A.I.I.G. Corso di aggiornamento sulla cybergeografia.

Cristiano Giorda

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La nuova mappa del mondo

 

Nel cyberspazio il mondo globalizzato sta costruendo la propria nuova agorà, la piazza virtuale dove continuare il racconto collettivo dei significati che sostengono l’esistenza del mondo. Gli spazi reali si estendono nella Rete digitale che abbraccia il mondo mettendo in connessione persone e pensieri, luoghi e risorse, poteri e organizzazioni. Uno spazio a più dimensioni, nel quale per orientarsi è necessario sapersi muovere fra le relazioni che ne strutturano la complessità. Una nuova finestra aperta dall’uomo per tracciare l’incessante processo nel quale l’umanità disegna il proprio volto fino a riconoscerlo.

1. Così lontani così vicini.

Nel 18° arrondissement di Parigi i luoghi di ritrovo più frequentati sono oggi i cybercaffè, un genere di locale in cui si può navigare, da soli o collettivamente, nel cyberspazio.

Ciò che caratterizza i cybercaffè di questo quartiere di Parigi ci permette di osservare una serie di aspetti geografici davvero interessanti. La popolazione che li frequenta è in gran parte composta da immigrati extracomunitari. Andando più in profondità, si scopre che è molto alta fra loro la percentuale di clandestini, i cosiddetti sans papiers, senza documenti. Questo dato sembra smentire uno dei luoghi comuni sostenuto in questi anni: che le nuove tecnologie creino ulteriore emarginazione nelle fasce già più povere ed emarginate della popolazione.

Evidenziando le funzioni svolte da questo genere di locali, diventa chiaro come la risorsa tecnologica possa diventare uno strumento di emancipazione e di promozione culturale in grado di offrire risorse potentissime proprio contro i tradizionali fattori che causano l’emarginazione. Inizialmente gli immigrati hanno cominciato a frequentare i cybercafè perché grazie a Internet è possibile telefonare in altri continenti con una spesa molto ridotta rispetto a quella delle linee telefoniche normali. Il cyberspazio assolveva dunque alla sua funzione di avvicinare i luoghi soprattutto diminuendo drasticamente la misura economica della distanza, cosa che consentiva conversazioni più lunghe e dunque un maggiore contatto culturale e affettivo con la famiglia e i paesi d’origine.

A questa risorsa si aggiunge oggi la possibilità di conversare in videoconferenza attraverso una minuscola videocamera incorporata o collegata al computer. Dunque, sempre con una tariffa molto esigua, l’immigrato può vedere le persone con cui conversa. In sintesi, possiamo affermare che il cyberspazio, anche attraverso le webcam, contribuisce a ridurre la distanza affettiva e informativa con la realtà d’origine degli immigrati.

Ma un’altra risorsa di Internet è particolarmente utile agli immigrati, in particolare ai sans papiers, ed è la possibilità di consultare leggi, regolamenti e altre informazioni utili a risolvere o migliorare la loro condizione. Prima di Internet, gli unici luoghi dove poter accedere a determinate informazioni erano le prefetture, ovviamente inaccessibili agli irregolari. Ora, essi possono trovare e consultare anonimamente tutte le informazioni utili ad affrontare la propria condizione. Il cyberspazio conferma dunque di essere un mezzo straordinario di diffusione di conoscenza mirata.

Ovviamente, il fatto che queste funzioni si trovino all’interno di un locale di ritrovo, permette di svolgere tutta una serie di funzioni altrettanto importanti e integrate a quelle del cyberspazio: la socializzazione fra immigrati, il passaggio orale di informazioni e di conoscenze (chi è già capace insegna agli altri ad usare la risorsa tecnologica), la costruzione di un tessuto sociale radicato nel territorio, nel quale il cybercaffè diventa un luogo di riferimento e coesione. Ne consegue che in questo caso le nuove tecnologie contribuiscono contemporaneamente a conservare la relazione e il senso di appartenenza al luogo d’origine, e parallelamente a sviluppare vissuti e a costruire conoscenze nel territorio di arrivo, formando nuovi legami identitari e combattendo forme di emarginazione e senso di estraneità e di alienazione.

2. I nuovi spazi del mondo.

Nello scenario del cybercaffè è possibile ritrovare gli oggetti di studio che interessano la cybergeografia: in sintesi, le relazioni fra gli spazi geografici e le loro estensioni nella dimensione aperta dallo sviluppo delle reti digitali. Lo spazio, tradizionale centro dello studio geografico, si arricchisce di una nuova dimensione senza perdere le altre. La cybergeografia non va infatti intesa come geografia del cyberspazio, unicamente calata verso il versante digitale delle nuove tecnologie. Essa continua ad avere al proprio centro l’indagine sugli spazi antropici, i territori dove si sviluppano la vita e l’attività degli uomini. Tuttavia, essa nasce dalla consapevolezza che la definizione di questi spazi è oggi incompleta se estrapolata dal contesto delle reti di comunicazione e dal vasto insieme di valori, di percezioni e di strutture economiche, politiche e culturali che esse sviluppano e diffondono. Gli effetti della crescita di questa reti sono sempre più evidenti su tutti gli aspetti dell’organizzazione antropica degli spazi materiali così come l’organizzazione dei territori fisici trova ben più di una corrispondenza nella compartimentazione degli ambienti digitali.

La cybercultura sta cambiando tutti i tradizionali punti di vista attraverso i quali la società globalizzata percepisce, pensa, immagina, descrive, progetta e riorganizza concretamente i territori del pianeta, ma a sua volta le cybercultura non è che la più recente espressione del processo di antropizzazione del pianeta da parte della specie umana. La cybergeografia non esprime che un tentativo di osservare e indagare la nuova immagine del mondo che emerge da questa rapidissima evoluzione/trasformazione della cultura, della società e dell’ambiente.

3. Le dimensioni di un luogo.

Come hanno mostrato da tempo gli studi di geografia umana, un luogo non è riconducibile unicamente a rappresentazioni cartografiche e a valori numerici, ed è l’espressione complessa delle diversità biologiche, economiche e culturali del pianeta. Un luogo reale contiene anche una serie di virtualità che sono parte integrante della sua identità geografica. Il cyberspazio, nella nostra ottica, non è un ambiente artificiale separato dagli spazi materiali, ma una nuova dimensione (Picone, 2000) che ne estende le relazioni nello spazio delle reti digitali, prima fra tutte Internet.

L’immagine del mondo che ci viene trasmessa dallo studio delle nuove tecnologie di comunicazione è esprimibile solo superando l’idea newtoniana di spazio assoluto, che ancor oggi tende ad ancorare le rappresentazioni delle dinamiche territoriali alla piatta orizzontalità della superficie cartografica. I modelli di riferimento diventano allora le geometrie non euclidee, la fisica quantistica, la filosofia e l’espressione artistica di chi, come Rucker ed Escher, ha saputo immaginare una realtà composta da più dimensioni. Come scrive il fisico F. Capra, la natura non è scomponibile in unità minime indipendenti, ma "appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto" .

Questo slittamento dei significati che compongono il codice con cui interpretiamo il mondo può essere facilmente osservato anche su concetti tipicamente geografici. Ad esempio, la distanza è sempre meno esprimibile attraverso misure lineari, ed anche la distanza intesa come spazio/tempo diventa irrilevante di fronte alle transazioni in tempo reale che avvengono attraverso le reti digitali. Non si tratta solo di riconoscere l’esistenza di distanze psicologiche. Le reti digitali ci consentono di sperimentare distanze multiple, permettendoci di agire e di comunicare contemporaneamente qui e altrove, in un luogo materiale nel quale ci troviamo col nostro corpo dal quale in sviluppiamo altri spazi relazioni che costituiscono la parte più importante della nostra presenza. Grazie alla Rete queste relazioni ci connettono interattivamente con il resto del pianeta, sviluppando nuove forme di connessione e di integrazione collettiva che stanno alla base della costruzione del senso di appartenenza alla comunità umana.

Tra le conseguenze di questo estendersi dei valori della distanza c’è il progressivo indebolirsi dei tradizionali concetti di stato e di frontiera. Lo stato, nel mondo globalizzato, deve competere con scale regionali che tendono via via a sottrargli porzioni di potere, sia a livello locale sia a livello sovranazionale. Ma il processo di globalizzazione è sostenuto proprio dall’esistenza delle reti di comunicazione digitale che consentono di effettuare transazioni finanziarie in tempo reale trasformando il pianeta in un’unica piazza finanziaria sempre aperta e sempre alla stessa ora. Questa dimensione è talmente reale che è ad un punto molto avanzato la proposta di adottare un’ora mondiale valida a prescindere dai fusi orari: l’ora del cyberspazio, appunto. Un cyberspazio sempre più importante ma proprio in quanto integrato con quasi tutte le attività umane che si svolgono sul pianeta. Il tradizionale modello dello stato accentratore e monopolista, che trae la propria forza e coesione dal raccogliere il proprio potere in un unico centro fisico che diventa anche il luogo simbolico del potere (Roma, Parigi, Londra…) tende a diventare obsoleto in un contesto in cui non è più possibile controllare tutto ciò che avviene ad un livello come quello statale. Mentre nel modello sette/ottocentesco le frontiere erano linee divisorie poste alle periferie del regno, oggi esse sono sempre più luoghi di scambio e di incontro, perché nella società globalizzata le regioni possono svilupparsi solo come nodi del sistema di reti globale.

4. Cos’è il cyberspazio ?

Come possiamo definire il cyberspazio ? In breve esso è il luogo creato dall’interconnessione mondiale dei computer nel quale le realizzazioni e i valori espressi dall’interazione fra esseri umani e spazi (organizzazione, territorialità, identità, comunità…) sono attuati in forma digitale. Uno spazio di comunicazione (lo "spazio del sapere" secondo Pierre Lévy), uno spazio non materiale ma reale, strutturato, costantemente mutevole, in espansione e riduzione, tale da formare un sistema geografico diverso che tuttavia la legami strettissimi con lo spazio geografico tradizionale.

Esso ha innanzitutto una base geografica materiale, data dalle strutture (PC, server, cavi e sistemi satellitari…) che costituisce l’infrastruttura fisica del cyberspazio. Le mappe dell’Atlante del Cyberspazio sono molto utili per visualizzare questa componente materiale. Analizzandole è possibile evidenziare chiaramente le componenti geoeconomiche e geopolitiche (immagine 1) del cyberspazio.

Nella didattica queste carte sono molto utili perché mostrano come le nuove tecnologie si sviluppano anche infrastrutturalmente (immagine 2) a partire dai paesi economicamente e politicamente dominanti. Possono essere utilizzate anche per evidenziare come la globalizzazione segua proprio queste direttrici, e come essa sia dunque un fenomeno spiegabile solo esplicitando le relazioni fra economia, poteri politici e uso delle nuove tecnologie.

Analizzando invece come gli uomini hanno strutturato fino ad oggi il cyberspazio, possiamo utilizzare la metafora geografica per descrivere i suoi spazi come territori. Globalmente, possiamo allora considerare il web come un territorio ipermediale. Esso è compartimentato in luoghi strutturati chiamati genericamente siti. Possiamo distinguere una tipologia molto varia di siti, ma fondamentalmente è importante riconoscere la loro dimensione spaziale, e in essa il processo di virtualizzazione di altri spazi fisici o più semplicemente la ricostruzione digitale di funzioni degli spazi materiali. Ad esempio, con il telelavoro, si è verificato il caso dell’apertura di veri e propri uffici on-line. Quasi tutte le banche, ormai, offrono alla clientela la possibilità di svolgere direttamente tramite il cyberspazio un’ampia serie di operazioni che prima richiedevano lo spostamento del cliente fino allo sportello della filiale. Lo stesso processo è in atto per quanto riguarda i servizi degli uffici pubblici ed enormi investimenti stanno coinvolgendo il settore delle vendite.

Ancora più interessanti sono gli spazi di comunicazione nei quali è possibile incontrare altre persone e dialogare con loro, le famosissime chat e i più impegnati newsgroup, gruppi di discussione su argomenti specifici. Non è difficile vedere in questi ambienti la ricostruzione di luoghi si socializzazione come piazze, locali pubblici e assemblee ma anche di interi gruppi sociali, e per questo hanno un particolare successo i siti delle comunità virtuali.

Un’altra risorsa del web, la videoconferenza, permette di integrare le due situazioni, ad esmpio consentendo a persone distanti fisicamente di partecipare ad un congresso intervenedo e dialogando con i convenuti. Esistono poi dei territori costruiti nell’ambito di giochi di ruolo a più partecipanti (MUDs) nei quali attraverso la simulazione grafico/testuale vengono realizzate intere città digitali.

5. Lo spazio fa spazio.

Come evidenzia l’esempio del cybercaffè, nell’osservare l’insieme delle operazioni spaziali umane dobbiamo oggi includere anche le relazioni con gli spazi geografici che avvengono attraverso le connessioni rese possibili dalle nuove tecnologie. Ci troviamo di fronte al "farsi spazio" di nuove dimensioni dei luoghi e dei nostri rapporti spaziali, di nuove esperienze della possibilità di disporre degli spazi e di agire in e attraverso essi. Osserviamo i paesaggi, da geografi, come "dispositivi della complessità" , estensioni della virtualità di luoghi, eventi, situazioni reali.

Insegnando, come geografi, l’ennesima evoluzione della distanza tra l’uomo e la Terra, la nuova percezione del mondo come risultato delle nostre relazioni, attuali e virtuali, con gli spazi.

E riscoprendo, nella sua ennesima mutazione, quello che Heidegger chiama "il farsi spazio dello spazio" (Der Räumende des Raumes), l’essere nel mondo ben oltre gli apparenti confini del nostro corpo fisico.

BIBLIOGRAFIA

Capra F., Il Tao della fisica, Adelphi, Milano, 1982.

Giorda C., Cybergeografia, Tirrenia Stampatori, Torino, 2000.

Heidegger M., Corpo e Spazio, Il Melangolo, Genova, 2000.

Lévy P., L'intelligenza collettiva. Per una antropologia del cyberspazio, Milano, Feltrinelli, 1996

Lévy P, Cybercultura, Feltrinelli, Milano, 1999.

Rucker R., La quarta dimensione, Milano, Adelphi, 1998.

 


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