A caccia di nuovi campioncini

 

Se dieci anni fa mi avessero presentato un foglio sul quale avessi trovati scritti i nominativi e gli indirizzi di ben quarantotto ragazzi di età compresa fra i 7 ed i 14 anni, associati al circolo, lo avrei sottoscritto quasi come il pareggio della Juve a Manchester prima della partita. Dopo la gara mi sto chiedendo se si poteva e doveva fare di più e meglio e, tutto sommato lo sto anche un po' chiedendo a tutti coloro che avranno voglia di leggere queste righe.

Una premessa è d'obbligo: è di questi giorni il riconoscimento che la Federazione Scacchistica Italiana ha inteso assegnare proprio a questo Circolo grazie anche a questa Sezione, per la miglior e maggiore attività svolta, a livello giovanile, nell'anno 1998. Una bella targa (a me, quella interessa) e, per il nostro economo Bruno Manzardo, un contributo significativo in danaro (a lui, quello interessa).

Ma, ad ogni buon conto, continuo ad esser perplesso. Mi spiego meglio, ripercorrendo la storia di questa «Sezione». Quando, nell'ottobre del 1989, iniziammo il primo corso di scacchi per ragazzi in sede, fu quasi per scommessa. Si doveva, infatti, soddisfare il numero di richieste di una moltitudine di ragazzi che contattavamo negl'istituti scolastici torinesi grazie all'iniziativa del Comune denominata «Caleidoscopio» prima e la «Città ai Ragazzi» poi. In quegli anni i corsi che ci venivano assegnati erano di gran lunga più numerosi di quelli concessici attualmente. Era ragionevole, e valeva ben la pena, provare ad invitare al circolo i più interessati se non promettenti. E così fu fatto. All'esordio timidamente 8-10 iscritti, il secondo anno anno, meglio, già due corsi, fino ad arrivare, in costante progressione, ad un terzo corso ed una trentina di presenti. Seguiti, di anno in anno, da istruttori sempre più qualificati ed entusiasti.

Tutto questo fino al 1997, anno in cui, per tutta una serie di motivi, fra cui, essenziale, quello di garantire la comodità delle famiglie, la Sst decise di allargare i propri orizzonti distaccando i corsi presso le scuole di alcune circoscrizioni, tre per l'inizio quattro a tutt'oggi, avendo quale obiettivo l'ampliamento dell'attività su tutto il territorio cittadino.

E così oggi festeggiamo la possibilità di insegnare il gioco degli scacchi ogni giorno della settimana, sabato compreso. A tanto è arrivato il nostro impegno, e a quarantotto, come dicevo, i nomi degli iscritti.

Ciò che non mi è chiaro, però, è se questo enorme sforzo organizzativo, suddiviso per i più svariati motivi sempre fra meno persone, abbia dato o stia dando risultati in concreto.

Dei 25 ragazzi iscritti nelle sedi decentrate circoscrizionali neppure un terzo conosce via Goito (Fermi! Non iniziate a pensare che non li spingiamo a venire, sono i genitori che non li portano) e tantomeno tutto ciò che significa attività a livello «agonistico giovanile». Molti affrontano l'esperienza quasi come la prima e seconda corsia del corsetto di nuoto che ogni ragazzo, prima o poi, frequenta. La domanda più frequente che mi viene rivolta dal genitore che mi porta il figlio in circoscrizione è: «Ma se mi iscrivo oggi, la mia quota vale fino a maggio 2000?» Nessuno che possa capire che questo gioco, se non piace, lo smetti dopo tre volte che vieni e se piace, ti iscrivi quale socio vitalizio (Cosa che, date le giovani età, conviene.)

Insomma: le circoscrizioni presentano il grosso limite di offrire uno scarso coinvolgimento nei confronti di quello che è il mondo degli scacchi, il suo ambiente, i suoi personaggi.

Ora, se nei primi otto anni ci sentivamo soddisfatti del discreto numero di iscritti, «protetti e guidati» dai nostri istruttori, se ci siamo beati del successo avuto nel far crescere e migliorare veri e propri campioncini, cito sopra tutti Alberto Pulito, ora a Milano, Tiziana Barbiso ed Emanuele Lo Curto, adesso sento un certo distacco da parte di un gruppo difficile da riunire, e fatico ad individuare un nome che possa emulare i successi dei precedenti.

Anche il «corso avanzato» tenuto dal validissimo Paolo Racioppo, supportato mensilmente dalla presenza del più forte giocatore torinese, Spartaco Sarno, unitamente alla creazione della sezione specifica per gli juniores deve dare di più, altrimenti anche questo sforzo organizzativo potrebbe risultare veramente sproporzionato rispetto ai risultati.

Non credo si possa imputare niente a nessuno. E' stato detto, scritto, urlato che per raggiungere livelli di gioco accettabili occorre «maturare» il lavoro effettuato durante le lezioni con approfondimenti casalinghi e sacrifici. Lo Curto, in questo, deve essere un esempio per tutti. Non me ne vogliano ma gli altri devono iniziare a scegliere se e su cosa impegnarsi a fondo. Questo gioco lo necessita.

Comunque la direzione intrapresa dalla Sst è questa, forse è anche l'unica.

Cercheremo di avvicinare maggiormente i giovani agli scacchi, cercheremo però non di limitare il nostro impegno o quello degli istruttori, ma di organizzarlo e armonizzarlo in modo che il rapporto impegno/risultati diventi più favorevole ed accettabile riportando quell'entusiasmo che è un po' venuto a mancare.

A tale proposito segnaliamo che con il prossimo anno scolastico la Scacchistica aprirà una sede decentrata a Moncalieri: oltre ai soliti corsi nelle scuole di dieci lezioni come già in altre cittadine della provincia, grazie all'assessore allo sport del Comune di Moncalieri Bauducco entreremo a far parte del progetto «Tempo dello sport» con due ore settimanali da ottobre a maggio in orario extra scolastico e con i costi coperti parte dalle famiglie e parte dall'amministrazione. Finalmente, se avremo fatto tesoro di questi due anni nelle circoscrizioni torinesi, riusciremo a dare agli studenti moncalieresi la possibilità di continuare ad interessarsi del nostro gioco e chissà che non venga scoperto qualche campioncino in erba.

 

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