Precedente

Senegal - Italia: bimbi a confronto

Due mondi in un villaggio

Un percorso attraverso la vita quotidiana di Aliù e Filippo, amici a distanza, per incontrare criticamente culture diverse.

di Paolo Orecchia

"Viaggiare con la fantasia in paesi lontani... chi di voi non l'ha mai fatto?".
Alla domanda del maestro, forse per timidezza, nessuno dei ragazzi aveva risposto. "Ma di cosa si parlerà stamattina?", ha pensato a quel punto Filippo, un po' spiazzato.
"Senegal, Sahel, savana, baobab, cuscus...Vi dicono qualcosa queste parole?".
E, come se dovesse iniziare una favola d'altri tempi, il maestro incominciò a raccontare...
Nato da un progetto di educazione interculturale e da un gemellaggio tra scuole senegalesi e italiane, il libro suggerisce ai ragazzi un percorso per confrontarsi criticamente con una cultura diversa, oggi non più così lontana.
I due protagonisti, Aliù e Filippo, sono due bambini che vivono una giornata della loro vita, fino a quando un'iniziativa di scambio scolastico, scavalcando migliaia di chilometri, non li mette in contatto.
Lo scandire delle ore della giornata fa da filo conduttore alla narrazione: l'alba, ad esempio, introduce il tema dell'energia, dei suoi usi e dei suoi sprechi; le ore mattutine presentano i temi dell'educazione e della scuola; il momento del pranzo quelli dell'alimentazione e degli scambi commerciali, il pomeriggio, i giochi e il tempo libero; la sera è infine il momento della convivialità e dei racconti.
Il libro propone una riflessione, in forma di racconto per bambini, sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente, e la ricerca di un nuovo modello di sviluppo diventa un ponte tra il Senegal e l'Italia: un ponte piccolo come i due bambini, ma che potrà crescere con loro, nella convinzione che lo sviluppo sostenibile possa essere raggiunto soltanto attingendo dalla ricchezza che scaturisce dall'incontro e dalla collaborazione fra più culture.

La storia di Aliù e Filippo

Sorge il Sole su Mbour e su Torino e come ogni giorno, all'insaputa di tutti, si prepara a distribuire casa per casa, piazza dopo piazza, un po' della sua preziosa vitalità. In queste città, che si trovano una in Senegal e l'altra in Italia, vivono Aliù e Filippo, i due protagonisti della giornata che stiamo per raccontarvi...

Loro, però, non si conoscono ancora.
Effettivamente, non sono proprio vicini di casa: per incontrarsi devono camminare 6 mesi attraverso strade e sentieri polverosi o, se preferite, viaggiare per 10 giorni sul ponte di una nave o 5 ore comodamente seduti in aereo.

Cosa ne dite, vi sembrano vicini o lontani?
Al giorno d'oggi tutto sembra essere relativo... la loro giornata, per esempio, ci potrà sembrare per alcuni aspetti molto diversa e tuttavia anche molto simile.

Ma ora guardateli! Si stanno appena svegliando abbagliati da un raggio di sole. Certo che il sole la mattina può anche dare fastidio, ma come potremmo farne a meno?
Già gli antichi popoli che adoravano il Sole avevano capito che senza la sua energia la terra non sarebbe altro che una massa di ghiaccio e rocce.
Si tratta di una cascata di energia enorme, continua, pulita e gratuita che raggiunge ogni angolo della terra.
Ma vediamo che fine fa un raggio di sole quando arriva nelle nostre case...

Avete capito perché nella scodella di Filippo ci sono molti più raggi di sole che nella ciotola di Aliù?

E poi osservate Filippo mentre va in camera sua a prendere la cartella: di quanti oggetti è circondato, gli serviranno proprio tutti?
Di quali oggetti in realtà Filippo può fare a meno?
Prova a informarti se sono oggetti che contengono tanti raggi di sole.

E ad Aliù, secondo te, manca qualcosa?

Aliù e Filippo vanno a scuola con mezzi diversi.
Sicuramente Aliù fa più fatica e impiega più tempo, tuttavia non ha bisogno di nessuno che lo accompagni e nel frattempo si gode il paesaggio.
Filippo si fa accompagnare in macchina da suo papà che ha una gran fretta perché è in ritardo al lavoro. Anche se c'è traffico, con l'auto Filippo impiega meno tempo di Aliù per arrivare a scuola e così la mattina può svegliarsi mezz'ora dopo. Filippo non fa certo fatica, ma non per questo consuma meno energia di Aliù anzi... Mentre le gambe di Aliù hanno bisogno solo dei raggi di sole contenuti nella sua colazione, la macchina del papà di Filippo di raggi ne consuma tantissimi.

Scritture e linguaggi del mondo

Voce alla letteratura del Sud

Un turista americano passeggiava munito di macchina fotografica in un villaggio indiano, ammirando una piccola statua equestre.

"Che meraviglia!" esclamò, camminando con passo lento attorno alla statua. Accortosi della presenza di un vecchio, disse educatamente in inglese, "Buongiorno!"
Il vecchio rispose in tamil puro, il suo unico mezzo di comunicazione, "Mi chiamo Muni e le due capre sono mie e nient'altro che mie; nessuno può negarlo, benché il villaggio sia pieno di gente pronta a calunniare un uomo."
L'uomo posò lo sguardo per un momento in direzione delle capre, estrasse una sigaretta e chiese, "Fuma?"
"Non ne ho neppure mai sentito parlare fino a ieri", rispose nervoso il vecchio, immaginando d'essere interrogato su un assassinio nei dintorni da quel poliziotto del governo, come rivelava l'uniforme color kaki del turista.
L'uomo disse, "Vengo da New York. Mai sentito? Mai sentito parlare dell'America?"
Il vecchio avrebbe capito la parola "America" (ma non "New York") se il nome fosse stato pronunciato così come lo conosceva lui - "Ah Meh Rikya" - ma l'uomo lo pronunciò molto diversamente, e il vecchio non ne capì il significato. Disse con tono rispettoso, "Brutti ceffi dovunque oggigiorno. Il cinema ha rovinato le persone e ha insegnato loro a compiere azioni malvagie. Oggigiorno può accadere di tutto".

Il turista americano vorrebbe comprare la statua (sacra), il vecchio pastore pensa (ovviamente) che sia interessato alle sue due capre. Davanti alla banconota da cento rupie l'indiano è quasi sconvolto, una fortuna travolgente ha portato questo straniero al villaggio... Prende i soldi e se ne va, ringraziando e lasciandogli le capre. L'altro intanto siede soddisfatto sul piedistallo della statua, immaginando che il pastore sia andato a cercare aiuto per il trasporto...

A Horse and Two Goats di Rasipuram K. Naryan è una storia emblematica, di incontri mancati, di dialoghi impossibili, di errori culturali, di ingenuità grossolane. Forse la storia del Nord e del Sud.

Un vecchio pastore indiano, un inglese innamorato dei ghetti sudafricani, un briccone maliano alla ricerca di avventure, un colono bianco tra gli indios dell'Amazzonia, pakistani a Londra e Algerini a Parigi sono tra i variopinti personaggi che popolano un'antologia di recente pubblicazione dedicata alla letteratura del Sud del mondo (R. Alunni, P. Deandrea, P.P. Eramo, Scritture e linguaggi del mondo. Narrativa per l'educazione interculturale, La Nuova Italia, Rcs Scuola, Milano 2001). L'antologia è un percorso tra romanzi e racconti di autori africani, indiani, asiatici e sudamericani alla ricerca di temi che vanno da Le storie degli "altri" (l'incontro/scontro tra Nord e Sud) alle Altre visioni del mondo (le culture e i valori oltre l'Occidente), passando per gli squilibri e le ingiustizie del nostro sistema (Ai margini della globalizzazione), i diritti umani e il fenomeno migratorio (Migrazioni e culture).

Pier Paolo Eramo

Nonna Mulenga racconta...

Ogni mese una fiaba dal mondo. Uno strumento utile per genitori e insegnanti con una marcia in più.

L'uccellaccio vorace e l'albero gigantesco

Si dice che in tempi remoti le due isole Pagai, all'estremo sud dell'arcipelago delle Mentawai, costituissero un corpo unico. A metà dell'isola c'era e c'è ancora una collina, sulla cui sommità svettava un albero gigantesco. Sui rami più alti viveva un enorme uccellaccio nero, avido di carne umana, che ogni giorno si librava in volo e rapiva i bambini dei villaggi vicini.
Un giorno, gli uomini dei villaggi, armati di frecce avvelenate, partirono alla ricerca dell'uccello-mostro; ma non trovavano nulla. Finché, ai piedi della collina, scoprirono i resti delle povere creature e, convinti della complicità dell'albero, che ospitava il mostro, decisero di abbatterlo senza indugio.L'impresa appariva ardua, viste le mastodontiche dimensioni del tronco. Tutti gli uomini del villaggio si riunirono e decisero di organizzare squadre di taglialegna che, a turno, si sarebbero alternate nell'impresa. Avrebbero lavorato di notte per sorprendere l'uccellaccio.
Fu scelta una notte nera, senza luna.
In silenzio, i gruppi armati di baliok e tegle (scure e coltellaccio) si mossero alla volta della collina. Ma nonostante si fossero prodigati senza risparmio, l'indomani mattina soltanto un taglio superficiale si era prodotto nel tronco duro come pietra. Sfiniti gli uomini tornarono alle loro case con il proposito di riprendere il lavoro sul far della sera. Ma quale non fu il loro stupore quando si accorsero che del taglio della notte precedente non era rimasta traccia.
L'albero, nel giro di un solo giorno, aveva rimarginato la ferita. C'era da scoraggiarsi, ma continuarono imperterriti un lavoro che, la sera dopo, ritrovarono vanificato. E così per molti giorni ancora.
Finalmente, dopo una nottata estenuante, l'albero cominciò a scricchiolare, e, con estrema violenza, si abbatté al suolo verso il sole calante. La caduta provocò un cataclisma: il terreno non poté sopportare il peso e si spaccò in due. Si aprì un varco: l'acqua del mare vi entrò, sommerse la terra e inghiottì nei gorghi l'albero divelto.
Così nacque lo stretto di Sikakap che divide in due l'isola Pagai. E all'imboccatura dello stretto, nel bel mezzo, si erge la collina sulla cui cima un tempo svettava l'albero maledetto.
Quanto all'uccello divoratore di bambini, da allora non se ne seppe più nulla.

(Tratto da Mario Riccò, Favole dall'Asia 1, EMI, 1988)

Volontari per lo sviluppo - Novembre 2001
© Volontari per lo sviluppo