Roswell business

Musei, turismo e tanti (troppi) frammenti

ROSWELL IS BUSINESS!

a cura di Paolo Toselli



Qualcuno ha detto che se gli alieni sono veramente precipitati alla fine degli anni '40 a Roswell, hanno commesso un grosso errore nel non vendere l'esclusiva della loro storia. Se lo avessero fatto, adesso navigherebbero nell'oro.

La rivista economica americana Forbes del 15 luglio ha dedicato un lungo articolo proprio a Roswell, riportando come negli ultimi anni, grazie allo spirito di iniziativa del nuovo sindaco, il caso della presunta astronave aliena precipitata nel '47 sia diventata un'inesauribile fonte di ricchezza per questa città di 50mila abitanti, in crisi economica dopo la chiusura della celebre base aeronautica negli anni '60. Oggi la cittadina conta ben tre musei ufologici, tour guidati agli ormai quattro diversi siti nei quali sarebbe precipitato l'oggetto misterioso, un festival ufologico estivo, almeno 90mila turisti e 5 milioni di dollari di proventi ogni anno, tra alberghi, bambolotti alieni, ricostruzioni in ceramica, libri, video, berretti e magliette, riproduzioni della prima pagina del quotidiano dell'epoca e perfino un "ghiacciolo dell'alieno".

Nel mondo dei cartoni animati, invece, per la serie I Simpsons, Roswell è il nome di un alieno. In un recente episodio della serie televisiva Star Trek: Deep Space Nine, a causa di un errore tre dei protagonisti vengono catapultati indietro nel tempo sulla Terra nel 1947, proprio a Roswell, dove - manco a farlo apposta - i militari dell'epoca li scambiano per alieni invasori. E anche il thriller dell'estate, The Rock, si unisce al gioco, rivelando che il microfilm sottratto dalla spia inglese Sean Connery contiene la verità sull'assassinio di Kennedy e su... Roswell. Ebbene sì, il famoso incidente nel deserto è ormai diventato negli USA l'altro "Sacro Graal" dei teoristi delle cospirazioni.

Tra tutto questo parlarne, uno tra i casi più interessanti dell'ufologia, in quanto è indiscutibile che qualcosa di anomalo sia veramente precipitato in quell'estate di quasi cinquant'anni fa, rischia di perdere credibilità e avvantaggiare solo chi cerca di specularci sopra, o vuole gettare discredito sull'intero fenomeno UFO.

Non sappiamo se il proliferare di frammenti attribuiti al presunto disco volante abbattutosi nel pressi della cittadina occorso proprio in questi mesi sia da considerare in quest'ottica, ma certo ci obbliga a una riflessione.

Tutto ha inizio il 24 marzo scorso quando un tizio consegna al responsabile dell'UFO Museum di Roswell, Max Littell, un frammento metallico che secondo l'anonimo donatore gli era pervenuto da un'altra persona, che a sua volta l'aveva sottratto nel corso delle operazioni di recupero del '47. Cinque giorni dopo, il capo della polizia e uno dei volontari associati al Museo consegnano il frammento, di forma triangolare e delle dimensioni di circa tre per dieci centimetri, all'Institute of Mining and Technology di Socorro per l'analisi. Risultato: rame rivestito, su ambo le superfici, di argento.

Secondo Chris McKee, che ha effettuato i test, proverrebbe da un pezzo di maggiori dimensioni da cui si sarebbe formato a causa di un'esplosione o un urto violento. Sono state inoltre riscontrate tracce di sodio, alluminio, silicio, ferro, cromo, zolfo e cloro che potrebbero non appartenere alla struttura originaria, ma provenire dal contatto col suolo o da manipolazioni. Secondo McKee non si può assolutamente affermare se sia di origine extraterrestre o meno, ed anche Littell è molto cauto. "La composizione del metallo - ha dichiarato - non può costituire prova a favore di alcuna ipotesi su quanto si abbatté a Roswell". Anche le analisi condotte in agosto da Larry Callis, uno scienziato dei Los Alamos National Laboratories, hanno confermato le prime verifiche e l'origine terrestre dei componenti del frammento.

Altri resti di vario genere e forma vengono recapitati con un pacchetto postale, il 18 aprile, al noto conduttore radiofonico Art Bell, appassionato di argomenti ufologici. Accompagnava i frammenti una lettera anonima a firma di un sedicente nipote di un membro della Squadra di Recupero che avrebbe operato a Roswell, ormai morto dal 1974. Oltre a precisare che i frammenti erano composti di "puro alluminio", l'anonimo (che si firmava "un amico") forniva altri particolari sull'UFO-crash. Gli occupanti del disco sarebbero stati tre, due trovati morti e l'altro vivo, ma con una gamba ferita. Quest'ultimo, comunicando telepaticamente, avrebbe riferito che il loro disco volante era stato danneggiato da una meteora: si sarebbero potuti salvare lanciandosi nell'iperspazio, ma avrebbero distrutto tutto ciò che c'era nel raggio di 1500 miglia. L'anonimo avrebbe inoltre rivelato che l'aereo con cui veniva trasportato l'alieno sopravvissuto scomparve misteriosamente sulla via di Washington senza lasciare alcuna traccia.

Il 22 aprile, Art Bell riceveva una seconda lettera in cui l'"amico", precisava - tra varie amenità - che il personale che aveva partecipato alle operazioni di recupero non era solo militare, ma anche civile, ed alcuni provenivano anche da altre nazioni, quali Inghilterra, Francia e Russia. E concludeva scusandosi per non poter rivelare la sua identità, a causa del suo ruolo nelle forze armate.

A questo punto, e non si conosce il motivo, Art Bell consegnò i frammenti alla giornalista Linda Howe, nota per le sue indagini sulle cosiddette mutilazioni del bestiame. Fu così che, il 12 maggio, nel corso del programma radiofonico condotto da Bell, Linda Howe, grazie ad un suo contatto presso un'università non meglio precisata, dichiarava che i frammenti si erano rivelati essere alluminio al 99%. Il mondo ufologico era già in agitazione, anche se ancora incredulo, tuttavia il giorno 19 la stessa Howe precisava che un altro analista, un non meglio identificato tecnico metallurgico, aveva rilevato che il peso dei frammenti era troppo elevato per essere composti di solo alluminio, e annunciava ulteriori sviluppi a breve.

Dopo essere venuto a conoscenza che le analisi avevano dato risultati contraddittori, l'anonimo faceva recapitare sempre ad Art Bell in data 28 maggio due nuovi frammenti, di cui si era dimenticato in un primo tempo, precisando che si riferivano alla parte esterna, ovvero lo scudo protettivo, del disco precipitato. Nella puntata del 9 giugno del programma Dreamland, Linda Howe precisava che i frammenti non erano poi così anomali come sembrava ad un primo esame. La discrepanza relativa al peso era dovuta ad un errore nelle misurazioni operato dal primo analista, un biologo. [sic] In effetti, i risultati finali resi noti da Art Bell - di cui però non si conosce nulla sull'ente che li ha effettuati - parlano di comune alluminio con piccole percentuali di ferro, silicio, manganese e calcio.

Ma in una lettera indirizzata questa volta a Linda Howe in data 25 maggio, l'anonimo "amico", giustificava il fatto che il metallo non era distinguibile dai metalli terrestri, proprio perchè, come suo nonno aveva annotato sul diario, ciò era voluto, per assicurare che in caso di caduta o cattura nessuno poteva scoprire se si trattava di materiale alieno o terrestre.

Tutto ciò dovrebbe già essere sufficiente a screditare l'intero episodio e a far riflettere sulla serietà di certi personaggi sempre alla ribalta della cronaca ufologica. Tuttavia, un'accesa discussione si è innescata oltre oceano sui risultati delle analisi dei due frammenti ricevuti col secondo invio. Sarebbero composti differentemente dai precedenti, ovvero da strati di una sostanza prevalentemente di magnesio con una piccola percentuale di zinco separati da sottili strati ad alto contenuto di bismuto. Qualcuno si è lasciato prendere la mano, confondendo le proprietà diamagnetiche del bismuto con fantascientifiche proprietà antigravitazionali. Altri, più correttamente, hanno sottolineato che ancora una volta non può essere provata l'origine extraterrestre del metallo né la sua lavorazione, in quanto si tratta di leghe che sono utilizzate anche sulla terra.

A concludere la saga dei frammenti troviamo l'americano Derrel Sims, sedicente "cacciatore di alieni", che durante il simposio organizzato dal Centro Ufologico Nazionale a San Marino nel maggio scorso, aveva con sé un frammento metallico di un verde scuro con riflessi luminescenti, di un paio di centimetri. Lo aveva ricevuto da una persona che vuole mantenere l'anonimato e a sua detta appartiene al disco precipitato a Roswell.

A questo punto, è perlomeno curioso, per non dire altro, che nel giro di poche settimane siano saltati fuori, assieme, tutti questi presunti pezzi del disco volante che si dice precipitato nel New Mexico.



[tratto da: UFO - Rivista di informazione ufologica n. 18, luglio-dicembre 1996
semestrale a cura del Centro Italiano Studi Ufologici
© CISU, casella postale 82, 10100 Torino, tel. 011 3290279, fax 011 545033]



VAI ALL'ATTUALITA' SUCCESSIVA

TORNA AL SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

TORNA ALLA PAGINA SULLA RIVISTA UFO

TORNA ALLA PAGINA INIZIALE