IL FILMATO DI CROSIA

Il problema dell’analisi delle riprese video di fenomeni UFO

di Giuseppe Stilo

 

Negli ultimi anni è stato ripetutamente portato alla ribalta dell’ambiente ufologico italiano un filmato, girato nel 1987 in una cittadina calabrese, che mostra una specie di disco luminoso compiere evoluzioni nel cielo notturno.Testimoni dell’evento le persone raccolte per assistere ad una serie di presunte apparizioni della Madonna di cui sarebbero a tutt’oggi protagonisti due giovani calabresi. Il caso ha inoltre raggiunto il grande pubblico grazie alla trasmissione del filmato in un programma RAI dell’autunno del 1988.

Tale filmato, ad avviso di chi scrive, è fonte di numerosi insegnamenti tecnici e di riflessione su un settore di studio, quello delle riprese video di presunti fenomeni ufologici, che vanno sempre più diffondendosi e sui quali occorre certamente ancora acquisire una ben più ampia capacità di analisi.

È necessario comunque soffermarsi, in via preliminare, sulle circostanze che hanno fatto sì che la vicenda di Crosia giungesse a conoscenza del pubblico e degli ufologi.

Durante le sue vacanze estive del 1987, la giornalista Anna Maria Turi, residente a Roma ed appassionata di fenomeni paranormali e di apparizioni religiose [1] si reca in Calabria, dove apprende che in un paese della provincia di Cosenza una statua della Madonna lacrima e che nel cielo sarebbe apparso "un globo luminoso". Recatasi sul posto e visionato il filmato, la Turi rientra nella capitale dove, sul quotidiano romano Il Tempo del 15 agosto, dà la prima notizia del fatto, in seguito alla quale la giornalista viene contattata da alcuni esponenti di un’associazione ufologica, il Centro Ufologico Nazionale.

È solo agli inizi del 1988, tuttavia, che gli avvenimenti prendono una nuova piega quando l’attrice Maria Rosaria Omaggio, che sta preparando per Raidue un programma a puntate sul mondo dell’insolito dal titolo Incredibile, apprende della questione e decide di interpellare l’uomo che ha girato il filmato, il quale verrà acquistato dalla RAI - a quanto pare - per la somma di tre milioni e mezzo di lire [2].

Alla fine di maggio dello stesso anno la presentatrice di Incredibile si reca a Crosia dove realizza un servizio, che verrà trasmesso la sera del 17 ottobre 1988, nel corso della puntata del programma dedicata agli UFO. In tale sede l’autenticità e l’attendibilità ufologica del filmato vengono esposte e commentate da alcuni esponenti del CUN, che "adottano" il caso con un entusiasmo che, sulla base dei fatti, non si può esitare a definire davvero eccessivo [3].

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

È il pomeriggio del 23 maggio 1987. In una chiesetta semidiroccata nei pressi di Crosia, un paese situato sulla costa jonica della provincia di Cosenza, due ragazzi scoprono che una vecchia statua in gesso della Madonna avrebbe cominciato a lacrimare spontaneamente.

Nei giorni successivi la voce si sparge e migliaia di persone, compresi i rappresentanti delle autorità locali, affluiscono sul posto mentre la stampa prende ad occuparsi della vicenda. Nel corso di una delle riunioni serali di preghiera, pochi giorni dopo, i ragazzi Vincenzo Fullone (15 anni) e Anna Biasi (12 anni) cominciano ad avere delle visioni e a ricevere messaggi dalla Madonna che si manifesta loro.

Ed è così che Pasquale Campana, parrucchiere allora ventiseienne, residente nella frazione di Mirto, a 7 chilometri dal paese, decide di "piazzarsi giorno e notte con una telecamera dinanzi alla chiesa dove di solito avvenivano queste cose strane" [2].

Durante una delle ennesime apparizioni serali (discuteremo più avanti il problema della data esatta), il veggente Vincenzo Fullone si alza ed avvisa la gente di uscire dalla chiesetta e di "osservare il cielo". Anche Campana, che sta riprendendo la scena, si reca all’esterno, guarda verso l’alto e scopre una luce insolita come "un aereo che faceva troppa luce" [2]. Tenendo la telecamera "appoggiata sulla spalla" Campana inizia a filmare quel "globo che girava su se stesso" [4].

Lo spezzone del filmato trasmesso dalla RAI ha una durata di circa sei minuti e mezzo, ma è da rilevare che esso è solo una parte (anzi, il montaggio di alcune sequenze) dell’intero filmato, che in realtà avrebbe avuto una durata assai superiore. Tale constatazione dovrebbe indurre ad una prima riflessione, giacché la parte mancante della ripresa avrebbe potuto mostrare dettagli ben altro che banali al fine di una valutazione critica dei fatti.

Inoltre è da osservare che nessuno si è mai curato di render noti i dati tecnici relativi alla videocamera, che comunque utilizzava il comune formato VHS e che doveva essere in grado di fornire prestazioni modeste. Anche l’ora non è riferita in maniera univoca: le varie fonti parlano comunque di un momento compreso tra le 22 e le 22.30.

Quanto al filmato vero e proprio esso mostra, contro uno sfondo completamente scuro, un grosso punto luminoso in movimento ma apparentemente originato da una fonte luminosa immobile. I movimenti oscillatori ed a scatti sembrano essere unicamente dovuti agli urti della gente intorno all’operatore ed all’instabilità della macchina sulla spalla di Campana. Del resto la mancanza di movimenti è testimoniata dall’assenza di una scena finale che mostri un qualsiasi allontanamento del fenomeno come anche dalla presenza, nella parte inferiore destra del campo visivo, di un lampione stradale che compare e riappare più volte nella stessa posizione relativa rispetto all’insolita luce.

Il lampione stradale è l’unico particolare esterno visibile in tutta la ripresa: esso scompare nel momento in cui il punto luminoso appare gonfiarsi a dismisura fino ad assumere l’aspetto di una circonferenza con un bordo luminoso, una parte interna un po’ più pallida, un foro centrale scuro e due modanature, una superiore, più ampia, ed una inferiore, triangolare, più modesta [vedi foto 1].

A prima vista, l’impressione è quella di un allontanamento ed avvicinamento assai veloci del corpo che, comunque, riprende l’aspetto di un grosso punto luminoso nel momento in cui il campo visivo si allarga e mostra nuovamente il già citato lampione.

Sulla colonna sonora sono udibili molte voci confuse ma anche alcuni commenti, in dialetto calabrese, di persone che sembrano aver visto anch’esse qualcosa di insolito nel cielo. Fra i testimoni anche il parroco e gestore delle apparizioni, il sessantacinquenne don Luigi Mazza. Nessun rumore sembra invece provenire dal fenomeno luminoso.

ALCUNE CONTRADDIZIONI

In realtà, come già accennato, alcuni fondamentali elementi del fatto restano tuttora poco chiari ed il modo in cui sono stati presentati non ha certo contribuito ad accrescere la sensazione di solidità del caso.

Si può cominciare addirittura con le incertezze relative alla data in cui sarebbe stato girato il filmato. Sono stati infatti citati, a più riprese e da fonti diverse, tre giorni differenti.

Inizialmente, su Il Tempo del 15 agosto 1987, Anna Maria Turi parlò esplicitamente del "4 giugno". Su una fonte successiva però (Sette, supplemento al Corriere della Sera del 5 marzo 1988), la stessa giornalista modificò la data nel "30 maggio" La stessa data è citata poco dopo da alcuni ufologi [5] ed in un altro articolo sulle "visioni" di Crosia apparso su un settimanale popolare [6]. Dello stesso giorno si parlerà anche nel corso del programma Incredibile dedicato, il 17 ottobre 1988, in larga misura al fatto in questione.

Ma ecco che, quasi contemporaneamente, è la stessa presentatrice di Incredibile, Maria Rosaria Omaggio, a parlare di una terza data nelle pagine di una suo libro sull’insolito, scritto a seguito della precedente esperienza televisiva [7]. Il filmato sarebbe stato realizzato il "2 giugno 1987".

In alcun caso, nessuno ha ritenuto di fornire spiegazioni sui cambiamenti nella datazione dei fatti né sul modo con il quale si sarebbe giunti alla data autentica. Quel che si può comunque affermare è che, dopo la pubblicazione del libro della Omaggio, anche gli appassionati di ufologia si sono adeguati all’ultima versione senza commentarla affatto [8].

Ancora più ampia è la forbice relativa al numero di persone che avrebbero assistito visivamente al fenomeno. Ecco le varie cifre che sono state indicate:

- "centinaia" (Stop del 5 giugno 1988);

- "cinque o seicento testi" (dichiarazione della Omaggio nel corso di Incredibile );

- "centinaia, forse migliaia" (7 del 5 marzo 1988);

- "più di novecento persone" (Notiziario UFO n. 112-113);

- "novecentosessanta" (!?) (dichiarazione di Corrado Malanga del CUN a Il Tirreno del 12 aprile 1990);

- "più di mille testimoni" (C. Malanga, R. Pinotti, "Il fenomeno BVM", p. 77).

A parte le notevoli divergenze, sembra si voglia far capire che il numero degli osservatori sarebbe stato elevatissimo. Ebbene, a tal proposito non si può non riscontrare come, in tale evenienza, il rilievo dato al fenomeno celeste dalla stampa locale (che seguiva quotidianamente le apparizioni) avrebbe dovuto essere molto grande. Eppure, le pubblicazioni del posto (il quotidiano La Gazzetta del Sud e il settimanale Il Crotonese) non contengono nessun accenno, nel periodo in questione, all’apparizione del "disco" [9].

Di contro, ci troviamo davanti ad una povertà disperante di testimonianze collaterali che confermino la presenza di qualcosa di veramente insolito nel cielo del paese calabrese.

Qua e là si accenna alle "grida della gente", alla presenza di "una stella o mela a metà" o ad "una palla tonda che si avvicinava" (Incredibile del 17 ottobre 1988). Lo stesso Pasquale Campana in un’intervista descrive il fenomeno come "qualcosa di molto simile ad una stella che stava attraversando il cielo sovrastante" e cita "la gente che si inginocchiava" [2].

La presentatrice Omaggio accennò alla presenza sul posto del "macellaio di Rossano" [8], ma a parte qualche altro scarsissimo riferimento non v’è traccia alcuna della pubblicazione di resoconti dettagliati delle "centinaia" di testimoni che descrivano i dettagli "straordinari" visibili nel filmato. Tutto ciò sembra essere coerente con l’ipotesi della presenza nel cielo di Crosia di una fonte luminosa ben più banale, presenza alla quale - non si dimentichi - si rivolgevano probabilmente, dopo l’annuncio di un "segno" da parte della Madonna, le aspettative di molti abitanti del luogo.

Una delle presunte anomalie del filmato, è stato invece sostenuto, consisterebbe nel fatto che gli effetti di allontanamento e di avvicinamento del fenomeno non sarebbero imputabili ad operazioni di zoom poiché "l’operatore giurò e spergiurò di non averlo mai toccato" e perché "la fonte luminosa schizzava letteralmente indietro con una velocità tale da rendere impossibile l’imitazione di tale fenomeno manovrando manualmente lo zoom" [10].

Si è poi tentato di rafforzare la solidità del filmato di Crosia cercando analogie con presunti fatti ufologici precedenti e successivi [11], ad esempio confrontandolo con riprese girate in questi ultimi anni in Belgio, su cui ci soffermeremo qui sotto.

Ma per giudicare in maniera adeguata la vicenda di nostro interesse è necessario concentrarsi su tutti gli elementi interni alla questione.

UN PRECEDENTE NORVEGESE?

Già da parecchi anni era noto nella letteratura ufologica il caso di un filmato, ripreso nel sud della Norvegia il 20 febbraio 1976, che sembra presentare diverse analogie con il fenomeno di Crosia e la cui analisi è fonte di alcuni insegnamenti preliminari utili per comprendere la natura degli effetti presenti nel filmato giuntoci dalla provincia di Cosenza.

La sera in oggetto, a Steinsholt, un paesino situato a circa cento chilometri a sud-ovest di Oslo, due coniugi videro e filmarono una piccola palla luminosa rossastra che si dirigeva verso nord nel cielo completamente buio.

L’associazione UFO-Norge effettuò in merito una dettagliata inchiesta [12]. Queste furono le interessanti valutazioni espresse dall’Osservatorio solare del Dipartimento di Astrofisica dell’Università di Oslo: "abbiamo misurato l’annerimento della pellicola con il nostro microdensitometro [13]. Ciò ha mostrato che la fotocamera era fuori fuoco, mentre tutte le immagini hanno un anello di luce appena all’interno del bordo dell’area luminosa [dettaglio riscotrabile anche visivamente nei fotogrammi del filmato di Crosia, NdR]. Ciò è evidente anche sui negativi della pellicola".

"Se si esamina il rapporto dei testimoni, le dimensioni apparenti dell’oggetto sono descritte pari a 0,5 gradi (un pisello), ma il film le mostra di circa due gradi. Ciò indica che il sistema di aggiustamento della fotocamera era fuori fuoco".

Anche i capitani A. Knutsen e A. Brandtzeg, dei laboratori fotografici Kjeller, dopo aver esaminato il filmato, affermarono che la macchina era fuori fuoco e constatavano altresì la mancanza di punti di riferimento [il che si constata purtroppo anche nel caso di Crosia].

Sulla parte superiore del fenomeno ripreso a Steinsholt è inoltre presente una macchia nera che sembra tagliare la sezione superiore del disco. Sulla natura di queste e di altre "modanature" di aspetto più o meno simile presenti in varie riprese torneremo più avanti. UFO - Norge non si espresse sulla possibile natura del corpo filmato. Quel che rileva in questa sede è la citazione di alcuni dettagli tecnici che, come vedremo fra poco, sono, assieme a molti altri, convergenti verso una spiegazione convenzionale dei fenomeni presenti nel film di Pasquale Campana.

LA SPIEGAZIONE TECNICA

Un importante sviluppo si ebbe però nell’agosto del 1990, quando l’ufologo francese Gilles Munsch, ingegnere specializzato in costruzioni meccaniche, inviò a varie associazioni ufologiche francesi e di altri paesi (per l’Italia, al Centro Italiano Studi Ufologici) una sua analisi di cinque pagine relativa ad uno dei filmati girati nel corso della recente ondata belga ed a quello di Crosia. Nella relazione si concludeva che le fantomatiche immagini presenti nei film erano dovute soltanto agli effetti dell’azione dello zoom. Munsch esordiva sottolineando la curiosa mancanza di prospettiva del corpo filmato a Crosia.

Fu pressoché casualmente che, nel corso di un’indagine nella Francia settentrionale, Munsch realizzò un filmato della zona in cui si era avuta una segnalazione ufologica. Con sua somma sorpresa, nel visionare successivamente la sequenza, l’inquirente vide comparire sullo schermo delle forme luminose assai simili a quelle dei filmati di nostro interesse. Esaminando i fatti, risultò chiaro che le immagini insolite comparivano solo nel corso di una fase di zoomata ed in corripondenza di una fila di lampade dell’illuminazione stradale. Tali immagini sparivano invece quando terminava la messa a fuoco automatica [vedi foto 2 e 3]. A quel punto, prosegue Munsch, si potevano formulare tre ipotesi:

1) che le immagini provenissero da una particolarità dell’ottica della videocamera;

2) che fossero generate da una caratteristica propria dell’elettronica dell’apparecchio, in specie dal sensore CCD a cristalli liquidi;

3) più semplicemente che fossero dovute ad una forma particolare di quelle specifiche lampade stradali. Quest’ultima possibilità fu comunque scartata quanto Munsch realizzò gli stessi effetti riprendendo altre lampade stradali (foto 6).

Tutto sembrava invece indicare una causa interna alla videocamera.

La difficoltà di reperire schemi tecnici dettagliati degli apparecchi utilizzati da Munsch, di costruzione giapponese [14], fu superata da un esame attento delle macchine stesse. Facendo funzionare l’apparecchio si scopre che intorno alla posizione di zoom massimo si trova un pezzo metallico i cui contorni sono del tutto simili a quelli delle strane scanalature presenti nelle luci filmate [vedi disegno]. La forma di tali pezzi può comunque variare a secondo dei vari modelli di videocamera. Ciò si verifica solo quando ci si approssima alla zoomata massima, allorché il diaframma automatico è completamente aperto e sta per terminare la messa a fuoco.

Successivamente Munsch riprodusse il fenomeno anche con illuminazione diurna, puntando la camera sulle luci di posizione di un elicottero. Naturalmente, concludeva Munsch, la carenza di informazioni tecniche sul fatto di Crosia non permetteva di concludere con assoluta certezza che il fenomeno lì ripreso fosse dovuto a cause analoghe.

Ma una spiegazione più dettagliata dei fenomeni venne fornita successivamente dall’esperto fotografico dell’associazione ufologica belga SOBEPS, Patrick Ferryn [16].

Anche Ferryn aveva rilevato, analizzando alcune riprese fatte dai testimoni durante la stupefacente ondata dei "triangoli" belgi, effetti del tutto simili a quelli finora descritti. Stavolta, oltre a fornire un’ancor più adeguata spiegazione tecnica, la SOBEPS nel corso delle sue indagini sembra esser riuscita ad identificare la fonte luminosa all’origine di due dei tre filmati sotto esame. Già il 30 novembre 1990 a Gemmenich, paesino nei pressi di Eupen (provincia di Liegi) un certo Etienne Dumbruch aveva ripreso, nel corso della serata, un punto estremamente brillante che si teneva immobile nel cielo. La SOBEPS sospettò immediatamente che le cause degli effetti di ripetuto ingrossamento della luce rilevabili nelle sequenze fossero dovute allo zoom, ma agli inizi il tentativo di riprodurrelo stesso fenomeno con un’altra videocamera diede risultato negativo.

Però, confrontando i dati astronomici relativi alla volta celeste di Gemmenich per la sera in questione, risultò chiaro che il corpo luminoso filmato non era altro che il brillantissimo pianeta Giove.

Un fenomeno invece quasi identico a quello presente nel filmato di Crosia fu mostrato in un servizio trasmesso dalla Radio-Televisione Belga durante le vacanze pasquali del 1990. In esso si vede un grosso punto luminoso divenire un disco dotato di tacche (due superiori ed una inferiore) con una zona centrale scura. Stavolta il filmato era opera di un abitante di Amay, nella provincia di Liegi, ed esso era stato effettuato in un giorno imprecisato del febbraio 1990 [vedi foto 4].

Successivamente, il responsabile delle indagini della SOBEPS Patrick Vidal rese noto che anche stavolta si era trattato di Giove, filmato senza cavalletto e con un obiettivo autofocus [17].

Infine, il quotidiano La Libre Belgique del 1º aprile 1990 riferì che un certo Joaquim Sferrazza, in compagnia della moglie, aveva filamto un "curioso disco rotondo" a Flémalle, nei dintorni di Liegi. Nella ripresa si osserva distintamente per una ventina di secondi un corpo volante che mostra un punto centrale scuro ma anche due scalanature triangolari sul bordo superiore ed un’altra smussatura, anch’essa triangolare, lungo il bordo inferiore. Dal filmato risulta evidente l’utilizzo dello zoom (x 6) della videocamera.

"Malgrado l’iniziale incapacità di riprodurre gli insoliti effetti - scrive Ferryn - lo studio dell’insieme delle documentazioni giunte alla SOBEPS sembrò confermare subito che i sospetti dovevano indirizzarsi verso il sistema ottico delle videocamere". Infatti, confrontando le sequenze, risultò che (esattamente come nel filmato di Crosia) ad ogni "gonfiarsi" della fonte luminosa originale corrispondeva la comparsa dell’immagine del "disco con le modanature lungo i bordi". Il fenomeno osservabile otticamente dai presenti corrispondeva invece ad una scena assai più banale.

Nella maggior parte dei casi, l’effetto coincideva con una ripresa effettuata in posizione di zoom massimo (f: 54 mm o f: 72 mm) o con il momento nel quale l’operatore aveva in corso la zoomata. In ultima analisi, il sistema autofocus di cui sono dotate le videocamere con sensore tipo CCD operanti in sistema VHS, VHS 8 o VHS C provocava, ad ogni modificazione dell’inquadratra, una nuova ricerca della massima chiarezza possibile. Ciò comportava una defocalizzazione momentanea del soggetto inquadrato fino al successivo stabilizzarsi dell’autofocus. Tale aberrazione ottica si amplifica con lo zoom in avanti (da f: 9 verso f: 54 per uno zoom x6 o verso f: 72 per uno zoom x8).

Ferryn rileva poi l’instabilità quasi permanente della videocamera, assai leggera e retta unicamente dalla spalla dell’operatore (come a Crosia) ed i cui movimenti, seppr lievi, si ripercuotono in maniera vistosa sul risultato finale, con grandi difficoltà nel mettere a fuoco anche un corpo astronomico quale il pianeta Giove, la cui velocità angolare è talmente modesta da potersi considerare fermo ai fini che ci riguarda-no.Tali movimenti causati dall’operatore, come detto, sembrano essere gli unici riscontrabili anche nel film girato a Crosia.

Per ciò che riguarda la presenza delle tacche ai bordi del disco, lo schema del tubo ottico di una videocamera, riprodotto a lato, mostra che essa è semplicemente dovuta alla sagoma di alcuni pezzi situati quasi all’estremità del tubo stesso. Posizione, numero e forma di tali pezzi variano da un modello all’altro, provocando lievi differenze anche nelle modanature.

Infine è importante rilevare, afferma Ferryn, che tutti gli effetti finora descritti non sono riproducibili utilizzando qualsiasi modello di videocamera, in ragione della differente qualità e concezione dei sistemi ottici utilizzati. In generale, il materiale più sofisticato e dunque più costoso offre una valida difesa da questo tipo di problemi.

IL "FORO" CENTRALE

A questo punto, per dovere di obiettività, occorre far notare come alcuni dei filmati qui presi in esame presentino, nella parte centrale, una zona più scura come una specie di foro, apparentemente circolare.

Lo stesso Gilles Munsch, nel riferire i risultati delle sue analisi, fece osservare come i suoi video sperimentali non presentassero tale caratteristica.

A chi scrive pare che la difesa della genuinità ufologica della ripresa di Crosia sulla base di tale considerazione offra ben poche speranze. In una breve nota riportata da una circolare del CUN, ad esempio [17], quello succitato è l’unico elemento inerente il filmato che viene contrapposto alle dettagliate spiegazioni tecniche offerte da più parti.

Comunque, come abbiamo detto, stando ai risultati dell’inchiesta della SOBEPS il filmato di Amay, che presenta anch’esso un foro scuro nella parte centrale è in realtà una semplice ripresa fuori fuoco del pianeta Giove.

Inoltre, già alla metà di maggio del 1989 chi scrive, nella sua veste di collaboratore della rivista dell’insolito Il Giornale dei Misteri, aveva ricevuto una missiva di uno studente universitario romano il quale, purtroppo, preferì non comunicare le proprie generalità. Nella lettera si prendeva posizione a favore di cause ottiche per spiegare gli insoliti effetti del film di Crosia.

Tra le obiezioni avanzate dal giovane erano elencate: l’evidente presenza di un effetto zoom; l’apparente carenza di carica emotiva nelle voci in sottofondo delle persone presenti al fatto; la posizione anti-aerodinamica del corpo; e soprattutto la mancanza di punti di riferimento esterni nel filmato. Tale fatto, da solo, varrebbe a sminuire comunque in maniera notevole l’interesse di qualsiasi ripresa ufologica. Proprio dall’unico dettaglio di questo tipo, il lampione stradale, si ha un’altra conferma della causa dei fantasmagorici effetti. Esso è infatti visibile solo in mancanza dell’azione dello zoom. In tale situazione l’oggetto appare nient’altro che un grosso punto di luce. Il lampione scompare invece quando, con il restringimento del campo visivo, l’oggetto diviene il "grosso disco con modanature e foro centrale".

In seguito l’universitario romano, dotatosi di una videocamera e di una banale lampadina pisello simile a quelle usate per gli addobbi degli alberi natalizi (6-12 volts, 100-140 mA, diametro di 5,5 mm e lunghezza di 18 mm) cercò di riprodurre il fenomeno ponendo la lampadina accesa in un ambiente buio a 10-15 mm dalla macchina ed azionando contemporaneamente lo zoom. Il risultato è un’immagine identica a quella di Crosia, completa della "misteriosa" stella centrale ad otto punte, delle modanature inferiore e superiore ed del bordo rialzato nelle parti centrale e sinistra.

Una causa astronomica?

Naturalmente, non è affatto chiaro che cosa fosse la fonte la quale, data per scontata la buona fede di chi ha effettuato la ripresa, è all’origine degli effetti già ampiamente descritti e spiegati. Tale fonte non presenta tuttavia caratteristiche tali da far pensare ad un qualche fenomeno anomalo.

Dato che i movimenti presenti sembrano essere dovuti soltanto a piccoli spostamenti della macchina da presa, non è da escludere che la piccola luce fosse del tutto immobile, apparentemente ad un’altezza angolare piuttosto modesta.

L’ipotesi di un’origine astronomica non parrebbe del tutto scartabile, vista anche l’identificazione del filmato belga di Amay. Tuttavia, le dimensioni apparenti del punto luminoso di Crosia sembrano forse eccessive per una tale eventualità.

Ad ogni modo, che effetti analoghi a quelli del "disco di Crosia" possano essere prodotti da fonti astronomiche è ulteriormente confermato da un fenomeno filmato dal gruppo di ricerca SHADO di Cerreto di Borgo a Mozzano (LU), diretto da Moreno Tambellini, nel corso di una notte di sky watch effettuata il 24 giugno 1990 presso la località appenninica di Passo Saltello (LU), sul confine tra Toscana ed Emilia.

All’alba di quel giorno, infatti, l’addetto alle riprese video del gruppo vide "un punto luminoso che si alzava dall’orizzonte in maniera lenta e costante". Con emozione, i membri del gruppo videro nel monitor di controllo delinearsi una forma simile a quella presente nei filmati di nostra pertinenza. Dopo accurati controlli, però, risultò chiaro che lo strano corpo non era altro che il brillantissimo pianeta Venere. Ancora una volta la forma "era data solo dallo zoom effettuato sul punto luminoso e dalla caratteristica interna dell’obiettivo della telecamera" [18].

Infine, va rilevata una suggestiva interpretazione che, ad avviso di chi scrive, non andrebbe presa con leggerezza. È stato notato che nel corso della puntata del programma Incredibile nella quale venne presentato il fatto, fu trasmessa un’intervista rilasciata a Maria Rosaria Omaggio dal signor Campana sul luogo presso il quale egli ebbe modo di girare il filmato. Ebbene, le riprese diurne mostrarono alle spalle del ben noto lampione che funge da punto di riferimento, una collina piuttosto scoscesa ed abbastanza elevata. Da ciò si ricava la vaga impressione che, forse, la fonte luminosa non sia da identificare necessariamente - qualunque ne sia la natura - in un corpo presente nel cielo, bensì in una luce fissa al suolo. La sensazione è in apparenza sostenuta dal fatto che, sovrapponendo un fotogramma del film ed uno dell’intervista della Omaggio al Campana, il profilo della collina copre anche il punto in cui doveva trovarsi la fonte luminosa.

E che l’intervista sia stata fatta proprio nel punto in cui fu effettuata la ripresa sembrerebbe confermato dalla quasi perfetta analogia di dimensione presentata nei due casi dal famoso lampione.

Naturalmente, sia l’ipotesi della causa astronomica che il prudentissimo suggerimento appena fatto non potranno trovare un valido sostegno (o una smentita) senza una dettagliata indagine sul posto, di cui finora non sembra esservi traccia. Ma cosa si può dire, quando vi sono persino contraddizioni non spiegate sulla data dell’avvenimanto e non si hanno dettagli sulle coordinate celesti nelle quali presumibilmente si trovava la fonte luminosa?

Conclusione

In margine alla vicenda del filmato di Crosia, è prevedibile che la crescente diffusione delle videocamere, ormai disponibili anche per una parte considerevole degli italiani, porti nei prossimi anni ad un’esplosione del numero di filmati ufologici a nostra disposizione. Nel corso della recente ondata belga, ad esempio, ne sono stati realizzati più di venti.

Sarebbe auspicabile cominciare ad attrezzarsi, sia concettualmente che tecnicamente, per affrontare preparati questo nuovo aspetto del fenomeno che, fino a non molti anni fa, almeno in Italia presentava un rilievo piuttosto marginale. Ciò anche allo scopo di non ripetere l’errore commesso da buona parte della comunità ufologica fino agli ultimi anni ’70, quando - anche per una quasi totale incapacità tecnica - le centinaia di presunte foto UFO diffuse soprattutto dai gruppi di ricerca venivano regolarmente ignorate o considerate semplici curiosità e non invece uno dei tanti settori nei quali acquisire una sempre maggiore professionalità e capacità di valutazione critica.

Nella questione di Crosia, invece, abbiamo avuto un esempio di ciò che non vorremmo che l’ufologia fosse e di quello che ancora oggi, purtroppo, continua talora ad incarnare.

Illustrazioni | Appunti d'inchiesta | Una questione di metodo
 

 

NOTE BIBLIOGRAFICHE

[1] È autrice, da ultimo, del volume: "Pourquoi la Vierge apparaît aujour’hui", Félin, Parigi, 1988.

[2] Il Mattino del 7 maggio 1988.

[3] Corrado Malanga e Roberto Pinotti, "I fenomeni BVM", Oscar Mondadori, settembre 1990.

[4] Programma televisivo "Incredibile" , Raidue, 17 ottobre 1988.

[5] Notiziario UFO, n. 107 del luglio-dicembre 1987, pubblicato però nella primavera del 1988.

[6] Stop del 5 giugno 1988. L’articolo è firmato "Anna Maria Mauri", probabile pseudonimo della Turi.

[7] Maria Rosaria Omaggio,"Il mio viaggio nell’incredibile", Technipress Italiana, Roma 1989.

[8] C. Malanga e R. Pinotti, op. cit., p. 10; Notiziario UFO, n. 112-113 del gennaio- dicembre 1990; Visto dell’8 maggio 1991 (dichiarazione di R. Pinotti); Stop dell’8 maggio 1991 (intervista a C. Malanga).

[9] Ad essere precisi, in un trafiletto apparso il 3 giugno 1987 su La Gazzetta del Sud si legge che "domenica qualcuno ha detto di aver visto il Cristo risorto e, in ultimo, una barca". La data riferita è ancora diversa, il 31 maggio.

[10] C. Malanga e R. Pinotti, op. cit., p. 78.

[11]Circa i tentativi di trovare due riprese ufologiche uguali, come nel caso della significativa (e deludente) vicenda della "foto di Rouen" e di quella di Mc Minniville, si veda l’articolo di Willy Smith: "The Rouen photo", su Orbiter n. 25 del luglio - agosto 1990, pp. 6-7.

[12] Nordic UFO Newsletter, n. 2 del 1982, pp. 8-10.

[13] Il microdensitometro (o microfotometro) è uno strumento ottico di precisione destinato a misurare nei più minuti dettagli la densità dei negativi fotografici.

[14] Si trattava di una Philips VKR 6850 Secam e di una Panasonic MV-N7-F.

[15] Patrick Ferryn, "Des ‘disques à encoches’ et des infortunes de la video", su Inforespace n.79, SOBEPS, Bruxelles, novembre1990, pp.25-30; e ripreso nel capitolo "Vidéo films et photographies" del libro "Vague d’OVNI sur le Belgique", SOBEPS 1991, pp. 398-401.

[16] UFO - Rivista di informazione ufologica n.9, gennaio1991, p.8.

[17] Filo diretto n.10, maggio-dicembre 1990, p.2.

[18] Lettere del gruppo Shado alla Sezione Ufologica Fiorentina del 3/8/1990 e del 14/1/1991, e Documenti Shado n.5, gennaio 1991.

 

 

[© 1992 CISU - tratto da UFO - Rivista di informazione ufologica del Centro Italiano Studi Ufologici n. 11, luglio 1992]


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