Mal'akhim

Home page
PROspettive
RETROspettiva 1
RETROspettiva 2 
Contatti
Link

  Presentazione
Esecuzioni
Recensioni
 

 

 

Mal'akhim
Dramma spirituale in un atto e tre quadri
Libretto di Gabriella Bianco
Musica di Riccardo Piacentini

CD Nuova Era (CD 7336)
Registrazione live della prima rappresentazione italiana
(Torino, Cattedrale Metropolitana, 19 dicembre 1998,
allestimento Teatro Regio di Torino)
CD prodotto da Rive-Gauche Concerti in collaborazione con Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Fondazione CRT

Interpreti: Giovanni Moretti (Dio e Metatron), Luca Dordolo (Asbeel), Tiziana Scandaletti (soprano), Mario Tento (Arcangelo Michele), Lorella D'Amico (Arcangelo Gabriele), Coro Incontrocanto, Corale Universitaria di Torino, Coro Novecento (Coro degli Angeli), Riccardo Piacentini (direzione), Paolo Zaltron e Gabriella Cigolini (maestri del coro), Massimo Nosetti (organo)

Esecuzioni:
• Vancouver (Canada), Festival of Italian Contemporary Music, Saint Andrew's Wesley Church, 28 febbraio 1997,
• Torino, Cattedrale Metropolitana, 19 dicembre 1998,
• Torino, Manifestazioni per l'Ostensione della Sindone, Chiesa di San Lorenzo, 13 ottobre 2000.

Recensioni...

Da Rassegna Musicale Curci (anno LIV, n° 3, settembre / 2001, pp. 22-25):

Gli angeli di Piacentini
di Attilio Piovano
"Mal'akhim, in ebraico angeli. E'l'allusivo titolo del dramma spirituale in un atto e tre quadri, per quattro voci soliste, cori, organo e nastro magnetico di Riccardo Piacentini, classe 1958, affermato compositore torinese dal ricco curriculum: solidi studi musicali e classici alle spalle (si è perfezionato con Donatoni e laureato con una tesi su Petrassi) vanta un già fitto catalogo di composizioni eseguite in prestigiose sedi internazionali. I lettori della <<Rassegna Curci>>, inoltre, lo hanno certo apprezzato più volte in veste di musicologo, leggendo i suoi lucidi interventi volti ad illustrare gli scenari proteiformi della musica contemporanea.
Scritto su libretto di Gabriella Bianco, parte in ebraico e parte in italiano, Mal'akhim, ispirato all'Antico testamento, ebbe la première a Vancouver (nel febbraio'97) poi fu allestito a Torino, in Cattedrale, il 19 dicembre del '98, in co-produzione con il Teatro Regio e le riprese di RAI-Radio 3 in concomitanza con l'Ostensione della Sacra Sindone promossa quell'anno presso il capoluogo piemontese: la diffusione integrale a cura della RAI ebbe luogo il 31 gennaio 1999. Da ultimo il dramma spirituale venne nuovamente ripreso di recente, a cura di Rive Gauche concerti, sotto le volte guariniane della torinese chiesa di S. Lorenzo, la sera del 13 ottobre 2000, nell'ambito delle manifestazioni connesse alla ulteriore, solenne ostensione della Sindone protrattasi nel corso dell'Anno Giubilare.
La Nuova ERA nel frattempo ha provveduto a reallizzarne il relativo CD (7336, © 1999), prodotto da Rive Gauche in collaborazione con Regione Piemonte, Provincia e Città di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT, riversando l'esecuzione live del dicembre '98. Protagonisti la voce narrante di Giovanni Moretti (Dio e Metatron), il tenore Luca Dordolo (Asbeel), il soprano Tiziana Scandaletti nell'impervio ruolo di Tamiel, il baritono Mario Tento ed il mezzosoprano Lorella D'Amico (gli Arcangeli Michele e Gabriele) affiancati dall'Associazione Incontrocanto, Corale Universitaria di Torino e Coro 900; direzione dell'autore stesso, maestri del coro Paolo Zaltron e Gabriella Cigolini, all'organo Massimo Nosetti.
Si tratta di un ben riuscito CD che consente di rivivere al meglio le emozioni provate da chi ebbe la ventura di assistere alle esecuzioni di questo singolare lavoro.
Ne parliamo con l'autore che incontriamo nella quiete del suo studio torinese, in una graziosa villetta liberty pre-collinare da cui si scorge l'ansa sinuosa del Po: studio affollato di carte, computer, partiture e strumenti.
E' l'occasione per un amabile colloquio che sconfina su questioni di poetica, e non potrebbe essere altrimenti. "Il dramma - ci dice - ripropone l'antica lotta tra il bene ed il male attualizzato in una dimensione timbrica fatta di suoni elettronici che si compenetrano con quelli acustici (voci ed organo)".
Ne derivano dunque vari livelli di percezione.
"Sì, certo. L'intento - prosegue Piacentini - è quello di evocare una realtà conflittuale tra umano e trascendente". Insinuiamo un accostamento alle arcaiche sacre rappresentazioni. Piacentini prende le distanze con toni gentili ma fermi. "Un riferimento è possibile ma non in senso filologico". Tiene a sottolineare come il suo operare artistico nasca "all'interno di una visione contestualizzata della musica". Afferma di "non credere all'arte per l'arte", rifiutando "l'idea della bellezza per se stessa". "La musica - sostiene - oggi più che mai va calata in un contesto sociale, culturale, soprattutto umano".
C'è ancora spazio per un messaggio spirituale, oggi?
"Certamente, per quanto 'provocatorio' e controcorrente possa apparire l'assunto; infatti la musica contemporanea fino ad anni recenti sembrava escludere tutto quanto contemplasse un'idea di sacralità, appunto".
Oggi però la realtà è in mutamento. E' possibile conciliare artigianato e sofisticati mezzi elettronici ?
"Assolutamente si: non è più indispensabile ricorrere ai costosi centri muniti di macchinari complessi, si possono utilizzare ben più agili mezzi informatici ottenendo risultati più controllabili dal compositore; nei grandi centri infatti la macchina spesso detta le leggi e l'ingegnere del suono può condizionare il musicista". "Senza contare che ogni centro ha non solo una propria poetica di azione, ma anche una propria estetica, e questo vincola ancor più".
Dunque - proviamo a sintetizzare - un ritorno all'artigianato, ma col pieno dominio sul mezzo elettronico...
"che occorre integrare però - ribadisce l'autore - con la manualità della scrittura".
Propongo di riascoltare insieme Mal'akhim : Piacentini volentieri accetta, inserisce il dischetto e frattanto, con gesto complice, mi porge la partitura.
Il primo quadro è nel Regno dei Cieli, i cori celesti cantano eterna Gloria a Dio. A far da preludio un brano strumentale su nastro, onirico ed evanescente dalle variegate ibridazioni timbriche (campane, fasce sonore, crescendo di timpani ed addensamento materico) . Poi la solenne Intrada proposta dall'organo che riprende con libertà un topos della letteratura organistica proto-barocca. Giungono le voci corali e soliste. La scrittura appare consonante, "senza peraltro essere tonale", precisa l'autore, che mi lascia al piacere dell'ascolto intervenendo solo in rari momenti con succinte chiose. Sontuosi blocchi lasciano spazio a tenui rarefazioni 'quasi parlando'. Poi appare Metatron, ovvero Lucifero (la stentorea e mimetica voce recitante di Giovanni Moretti dalle screziate corde drammatiche): Metatron sfida Dio con atto di superbia. L'ambientazione timbrica (nastro) si fa inquietante, irta di emersioni aguzze come stalattiti, reboanti rintocchi di percussioni e riverberazioni spaziali sublimate da clusters dell'organo. Attento Lucifero, cantano Asbeel, l'Arcangelo Michele ed il coro con inflessioni a metà tra reminiscenze liturgiche e toni melodrammatici di grande impatto emotivo. "Si accende la lotta fra gli Angeli bianchi fra cui si distingue Tamiel, che ama, riamata, Asbeel e gli Angeli rossi guidati da Lucifero e da Asbeel". La battaglia (solo nastro magnetico) e la cacciata degli Angeli disertori chiudono il primo quadro in un clima di animata concitazione strumentale, suggellata però dalle voci che vanno infine 'stingendo' con bell'effetto su un estenuato pianissimo.
Nel secondo quadro "l'atmosfera è triste, solenne e meditativa", Tamiel, Angelo del Paradiso canta l'amore perduto invocando la misericordia divina. Un plauso speciale alla voce duttile di Tiziana Scandaletti, davvero abile nel rendere le più riposte pieghe espressive nel dialogo iniziale con il contrito Asbeel. Il substrato musicale suggerisce l'idea d'una fissità desolata, enfatizzata dai frammenti solo recitati. In seguito la pagina evolve, animandosi nell'evocare l'apparizione dell'Arcangelo Gabriele; la salvezza di Asbeel è 'descritta' in un protratto passo per così dire pseudo-recitativico sostenuto dal magma sonoro dell'organo: Dio ha avuto pietà e scenderà all'inferno per riscattare Asbeel se questi saprà uccidere il drago tetracefalo posto a custodia dell'Ade. Dopo l'evocazione degli scenari infernali l'agognato perdono divino si delinea avvolto da liquide risonanze di arpe, ma prima vi è grande trepidazione, dacché occorrerà "affrontare il drago".
E siamo al terzo quadro: "atmosfera di grande tensione, Gabriele ed Asbeel percorrono gli ultimi gironi dell'inferno". Musicalmente emerge un senso di forte suspense con percussioni inquietanti e protratte risonanze al grave. Asbeel sta per soccombere davanti al drago, ma l'invocazione di Tamiel evoca Michele che, come in una fiammeggiante visione caravaggesca, sguaina la spada ed uccide il drago.
Alfine riuniti, in un amore eterno e quintessenziato, Asbeel e Tamiel possono ascendere al Paradiso attorniati dai cori angelici in un clima di esultante giubilo che riprende, circolarmente, il tema iniziale Kadosh! Kadosh! Kadosh!.
Una partitura eclettica, quella di Piacentini, nel senso migliore del termine, dove non mancano riferimenti a vari generi: il tempestare delle percussioni prima del dolce duetto e dei cori finali, ad esempio, sembra occhieggiare, con garbo e misura, a certa musica contemporanea, in bilico tra pop ed afro. Ma la chiusa, di grande effetto e suggestiva ricchezza timbrica, assume le connotazioni d'una madrigalistica tessitura: le voci si rapprendono, un po' come nel finale del raveliano Enfant et les sortilèges, ma con personale inventiva.
C'è modo di cogliere una indubbia sensibilità da parte dell'autore che rivela mano esperta nel mixare echi rinascimentali, effetti materici, peraltro lontani da quell'eccesso di tecnologia che ha caratterizzato tanta musica degli ultimi decenni, mentre al tempo stesso egli non teme di abbandonarsi al compiacimento di protratte consonanze, mai fine a se stesse: bensì 'sollecitate', ove occorre, dalle parole del testo polimorfico e polisemantico, dunque consonanze per così dire pienamente legittimate e 'contestualizzate'.
Terminiamo l'ascolto e per alcuni istanti il silenzio si protrae tra noi, come l'eco remota di un arcano rito. Parlare di dettagli tecnici, chiedere ragguagli sui motivi 'ispiratori', ovvero sulle ragioni interiori che hanno condotto Piacentini a quest'avventura sarebbe certo possibile; ma vorrebbe dire in qualche maniera violare il mistero della creatività che tuttora avvolge la genesi di qualsiasi opera d'arte, che si tratti di musica, pittura o altro è ininfluente.
Ci congediamo ch'è pomeriggio inoltrato dopo aver rievocato l'ultima esecuzione torinese, di cui si diceva in apertura, nella cornice sontuosamente barocca della bella chiesa di San Lorenzo, proprio di lato a Palazzo Reale e quasi di rimpetto alla facciata juvarriana di Palazzo Madama. Voci umane ed 'effetti' elettronici dunque in Mal'akhim appaiono mirabilmente fusi in una singolare mistura. Ma il tutto - merita sottolinearlo da ultimo - è scevro da ogni sterile sfoggio di virtuosismo creativo: dietro al 'virtuale' c'è infatti un uomo che pensa, ama, s'infervora, crede.
Riuscirà lo spirito nell'artista nel terzo millennio a non farsi fagocitare dalla macchina?
Piacentini non risponde, si limita a sorridermi, ma so che è la sua implicita risposta è in quel sorriso fiducioso ed affermativo. Come dargli torto? Del resto ascoltando in CD Mal'akhim se ne ha la netta sensazione. E si sa: il fascino arcano di una registrazione live ha un quid in più, tale da renderla assolutamente pregnante."

Dal quotidiano La Stampa del 21 luglio 1999:

Un nuovo disco. Il compositore torinese Piacentini ci fa sentire in musica la vittoria degli angeli buoni su quelli cattivi
“Un notevole lavoro del compositore torinese Riccardo Piacentini è uscito in un cd della Nuova Era. E' “Mal'akhim”, che in ebraico significa “Angeli”. L'opera venne eseguita in prima mondiale a Vancouver nel 1997 e successivamente è stata presentata nella Cattedrale di Torino in onore dell'Arcivescovo Cardinale Giovanni Saldarini, nell'allestimento del Teatro Regio. Piacentini ha creato la partitura ideando tre piani di sonorità: un ampio spiegamento corale che rappresenta la “terrenità”, le elaborazioni sonore elettroniche che [...] portano a una dimensione trascendente, l'organo che funge da tramite fra le prime due dimensioni [...] La musica è sapientemente giocata appunto fra una concretezza ben palpabile nel gioco delle voci, corali e singole, che si intrecciano in un dramma sul quale, pur nelle sue dimensioni apocalittiche (Paradiso e Inferno), aleggia costantemente un'aura positiva, rassicurante, come a dire: guardate che alla fine sarà il bene a trionfare.” (Leonardo Osella)

Da La Stampa del 21 dicembre 1998:

Un amore tra angeli sobrio e suggestivo scritto da Piacentini
“[...] il suo arredamento sonoro è quanto mai sobrio e, proprio per questo, [...] suggestivo. Il nastro magnetico crea l'atmosfera con suoni per lo più momentanei: molte campane ed effetti di pizzicato che punteggiano uno sfondo di suoni tenuti, rombi maestosi, oppure fruscii e sibili leggeri. L'esecuzione diretta con molta partecipazione dall'autore [...] Il successo è stato molto vivo.” (Paolo Gallarati)

Da La Stampa del 18 dicembre 1998:

L'ultima creazione di Piacentini [...]
“Dopo anni di frattura dal gusto comune e di quasi orgogliosa incomunicabilità con il pubblico, la musica contemporanea, pur senza rinunciare ai propri percorsi di ricerca, si apre alle istanze artistiche universali e si riappropria di quell'ampio settore estetico che le avanguardie più intransigenti le avevano negato. Si muove in questo senso [...] «Mal'akhim», ovvero «Angeli», l'ultima creazione di Riccardo Piacentini, programmata in prima italiana - dopo il lusinghiero esordio internazionale a Vancouver nel febbraio dello scorso anno - al Duomo di Torino [...] in onore del Cardinal Saldarini [...] una riflessione sulla filologia angelica [...] un omaggio alle antiche Sacre Rappresentazioni, di cui condivide spirito e sostanza, pur nell'economia tipicamente moderna dei mezzi musicali.” (Alfredo Ferrero)

Dalla lettera del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Torino del 17 dicembre 1998:

“Mal'akhim [...] un'opera di profondo interesse soprattutto per il recupero del senso del sacro, oggi spesso offuscato, attraverso quel prezioso veicolo che è la musica. [...] Le auguro tutto il successo che merita.” (Rav Alberto M. Somekh)

 


 

  
Rive-Gauche Concerti
Tel. e fax +39.(0)11.6614170
Strada degli Alberoni 12/22, 10133 Torino (Italia)
rgauche@arpnet.it
 
Copyright © 1998, Rive-Gauche Concerti
Data di creazione 15 maggio 1998
Ultimo aggiornamento 4 gennaio 2004
 
 
Home page
PROspettive
RETROspettiva 1
RETROspettiva 2 
Contatti
Link