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Consumi - Un marchio europeo per i prodotti ecologici

Imprese al verde

Da dieci anni è stato introdotto in Europa l'Ecolabel, il marchio che certifica i prodotti realizzati nel rispetto dell'ambiente. Da allora hanno ottenuto la certificazione 103 aziende (di cui 18 in Italia), per un totale di oltre 300 prodotti. Ma tra i consumatori ancora pochi lo conoscono...

di Stefania Garini

Una margherita con dodici petali a forma di stella, al centro una E che sta per "Europa" e per "Ecologia": questo il logo di Ecolabel, il marchio che garantisce ai consumatori prodotti di elevata qualità ecologica. Introdotto dalla Comunità europea nel 1992, il marchio interessa tutti i beni di consumo - dai detersivi alle calzature, dai personal computer alla carta igienica - e dal 2000 anche i servizi (ad es. le strutture turistiche) che rispettano i criteri di qualità ambientale fissati dalla Commissione europea, e riconosciuti anche da Norvegia, Liechtenstein e Islanda. Restano esclusi solo i prodotti alimentari, le bevande e i farmaci, per i quali esiste una legislazione ad hoc.
Ma quali sono i requisiti per la certificazione?

Dalla culla alla tomba

Per ottenere l'Ecolabel, i prodotti devono rispettare precisi criteri, secondo un approccio "dalla culla alla tomba" che considera l'impatto sull'ambiente per tutto il ciclo della loro vita: dall'estrazione di materie prime alla lavorazione, dalla distribuzione (incluso l'imballaggio) al consumo, fino allo smaltimento. "Ma attenzione" avverte Marco Glisoni, dell'Arpa (Agenzia regionale per l'ambiente) del Piemonte, "non esiste nulla a inquinamento zero: ogni prodotto, inevitabilmente, ha un impatto negativo sull'ambiente". L'obiettivo è allora ridurre il più possibile questo impatto, limitando il consumo di energia e l'inquinamento di aria, acqua e suolo, ma anche garantendo la gestione sostenibile delle risorse naturali, la protezione dell'ozono, la biodiversità ecc. Prendiamo ad esempio la carta: fazzoletti, carta igienica, da cucina o per fotocopie possono fregiarsi della margherita solo se prodotti e commercializzati nel rispetto di precisi parametri, evitando ad esempio l'uso di gas di cloro come sbiancante, o servendosi di fibre di legno senza compromettere la gestione sostenibile delle foreste, o ancora osservando adeguate procedure per separare e utilizzare i materiali riciclabili ricavati dalle acque reflue, ecc. Nel caso dei computer, invece, si tiene conto di altri aspetti, come la quantità di mercurio presente nel monitor, il livello di rumorosità, la possibilità di riciclare almeno il 90% dei materiali plastici e metallici di custodia e telaio, ecc.
Ma i requisiti non sono facilmente raggiungibili da tutti. "In effetti" spiega Glisoni, "l'obiettivo dell'Ecolabel è premiare l'eccellenza, e spingere le aziende a migliorarsi continuamente. Perciò i criteri ecologici sono tali da ammettere per l'assegnazione del marchio solo il 30% dei prodotti disponibili sul mercato".

Italia al terzo posto

Per lo stesso motivo, i criteri hanno validità limitata nel tempo, in genere dai tre ai cinque anni. Al termine di questo periodo vengono riesaminati, ed eventualmente resi più restrittivi, in relazione ai progressi tecnologici. Ciò spiega perché, ad oggi, su circa 5 milioni di aziende europee solo 103 hanno ottenuto il marchio Ecolabel (per un totale di oltre 300 prodotti), e di queste 18 in Italia. "È comunque un buon risultato - osserva Riccardo Rifici del Comitato Ecolabel presso il Ministero dell'Ambiente italiano - soprattutto se si tiene presente che il nostro paese è partito in ritardo. Fino al '99 in Italia c'è stata un'unica azienda che ha ottenuto il marchio, la Cartiera Lucchese. Oggi però abbiamo recuperato e siamo al terzo posto nella classifica europea, subito dopo la Danimarca e la Francia, rispettivamente con 22 e 20 aziende". Ma la limitata diffusione del marchio sembra avere anche un'altra spiegazione: la scarsa informazione dei consumatori. "Almeno per il momento - osserva infatti Rossano Soldini del Calzaturificio Fratelli Soldini di Capolona (Arezzo), la prima azienda a creare una linea di calzature ecologiche garantita dal marchio Ecolabel - manca un'adeguata preparazione culturale del consumatore". La "colpa" però non è tanto dell'acquirente sprovveduto, quanto - lamenta Soldini - degli "organi istituzionali che sinora non hanno dato adeguato sostegno al marchio ecologico, trascurando di promuoverlo tra i consumatori. E questo, per le imprese, rischia di diventare un investimento a fondo perduto".

Ecologia, valore aggiunto

Ottenere l'Ecolabel comporta in effetti dei costi. Chi decide di richiedere il marchio (non solo produttori, ma anche distributori o importatori) deve inviare la domanda corredata da un'adeguata documentazione tecnica al Comitato Ecolabel. Questo la inoltra all'Anpa (Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente), che entro 60 giorni verifica la conformità del prodotto ai criteri Ecolabel; il tempo massimo per ottenere la certificazione è di 3 mesi. Le spese per l'esame del fascicolo sono di 500 euro, inoltre tutte le prove e le verifiche di laboratorio sono a carico del richiedente, che versa anche un diritto annuale pari allo 0,15% del volume delle vendite all'interno dell'Ue per un importo massimo di 25.000 euro. Sono previste alcune riduzioni per piccole e medie imprese, e per fabbricanti e fornitori di servizi di paesi in via di sviluppo (per ora l'Ecolabel è stato assegnato a un unico prodotto proveniente dal Sud: il cotone biologico dell'India, distribuito in Italia dalla Carpe Diem).
Oltre ad essere eco-compatibili, i prodotti Ecolabel devono garantire prestazioni di alto livello. Come ci spiega Soldini, a proposito della linea Ecogreen (calzature casual uomo-donna, un totale di 60 modelli) le scarpe devono conformarsi ai criteri della Commissione europea, che limita i residui tossici quali piombo, cadmio, arsenico e formaldeide, esclude l'uso di pvc (a eccezione delle suole), prevede la depurazione delle acque reflue, l'uso di cartone riciclato per le scatole di imballo ecc. "Ma non basta" continua Soldini. "Oltre a essere "ecologiche", le scarpe certificate Ecolabel devono essere comode e belle, per incontrare i gusti e le esigenze dei consumatori". Come dire che quello dell'ecologia è un valore aggiunto, che non può sostituirsi agli aspetti funzionali o estetici dei prodotti.

Ma quanto mi costi?

Prodotti "più sani e più belli" dunque. Ma non c'è il rischio che a pagare questi vantaggi sia il consumatore finale? "Niente affatto - rassicura Soldini - Il prezzo al pubblico è ridotto il più possibile: proprio perché i consumatori sono poco informati, l'unico modo per lanciare i prodotti Ecolabel sul mercato è garantire prezzi concorrenziali". La pensano così anche all'Esselunga, l'azienda di distribuzione che da circa dieci anni promuove la linea di prodotti "per chi ama la natura" (detersivi per bucato e per lavastoviglie, carta igienica, asciugatutto). Se per ottenere e mantenere il marchio Ecolabel si è dovuto ricorrere a un piccolo aggravio di prezzo, fanno notare, è comunque vero che i prodotti della linea sono meno costosi di quelli delle grandi marche leader.
In ogni caso, la risposta del pubblico rimane modesta: la linea "per chi ama la natura", ad esempio, interessa appena il 4-5% dei consumatori. E a quanto pare la certificazione non ha spostato la percentuale in maniera significativa.
Ma forse qualcosa si sta muovendo a livello istituzionale. "In passato si è puntato soprattutto a far conoscere l'esistenza del marchio europeo ai produttori" spiega Riccardo Rifici, "perché non avrebbe avuto senso una campagna promozionale rivolta ai consumatori quando ancora non esistevano prodotti certificati sul mercato". Da quest'anno però, assicura, ci sarà un fitto battage pubblicitario che si svolgerà tra l'estate e l'autunno, in collaborazione con le associazioni dei consumatori, e con Esselunga e Coop, altro distributore che ha ottenuto l'Ecolabel. Insomma, sostiene Rifici, "la vera promozione inizia adesso".
Staremo a vedere, nel frattempo... occhio alla margherita!

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Volontari per lo sviluppo - Giugno 2002
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