Mack 1

RAPITI... MA CHI?

di Giuseppe Verdi



["Rapiti! - Incontri con gli alieni", di John E. Mack, Mondadori, Milano 1995, 478 pagine (Abduction - Human Encounters with Aliens, USA 1994)]

L'arrivo del noto psichiatra americano John Mack sulla scena ufologica ha prodotto grande clamore sia presso il pubblico e i mass media, sia presso la comunità accademica americana (l'Università di Harvard lo ha perfino messo sotto inchiesta accusandolo di averne compromesso il buon nome), sia soprattutto nell'ambiente degli studiosi di "rapimenti UFO". Con il suo best seller, Mack si è infatti posto in una posizione molto particolare e finora rimasta minoritaria fra chi si occupa di abduction: contrariamente ai suoi stessi mentori iniziali, Budd Hopkins e David Jacobs, Mack sostiene infatti che l'esperienza di rapimento UFO sia sostanzialmente positiva ai fini di una crescita interiore dell'individuo che ne è protagonista, avvicinandosi in questo piuttosto alle tesi misticheggianti di Leo Sprinkle, forse non a caso un altro psicologo. Su questa rivista abbiamo già più volte affrontato il complesso problema dei rapimenti UFO, dedicandovi un intero numero speciale (n. 5) ed un successivo aggiornamento sulle tesi di Hopkins e Jacobs (n. 9), così come abbiamo già riferito del dibattito innescato dalla pubblicazione del libro di Mack (n. 14).

Vista la complessità dell'argomento, in occasione della traduzione italiana del suo libro riportiamo, oltre ad una nostra recensione, anche due pareri di studiosi americani, fra loro opposti, per render conto delle discussioni che la particolare posizione di Mack ha generato negli Stati Uniti, e che non risultano dall'introduzione all'edizione italiana, che si limita al compiacimento per quello che viene presentato semplicemente come l'arruolamento di un noto psichiatra fra i sostenitori della realtà fisica dei rapimenti alieni.

Prima di addentrarsi nella disamina dei tredici "casi scelti" su cui si basa il volume, Mack dedica un paio di capitoli ai rapimenti UFO in generale. Nel primo Mack racconta del suo primo incontro con Budd Hopkins nel 1990 e delle sue prime reazioni all'approccio ai casi di rapimento.

Che si sia ben presto convinto della realtà fisica dei racconti, Mack lo fa capire senza misteri: "I dati raccolti da Hopkins nel corso di quattordici anni attraverso l'analisi di più di duecento casi di rapimento a opera di alieni erano racconti di esperienze che avevano la caratteristica di fatti reali (...); vicende con un impatto molto intenso sia sul piano emotivo che fisico, le quali a volte lasciavano piccole lesioni sui corpi dei rapiti e l'autenticità delle storie era comprovata da un grande numero di dettagli" (i corsivi sono miei).

Mack si chiede poi se il fenomeno abductions sia nuovo in relazione agli avvistamenti di "dischi volanti" e, in proposito, dimostra di non essersi ben documentato quando afferma che la scoperta degli "occupanti" sarebbe avvenuta negli anni Sessanta (anche da notare come Mack definisca gli ufologi "avvistatori di UFO"; gaffe clamorosa o errore di traduzione?).

Il secondo capitolo (Rapimenti UFO: una panoramica) tratta dei precedenti storici e mitologici degli incontri tra esseri umani e non umani e traccia una breve storia del fenomeno abduction, passando per la tappa fondamentale del caso degli Hill. Nella parte conclusiva, l'autore parla della sua personale esperienza con i "rapiti", esponendo con chiarezza il suo concreto sospetto che possa trattarsi di esperienze fisicamente reali.

I capitoli centrali del libro sono dedicati a tredici "rapiti" le cui vicende Mack ritiene particolarmente significative e, soprattutto, rappresentative del fenomeno nei suoi diversi aspetti. Da notare che Peter, il rapito cui è dedicato il capitolo 13, è quello che abbiamo visto a Misteri, nel servizio dedicato appunto a Mack il 18 ottobre 1995.

Nel leggere i resoconti dei tredici casi e delle relative regressioni ipnotiche, ciò che colpisce è la ricorrenza di numerose costanti, cioè di una serie di caratteristiche che risultano essere presenti in buona parte dei casi presi in esame. Al di là, infatti, del classico schema dell'abduction (rapimenti ripetitivi fin dall'infanzia, esami medici, innesto di microimpianti, estrazione di feti "ibridi", etc.), salta subito agli occhi che la quasi totalità dei rapiti vive problemi legati alla sfera sessuale o situazioni personali e familiari particolarmente negative o, comunque, caratterizzate da instabilità.

Abbondano così gli esempi di inibizioni sessuali, di abusi (o presunti tali) da parte di genitori o coniugi, di crisi coniugali che sfociano in divorzi o separazioni, di profonde depressioni, di pratica dell'alcolismo e così via. Sheila, la protagonista del secondo caso trattato, ha addirittura tentato il suicidio in seguito alla morte della madre e di un sacerdote cui era assai legata. E Jerry, la rapita del capitolo 6, si sposa con un uomo che reagirà alla sua avversione per il sesso praticando dei rapporti orali con i figli. Citiamo infine il caso di Joe (capitolo 8) che, cresciuto in una famiglia austera e fredda, afferma con chiarezza di avere trovato negli ET qualcuno che possa colmare il suo bisogno di affetto!

Si tratta di una serie di elementi che fanno nascere il legittimo dubbio di trovarsi al cospetto di soggetti per i quali l'esperienza di rapimento rappresenta una conseguenza di problemi legati alla sfera personale e per i quali Mack afferma, tuttavia, che non c'è alcuna prova che l'abduction sia l'effetto, anziché la causa, di tali disturbi.

In seconda battuta, è impossibile non notare alcune situazioni o episodi al limite del grottesco o chiaramente rivelatori di una certa predisposizione del soggetto a esteriorizzare un trauma personale facendo ricorso all'esotismo dello stereotipo ET. Cito alcuni esempi: prima di diventare consapevoli della propria esperienza, alcuni rapiti avevano letto il libro Communion o avevano visto in TV il telefilm Intrusi;

Sara (capitolo 9) ha da sempre visto i fantasmi, ha cercato poltergeist e ha creduto di avere facoltà paranormali; gli ET di Paul (capitolo 10) affermano di essere stati feriti (chiara allusione a Roswell, come ammette lo stesso Mack!) e rivelano di avere comunicato addirittura con i dinosauri;

da piccola, Eva (capitolo 11) si faceva raccontare dal papà una favola e, appena addormentata, viveva un'esperienza con esseri simili ai nani di Biancaneve; Catherine (capitolo 7) osserva all'interno dell'astronave una sala con 150-200 esseri umani collocati su tavoli operatori per essere esaminati; Dave (capitolo 12) allarga lo spazio dietro casa per "facilitare il loro atterraggio"; Peter (capitolo 13) vede le "facce su Marte" durante le regressioni.

Per Mack, però, non esiste alcun indizio che i suoi "rapiti" soffrano di una qualche psicopatologia e, soprattutto, è assodato che l'ipnosi "possa essere un mezzo per ottenere chiarezza piuttosto che un veicolo di distorsione". Egli è addirittura disposto a credere che Paul fosse davvero presente a Roswell il giorno dell'incidente!

Un altro aspetto assai evidente in tutti i casi di rapimenti esaminati da Mack riguarda le sensazioni sperimentate dai rapiti nel corso delle loro esperienze: percezione di figure all'interno delle proprie camere da letto; visioni di luci e di animali con grandi occhi neri (gufi, cavalli); impressione di essere sfiorati durante il dormiveglia; senso di torpore o di irrigidimento; sensazione di galleggiare, fluttuare o levitare; visione di boschi e ruscelli; immagini di sale illuminate in maniera irreale; e così via. Si tratta di una serie di elementi che collocano l'esperienza dei rapiti a metà strada tra sogno e realtà, conferendole una dimensione quasi onirica che suscita quanto meno il dubbio che la stessa possa essersi svolta solo nella mente del protagonista.

Ma ci sono altre caratteristiche assai curiose che ricorrono con una certa frequenza nelle storie narrate dai rapiti: il ricordo di vite precedenti; una forte preoccupazione di tipo ecologista per il futuro del mondo e dell'umanità, sentimento il più delle volte trasmesso al rapito dagli alieni anche per mezzo della proiezione nella sua mente di immagini catastrofiche e apocalittiche; l'espansione della coscienza del rapito fino a una dimensione cosmica che è spesso il frutto della scoperta di una propria doppia identità umano-aliena da parte del protagonista dell'esperienza, in cui la parte aliena è percepita come un "legame dell'anima con la fonte universale della coscienza, l'anima mundi" dalla quale si è stati separati.

Anche questi fattori contribuiscono ad attribuire ai rapimenti una connotazione oserei dire irreale, che pone queste esperienze al confine tra la realtà oggettiva e il vissuto personale.

Al di là della natura fisica o psichica dei rapimenti, pur propendendo in maniera abbastanza decisa per la prima ipotesi, Mack si dice convinto che il fenomeno abduction rappresenti una questione di importanza e interesse assai grandi. In particolare, egli non sostiene ad ogni costo né l'origine extraterrestre degli alieni né la loro natura materiale, affermando infatti che "noi non conosciamo la fonte dalla quale gli UFO o gli esseri alieni provengono (...). Ma essi si manifestano nel mondo fisico e inducono delle conseguenze in questo dominio". In altre parole, per Mack non c'è dubbio che l'insolito abbia fatto irruzione nel nostro mondo fisico, lasciando chiari segni sia nel corpo che nella psiche dei rapiti.

Da un punto di vista più strettamente medico, Mack si dice poi assai stimolato dalle questioni che il fenomeno abduction può sollevare circa la natura della memoria e il controllo della coscienza. Mack si interroga per esempio sulle ragioni per cui l'esperienza di rapimento riemerge solo a notevole distanza di tempo: "Quale forza tiene il ricordo nascosto nella coscienza per tanti anni?"; "qualche forza repressiva viene loro imposta dagli alieni"; "gli alieni sono probabilmente capaci di controllare le menti".

E, a proposito delle altre persone che si trovano nella stanza quando il rapito viene prelevato ma che non riescono a dargli aiuto, per Mack non ci sono dubbi che costoro "vengano spenti, cioè resi in qualche maniera privi di sensi durante il rapimento". Per Mack, sarà proprio la ricerca in questi settori che porterà a schiudere porte nuove sulla percezione.

L'autore esamina poi anche le implicazioni che i rapimenti possono avere per la fisica e per la biologia, accettando - per la verità in maniera un po' troppo acritica e letterale - l'asserita capacità degli alieni di passare attraverso i muri e le presunte lesioni rilevate dai rapiti sul proprio corpo e guarite a tempo di record. A parere del nostro psichiatra, tuttavia, le principali implicazioni dei rapimenti si collocano sul piano filosofico; il fenomeno richiederebbe infatti un cambiamento del nostro modo di vedere le cose, in quanto i rapimenti avverrebbero in una dimensione spazio-temporale intermedia tra la nostra e quella degli alieni; il rapimento sarebbe pertanto una sorta di "fusione dimensionale" che ha luogo "per metà in questo mondo e per metà in un altro", donde la necessità di ridefinire il significato della parola "sogno" al di fuori degli attuali schemi scientifici.

Infine, Mack non esita a dirsi convinto che i rapimenti possono riguardare due progetti collegati: il mutamento della coscienza umana per prevenire la distruzione della vita sulla terra e unire le due specie (umana e aliena) in una nuova forma evoluta.

Dovendo esprimere un parere complessivo e sintetico sul libro, direi che si tratta di un'opera discutibile non tanto per il messaggio in essa contenuto, quanto piuttosto per il modo in cui ce lo lancia. Il libro è infatti infarcito di banalità e luoghi comuni relativi al fenomeno dei rapimenti UFO, così come risulta carente sul piano dell'analisi degli aspetti mitici e folklorici insiti nei rapimenti.

Mi sono sembrati tuttavia validi gli interrogativi che l'autore pone in merito al valore assoluto del "fenomeno globale abduction", che Mack riassume molto efficacemente nell'affermazione che "qualcosa sta accadendo a questa gente".

E' cioè indubbio che Mack percepisca la grandissima importanza del fenomeno e delle sue possibili implicazioni, ma che non riesca a farci pervenire questo messaggio se non qua e là, tra le righe, nascosto tra navi spaziali, microimpianti e orrori chirurgici.

Direi pertanto che, per quanto mi riguarda, un merito il libro ce l'ha: quello di avermi fatto rendere pienamente conto della rilevanza del fenomeno dei rapimenti, un coacervo di racconti al limite della fantascienza, il cui contenuto - oggettivo o soggettivo che sia - rappresenta una vera sfida per la scienza. A mio parere le abduction sono ormai un sub-fenomeno del problema UFO, da quest'ultimo generato ma da esso ormai quasi completamente distinto, visto che l'avvistamento dell'UFO classico è in questi casi un elemento spesso marginale, se non addirittura mancante. Proprio dalle storie riportate da Mack mi sembra poi evidente ed innegabile che nel fenomeno dei rapimenti giochino fattori sociali e psichici di notevole peso, così come numerosi fattori relativi al nostro immaginario collettivo.

Non sappiamo se alcune persone siano state realmente sequestrate da esseri provenienti da un imprecisato altrove; ma quello che mi sembra certo - e che paradossalmente il libro di Mack mi ha confermato - è che in ogni caso i veri, autentici rapiti sono proprio loro, gli alieni, così brutalmente e prepotentemente trascinati nella nostra realtà contemporanea da quell'immenso e sconosciuto universo oscuro che è la nostra mente.



[tratto da: UFO - Rivista di informazione ufologica n. 18, luglio-dicembre 1996
semestrale a cura del Centro Italiano Studi Ufologici
© CISU, casella postale 82, 10100 Torino, tel. 011 3290279, fax 011 545033]



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