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Farmaci contraffatti ai paesi in via di sviluppo

Medicine letali

Sotto-dosati, scaduti o privi di principi attivi, venduti al mercato nero nei sacchetti di nylon, i falsi medicinali imperversano nei paesi poveri. E causano migliaia di morti. Ecco come funziona un business miliardario.

di Eric Debray
(giornalista, redattore di Faim et Développement Magazine, la rivista del CCFD (Comité Catholique contre la Faim et pour le Développement) che raggruppa 31 movimenti ecclesiali francesi)

Nella primavera del 1996, 72 bambini morirono ad Haiti dopo aver ingerito sciroppo di paracetamolo (il medicinale più usato per le patologie dell'infanzia, provatamente innocuo n.d.r). Dopo un'indagine si è scoperto che il farmaco conteneva glicol dietilene, un antigelo tossico, al posto del glicol polipropilene, un eccipiente normalmente presente nello sciroppo. Già in Nigeria, nel 1990, in seguito a un errore di etichette stampate sul posto, si ritrovò lo stesso antigelo in uno sciroppo contro la tosse. Bilancio: almeno un centinaio di bambini morti.
In paesi dove dal 30 al 40% dei medicinali non contiene altro che acqua, zucchero o amido, la contraffazione farmaceutica è divenuta oggi una delle attività più redditizie del crimine organizzato. Questo traffico, stimato intorno a 3600 miliardi di lire, si sviluppa a gran velocità. In un solo decennio i casi di decessi annuali rilevati sono passati da una decina a più di 200. E' difficile misurare l'ampiezza esatta del traffico, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che almeno il 7% dei medicinali venduti ogni anno sul pianeta sono "finti", un tasso che può raggiungere il 60% in alcuni paesi africani.
Dietro questa parola si nascondono però realtà molto diverse. Il medicinale può essere sottodosato, non contenere principi attivi, essere riempito di sostanze non identificate e di impurità, o addirittura essere rimpiazzato da una sostanza tossica. Molto spesso le pillole o gli sciroppi - che normalmente dovrebbero dare sollievo - assommano parecchie di queste anomalie.

False etichette

Ci sono trafficanti che utilizzano mezzi meno pericolosi per realizzare profitti sostanziosi: ad esempio acquistano a bassissimo prezzo degli stocks di medicinali in scadenza, poi, comodamente installati in una zona franca, incollano nuove etichette modificando la data di scadenza così che i medicinali possano prendere tranquillamente la via del terzo mondo.
«Questi politrafficanti - come li chiama Michel Koutouzis, ricercatore all'Osservatorio geopolitico sulle droghe di Parigi - sono molto difficili da incastrare perché non sono più specializzati, come un tempo, in un settore preciso. Sono esperti in tutti i traffici illeciti". Prima che la contraffazione sia scoperta, si sono già riconvertiti nel traffico di droga o di animali protetti.»
Come spiegare questo boom nella contraffazione dei medicinali? In modo simile a quelle che riguardano i jeans o i videogiochi, si sfrutta la mondializzazione e la liberalizzazione del commercio internazionale su cui è venuta a innestarsi la degradazione della situazione economica di alcuni paesi africani, in particolare in occasione della svalutazione del franco CFA nell'area saheliana, nel 1994. Di più, le farmacie africane sono state spesso ricalcate su quelle dell'Europa e non vendono medicinali sciolti, ma in barattoli e confezioni spesso troppo costose per il paziente africano. Risultato: le popolazioni che dispongono di un debole potere d'acquisto si riforniscono sul mercato nero.

Farmacisti "fai-da-te"

Ma chi fabbrica i "falsi" medicinali? "Le piste sono innumerevoli - afferma Martin Ten Ham, direttore del settore "sicurezza dei medicinali" all'OMS - si va dal piccolo fabbricante "fai-da-te" che prepara le compresse nella sua cucina, fino alle grandi fabbriche che trovano più conveniente dimezzare i principi attivi". Quanto ai prodotti di base è difficile risalire alle responsabilità, perché passano attraverso numerosissime trafile di società diverse. Così, lo sciroppo assassino di Haiti era stato fabbricato da laboratori locali, a partire dalla glicerina contaminata importata dalla Germania da una società olandese, a sua volta proprietaria di un conglomerato sino-tedesco, per cui il prodotto di base proveniva dalla Cina. I laboratori farmaceutici da parte loro recalcitrano nel dare informazioni o persino nello sporgere querela nel caso della scoperta di contraffazioni. Molto spesso preferiscono indirizzarsi a discrete agenzie di detectives privati.

Prezzi impossibili

Allora, cosa fare per lottare contro questo flagello della salute pubblica? Innanzi tutto, organizzare meglio e controllare seriamente l'importazione e la distribuzione dei medicinali. In Guinea, ad esempio, le famose farmacie "ambulanti", molto diffuse in Africa, sono state vietate. "La qualità non si controlla, si produce", dichiara Jean-Ives Videau, responsabile del CHMP (Centrale Humanitaire Medico Farmacetique) francese, per cui è fondamentale conoscere l'origine delle materie prime che entrano nella produzione dei principi attivi. Un'altra strada da percorrere è informare le popolazioni sui rischi in cui incorrono. Ma bisognerebbe anche poter fornire loro medicinali buoni a prezzi ragionevoli. Questo è uno dei problemi fondamentali, ritornato alla ribalta proprio dopo la svalutazione del franco africano, che ha significato un'impennata drammatica dei prezzi. Una delle possibili soluzioni consisterebbe nel fabbricare i medicinali sul posto, ma è attuata ancora troppo raramente nell'Africa subsahariana. Abbassare i prezzi dei medicinali venduti nei paesi del terzo mondo non è nelle intenzioni dei grandi laboratori che ritengono che questi stessi medicinali farebbero poi il cammino inverso - Sud-Nord - con dei prezzi in grado di sfidare ogni concorrenza. "In una logica economica dove i laboratori devono pensare ad investire e ad innovare per poter sopravvivere, creare un sistema di prezzi a doppia marcia è molto delicato", afferma Jacques Pinel, direttore del dipartimento logistico di Medici senza frontiere, secondo cui una pista potrebbe tuttavia essere esplorata fin d'ora: fare una etichettatura diversa dei medicinali a seconda della loro destinazione, in modo simile a quanto avviene ad esempio nel dominio dell'editoria con i libri tascabili in edizione economica. Questi medicinali "in versione economica" potrebbero essere venduti quattro volte meno cari.
È dunque tutta l'economia del farmaco che andrebbe riveduta, a cominciare dalle licenze fino all'immissione sul mercato.

Nigeria

Vaccini all'acqua sporca

Nel 1995, in piena epidemia di meningite, la Nigeria offre al Niger un lotto di 88.000 dosi di vaccino. Gli infermieri di Medici senza Frontiere che le usano le trovano strane. Il prodotto si diluisce male e contiene strani filamenti neri. Dopo un'indagine, risulta che si tratta di copie di vaccini Pasteur-Mérieux e Smithkline che non contengono altro che acqua colorata, senza alcun principio attivo. Gli imballaggi e i flaconi sono perfettamente imitati. Pasteur-Mérieux ha sporto querela. La Nigeria non ha mai risposto alle richieste di collaborazione della giustizia francese. Si stima che il 60% dei medicinali disponibili in questo paese siano contraffatti. Con soltanto una vera farmacia per 20.000 abitanti, questo paese popolato come due volte l'Italia costituisce una terra di elezione per i trafficanti di ogni genere.

Peggio del male

In Africa Occidentale, curare un bambino colpito da un attacco di malaria può costare fino a tre settimane del salario di un impiegato. La maggior parte delle persone - ad esempio fino a due terzi della popolazione nel Benin - ricorrono allora ai medicinali "à l'unité", cioè acquistano singole pastiglie invece che l'intera confezione, ricorrendo al mercato nero di contrabbando. Pastiglie che nella migliore delle ipotesi non curano e nella peggiore uccidono. Risultato: le persone si avvelenano a poco a poco e sono affette molto spesso da insufficienza renale dal momento che i finti medicinali colpiscono in prevalenza il rene, l'organo epuratore del corpo. Gli antibiotici, in particolare, sono fabbricati con materie prime costose, cosa che induce certi produttori a ridurre le dosi. E proprio gli antibiotici sono i medicinali più copiati e peggio utilizzati (automedicazione, prescrizione inadeguata); da qui la comparsa di resistenze sempre più frequenti.

Volontari per lo sviluppo - Marzo 1999
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