonimo XVII sec.)
• Flaïolet (testo di anonimo XVII sec.)

Sonnet op.16 (1910) (testo di Ronsard)

Nuageries (1903) (testo di Richepin)

La Cloche fêlée op.7 (1903) (testo di Baudelaire)

L'adieu à la vie op.26 (1915) (testi di Tagore, traduzioni di Gide)
• O toi, suprême accomplissement de la vie...
• Mort, ta servante, est à ma porte...
• A cette heure du départ...
• Dans une salutation suprême...

Tre canzoni trecentesche op.36 (1923)
• Giovane bella luce del mio core (testo di Cino da Pistoia)
• Fuor de la bella gaiba... (testo di ignoto)
• Amante sono, vaghiccia, di voi... (testo di ignoto)

Quattro favole romanesche op.38 (1923) (testi di Trilussa)
• Er coccodrillo
• La carità
• Er gatto e er cane
• L'elezzione der presidente

 

Il progetto

E' questo il terzo CD che Rive-Gauche Concerti - con il sostegno di Regione Piemonte e Fondazione CRT e in collaborazione con Centro Studi Musicali Carlo Mosso e Biblioteca del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino - dedica alla musica vocale da camera del primo Novecento italiano.

Autori come Giorgio Federico Ghedini, cui fanno omaggio i primi due CD, e Alfredo Casella attendono ancora oggi uno studio sistematico per il quale il Duo Alterno, che dal 1997 promuove la musica italiana per voce e pianoforte dal Novecento storico ai contemporanei, sta adoperandosi attraverso la ricerca musicologica e l'esecuzione concertistica, sia in Italia che all'estero, di un repertorio che annovera tra le pagine più belle e al tempo stesso dimenticate della vocalità italiana.

Benché si tratti di un repertorio che non sfugge ai pregiudizi di chi, a quasi cent'anni di distanza, lo definisce tuttora "di nicchia", siamo certi, parafrasando Paul Feyerabend, che gli stereotipi delle vecchie messe in scena stanno cambiando rapidamente per generare nuovi allestimenti, nuovi stereotipi il cui ruolo è da sempre quello di andare oltre le temporanee sclerosi in cui la cultura parrebbe arenarsi…

… magari fuori dai luoghi rituali del teatro, osservando che tanta musica vocale, peraltro splendida e senza nulla togliere alle magnificenze del teatro d'opera, si è (ri)prodotta "in" e "per" altri contesti non meno significativi e importanti. Perché dimenticarla in una "nicchia"? (Riccardo Piacentini)


I tre volti di Alfredo Casella

Nato a Torino nel 1883, Alfredo Casella si trasferì a Parigi a tredici anni, nel 1896, per compiere gli studi musicali in una grande città musicale europea. Il suo destino artistico fu segnato da questa scelta. Rimase a Parigi fino al 1915, assorbendo gli stimoli eccezionali che l'ambiente poteva offrirgli. Entrò in conservatorio, superando l'esame d'ammissione con una giuria presieduta dal severo Théodore Dubois. Studiò il pianoforte con Louis Diémer ed ebbe occasione, inoltre, di frequentare la classe di composizione di Gabriel Fauré. Nel milieu parigino strinse amicizia con interpreti leggendari quali Alfred Cortot, Pablo Casals e protagonisti del modernismo musicale del Novecento quali Claude Debussy, Igor Stravinskij, Maurice Ravel.

Le liriche da camera raccolte nella presente incisione permettono di seguire le tappe dell'evoluzione creativa di Casella: tre volti di una produzione notoriamente eclettica, nella quale si rispecchia la sua inquieta ricerca di un'identità stilistica personale. Questa ricerca - sovente caratteristica del compositore-interprete - affonda le radici nell'horror vacui della psicologia di Casella e nella sua reazione ad una fase di profondi rivolgimenti storici e culturali.

Parlando nell'autobiografia I segreti della giara della Parigi dei primi del secolo, il compositore ricorda l'importante ruolo svolto dall'editore Albert Zunz Mathot nel promuovere la musica dei giovani compositori. Nel suo negozio del boulevard Haussmann si incontravano molti di loro tra i quali Huré, Inghelbrecht, Ravel, Schmitt e talvolta anche Erik Satie. Incoraggiavano la nuova musica anche i salotti aristocratico-borghesi della città - si pensi ai coniugi Godebski, legati a Ravel e alla sua cerchia - che ospitavano esecuzioni di musica strumentale e vocale da camera.

La tradizione della mélodies francese per voce e pianoforte, che esprimeva il raffinato rapporto tra musica e poesia caratteristico dell'Ottocento, trovò in queste circostanze, occasione di svilupparsi. Il genere era fiorente, com'è noto, nell'ambiente frequentato da Casella in quegli anni.

Le tendenze della décadence spingevano i compositori verso la poesia simbolista di Baudelaire, Mallarmé, Verlaine o, con gusto arcaizzante, verso la poesia medievale e rinascimentale. Tra i numerosi esempi, vale ricordare le Ariettes oubliées (1888) e i Cinq poèmes de Baudelaire (1889) di Debussy; La bonne chanson (1892) di Fauré, o gli Epigrammes de Clément Marot di Ravel.

Le liriche giovanili di Casella, pubblicate principalmente da Mathot, si inseriscono in questo contesto culturale e musicale, con particolare riferimento, sul piano delle prevedibili influenze compositive, alla figura di Fauré.
Nuageries (1903) e En ramant (1905) mettono in musica, con tipica attitudine descrittiva , testi tratti dalla raccolta La Mer di Jean Richepin (1849-1926), singolare figura di scrittore dalla vita burrascosa che pare voler ricalcare il cliché del poète maudit.

Con La Cloche fêlée (1904), su una poesia di Baudelaire, e Soleils couchants (1905), dai Paysages tristes di Verlaine, Casella affronta due componimenti di poeti maggiori. Lo straordinario climax espressivo del testo baudelairiano, che passa dalla malinconica evocazione notturna iniziale al cruento, quasi espressionistico finale, viene colto efficacemente dal compositore, portando la linea vocale, in crescendo, su un acuto Sol diesis conclusivo, in fortissimo.

Non meno propriamente, Casella coglie la tipica langueur verlainiana di Soleils couchants attraverso una figurazione statica dell'accompagnamento, appena mossa dalle increspature cromatiche della voce. In Soir païen (1905) il testo di Albert Samain (1858-1900), un letterato simbolista cui si era rivolto anche Fauré, presenta un luogo tipico della poesia decadente: l'ambientazione arcadico-mitologica, filoellenica. Casella segue il succedersi delle immagini, prive di continuità narrativa, destinando ad esse differenti figurazioni di accompagnamento, armonicamente e timbricamente dense. Al contrario, Sonnet (1910), su testo di Pierre de Ronsard (1524-1585), adeguando al madrigalismo dei versi un'economia di mezzi che pare preannunciare le future svolte neoclassiche, mostra un tessuto musicale e una linea vocale più contenuti.

Le Deux chansons anciennes, pubblicate da Mathot nel 1922, ma in realtà nate da un bando di concorso del 1912 della "Maison du Lied" di Mosca dedicato all'armonizzazione di canti popolari su melodia data (di cui una a scelta del compositore), testimoniano l'interesse di Casella per la musica popolare, già peraltro emerso nella rapsodia sinfonica Italia (1909). L'attenzione per il folklore, che affondava le radici nel nazionalismo musicale del secondo Ottocento, si articolò, con il nuovo secolo, in approcci differenti per consapevolezza culturale e trattamento del materiale: si pensi, ad esempio, all'eccezionalità e originalità del caso Bartók,. In Golden slumbers kiss your eyes, una ninna-nanna del XVII secolo e Flaïolet, di anonimo del XIII secolo, si avverte il proposito di trattare il materiale popolare con un accompagnamento armonico di certo misurato ma "sapiente" e arricchito di suoni estranei all'armonia.

Il fatidico biennio 1912-13, con le esecuzioni del Pierrot lunaire di Schoenberg e del Sacre du printemps di Stravinskij, apre una nuova fase nella produzione di Casella. Già con Notte di maggio (1913), per voce e orchestra, su testo di Carducci, ma ancor più con i Nove pezzi (1914) per pianoforte, il compositore accoglie ed elabora il nuovo lessico della musica moderna. Definirà egli stesso questo periodo creativo, che coinciderà peraltro con il suo rientro in Italia nel 1915, come una crisi dominata dal "dubbio tonale", da un'esasperazione cromatica che lo conduce alle soglie dell'atonalità schoenberghiana. Nel contempo egli non disdegna di assumere, con spirito eclettico, stilemi percussivi bartókiani o sovrapposizioni politonali di provenienza stravinskiana.

Le quattro liriche che compongono L'Adieu à la vie (1915) appartengono a questa fase. Casella sceglie quattro prose poetiche di Rabindranath Tagore (1861-1941), scrittore indiano che aveva assunto grande notorietà internazionale con l'assegnazione, nel 1913, del premio Nobel per la letteratura. Dall'opera Gitañjali, giudicata meritevole del Nobel, il musicista seleziona quattro liriche, nella traduzione di André Gide E' difficile cogliere nella lettura caselliana dei testi di Tagore la serena accettazione della morte come naturale passaggio, perfino desiderato, per il ricongiungimento a Dio, tipica manifestazione del misticismo panteistico del poeta. Vi è piuttosto in Adieu à la vie un angoscioso stupore, dietro il quale scorrono i tragici avvenimenti bellici, che si traduce in un vagare armonico senza approdo, in una ricerca timbrica spenta e priva di compiacimenti.

Con gli Undici pezzi infantili (1920), per pianoforte, Casella volta le spalle al "dubbio tonale" e vara, sulla scia dell'ideologico rappel à l'ordre del dopoguerra, il suo progetto neoclassico. L'idea di una via italiana alla modernità - che differisse "tanto dall'impressionismo francese, quanto dalla decadenza straussiana, dal freddo scientismo di Schoenberg, dalla sensualità iberica, dall'audace fantasia degli ultimi ungheresi", come egli aveva scritto nel 1918 sulla rivista "Ars nova" - divenne il suo nuovo credo estetico. Tale modernità doveva assumere le forme chiare e lineari del paesaggio e dell'arte nostrani.

Questo orientamento traspare nell'arcaismo, votato ad una essenzialità di linee e tendenzialmente diatonico, delle Tre canzoni trecentesche (1923), su testi di Cino da Pistoia, e di poeti anonimi, o nel buon umore popolaresco delle Quattro favole romanesche di Trilussa (1871-1950) nelle quali l'ironia tagliente dei versi trova eco nella secca nettezza della musica. (Raffaele Pozzi)



Alcune recensioni del CD Liriche

Da “Musica e Scuola” del 15 giugno 2005

“Continua l'attività, sia concertistica che discografica, del Duo Alterno [...] E' il caso delle intense “Liriche da Tagore” di Franco Alfano o dei bellissimi “Canti” di Alfredo Casella [...] o dei “Canti e Strambotti” del raffinato Giorgio Federico Ghedini. Tiziana Scandaletti e Riccardo Piacentini sono due interpreti specializzati in questo tipo di repertorio [...] Un sicuro punto di riferimento nel panorama della musica moderna e contemporanea, il Duo Alterno porta [...] in tutto il mondo [...] una letteratura del Novecento che altrimenti rimarrebbe nel cassetto.” (Michele Gioiosa)

Da “Suono” del gennaio 2004

"[...] due ottimi e lanciatissimi [...] Tiziana Scandaletti e [...] Riccardo Piacentini possono programmare un rarissimo repertorio cameristico di Alfredo Casella, quasi l'integrale per voce e pianoforte, persino con pagine non in catalogo, e affidarlo addirittura a un disco destinato a colmare un vuoto [...] elegante clima [...] inconfondibili colori [...] molto delicato trovare un giusto bilanciamento tonale e dimensionale tra i due protagonisti. In questo caso gli obiettivi sono stati raggiunti con in più un effetto presenza che pare trasportare l'evento nel nostro ambiente." (Umberto Padroni)

Da “Amadeus” di agosto 2003:

“[...] Il Duo Alterno, formato da Tiziana Scandaletti soprano e Riccardo Piacentini pianoforte, si impegna nel non facile lavoro interpretativo con lucida partecipazione e un entusiasmo che qui è più che mai necessario.” (C. F.)

Da “Studi Piemontesi” di giugno 2003: Liriche di Alfredo Casella. Il nuovo CD del Duo Alterno

“[...] L’ottimo CD consente di apprezzare al meglio l’evoluzione stilistica di Casella [...] Un’ora di musica che s’ascolta d’un fiato, sedotti dall’eleganza dei fraseggi, dal gioco delle mezze tinte e delle riverberazioni timbriche poste in atto dai due interpreti [...] la Scandaletti, assecondata dal pianoforte di Riccardo Piacentini, attento a dar corpo ad ogni sfumatura senza mai sovrastare la linea melodica, ha modo di sfoderare una vocalità screziata e multiforme che ben si attaglia a tali opere [...] nell’impegnativo ciclo dell’“Adieu à la vie” del 1915, il vero clou di questa garbata antologica, la Scandaletti rivela una non comune capacità di trascorrere entro diverse corde espressive, laddove la scrittura caselliana si fa acuminata, perfino livida: sale con sicurezza nella zona acuta, ma senza asprezze, si fa morbida e vellutata nel registro mediano, mentre la parte pianistica interviene ora con rapidi incisi ora con scampanii remoti, o ancora con interpunzioni come esili stalattiti, in una caleidoscopica fantasmagoria di immagini. Davvero apprezzabile poi l’idea di aver inserito altresì le “Tre canzoni trecentesche op. 36” [...] Chiude il CD la serie delle coeve “Quattro favole romanesche op. 38” [...] Ancora una volta l’intesa tra i due interpreti è totale, ne deriva un gustoso divertissement, impreziosito [...] da un’emissione vocale in cui charme e maliziose sottolineature si fondono in una simbiosi pressoché perfetta, in totale aderenza stilistica all’esprit delle pagine caselliane, invero poco note e così poco frequentate. Ed è ulteriore merito del Duo Alterno averle ora rese disponibili.” (Attilio Piovano)

Da “l'Opera” di luglio-agosto 2003: Alfredo Casella. Liriche per soprano e pianoforte

“[...] un CD interessantissimo [...] una «collana» di piccole perle infilate con criterio e lealtà filologica [...] che ci conduce per mano tra le pieghe della produzione di un compositore che fece della continua ricerca stilistica la cifra distintiva della propria produzione. Ed è proprio questo forzato procedere per tappe stilistiche che rende ancora più apprezzabile la malleabilità dei due componenti del Duo Alterno. Riccardo Piacentini, al pianoforte, accompagna con precisione assoluta e con una attenzione cromatica assai rara da trovare nei pianisti accompagnatori. Tiziana Scandaletti, soprano di apprezzabile musicalità, interpreta le varie liriche con un notevole trasporto interpretativo [...]” (Enrico Ercole)

Da “La Stampa” del 26 aprile 2003: Casella, una via alla modernità. Il Duo Alterno rilegge il compositore da “La Cloche” a “L’adieu à la vie” alle “Favole romanesche”

“[...] Piacentini e Scandaletti hanno un doppio merito: proseguire nel progetto di restituire alla nostra conoscenza un repertorio raro e significativo e proporlo con quella misurata passione che appare la cifra interpretativa più consona.” (Sandro Cappelletto)

Da “Il Giornale” del 22 aprile 2003: Una voce e un pianoforte per le liriche del torinese Casella

“[...] Un’ora di musica che si ascolta tutta d’un fiato, sedotti dall’eleganza del fraseggio, dal gioco prezioso delle mezze tinte e delle riverberazioni timbriche poste in atto dai due interpreti [...] la Scandaletti, assecondata dal pianoforte di Riccardo Piacentini, attento a dar corpo ad ogni minima sfumatura senza mai sovrastare la linea melodica, ha modo di sfoderare una vocalità screziata e multiforme che ben si attaglia a tali pagine [...] la Scandaletti rivela una non comune capacità di trascorrere entro diverse corde espressive, laddove la scrittura caselliana di fa acuminata, a tratti livida: sale con sicurezza nella zona acuta, ma senza asprezze, e si fa morbida e vellutata nel registro mediano, mentre la parte pianistica interviene ora con rapidi incisi ora con scampanii remoti, ora con interpunzioni come esili stalattiti, in in una caleidoscopica fantasmagoria di immagini [...] l’intesa tra i due interpreti è perfetta [...] charme e maliziose sottolineature si fondono in perfetta simbiosi.” (Attilio Piovano)

Dalla e-mail del 10 aprile 2003 della musicologa Fiamma Nicolodi

“[...] bel CD delle liriche caselliane! Un’opera meritoria di cui si sentiva la mancanza [...]” (Fiamma Nicolodi)

Dalla e-mail del 4 aprile 2003 del musicologo Enrico Fubini

“[...] splendido disco [...] iniziativa così importante anche dal punto di vista culturale (Casella è sempre stato dimenticato dalla discografia!) [...] bravissimo pianista [...] bravissima cantante [...]” (Enrico Fubini)

Da “La Stampa” del 12 settembre 2002: Impressionismo per voce e piano

“Programma strano e interessantissimo quello proposto da Settembre Musica al Piccolo Regio. Il Duo Alterno, formato da Tiziana Scandaletti e Riccardo Piacentini, ha eseguito quattro raccolte di Alfredo Casella con grande intensità e passione [...] Se le “Favole romanesche” su testi di Trilussa e le “Deux chansons anciennes” mostrano il gusto di Casella per la miniatura, qui ispirata dalla canzone popolare, “L’adieu à la vie” del 1915, su testi di Tagore, svela una sensibilità tragica davvero impressionante [...] tra le cose più preziose della lirica da camera italiana del Novecento che il Duo Alterno coltiva con successo da anni, in dischi ed esecuzioni dal vivo [...] Pubblico folto e successo vivo.” (Paolo Gallarati)

Da “Il Giornale del Piemonte” del 22 aprile 2003: Una voce e un pianoforte per le liriche del torinese Casella

“Torinese di nascita, Alfredo Casella fu parigino di formazione. Musicista di razza nella metropoli francese di primo '900 egli venne a contatto con una variegata realtà culturale che fecondò il suo itinerario creativo. Il torinese Duo Alterno (Tiziana Scandaletti soprano e Riccardo Piacentini pianoforte) dedica ora all'autore di <Scarlattiana> un bel CD prodotto dalla Nuova Era e Rive Gauche Concerti con il sostegno di CRT e Regione Piemonte. Il dinamico Duo prosegue così, dopo due compact contenenti le liriche del cuneese Ghedini, la benemerita esplorazione nel territorio della lirica da camera di primo '900.
Il CD consente di apprezzare al meglio l'evoluzione stilistica di Casella in tale ambito privilegiato. Un'ora di musica che si ascolta tutta d'un fiato, sedotti dall'eleganza dei fraseggi, dal gioco prezioso delle mezze tinte e delle riverberazioni timbriche poste in atto dai due interpreti già nella <Cloche fêlée op. 7> del 1903 e così pure in <Nuageries> del medesimo anno: pagine molto francesi, alonate e seducenti, in cui la Scandaletti, assecondata dal pianoforte di Riccardo Piacentini, attento a dar corpo ad ogni minima sfumatura senza mai sovrastare la linea melodica, ha modo di sfoderare una vocalità screziata e multiforme che ben si attaglia a tali pagine, appena velate di nostalgico spleen.
Se nelle <Deux Chansons anciennes> del 1913 si percepisce un amabile mix di arcaismo ed impressionismo ecco che nell'impegnativo ciclo dell'<Adieu à la vie> del 1915, il clou di questa garbata antologica, la Scandaletti rivela una non comune capacità di trascorrere entro diverse corde espressive, laddove la scrittura caselliana si fa acuminata, a tratti livida: sale con sicurezza nella zona acuta, ma senza asprezze e si fa morbida e vellutata nel registro mediano, mentre la parte pianistica interviene ora con rapidi incisi ora con scampanii remoti, ora con interpunzioni come esili stalattiti, in una caleidoscopica fantasmagoria di immagini.
Davvero meritevole poi l'idea di aver inserito altresì le <Tre canzoni trecentesche op. 36> che con le loro linee melodiche ora scarne e modaleggianti a tratti vivaci, fin crepitanti sono lo specchio di un'epoca e d'un preciso orientamento stilistico.
Chiude il Cd la serie delle coeve <Quattro favole romanesche op. 38> su versi di Trilussa; pagine ricche di humour, non immemori di certo Stravinskij (l'attacco di <Er coccodrillo> ricorda i <Pezzi> pianistici a quattro mani e poi quasi pare citare con souplesse celebri agglomerati accordali del <Sacre>, ma per burla). Ancora una volta l'intesa tra i due interpreti è perfetta, ne deriva un gustoso divertissement, impreziosito (nel <Gatto e er cane> o ancora nella parodistica <Elezzione der presidente>) da un'emissione vocale in cui charme e maliziose sottolineature si fondono in perfetta simbiosi.”
(Attilio Piovano)


 

  
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Data di creazione 14 febbraio 2003
Ultimo aggiornamento 21 aprile 2005
 
 
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