Genere, razza ed etnia sono tre principi a cui si ispira molta della rivendicazione e della protesta sociale negli Stati Uniti. L'alleanza o l'ostilità tra di loro sono un indice fondamentale per definirne l'incisività e la forza. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda il movimento dei diritti delle donne e degli afro-americani negli Stati Uniti. Spesso legati da un'intensa solidarietà nel secondo dopoguerra, hanno tuttavia anche registrato episodi di distanziamento, come nella recente tonalità anti-femminile emersa nel movimento guidato dal pastore Farrakhan o nella problematica dei rapporti donna bianca-uomo nero riapparsa nel caso di O.J. Simpson. Sembra ripetersi anche oggi quel nesso storico che risale ai tempi del primo emergere del femminismo americano, legato fra l'altro alla battaglia abolizionista, che ha accompagnato la vita dei due movimenti per tutto il tardo Ottocento e il Novecento.
Lo scopo della tavola rotonda è di discutere dei rapporti tra il movimento di liberazione femminile e afro-americano sulla scena statunitense contemporanea, sullo sfondo del processo storico che ha registrato frequenti solidarietà tra di loro, accanto a episodi di distanziamento, di valutare quali effetti queste alterne vicende hanno sull'efficacia delle loro rivendicazioni sulla scena pubblica americana.
Presiede Claudio Gorlier, dell'Università
degli Studi di Torino.
Intervengono: Bruno Cartosio,
dell'Università di Bergamo; Lezetta Moyer,
dell'USIS di Milano; Alessandro Portelli, ordinario di
Letteratura Americana presso l'Università di Roma
"La Sapienza"; Loretta Valtz Mannucci
dell'Università di Milano; Maurizio Vaudagna,
dell'Università di Bari e del Centro "Piero
Bairati".
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