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Rassegna stampa

NordSudOvestEst

La buona notizia

Nasce Concord: la rete europea ong

Il 30 gennaio, a Bruxelles, oltre 1000 ong europee di sviluppo ed emergenza hanno formalmente costituito una nuova struttura di coordinamento e di rappresentanza nei confronti delle istituzioni dell'Unione. Il suo nome è Concord (Confederazione delle ong di emergenza e di sviluppo) e il neo eletto presidente, l'olandese Frans Polman, sarà affiancato da un consiglio direttivo composto da nove membri eletti dall'arcipelago delle ong europee. L'attività del nuovo organo spazierà dal commercio al finanziamento dello sviluppo, dall'educazione allo sviluppo agli aiuti umanitari, dall'accordo di Cotonou (accordo tra Ue e paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico) al cofinanziamento dei progetti delle ong, e le prime due decisioni prese riguardano la contrarietà alla guerra e l'inclusione delle istanze promosse dalle organizzazioni della società civile nella fase conclusiva dei lavori della Convenzione europea. (Associazione ong italiane).

Congo

Trenta condanne a morte

115 persone sospettate di aver preso parte all'assassinio del presidente Laurent-Desiré Kabila sono state condannate a morte nella Repubblica democratica del Congo, senza aver avuto un regolare processo. Lo denuncia Amnesty International, che sottolinea come i 135 imputati, 115 dei quali condannati a morte a marzo dello scorso anno, sono stati portati davanti al Tribunale per l'ordine militare, una corte marziale le cui procedure non rispettano gli standard internazionali in materia di processi equi. Agli imputati non è stato concesso il tempo adeguato per preparare la propria difesa: sono stati informati dell'apertura del processo con soli due-tre giorni di anticipo, e hanno potuto incontrare gli avvocati solo in occasione della prima udienza. La giuria era composta da esponenti delle forze armate e dei servizi di sicurezza (secondo Amnesty, dalla dubbia imparzialità e indipendenza, e con scarsa o nulla preparazione giuridica). Gli imputati, compresi quelli condannati a morte, non potranno ricorrere in appello e dovranno affidarsi unicamente a un eventuale provvedimento di clemenza da parte del presidente Joseph Kabila, al quale Amnesty International chiede di commutare immediatamente le condanne a morte. (Amnesty International).

Brasile

Samba contro Bill Gates

Si tratta della nuova sfida "lillipuziana" al software proprietario. Una campagna per la massima diffusione di Samba, il noto software per lo scambio di file tra Windows e Gnu/Linux, lanciata in occasione dell'ultimo Social Forum di Porto Alegre. L'obiettivo è raccogliere fondi per 150.000 euro entro il giugno prossimo per rendere più rapido lo sviluppo di Samba attraverso una squadra di programmatori che fino ad oggi ha prestato la sua opera volontariamente. Una volta realizzato, Samba 3 (così si chiamerà la nuova evoluzione del programma) si propone di scalzare i sistemi operativi Microsoft dalle posizioni di vertice nel mercato dei server per azienda, sostituendoli con i più trasparenti ed efficienti sistemi Linux. I vantaggi? Abbattere i costi delle licenze e offrire un sistema più stabile e sicuro alle aziende. (http://www.liberailsoftware.org).

Usa

Città contro la guerra

Almeno 29 giunte comunali americane, da Baltimora a Seattle, da Filadelfia a Kalamazoo, hanno approvato risoluzioni contro la guerra in Iraq. Altre risoluzioni simili sono in corso di preparazione in molte comunità sparse per il paese, da Chicago a Houston. Dovendo far fronte a schiaccianti deficit di bilancio, preoccupazioni per la sicurezza circa attacchi terroristici urbani, e la prospettiva di dover giustificare agli elettori una guerra costosa e sanguinaria, un crescente numero di giunte comunali hanno approvato risoluzioni pubbliche che esprimono le preoccupazioni americane per un'eventuale guerra nel Medio Oriente e per le sue ripercussioni in patria. Lo sforzo di dar voce a milioni di cittadini americani attraverso queste risoluzioni viene organizzato dal coordinamento di movimenti Cities for Peace. Analoghe risoluzioni si moltiplicano negli Usa per volontà di organismi studenteschi, senati accademici, importanti sindacati e consigli ecclesiastici. (www.citiesforpeace.org).

Romania

Traffico di esseri umani

Polizia e magistrati di 13 paesi dell'Europa sud-orientale si sono accordati sul rafforzamento degli sforzi contro il traffico di esseri umani, adottando una legge operativa comune. In un recente incontro a Bucarest, in Romania, rappresentanti di Albania, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Moldavia, Romania, Slovenia, Turchia, Ucraina e Jugoslavia, hanno cercato di descrivere il fenomeno e definito le strategie comuni. A differenza dei "contrabbandieri di persone", i trafficanti continuano a sfruttare le loro vittime dopo averle fatte passare illegalmente attraverso i confini. E secondo l'Organizzazione internazionale per l'emigrazione, ogni anno circa 120?000, tra donne e bambine, entrano illegalmente nell'Unione europea; la maggioranza passa attraverso i Balcani. I trafficanti sfruttano l'instabilità sociale, una situazione governativa debole, la crescente povertà e la discriminazione sessuale. Con un introito annuo di almeno 7 miliardi di dollari, il traffico di esseri umani è diventato la terza fonte di reddito criminale nel mondo dopo il traffico di droga e di armi. (Good news agency).

Palestina

Il Touring club appoggia Sharon?

I territori palestinesi si sono ristretti. Un'indebita estensione dello Stato di Israele sull'Atlante geografico mondiale del Touring Club Italiano è stata denunciata dall'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), che ha chiesto il ritiro dal commercio del volume. Con una lettera di protesta, l'Ucoii ha chiesto al Touring Club una nuova edizione del volume, in cui «apportare le necessarie correzioni in onore della verità storica, del diritto internazionale e delle giuste aspirazioni del popolo palestinese». Secondo Roberto Piccardo Hamza, segretario dell'Ucoii, «nell'atlante del Touring Club vengono inclusi nel territorio israeliano anche i territori occupati nel 1967: Gaza, la Cisgiordania, il Golan e Gerusalemme Est. Le Nazioni Unite hanno più volte condannato questa occupazione, e pertanto questo atlante è in contrasto con i principi stabiliti dal diritto internazionale». Silvia Ferrari, assistente dell'amministratore delegato del Touring Club, dichiara che «il Touring non ha ancora elaborato una posizione ufficiale su questa vicenda, è possibile che si tratti di un refuso o di un errore involontario». (Redattore sociale).

Dall'Italia

Benedire le bombe

Signor Ministro della Difesa Antonio Martino, esprimiamo la nostra amarezza e il nostro fermo disappunto per quanto da Lei affermato: "Ogni prelato, anche un alto prelato, dovrebbe benedire una missione di militari". Siamo senza parole, ci creda. Siamo due sacerdoti che lavorano in parrocchie diverse (Brescia e Novara); insieme siamo stati più volte a Sarajevo, in Terra Santa e, recentemente, ai primi dello scorso dicembre, in Iraq. [...] Certo è sorprendente che un Ministro della Difesa dica cosa debbano fare i prelati. Soprattutto dica che devono benedire le missioni militari. Come preti siamo abituati a benedire: ci è capitato di benedire un bimbo appena nato, un uomo e una donna che dichiaravano il loro amore e formavano una nuova famiglia, una scelta coraggiosa di impegno e servizio di un giovane, una comunità nel suo dolore, l'intimità di una fatica o di una gioia. Mai abbiamo benedetto un contingente in partenza per la guerra, un'arma, una guerra, una violenza, un gesto che faccia una o più vittime. Non fa parte del nostro patrimonio spirituale e culturale, non fa parte del Vangelo. [...] Signor Ministro, bene-dire, cioè dire-bene, è un dono di Dio, il quale ha mandato suo Figlio sulla terra. Egli è la nostra Pace. La Benedizione quindi, ne siamo convinti, può essere solo benedizione di pace. È grave il tentativo di usare Dio a proprio uso e consumo. La benedizione non si può barattare né comprare, né tanto meno ridurre a gesto scaramantico, sperando che porti bene.
Signor Ministro, invece di cercare la Benedizione di Dio e dei vari prelati per azioni di guerra, si impegni ad essere fedele alla Costituzione Italiana che all'art. 11 Ripudia la guerra.
Sarebbe, davvero, una benedizione per l'Italia e per il mondo. [...] Diciamo un chiaro no al Suo invito di benedire gli eserciti e le guerre. Piuttosto benediremo ogni gesto e volontà di pace, di giustizia, di condivisione, di perdono che i piccoli e i grandi della terra faranno. Con i migliori saluti. (don Fabio e don Renato, Pax Christi).

Città solidali

Torino per un mondo più giusto. Questo lo slogan dell'iniziativa: "Città solidali tra localizzazione e globalizzazione" che ha visto la partecipazione a tre giorni di seminari e di fitti scambi di esperienze tra 17 municipalità di paesi del Nord e del Sud del mondo (sono 20 quelle con cui il Comune è gemellato). «Il fondamento dei partneriati di cooperazione internazionale tra le città- spiega Marco Calgaro, vicesindaco di Torino - è il dialogo politico [...] Le politiche di cooperazione devono essere sentite come proprie dalle amministrazioni e dalle comunità locali. Questo è un principio essenziale per la sostenibilità delle azioni». L'iniziativa è stata promossa in collaborazione con la Cittadella delle Civiltà, coordinamento di otto organismi non governativi torinesi da tempo impegnati in progetti di sviluppo al Sud, solidarietà ed educazione interculturale.

Libertà di stampa

Tunisia

Stampa imbavagliata

Sciopero della fame contro i bavagli di regime alla libertà di stampa e contro le pessime condizioni di detenzione. È questa la radicale forma di protesta scelta da Zouheir Yahyaoui, 34 anni, giornalista e "internauta", fondatore del sito TuneZine, voce telematica particolarmente critica nei confronti del potere. Nel giugno scorso l'uomo era stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per aver diffuso notizie "false" via Internet, facendo registrare la prima condanna del genere pronunciata contro un giornalista on-line d'opposizione. Secondo Virginie Locussol di Reporter senza frontiere (Rsf), Yahyaoui versa in pessime condizioni di salute e la scelta di rifiutare il cibo è una denuncia per le mancate cure ricevute in carcere. Secondo l'organizzazione, le autorità di Tunisi utilizzano metodi sofisticati per contrastare la libertà d'espressione attraverso il web. Dopo la Cina, considerata in assoluto il regime più rigido nei confronti dell'attività censoria su Internet, il governo tunisino è uno dei più severi al mondo, con un rigoroso controllo anche sulla posta elettronica dei cittadini. Il giornalista incarcerato è nipote del giudice dissidente Mokhtar Yahyaoui, rimosso dalla magistratura nel dicembre 2001 per aver denunciato il tentativo del governo di limitare l'indipendenza del sistema giudiziario. (Misna).

Volontari per lo sviluppo - Marzo 2003
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