Santilli

Filmato dell'autopsia: continuano a latitare le prove

MR. SANTILLI NON CONFERMA

a cura di Paolo Toselli



A distanza di sei mesi dal nostro aggiornamento sull'"affare Santilli" e il filmato della presunta autopsia di un alieno apparso sul n. 17 di UFO, ci ritroviamo ad affrontare nuovamente quella che, come annunciato, si va sempre più trasformando in una vera e propria farsa.

Anche stavolta ci limiteremo però a solo alcuni dei numerosi, contraddittori risvolti emersi in questi mesi.

Ci siamo lasciati con l'annotazione che negli Stati Uniti si era appurato che i frammenti di pellicola in possesso dell'esperto fotografico Bob Shell, e a lui consegnati da Ray Santilli come parte delle bobine dell'autopsia, appartengono a una pellicola a perforazione singola e pertanto trattasi di una copia (riproduzione) da una pellicola cinematografica originale.

A marzo, in seguito agli approfondimenti operati da Clive Tobin, esperto cinematografico e membro dell'associazione ufologica MUFON, veniva definito che la macchina utilizzata per la duplicazione della pellicola è con molta probabilità una Bell & Howell modello "C", che è stata immessa sul mercato non prima dell'inizio degli anni '60. Shell si è trovato pertanto costretto a rivedere e ritrattare le sue prime considerazioni da "esperto", facendo una brusca marcia indietro che lo ha portato a precisare che "il film è stato copiato intorno al 1960 o negli anni successivi da una pellicola girata prima del 1957".

Anche le precedenti affermazioni del fantomatico cameraman, fatte per bocca di Ray Santilli, erano destinate a crollare. Le bobine consegnate a Santilli non si riferirebbero più al girato (come aveva sempre dichiarato il cine-operatore), ma sarebbero state una copia prodotta, con molta probabilità, negli anni '60. In risposta, Santilli non trovava meglio da dire che "era probabile che i militari avessero a disposizione certi equipaggiamenti ancor prima che gli stessi venissero commercializzati".

Come ricorderete, a Bob Shell sono stati consegnati da Santilli due frammenti di pellicola, che contengono tre fotogrammi ciascuno. I bordi sono danneggiati sul lato destro. Una delle strisce (la cui immagine abbiamo pubblicato sullo scorso numero) mostra lo stipite di una porta con una luce che vi filtra attraverso. Questa immagine sembra congruente con le sequenze visibili, prima dell'inizio dell'autopsia, nel video Roswell: The Footage commercializzato dalla società di Santilli, e pare essere, secondo Shell, pellicola di scarto girata dal cine-operatore prima dell'inizio del lavoro per verificare il funzionamento della cinepresa. L'altra sequenza, sempre secondo Shell, mostrerebbe una stanza buia, con all'interno quello che sembra essere il tavolo dell'autopsia.

Ma nuovi sviluppi sono emersi di recente. I fotogrammi in possesso di Bob Shell, contrariamente a quanto dallo stesso affermato, non appaiono nel video di Santilli, poiché si tratta di fotogrammi simili, ma non uguali.

Secondo quanto evidenziato dall'esperto fotografico Robert Irving, associato alla rivista inglese Fortean Times, e Theresa Carlson della MUFON, la sequenza di prova è stata aggiunta nel video di Santilli solo all'ultimo minuto, dopo che il master era stato prodotto, e in maniera poco professionale, in quanto è addirittura montata sottosopra e precede le scritte coi copyright e i ringraziamenti inserite subito prima dell'inizio della sequenza dell'autopsia. A confermare che l'inizio del video, originariamente, doveva essere proprio questo (ovvero le immagini dell'autopsia) vi è anche il fatto che i fotogrammi di prova non erano presenti quando il filmato venne presentato ai giornalisti a Londra nel maggio '95, né tantomeno nelle copie video vendute da Santilli alle televisioni di mezzo mondo, RAI compresa.

Sono invece rimaste senza esito le insistenti pressioni fatte a Santilli affinché rilasciasse parti della pellicola originale per poter fare adeguate analisi: tutti i frammenti noti provengono invece da questo segmento di prova della durata di dieci secondi, il cui legame con le scene dell'autopsia è tutto da dimostrare. Il concreto sospetto è che esso sia stato aggiunto all'ultimo momento sulla videocassetta pubblicata proprio per autenticare i fotogrammi che stavano per essere distribuiti e che dovrebbero per l'appunto provare - secondo alcuni - l'autenticità dell'intero filmato.

Ma soffermiamoci per un attimo anche sull'altro frammento di pellicola in possesso di Bob Shell, secondo il quale dovrebbe mostrare, anche se non molto chiaramente, "la sala operatoria prima che il corpo vi fosse introdotto" e pertanto sarebbe "consistente" col resto delle riprese. In realtà, bastava una visione attenta per accorgersi che i tre fotogrammi non hanno alcuna relazione con la stanza dell'autopsia, ma mostrano piuttosto gli stessi gradini che sono ritratti anche in altri fotogrammi distribuiti da Santilli. Quindi è del tutto fuori luogo la dichiarazione di quest'ultimo, secondo cui: "E' stata rilasciata pellicola in abbondanza con grande varietà di immagini, incluse quelle della stanza per l'autopsia". Niente di più falso.

E non è finita. I fotogrammi in possesso di Bob Shell, come altri, sembrano essere stati privati del bordo destro su cui sarebbe stata impressa la colonna sonora. Perché, se il filmato originale doveva essere privo di colonna sonora? In realtà, sia il frammento di pellicola consegnato da Santilli al produttore TV Bob Kiviat (e da lui giudicato "senza valore") ed i fotogrammi in possesso di John Purdie (produttore di Channel 4), essendo intatti da bordo a bordo, contengono anche la colonna sonora. Quindi i pochi fotogrammi - una dozzina in tutto - ceduti da Santilli come fossero preziose reliquie: o sono privi del bordo su cui vi doveva essere la colonna sonora, o sono intatti su ambo i lati ed hanno la colonna sonora, ma priva di qualsiasi incisione. Se un bordo della pellicola è stato rimosso, è per non far scoprire che vi era una colonna sonora o che si trattava di una copia e non dell'originale? Santilli, quasi a sua discolpa, risponde che lui non ha manomesso nulla, che tutte le pellicole hanno i bordi intatti e nessun sonoro risulta inciso, e che solo alcuni fotogrammi all'inizio della bobina sono danneggiati.

Ma il fatto che i frammenti di pellicola distribuiti da Santilli (e di conseguenza tutte le pellicole cedute dal fantomatico cameraman) siano una copia del presunto originale implica un'altra notevole incongruenza nell'intera vicenda: sulle etichette che sarebbero state apposte sui contenitori delle bobine originali, diffuse da Santilli in fotocopia, qualcuno - il cine-operatore, secondo la versione ufficiale - ha apposto delle indicazioni per lo sviluppo, da effettuare subito dopo le riprese, di una pellicola originale Kodak Super XX Panchromatic Safety Film. Come si spiega allora il fatto che le scatole in realtà contenevano copie in positivo, e non la pellicola originale (negativo) per cui sarebbero servite tali indicazioni? Tanto più che il suddetto tipo di pellicola Kodak sarebbe del genere ad alta velocità usato per le riprese interne, e quindi non è il tipo di pellicola (copia) che sarebbe stata consegnata dal cameraman a Santilli.

E che dire del timbro governativo apposto sulle etichette in questione, che secondo quanto appurato presso il Ministero della Difesa statunitense si riferisce sì al National Military Establishment (istituito nel 1947 e rinominato nel 1949 come Dipartimento della Difesa) ma non venne introdotto prima dell'ottobre 1947? Una notevole incongruenza, visto che il fantomatico cameraman farebbe risalire le riprese al giugno/luglio '47. Santilli, messo di fronte al fatto, non ha trovato meglio da dire che un "non posso rispondere alla domanda". Se poi si aggiunge che nessuno ha mai potuto anche solo prendere visione dei contenitori delle bobine originali e delle relative etichette, tutto gioca sempre più a favore di un falso in piena regola.

Ma al contempo c'è chi, per convinzione o per convenienza, continua a sostenere il carrozzone di Santilli - anche se ormai i fedelissimi sono rimasti in pochi. E' il caso del tedesco Michael Hesemann, direttore della rivista di misteri 2000 Magazin, il quale si dichiara convinto che non solo il cameraman esiste, ma anche che dice la verità in quanto gli ha fornito indicazioni seguendo le quali Hesemann avrebbe rintracciato esattamente il luogo dell'UFO-crash. Eppure ciò ha fatto nascere una forte discussione tra Hesemann e un altro fedelissimo, Bob Shell: se vi ricordate, secondo il cameraman l'impatto sarebbe avvenuto nei pressi di un lago prosciugato, e l'unico esistente in zona è circa 10 miglia a sud-sud-ovest della città di Magdalena. Nello scorso marzo, su richiesta di Shell e Hesemann, e sempre tramite Santilli, il cameraman ha predisposto una mappa dell'area di Socorro con indicato il luogo dell'impatto. Il 5 aprile, Bob Shell postava questo messaggio nell'area telematica di Compuserve. "Il lago ritrovato da Mike (Hesemann) non è quello giusto e le informazioni a me fornite dal cameraman su quanto aveva viaggiato da Socorro (circa un'ora alla velocità di 40-50 miglia orarie) sono errate. Non vi sono laghi prosciugati nella zona indicata sulla mappa, che tra l'altro si trova a sole 10 miglia da Socorro." A commento di tale incongruenza, Santilli dichiarava: "Molte delle informazioni del vecchio sono ridicole". Evviva la sincerità!

E proprio del fantomatico cine-operatore si tornerà probabilmente a parlare tra breve. Sin dalla metà di marzo (ma sene vociferava già dalla fine dello scorso anno), Santilli aveva pubblicamente dichiarato che era stata programmata una intervista col cameraman. Dopo vari falsi allarmi e smentite, sembra (il condizionale è più che d'obbligo) che a luglio si sia verificato il clamoroso evento. A riferirne - neanche a farlo apposta - è sempre il duo Hesemann/Shell. Il primo avrebbe già avuto il privilegio di visionare, presso gli uffici di Santilli, il video dell'intervista, nel quale il cameraman si mostrerebbe a viso scoperto e senza alcun camuffamento. Ma quale televisione si sarebbe aggiudicata tale scoop? Nessuna, in quanto il cameraman non si è recato in nessun studio televisivo, né tantomeno è stato visitato a casa sua da una troupe di professionisti. Il video sarebbe stato realizzato da suo figlio [sic] con una videocamera amatoriale. Dalle ultime indicazioni fornite da Shell, per l'acquisto dell'intervista sarebbe in trattativa il produttore Bob Kiviat, il quale aveva provveduto a far pervenire al cameraman, sempre attraverso Santilli, le domande. Solo ad alcune, però, l'anziano signore avrebbe dato risposta, senza aggiungere nulla di nuovo a quanto già noto. Se la trattativa andrà in porto, Santilli è comunque intenzionato a camuffare il video, onde non rendere riconoscibile il sedicente cameraman. Mascherato o meno, è evidente che il video non potrà apportare alcuna prova sull'esistenza del cameraman, né tantomeno sull'esistenza di un filmato originale, che si dice vecchio di cinquant'anni. Così come nessun valore potrà mai avere un'analisi effettuata su frammenti di pellicola che si riferiscono a porte e gradini in penombra e non mostrano l'"aliena" sul tavolo autoptico.

In mezzo a tante considerazioni gratuite che sono state fatte sulla vicenda Santilli, merita riferire del dettagliato articolo, pubblicato sul MUFON UFO Journal lo scorso marzo e diffuso in contemporanea dalle maggiori associazioni ufologiche in tutto il mondo (per l'Italia dal CISU), redatto da Kent Jeffrey, coordinatore dell'International Roswell Initiative, che, oltre a mettere in evidenza le contraddizioni e le versioni dei fatti discordanti fra loro e con la realtà documentata, ha il pregio di aver rintracciato ben tre cineoperatori militari dell'epoca, che hanno smontato le modalità tecniche e operative del filmato. Secondo i tre ex-ufficiali, John Longo, Bill Gibson e Dan McGovern, tutti cameraman durante la seconda guerra mondiale, in nessuna circostanza un cineoperatore avrebbe potuto sviluppare lui stesso le pellicole, così come non avrebbe avuto senso che a Washington nessuno si fosse chiesto che fine avesse fatto il filmato dell'autopsia rimasto in mano al fantomatico cineoperatore. Inoltre, per autopsie e progetti importanti o speciali era prassi utilizzare pellicole a colori e non in bianco e nero, due cineprese fisse e non una sola mobile, e si effettuava una concomitante registrazione fotografica di cui non vi è riscontro nella storia promossa da Santilli. La cinepresa utilizzata avrebbe, tra l'altro, consentito la messa a fuoco, ed immagini nitide, da circa 45 centimetri all'infinito, pertanto non sono assolutamente giustificate le riprese sfocate ed approssimative.

Sono ormai in molti, nello scenario internazionale, a considerare il controverso filmato dell'autopsia dell'alieno come la più pesante minaccia mai rivolta fino ad ora alla credibilità della ricerca ufologica seria. Tant'è che non si contano ormai più le immagini fotografiche e i video attribuiti a presunte, ma false, autopsie ed altrettanto falsi dischi precipitati che hanno iniziato a circolare, dopo l'operazione commerciale di Santilli, un po' in tutto il mondo.

Ultima in ordine di tempo la clamorosa rivelazione - ripresa in Italia anche dal Corriere della Sera - di Bob Guccione, proprietario della rivista americana "per soli uomini" Penthouse, che alla fine di luglio ha annunciato di aver acquistato, per 200.000 dollari, tre fotografie di un alieno tratte da un filmato segreto del governo inerente la "vera" autopsia sugli occupanti del disco volante precipitato a Roswell nel '47. Guccione, che si è dichiarato convinto della loro autenticità, le avrebbe ottenute dalla figlia di uno scienziato tedesco che all'epoca avrebbe partecipato alle operazioni di recupero. Le immagini sarebbero state il pezzo forte del numero di settembre della rivista, che, in occasione del suo ventisettesimo anniversario, avrebbe dovuto risollevarne le sorti economiche.

Ma, all'arrivo della rivista nelle edicole, la rivelazione (come era da aspettarsi) non corrispondeva a nulla di clamoroso, anzi. Una volta aperto il numero, doverosamente cellophanato, è stato semplice per gli addetti ai lavori riconoscere nelle tre foto il pupazzo utilizzato per il film di Paul Davids sul caso Roswell, da due anni donato al Museo ufologico della cittadina, dove è esposto in bella mostra. Lo stesso Guccione aveva tenuto a precisare che, malgrado le immagini non fossero mai state pubblicate sugli organi di stampa statunitensi, erano già apparse su riviste giapponesi e fanzines ufologiche. Di fatto, proprio gli ufologi giapponesi hanno scoperto che è stato il loro connazionale Johsen Takano, un funzionario comunale appassionato dell'argomento e già autore di altre rivelazioni fasulle, ad aver fotografato il pupazzo nel corso di un viaggio negli USA e poi diffuso le immagini come autentiche nell'estate '95. Se poi Guccione è caduto nella trappola di qualche furbastro o ha finto di caderci non è dato saperlo.



[tratto da: UFO - Rivista di informazione ufologica n. 18, luglio-dicembre 1996
semestrale a cura del Centro Italiano Studi Ufologici
© CISU, casella postale 82, 10100 Torino, tel. 011 3290279, fax 011 545033]



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