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Dossier

Viaggio tra i volontari delle Ong

Quando si parla di cooperazione internazionale, si pensa subito a chi parte per l'Africa o per l'America Latina. Falso. La stragrande maggioranza dei volontari delle Ong lavora in Italia. C'è chi va nelle classi a far giocare i ragazzini (e intanto spiega loro le ingiustizie del mondo), chi sostiene i progetti a distanza, chi organizza mostre o concerti, chi aiuta gli immigrati. Ecco una breve guida per fare solidarietà con il terzo mondo, iniziando da casa propria.

di Barbero, Barsottelli, Pochettino

Ogni giorno al Celim, una piccola ma vivace organizzazione di volontariato internazionale di Milano (una delle 129 "Ong" presenti in Italia) arrivano circa 5 telefonate di richiesta informazioni, una media di 1000 telefonate all'anno (che, con un calcolo non troppo azzardato, significa che oltre 120.000 persone ogni anno chiedono informazioni alle Ong). Ma cosa cercano? Alcuni solo un indirizzo o un numero di telefono, molti vogliono diventare volontari o conoscere attività per il terzo mondo.
L'avventura del nostro dossier comincia così, da queste domande.
Cosa fa un'organizzazione di volontariato internazionale? E cosa si può fare per "dare una mano"? Abbiamo deciso di fare un viaggio tra un buon numero di organizzazioni per vedere cosa sta dietro questa sigla così ostica: "Ong", Organizzazioni non governative, cioè associazioni private, ma riconosciute dal Ministero degli Esteri italiano come "idonee" a fare cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Di solito quando si parla di Ong si pensa ai progetti in Africa o in America Latina, ma non è solo questo. Subito ci è apparso un arcipelago sommerso di iniziative in Italia, piccole e grandi, tutte di notevole fantasia, portate avanti da centinaia di persone che, spesso nel silenzio, offrono il loro tempo e le loro competenze con una straordinaria costanza. Abbiamo scoperto innanzi tutto che la maggioranza dei volontari delle Ong non è mai partita e forse non partirà mai per i paesi in via di sviluppo. Invece lavora qui; fa informazione, sensibilizzazione, sostiene progetti a distanza, raccoglie fondi, insomma una rosa molto ampia di mansioni, talvolta molto umili, ma di importanza vitale per il buon funzionamento delle organizzazioni e per una solidarietà concreta con i popoli del Sud. "Questo differenzia le Ong di volontariato dalle agenzie di sviluppo che inviano tecnici in terzo mondo" spiega Luca Jahier della Focsiv, la federazione degli organismi di ispirazione cristiana. "Un'organizzazione di volontariato internazionale che non abbia una base popolare, un rapporto con il proprio territorio, perde la sua identità". Quantificare il fenomeno è piuttosto difficile, le Ong sono molto diverse tra loro; secondo "I numeri del volontariato", che censisce le 56 Ong della Focsiv, nel '98 i volontari che offrono il loro tempo in Italia sono 1606, mentre per i paesi in via di sviluppo sono partite 437 persone. Ma su tutte le altre associazioni i dati non ci sono.
Una cosa è certa; le persone che "danno una mano" nel mondo della cooperazione sono tante, ed estremamente eterogenee: vanno dai 18 ai 70 anni, sono studenti, pensionati, lavoratori con le qualifiche più disparate, madri di famiglia. Alcuni si rifanno a motivazioni religiose, altri politiche, altri puramente umanitarie. C'è poi chi, durante le ferie d'estate, parte per i paesi in via di sviluppo per fare brevi ma intense esperienze di volontariato a contatto diretto con "le ingiustizie" contro cui si batte tutto l'anno.
Così, semplicemente, chiacchierando con i volontari di alcune Ong, è nata questa piccola guida sulle principali attività delle associazioni in Italia e sui viaggi estivi, con testimonianze e indirizzi.
Quindici proposte per diventare volontari internazionali, senza lasciare casa propria.

Volontari per lo sviluppo - Novembre 1998
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