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Aumentano i casi in Italia, a rischio viaggiatori e immigrati

Malaria, la strage silenziosa

Uccide ogni anno un milione e mezzo di persone. Con un incremento del 300% rispetto a dieci anni fa. Eppure i fondi stanziati per combatterla non sono neppure un dodicesimo di quelli impiegati per l'asma, un cinquantesimo di quelli per l'AIDS. Ne parliamo con il dott. Carcimello, esperto di malattie tropicali dell'Università di Torino, che ci spiega perché. E come fare a difendersi.

di Mauro Papotti

Quest'anno la malaria ha ucciso oltre un milione e mezzo di persone nel mondo. Questi i dati sconvolgenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui questa malattia, di cui si parla così poco, è fra le prime cause di mortalità al mondo. I casi di contagio stimati nell'ultimo anno sono dai 300 ai 500 milioni con un incremento incredibile rispetto a dieci anni fa (100 milioni nell'85). E oltre un milione di vittime sono bambini sotto i 7 anni; i più piccoli e le donne gravide, infatti, hanno meno capacità di resistenza al micidiale plasmodio falciparum, il più letale tra le quattro diverse specie del parassita unicellulare che viene trasportato dalle zanzare, vive e si riproduce nelle cellule del fegato e nei globuli rossi del sangue dell'uomo, e causa quei fortissimi attacchi di febbre, nausea e dolori ossei che caratterizzano la malattia.
Ma poco si parla delle stragi che compie oggi la malaria perché riguardano essenzialmente i paesi in via di sviluppo: il continente più colpito è l'Africa subsahariana con il 90% dei casi, ma anche India, Brasile, Sri Lanka e Vietnam. Comunque neppure l'Italia è esente, con i suoi 800-900 casi ogni anno (un aumento del 400% rispetto a dieci anni fa).

Il forte aumento dei casi

Ma come mai una tale recrudescenza di questa antica malattia? Secondo il dott. Pietro Caramello, della Clinica di Malattie Infettive dell'Università di Torino, esperto di malattie tropicali, per quel che riguarda l'Italia la spiegazione è abbastanza semplice; il forte aumento dei viaggi intercontinentali e la presenza di molti più immigrati da paesi malarici spiegano l'aumento dei casi, unito al fatto che spesso l'informazione sulla profilassi da praticare prima della partenza non è corretta o i viaggiatori prendono alla leggera le indicazioni ricevute. Tuttavia in qualche caso si è manifestata anche la cosiddetta "malaria da aeroporto", cioè casi di persone colpite dalla malattia pur non avendo mai effettuato viaggi in paesi esotici, ma che, abitando in paesi vicini alle zone aeroportuali, sono stati punti da zanzare infette arrivate con gli aerei. A livello mondiale però la situazione è più complicata: da un lato sono state sospese, essenzialmente per motivi economici, le campagne di controllo avviate nei paesi in via di sviluppo negli anni '60 (campagne di bonifica, chemioprofìlassi di massa, diffusione delle zanzariere), dall'altro è aumentata in modo significativo la capacità di resistenza del plasmodio malarico ai farmaci, richiedendo l'impiego di sostanze sempre più potenti e costose, diventate ormai proibitive per i paesi poveri.

Il flagello dei poveri

Così il "killer in volo" ha ripreso a diffondersi e minaccia oggi il 40% dell'umanità, uccidendo molto più di trent'anni fa. "Di per sé è una malattia facilmente curabile - spiega il Dott. Caramello - nella maggioranza dei casi è possibile guarirla con un investimento di poche migliaia di lire, grazie a farmaci come la clorochina (sostituto del vecchio chinino) o, laddove il plasmodio ha sviluppato "resistenza" a questo farmaco, la meflochina (Lariam). Ma deve essere diagnosticata e curata tempestivamente in quanto debilita il fisico molto rapidamente e il plasmodio può interessare il cervello causando malaria cerebrale, mortale in alte percentuali". È comunque un'infezione grave che non va sottovalutata; in Italia la mortalità (dell'1,9% circa) è dovuta essenzialmente al ritardo con cui ci si presenta all'ospedale. "Ci sono pazienti che pur avendo fatto viaggi in paesi con rischio di malaria, pensano di avere l'influenza e arrivano quindici, venti giorni dopo la comparsa dei sintomi. Talvolta può essere troppo tardi".

In attesa del vaccino

Ma la malaria rimane essenzialmente una malattia dei poveri. Là dove è difficile diagnosticarla e costoso curarla, l'unica soluzione è l'ipotesi di un vaccino, ma "siamo ancora lontani da un vaccino efficace - spiega Caramello - perché il plasmodio malarico ha un ciclo vitale molto complesso e diverse fasi di sviluppo. Esistono ceppi diversi nelle diverse parti del pianeta. Cioè un plasmodio isolato in Kenya può avere antigeni diversi da uno isolato in Colombia e così via". Così sono stati ideati numerosissimi prototipi di vaccino ma nessuno raggiunge percentuali di efficacia significative. Ma il problema è anche di natura economica. La malaria è ancora la cenerentola della ricerca. Come evidenze un recente articolo di Le Monde diplomatique (giugno '98) nel 1990, la spesa complessiva per la ricerca sulla malaria era di soli 65 dollari a vittima, mentre saliva a 789 dollari per una malattia come l'asma e a 3.274 dollari per l'AIDS. Così mentre la malaria provocava in un anno tanti morti quanto l'AIDS in quindici anni, gli investimenti per quest'ultimo rimanevano 50 volte superiori.

Il business mancato

Secondo Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerca farmacologica Mario Negri di Milano, il problema è che lo sviluppo dei farmaci è delegato all'industria farmaceutica, per cui milioni di persone che soffrono di malattie tropicali non disporranno di trattamenti efficaci fino a che i loro governi non avranno accumulato una quantità di risorse tali da garantire un mercato adeguato alle ditte del settore". Il ritornello è conosciuto: senza business niente farmaci. Dovremo forse attendere che la malaria ricominci a diffondersi anche nei nostri paesi (ed è un'eventualità da non escludersi visto che la zanzara anofele è ancora diffusissima in Italia) per incominciare a preoccuparci?

Indirizzi utili

Ospedale Amedeo di Savoia
Clinica Universitaria di Malattie Infettive
Corso Svizzera 164 - 10149 Torino
Tel. 011.4393111 - 011.740388

Centro per le Malattie Tropicali
Ospedale Sacro Cuore
Via Don Sempreboni 5, 37024 Negrar (VR)
Tel. 045.6013262

Comitato Collaborazione Medica
Corso Giovanni Lanza 100, 10133 Torino
Tel. 011.6602793

Uffici Provinciali di Igiene e Profilassi delle USL

Le cinque cose che bisogna sapere

IL NOME. Il nome "malaria" deriva dall'italianissimo "mal aere", che indicava nel 1400 l'aria cattiva presente nelle zone paludose. È una delle poche parole (come pizza) che abbiamo esportato in tutto il mondo. Il nostro Paese è stato flagellato dalla malattia fino agli anni '40. A seguito delle operazioni di bonifica, l'ultimo caso mortale registrato è del 1948. Oggi però è in ripresa (800-900 casi all'anno), ma soprattutto tra gli immigrati o chi ha compiuto viaggi esotici.

CHE COS'È. È una malattia infettiva non contagiosa causata da un germe (un protozoo, il Plasmodio) che viene inoculato nell'uomo con la puntura della zanzara "anofele" infetta e vive e si riproduce nel fegato e nel sangue dell'uomo. Esistono quattro specie di plasmodio: vivax, ovale, malariae e, il più letale, il falciparum.

I SINTOMI. Febbre alta, dolori ai muscoli e alle articolazioni, mal di testa, stanchezza, a volte vomito (raramente ci sono segni neurologici da malaria cerebrale, la forma più grave). Inizia dopo 7-20 giorni dalla puntura della zanzara infetta, talvolta può essere confusa con una forte influenza, ma può portare alla morte, se non curata tempestivamente.

COME DIFENDERSI. Per chi si reca in zone malariche è assolutamente necessaria una profilassi (con clorochina, proguanil o meflochina) da iniziare una settimana prima della partenza e continuare per 4 settimane dopo il rientro. La profilassi, va personalizzata a seconda del paese di destinazione e della durata del viaggio e non va interrotta al rientro. Informazioni dettagliate si trovano su sussidi pubblicati da Divisioni di Malattie infettive degli ospedali, Centri di igiene della Regione o dei Comuni, Ong che operano in campo sanitario (vedi indirizzi). Il 90% dei casi di contagio, comunque, può essere evitato con l'uso di zanzariere per finestre e letti e di repellenti (tipo Autan).

DOVE CURARSI. Se si manifestano i sintomi al ritorno da un viaggio in zone malariche non aspettare! Rivolgersi immediatamente al più vicino ospedale di malattie infettive. La malaria si cura con medicine per bocca o per iniezione. Al posto del vecchio chinino oggi si usa la clorochina oppure, in zone dove il Plasmodio ha imparato a "resistere" a questo farmaco, si usa la meflochina (Lariam), la doxiciclina o il proguanil. La cura va fatta sotto controllo medico e in modo completo per evitare ricadute.

Volontari per lo sviluppo - Settembre 1998
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