Guido Tomasone
via Belfiore, 50 - 10125 Torino
tel. 011.65.75.25
email: m.lupo@studenti.to.it
URL: http://www.poli.studenti.to.it/~m.lupo
Nasce a Torremaggiore (Fg) il 28 agosto 1945, vive e lavora a Torino.
“Egli si esprime nella leggera grande struttura del mondo o nella piccola fanciulla dalle trecce
composte in un atteg-giamento rituale che sempre ci dispone ad ascoltare. Mi-nuscoli fili, lunghi
cavi di ferro e incastri mobili sono pre-senti dove il movimento regala alla purezza della forma
un’eccezionale leggerezza, che sospesa trae la sua forza. Altra è la composizione trasparente ma
efficacemente solida nell’emozione di una donna ferrea e certa sul pro-prio basamento, corposamente
fisso a terra, che con equi-librio statuario libra le braccia al cielo.”.
(Angela Calella Benlupo)
“Alba si è fatta dove il buio è sparito, il tuo luogo per esprimere è l’officina dove altri
hanno lasciato un segno antico. Spazi racchiusi dove l’ingegno stenta a rinchiu-dersi.”.
(Angela Calella Benlupo)
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Sergio Ùnia
via Nicolò Barberis, 6 - 10147 Torino
tel. 011.21.22.26
Nasce a Roccaforte Mondovì (Cn).
Si trasferisce ancor giovanissimo a Torino, dove entra
in con-tatto con gli ambienti artistici della città nei quali avviene la
sua formazione. Il suo lavoro si intensifica e si perfeziona,
privile-giando la scultura che diviene il centro dei suoi
interessi.
“Una raffigurazione decisamente plastica che operando sui materiali duttili e
plasmabili come la creta, l’argilla, la cera, il gesso, e traducendoli il
più delle volte in bronzi sapientemente curati e mossi, permette
all’autore di crea-re le proprie figure partendo dal nulla,
quasi deus artifex di memorabile Genesi biblica.
E così possiamo percepire il soffio vitale
di Ùnia che si concretizza in modellati che ci ripropongono,
come è or-mai tematica costante ma sempre nuova dell’ultimo de-cennio,
giovani ragazze quasi sempre nude o velatamente paludate, snelle e slanciate,
il più delle volte ancora ado-lescenti, che vengono raffigurate
mentre leggono, suo-nano, giocano, danzano o si immobilizzano pensosamente accovacciate.”.
(Giorgio Barberis)
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