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Parlano le ong di cooperazione allo sviluppo

Perché siamo a Genova

Mentre scriviamo sta per iniziare il tanto atteso e temuto vertice G8 di Genova. Non possiamo prevedere cosa succederà. Moltissimo (forse troppo) è già stato detto, spesso più sulla forma che sui contenuti. Sono proprio i contenuti della lotta che vogliamo riprendere qui, brevemente, con quella specificità che è l'ottica delle ong di cooperazione.
Che da trent'anni lavorano perché eventi come questo possano avvenire.

A cura della redazione

Non si tratta più di terzomondisti più o meno fuori moda, o di sant'uomini spinti da motivazioni religiose o umanitarie. Oggi a occuparsi di squilibri Nord - Sud, povertà, debito, sviluppo sono masse consistenti di persone, dai ragazzini dei movimenti studenteschi agli scalmanati in tuta bianca, fino agli operatori tv e, almeno in parte, ai governi. I temi da sempre appannaggio di quell'esigua minoranza di cocciuti che erano le ong 20 anni fa sono diventati dominio comune. "È un risultato importantissimo - sostiene Sergio Marelli, presidente dell'associazione ong italiane (169 in tutto) - il coinvolgimento di molte altre realtà su questioni che prima erano solo degli addetti ai lavori. Segno che l'impegno e l'attività capillare e insistente di molte ong ha portato frutti". Ma com'è successo? Difficile dirlo. Certo è che la coscienza dell'interconnessione tra tutti i problemi, dalla povertà all'immigrazione, all'ambiente, ha fatto capire a molti che occuparsi di "Terzo mondo" significa prima di tutto occuparsi di se stessi e del futuro della terra. La globalizzazione dell'economia sembra avere come contraltare (per fortuna) una globalizzazione delle coscienze.
Eppure nel nuovo movimento che si è formato le ong sembrano essere scomparse, anche quelle che avevano lanciato le prime campagne già vent'anni fa. "Come associazione delle ong abbiamo scelto coscientemente di non ricercare una visibilità specifica - continua Marelli - è stato più importante per noi far convergere la nostra professionalità in ambiti di coordinamento più ampi, innanzi tutto il Forum del terzo settore o altre iniziative specifiche come le campagne tematiche, e soprattutto la Gng initiative (vedi box) voluta dal governo Amato".
Dialogo con le istituzioni prima di tutto, dunque, con l'appoggio alle spalle di un movimento di cui si fa parte, ma non del tutto. "Non condividiamo alcuni metodi di lotta. Ma questo ha poca importanza. Il nostro specifico è richiamare l'attenzione sui contenuti della lotta, che si stanno perdendo nel gioco mediatico interamente concentrato sulle forme di partecipazione e la sicurezza".
L'obiettivo non è quindi far fallire il G8 "che, ricordiamo, non è un'istituzione ma solo una riunione privata tra governi e tale deve rimanere", quanto cogliere l'occasione di avere otto potenti insieme per far sì che recepiscano alcune indicazioni fondamentali, come l'annullamento del debito (un'iniziativa che deve partire dai G8, perché sono loro i maggiori creditori) o l'adozione della Tobin tax, ecc... Smettendola invece di arrogarsi il diritto di pronunciarsi su questioni di valenza mondiale.
"Questo G8 ha all'ordine del giorno un tema nostro, la lotta alla povertà - rincara la dose Gianfranco Malavolti del Cospe di Firenze - per questo non possiamo mancare. E io credo che avremmo potuto fare di più, esprimerci meglio e con più visibilità. Essere maggiormente protagonisti anche nelle lotte di piazza, perché le ong sono insieme movimenti, associazioni e imprese sociali, e nessuna delle tre anime può essere negata".
"Il vero rischio è che tutto finisca con il 23 luglio, spenti i riflettori sulle piazze e le violenze - riprende Marelli - mentre proprio allora il nostro compito deve riprendere in modo più pressante".

Il documento - Genoa Non-Governamental initiative

Le richieste ai "grandi"

Quest'anno, per la prima volta, nella preparazione di un incontro del G8 è stata interpellata la società civile: ong e associazioni si sono riunite nel Genoa Non-Governamental Initiative (Gng), uno spazio di confronto tra governo e ong, coordinato da quattro istituti di ricerca e voluto dal precedente governo italiano (vedi VpS giugno 2001). Dopo mesi di lavoro ne è risultato un documento di 95 pagine, corredato di 40 raccomandazioni, presentate il 14 luglio all'attuale Ministro degli Esteri Ruggero e in questi giorni al G8 di Genova. Dalle strategie di riduzione della povertà al finanziamento per lo sviluppo e il condono del debito, dalla governance internazionale e la riforma dell'Omc (Organizzazione mondiale del commercio) all'ambiente e lo sviluppo sostenibile. Questi i grandi temi su cui le ong si aspettano una presa di posizione concreta.

No alla "carità camuffata"

Le strategie di riduzione della povertà puntano all'ambizioso obiettivo del dimezzamento, a livello mondiale, entro il 2015, e alla successiva eliminazione totale. "È importante che i G8 si assumano le loro responsabilità - si legge nel documento - anziché perdere tempo e parole in inutile retorica e azioni inefficaci". I grandi devono prendere atto della multi-dimensionalità della povertà (sicurezza alimentare, salute, educazione, ecc.) e concertarsi in un quadro internazionale nel quale far rientrare le azioni per combatterla. In questo senso, le iniziative devono essere coordinate secondo una strategia comune, mentre sono condannati gli interventi isolati, come il Genoa Health Trust fund (il fondo speciale per l'Aids), definiti "carità camuffata". Si chiede che siano rispettati gli impegni presi negli incontri internazionali, come quello di investire lo 0,7% del prodotto nazionale lordo in aiuti internazionali, ma si sottolinea la necessità di stimolare i paesi beneficiari nel pianificare i propri obiettivi nazionali.

Cancellare il debito

Cancellare il debito e adottare la Tobin tax (tassa sulle transazioni finanziarie) sono indicati come i punti di partenza per meccanismi di ridistribuzione delle risorse nel pianeta.
Riguardo il debito, il Gng ha bocciato il documento che il governo italiano intendeva presentare al G8 "Beyond Debt Relief". Verificato che le attuali strategie sul debito sono insufficienti, il Gng chiede che siano adottati nuovi criteri, tra cui la revisione dei parametri che danno diritto alla cancellazione (allargamento dei paesi Hipc sulla base dell'indice di sviluppo umano) e una maggiore partecipazione della società civile nei progetti di sviluppo collegati. Questi dovranno essere finanziati anche da "fondi etici", da istituirsi con l'impegno degli stessi G8 e il cui utilizzo deve prevedere un forte coinvolgimento delle società beneficiarie. Il documento chiede una maggior protezione delle economie del Sud nel mercato globale e, nel caso di interventi umanitari, devono essere favorite le agricolture locali, oggi spesso sbaragliate dalle distribuzioni alimentari.

La riforma dell'Omc

Punto fondamentale è la radicale riforma dell'Omc e del sistema globale di governo (governance), perché "esiste un largo consenso nella società civile che la crisi dell'Omc è profonda in termini di legittimità, rappresentanza e democrazia" e il processo deve assicurare che "la liberalizzazione del commercio non sia fine a se stessa, ma parte di un coerente sforzo globale per uno sviluppo sostenibile, riduzione della povertà e promozione dei diritti di base". Lo sviluppo umano è l'obiettivo finale al quale asservire crescita economica e commercio. Oggi il fine e il mezzo sono invertiti. Maggior trasparenza, interna ed esterna, e regole più democratiche che tutelino la partecipazione dei paesi poveri e della loro società civile. Necessaria anche una maggior coordinazione con le agenzie settoriali dell'Onu (salute, ambiente, ecc.) per evitare che gli accordi commerciali abbiano precedenza su quelli multilaterali per i diritti di base.

Kyoto innanzi tutto

Per l'ambiente, si conferma che la ratificazione del protocollo di Kyoto è il primo passo nella giusta direzione, bisogna però definire le procedure per metterlo in atto in modo trasparente. Obiettivo di rilievo è riuscire a fornire, entro il 2015, energia rinnovabile a due miliardi di persone nel mondo, che oggi restano senza accesso. Si chiede di adottare l'Agenda 21 (documento programmatico in campo ambientale per il XXI secolo) per promuovere investimenti socialmente ed ecologicamente sostenibili, e di smantellare tutti i sussidi pubblici, diretti e indiretti, per i combustibili fossili. Introdotta la nuova categoria di "debito ecologico" dei paesi industrializzati nei confronti di quelli poveri, che deve essere riconosciuta e inserita nelle contrattazioni riguardanti il debito economico.

Perché il G8 non può decidere di globalizzazione

Otto non bastano

Gli incontri dei sette grandi (G7) erano nati come vertici economici. In seguito il loro campo d'azione si è esteso in modo considerevole, includendo questioni come i rapporti con i paesi in via di sviluppo, l'ambiente, la criminalità organizzata, il terrorismo, l'energia, ecc... Dal vertice di Birmingham nel 1998 in poi, i leader del Summit si sono concentrati sulla globalizzazione, perché innervosisce e preoccupa il loro elettorato, visto che sfugge al loro controllo.
Insomma, non è un mistero che il club dei G8 non discute di questioni interne, come tasse, scambi commerciali, accordi vari, ma si vuole occupare e si occupa di questioni mondiali. Senza nessuna legittimità democratica, perché i "grandi" non hanno ricevuto un mandato dell'Onu, non sono stati chiamati in causa dai governi del Sud del mondo, né hanno chiesto il parere agli elettori dei loro paesi.
Questa mancanza di legittimità è stata rilevata anche da personaggi come Gorbaciov, che afferma: "La globalizzazione non rientra tra gli incarichi del G8, all'interno del quale sono tutelati solo gli interessi dei più forti. Proprio a causa della sua composizione il G8 non può assumersi la responsabilità di gestire il processo di globalizzazione" (Il Manifesto, 29 giugno 2001).
Questo governo mondiale informale scavalca le istituzioni internazionali che, almeno in linea teorica, sarebbero competenti ad affrontare con cognizione di causa e con qualche pretesa di legittimità i grandi problemi del mondo: le Nazioni Unite, innanzi tutto, e le agenzie collegate (l'Unesco per i temi culturali, l'Organizzazione Mondiale per la Sanità, la Fao per i problemi agricoli, l'Acnur per i profughi e i rifugiati, ecc.). (R.B.)

Le marce dei popoli di Seattle

1998 maggio Birmingham Summit G7 Scontri
1999 maggio Colonia Summit G7 Scontri
  maggio L'Aia ONU Conferenza mondiale per la pace Mobilitazioni
luglio Monaco Summit G8 Mobilitazioni
  settembre Perugia Assemblea ONU dei popoli/ Marcia Mobilitazioni
novembre Seattle Vertice OMC Scontri
2000 gennaio Davos Forum mondiale economia Scontri
febbraio Bankok Assemblea UNCTAD Mobilitazioni
  aprile Washington Vertice BM/FMI Scontri
maggio Buenos Aires Manifestazione contro BM/FMI Forum alternativi
  giugno Ginevra Vertice ONU sulla povertà Mobilitazioni
luglio Okinawa Summit G8 Forum alternativi
  settembre Melbourne Forum economico mondiale Forum alternativi
settembre Praga Comitato internazionale di BM/FMI Mobilitazioni
  ottobre Seoul Vertice EU/Asia Forum alternativi
dicembre Nizza Consiglio europeo Forum alternativi
2001 febbraio Davos Forum economico mondiale Scontri Mobilitazioni
febbraio Porto Alegre Forum sociale mondiale Mobilitazioni Forum alternativi
  febbraio Cancun Forum economico mondiale Scontri
marzo Napoli Global Forum Digital Divide Scontri
  marzo Città del Messico Marcia zapatista Forum alternativi
aprile Quebec City FTAA (area di libero scambio tra le Americhe) Scontri
  aprile Buenos Aires Manifestazione contro FTAA Mobilitazioni
aprile Città del Capo Vertenza vinta dal Sudafrica contro le multinazionali farmaceutiche Forum alternativi
  maggio Hawaii Manifestazione contro la Banca asiatica di sviluppo Mobilitazioni
giugno Barcellona Vertice annullato BM/FMI Forum alternativi
  giugno Göteborg Summit Eu Scontri Forum alternativi
luglio Genova Summit G8
Legenda:
Scontri Scontri
Mobilitazioni Mobilitazioni
Forum alternativi Forum alternativi

Fonte: Limes 3/2001

Qualche numero sogli "otto"

Nei paesi G8 vive il 14.3% della popolazione mondiale (11.8% se si esclude la Russia) e si produce il 67.2% del Pil mondiale. Qui si consuma la metà dei combustibili fossili e oltre i tre quarti dell'energia nucleare, e si produce il 52% dell'anidride carbonica (responsabile dell'effetto serra).
Il reddito medio dei G8 è circa 22 volte più alto di quello dei paesi meno sviluppati, e detengono l'86.5% del commercio mondiale di armamenti (soprattutto i 4 con diritto di veto al consiglio di sicurezza dell'Onu).

Le origini del Summit

Nati per soldi

L'idea di organizzare un Summit tra le più importanti nazioni del mondo nacque da Valéry Giscard d'Estaing (presidente francese) e da Helmut Schmidt (cancelliere dell'allora Repubblica Federale Tedesca): tra il 15 e il 17 novembre 1975, si riunirono a Rambouillet, in Francia, i capi di governo di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Italia. Bisognava affrontare in maniera congiunta la crisi petrolifera che in quegli anni stava condizionando il mondo intero, e la fine del sistema di cambi fisso - gli accordi di Bretton Woods.
Doveva essere un vertice unico, ma la crisi economica era lungi dall'essere risolta, così le sei potenze - alle quali si era unito il Canada - si ritrovarono un anno dopo a San Juan di Porto Rico. Era nato il vertice G7.
La Russia è stata coinvolta nelle attività del vertice di recente: inizialmente - era il 1994 - la partecipazione è stata limitata alle discussioni politiche, per arrivare all'intera agenda del vertice di Denver nel 1997. Solo l'anno successivo, a Birmingham, il G7 diventa ufficialmente G8 (comunque quando si parla di soldi il vertice continua a riunire solo 7 paesi).

Roberto Bosio

Volontari per lo sviluppo - Agosto-Settembre 2001
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