di Gabriella Saba
Il "Biblee Puzzle" è un gioco che consiste nel completare alcune frasi con
informazioni sulla Bibbia. Insieme agli spartiti di musica da chiesa e a un corso completo
per imparare il Vecchio Testamento in dieci settimane, è uno dei prodotti che fanno il
successo della libreria "The Friendly Island Bookshop", la più importante del
regno di Tonga, una specie di stanzone luminoso che si apre nella capitale Nuku'alofa. E
infatti, quei libri e spartiti, sono perfino più apprezzati della semipatinata rivista
Matangi, una specie di bollettino dei fatti privati della famiglia reale, naturalmente
vendutissima.
Niente di strano. I tongani vanno pazzi per tutto quello che c'entra con la chiesa,
protestante o cattolica, vanno a messa tre volte la domenica, pregano molto e seguono, a
modo loro, i precetti dei Testamenti. Da quando si sono convertiti in massa nel
Settecento, hanno cambiato il loro modo di vestire: le donne indossano abiti scuri, lunghi
e severi al posto dei tradizionali vestiti in cotone, più adatti al clima ma
impudicamente scollati. In tutto il regno le chiese sono centinaia, ogni gruppo di case ha
il suo luogo di culto: edifici chiari e leggeri che passerebbero per case tropicali, se
non fosse per la croce. Poi c'è anche una comunità mormone, e tutti vivono in armonia.
Di buono a Tonga c'è questo: che non esiste intolleranza religiosa.
In apparenza questa costellazione di piccole isole nel Pacifico è il classico luogo
esotico: quasi 700 chilometri di territorio coperti da spiagge a mezzaluna, foreste
tropicali e smisurate distese di taro (una specie di patata, il cibo nazionale), diviso in
quattro arcipelaghi situati sotto la Linea del Cambiamento di Data. Ma in realtà è un
paese eccentrico. Abitato da polinesiani, con qualche influenza melanesiana, è l'unico
regno del Pacifico a non essersi fatto colonizzare dagli Europei, anche se le influenze
culturali degli ultimi decenni sono state così forti da sconvolgere in modo grottesco le
tradizioni locali.
Nel Settecento arrivarono i missionari, che cercarono di cambiare i costumi nelle isole:
il libertinaggio, prima di tutto, e poi il cannibalismo Il primo viene praticato ancora
oggi, soltanto in maniera più discreta, ma gli ultimi episodi di cannibalismo risalgono
alla fine dell'Ottocento.
Missionari a parte, il regno è vissuto isolato per secoli: gli stranieri, i palangi,
erano guardati con sospetto, gli altri polinesiani venivano tenuti lontani da leggi
severissime che ne impedivano l'ingresso. I contatti con il Primo Mondo risalgono a
qualche decennio fa, quando Australia e Nuova Zelanda diventarono gli interlocutori
economici di Tonga.
Il corned-beef, la carne in scatola di seconda scelta, piena di grasso e che spesso viene venduta scaduta, arriva in gran parte dalla Nuova Zelanda. Non è un particolare da poco. Questo prodotto che a Tonga viene consumato come il pane da noi, è responsabile di una straordinaria mutazione genetica. A furia di mangiarla, e in quantità massiccia, i tongani sono diventati uno dei popoli più grassi del mondo. Non solo il re, l'ottantenne Taufa'ahau Tupou IV, pesa 160 chili (ma dopo essere dimagrito di 50, prima ne pesava 210 ed era entrato nel guinness dei primati). La maggior parte dei tongani adulti hanno più o meno quella stazza. Il problema non è però tanto estetico: grasso e bello è lo stesso, per come la vedono i tongani. Ma l'alimentazione smodata e poco varia ha introdotto nel regno malattie che fino a pochi anni fa erano ignote: ictus prima di tutto, e poi diabete e malattie coronariche. Quasi tutti sono ormai disturbi endemici, e la principale causa di morte nel paese.
Radio e televisione non fanno che lanciare appelli ai tongani perchè mangino meno, avvertendoli dei rischi che corrono. Perfino il re, dopo essere dimagrito, si era appellato ai suoi sudditi perchè si mettessero a regime. Molti si sono sottoposti a diete severe, le palestre del paese hanno inventato gare di dimagrimento con viaggi esotici come premio. I tongani partecipano diligentemente alle gare, e ogni giorno si pesano sulle bilance all'interno degli uffici postali, ma non fanno l'unica cosa che dovrebbero: smettere di mangiare. Il risultato è che dimagriscono di qualche chilo, non di più, continuano ad ammalarsi di cuore e a soffrire di pressione alta, e a trent'anni sono già pieni di acciacchi. "E se si ammalano è facile che muoiano" spiega Alfredo Carafa, medico di Foggia che da dieci anni vive nell'arcipelago di Va-vau, si è sposato con una tongana ed esercita in un'Italian Clinic che somiglia a un minuscolo emporio: vi si vendono anche creme depilatorie, carta igienica e barattoli di borotalco. "A Va-vau ci sono solo quattro medici per quasi ventimila persone, compreso me, e uno solo è in grado di praticare un'appendicectomia".
Ma le malattie organiche non sono l'unico problema. "I veri problemi sono quelli che hanno dentro - dice Carafa - Hanno stress e angosce di ogni tipo, ma non le esternano. È così che cadono in depressione, o vengono colpiti dall'angoscia". Tanto che qualche volta arrivano al suicidio. A guardarli è difficile da credere: sono larghi, molli, pronti al sorriso, sembrano felici nella loro indolente grassezza. Quali stress possono mai scuotere i tongani? "Il disorientamento; i valori tradizionali non esistono più e quelli nuovi sono faticosi da sopportare. I doveri verso la chiesa e la famiglia ad esempio. E poi i problemi economici, la mancanza di lavoro e di prospettive." Alla chiesa i tongani danno fino a metà del loro stipendio, benchè in apparenza nessuno li obblighi. È una specie di consuetudine: sarebbe mal visto chi non lo facesse. Non è tanto un problema di fede. La chiesa fa molto per i suoi fedeli: è un punto di riferimento, un collante sociale. Per esempio, a Va-vau quella mormone ha comprato i computer per una scuola. In un paese mediamente evoluto questi doveri spetterebbero allo stato. Ma Tonga non lo è. Tupou IV non ha alcun interesse per i suoi sudditi e il loro benessere, e governa dispoticamente distribuendo le terre ai nobili del suo clan. La conseguenza è che i tongani, privati delle terre, sono poveri in canna, la maggior parte non lavora e le famiglie vivono delle rimesse che mandano i figli, emigrati in Nuova Zelanda, una delle maggiori fonti di reddito del paese.
I pochi segnali di evoluzione (tutti in negativo) di Tonga sono la crescita esponenziale del traffico a Nuku-alofa, la capitale, un pugno di case in muratura e lamiera affacciate sul mare (in dieci anni le auto, vecchie Nissan e Toyota, sono passate da 500 a 8.000), i televisori e i videoregistratori che si trovano anche nelle case più malmesse, e i mini-mart (contrazione locale di mini-market), cioè stanzoni spogli in cui gigantesche scatole di corned-beef si affacciano da scaffali sguarniti. Potrebbero essere, forse, un segno di evoluzione le battaglie ecologiste che hanno coinvolto Tonga negli ultimi dieci anni. Peccato che a promuoverle, e a combatterle, non siano stati i tongani. Quando, qualche anno fa, il paese dovette rinunciare a diventare una discarica di scorie nucleari, non fu infatti per le proteste dei locali ma per quelle di Greenpeace. In realtà un movimento ecologista esiste, presso il Ministero dell'Agricoltura, il presidente è Netatua Prescott. Ma le sue battaglie sono poco importanti -sono riusciti a vietare la caccia alle tartarughe, che comunque non veniva praticata quasi da nessuno - e campagne dello stesso tenore. "Il movimento ecologista è forte?" ho chiesto a uno del movimento. "Forte? No, perchè qui non c'è niente di forte, tranne la monarchia".
I numeri di Tonga |
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Estensione: | 668 chilometri quadrati |
Popolazione | 110.000 abitanti |
Capitale: | Nuku alofa |
Religione: | Wesleyani (30 %), metodista (20 %), cattolici (16 %), mormoni (10 %) |
Economia: | agricoltura (40 % del Pnl), rimesse degli emigrati (20 %), turismo |
Volontari per lo sviluppo -
Marzo 1999
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