Non c'è più dubbio: sta accadendo qualcosa
di veramente importante con l'avvento delle nuove tecnologie
digitali.
Non si tratta più solamente di sfumature
sociologiche, relegabili a qualche fenomeno di tendenza,
magari giovanile, bensì del cambiamento radicale di
alcuni aspetti della nostra civiltà.
E' decisivo, quindi, riflettere per tempo su queste
modificazioni, cercando di equilibrare l'accelerazione
tecnologica con una consapevolezza nuova, in grado di
produrre domanda culturale e valori d'uso di valenza pubblica
e istituzionale.
Perché ciò accada, si deve essere disposti
ad affrontare in termini ideali la questione del nostro
futuro. Proprio per non lasciarlo in esclusiva balia
dell'avanzamento tecnologico, proiettato in modo esponenziale
in una continua offerta di opportunità, che la
società non è ancora in grado di tradurre in
funzionalità.
Il punto non è quindi quello di rincorrere
enfaticamente le tecnologie, bensì quello di
interrogarsi su di noi e sui cruciali modelli di scambio
sociale, come quelli educativi e culturali.
Un cardine dell'intera questione è il sistema
educativo che trova nella scuola il guado, il passaggio in
cui emergono, ed emergeranno sempre di più, le
contraddizioni con le generazioni future.
Solo il fatto di considerare quanto stia cambiando la
disponibilità percettiva dei giovanissimi nei
confronti delle tradizionali forme di apprendimento ci pone
di fronte a una mutazione culturale che va compresa e
interpretata.
L'obiettivo del convegno è quindi quello di
individuare i diversi nodi da sciogliere negli assetti
educativi e culturali della società che cambia.
Introduce e coordina l'incontro Carlo Infante,
giornalista e studioso di nuovi media.
Intervengono: Alberto Abruzzese, docente di Sociologia della
Comunicazione presso l'Università di Roma;
Francesco Antinucci, dell'Istituto di Psicologia del
CNR; Gianni Degli Antoni, docente di Scienze
dell'Informazione presso l'Università di Milano;
Umberto De Julio, della STET; Luciano Galliani,
docente di Pedagogia Sperimentale presso l'Università
di Padova; Roberto Maragliano, docente di Scienze
dell'Educazione presso l'Università di Roma;
Peppino Ortoleva, della Facoltà di Scienze
della Comunicazione dell'Università di Torino;
Mario Ricciardi, della Facoltà di Scienze della
Comunicazione dell'Università di Torino; Franco
Torriani, critico d'arte.
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