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Brasile - Alla vigilia delle elezioni cresce la lotta per la riforma agraria

La terra negata

Sono 12 milioni in Brasile i contadini senza terra, disoccupati che si accalcano nelle bidonvilles di Rio o braccianti schiavi dei latifondisti per 9.000 lire al giorno, mentre 153 milioni di ettari di terra fertile restano inutilizzati. È una vera guerra quella per la terra, ma mezzo milione di contadini si è organizzato per far valere i propri diritti e occupare le Fazendas improduttive. Abbiamo intervistato i loro leaders.

di Silvia Pochettino

"Oggi in Brasile la riforma agraria ha la stessa importanza che ebbe la lotta per la liberazione degli schiavi cento anni fa" - così afferma, lapidario, Joao Pedro Stédile, leader del Movimento dei Senza Terra (Mst) brasiliani, un'organizzazione di oltre 500.000 contadini in 26 stati della federazione. Stédile, figura imponente e grande barbone alla Fidel Castro, è un uomo deciso: "Il Brasile non sarà mai democratico, non sarà mai un paese sviluppato senza una riforma agraria". In effetti la proprietà della terra resta il problema più grave alla vigilia delle prossime elezioni del 4 ottobre.

Il potere del latifondo

Nelle mani dell'1% dei proprietari sono ancora concentrate il 44% delle terre coltivabili, mentre il 53% della popolazione ne possiede solo il 3%. Sono quasi 12 milioni i sem terra, costretti a sopravvivere alla meglio facendo i braccianti nelle fazendas dei grandi proprietari terrieri spaccandosi la schiena anche per 12 ore al giorno per 5 real (9.000 lire) oppure andando ad ingrossare le fila degli emigranti nelle favelas alla periferia di Rio de Janeiro e delle altre metropoli brasiliane. E intanto 153 milioni di ettari (pari a Francia Germania, Spagna, Svizzera e Austria messe insieme) restano improduttivi, secondo i dati dell'Incra, l'Istituto nazionale della colonizzazione e della riforma agraria, "In Brasile è molto comune che medici, deputati, professionisti e industriali che vivono in città siano contemporaneamente proprietari di grandi latifondi di 10.000, 15.000 ettari, totalmente o parzialmente improduttivi - spiega José Trevisol, anche lui membro della dirigenza del Movimento dei Senza Terra - Le grandi imprese nazionali e anche molte multinazionali (ad esempio la Volkswagen, la Parmalat, l'Aracruz e la Petrobras) non utilizzano la terra come fattore di produzione, ma solo per la speculazione immobiliare".

La resistenza dei contadini

Eppure il governo del presidente Henrique Cardoso aveva promesso la consegna nel 1998 di 11 milioni di ettari a 380.000 famiglie povere. "Era solo demagogia - sostiene Stédile - il governo non ha fatto neppure l'1% di quello che aveva promesso".
"Anzi, la politica liberista del governo è responsabile della perdita della terra da parte dei piccoli agricoltori - rincara la dose Trevisol. - Almeno 400.000 contadini hanno dovuto lasciarla perché oggi per il piccolo produttore i costi sono maggiori di quello che ricava vendendo il suo prodotto sul mercato. Tre anni fa con 60 kg di mais si comprava l'equivalente in fertilizzante, oggi ci vogliono 350 kg di mais per 60 kg di fertilizzante. Così il contadino si indebita e se non riesce a restituire nei tempi stabiliti i debiti contratti con il Banco do Brasil, gli viene requisita la terra". Una ricerca dell'Istituto brasiliano di Politiche Alternative per il Cono Sud (Pacs) del 1996 dimostra, in effetti, come la spinta neoliberista degli ultimi anni abbia scoraggiato la produzione di alimenti (la quota di riso e fagioli è passata in 10 anni da 200 a 180 grammi per abitante) a favore dei prodotti per l'esportazione. Risultato: 32 milioni di brasiliani hanno fame e il 7% dei bambini è denutrito (13% nel nord-est).

La lotta dell'Mst

Secondo Stédile e Trevisol c'è poco da aspettarsi dalla politica, l'unico modo per avere la terra è occuparla. Ed è proprio per sostenere le occupazioni dei contadini che il Movimento dei Sem Terra si è costituito ufficialmente nel 1985, dopo la fine della dittatura militare. Nato in seno alla Chiesa, in strettissimo rapporto con la Commissione pastorale della terra, in 13 anni ha raggiunto risultati sorprendenti. Oggi è presente in 26 stati del Brasile, ha fondato 400 associazioni dei lavoratori e 60 cooperative agricole e, soprattutto, ha permesso a 150.000 famiglie di ottenere la terra grazie a 1600 "occupaçao" che in seguito sono state riconosciute e regolarizzate dal governo. Una distribuzione di terra superiore a quanto fatto da qualsiasi presidente della Repubblica. Ma i costi umani della lotta sono stati elevatissimi. Benché l'occupazione delle terre improduttive sia legale, nel 99% dei casi le famiglie che occupano sono scacciate con la forza dalla polizia e soprattutto dalle milizie private al soldo dei latifondisti. "Le violenze sono all'ordine del giorno, non fanno neanche notizia - racconta Trevisol - ad esempio il 31 dicembre '97 alle 5 del mattino 200 pistoleros hanno invaso l'accampamento dei contadini senza terra nello stato di Guajas; hanno ferito 45 persone e sequestrato 26 uomini dicendo che non li avrebbero rilasciati se i contadini. non abbandonavano subito l'accampamento".

Le stragi impunite

E talvolta le violenze si trasformano in stragi. Rimasti tragicamente famosi i massacri, tuttora impuniti, di Volta Redonda, Candelária, Vigário General, Carandiru, Corumbiara, e il più recente, di Eldorado dos Carajà dove il 17 aprile 1996 furono assassinate 25 persone (ufficialmente) di cui 11 "giustiziati" con un colpo alla nuca a distanza ravvicinata, mentre molti altri furono dati per dispersi. Secondo i dati della Commissione pastorale della terra negli ultimi dieci anni in Brasile si è compiuta una vera guerra per la terra: sono 1003 i lavoratori uccisi sul campo, tra cui anche avvocati, religiosi e due leader del Movimento. Appena 56 casi sono stati giudicati, 7 i mandanti-fazendeiros incriminati. E in prigione sono andati solo due pistoleros, esecutori materiali dell'assassinio di Chico Mendes e di Padre Josimo Tavares. Per gli altri l'impunità è totale.

Voti venduti

"Il Movimento non usa la violenza per occupare le terre - spiega ancora Trevisol - noi agiamo sempre nella legalità, infatti è un diritto costituzionale occupare le terre improduttive". Ma è molto lunga la strada che dalla prima occupazione delle terre (accampamento) porta alla regolarizzazione (assientamento) tramite l'assegnazione di lotti da parte del governo. Spesso sono necessarie trattative estenuanti, marce e manifestazioni in capitale. Oggi sono 30.000 le famiglie accampate in attesa dell'assegnazione della terra, che sono lente a venire perché i politici sono compromessi con i proprietari terrieri. Così spiega Frey Dilson Santiago, frate cappuccino e deputato all'Assemblea Legislativa dello Stato di Bahia. Dei 513 deputati federali 400 sono latifondisti o legati direttamente al latifondo. Esiste una vera "lobby ruralista" nel parlamento composta da 160 - 170 deputati con un grande potere di interdizione e manovra. Insomma un clima molto teso alla vigilia di queste elezioni; ma per i contadini senza terra le speranze sono poche. L'unico partito che, a livello federale, appoggia la causa dei Sem Terra è il Partito dei Lavoratori (Pt) guidato da Luis Ignacio Silva, detto "Lula". Ma anche per questa tornata elettorale si prevede che Lula uscirà sconfitto. Secondo Trevisol sono i poveri stessi che vendono il loro voto per quattro soldi o vengono abbagliati da promesse illusorie. "La cosa che mi fa più male è vedere come i deputati "ruralisti" vengono eletti con i voti di persone, che non hanno un palmo di terra". Forse è anche per questo che a fianco della lotta per la terra il Movimento fa un grande lavoro politico di educazione e coscientizzazione. Sono più di 38.000 gli studenti negli assientamentos dei Senza Terra e con loro circa 1.500 gli insegnanti, sostenuti anche dall'Unicef. Conseguono i titoli di studio obbligatori, ma fanno anche corsi di abilitazione professionale e di formazione alla politica. "Il nostro obiettivo non è solo la riforma agraria - precisa Trevisol - quest'ultima non è che il primo passo per costruire una società più giusta".

La storia di Joel, contadino senza terra

"Così ho occupato la fazenda Alagoinhas"

"Non riuscivamo a sopravvivere come braccianti. Ogni mattino ci radunavano in piazza. Qualcuno veniva scelto qualcun altro no. Per lavorare 12 ore e mettere in tasca 5 real (9000 lire)". Joel de Jesus è un contadino del sertão (entroterra arido) dello stato di Bahia. Uno dei quasi 12 milioni di senza terra del Brasile. Un giorno, nel maggio del '93, saputo che nella sua regione dei 2260 ettari improduttivi della fazenda Alagoinhas, solo 492 erano registrati con documenti di proprietà, si è organizzato con alcuni compagni, per occupare quella terra. Erano 65 famiglie. Ma un anno più tardi "arrivarono 12 soldati, 6 pistoleiros e due ufficiali di giustizia. Misero a soqquadro l'accampamento, distrussero il raccolto e le baracche. Avevano un mandato d'arresto e ci cacciarono". Gli uomini vennero portati in prigione dove rimasero tre giorni. "Per protesta ci accampammo davanti al palazzo dell'Incra (istituto nazionale per la colonizzazione e la riforma agraria) con le famiglie. Non avevamo cibo né latte per i bambini - racconta Joel - ma la Commissione pastorale per la terra ci aiutò distribuendo alimenti". Ma anche qui non furono ascoltati. Intanto la Commissione per la terra della diocesi di Bonfim iniziò la procedura legale per ottenere l'esproprio della terra improduttiva. "Dovemmo accamparci lungo la strada che porta alla proprietà. Qui non c'era terra da coltivare ed era difficile fare i braccianti per altri padroni. Fu il momento più duro. Alcuni mollarono. La fame ci assediava. Solo la solidarietà delle famiglie di contadini che avevano già vissuto l'esperienza ci salvò". Dopo più di un anno il procedimento legale portò finalmente all'esproprio formale della terra e i contadini poterono entrarvi. Devono ancora aspettare però la divisione in lotti da parte delle autorità, per avere un piccolo pezzo di terra su cui poter finalmente lavorare.

Volontari per lo sviluppo - Settembre 1998
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