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.....Dopo mezz'ora di caos nel bar lentamente ritornò il silenzio. Quando la cameriera si avvicinò per chiedergli l'ordinazione Giuseppe, che fluttuava col pensiero immaginando cose impossibili, fece per rispondere, ma le parole gli rimasero serrate in gola perchè di colpo, sbucata dal nulla, comparve sulla porta una donna vestita con abiti di colorature mai viste, chiara in viso e incorniciata di capelli ambrati e fluenti. Incredibile, quell'apparizione sembrava il materializzarsi del suo immaginario, la persona che cercava da sempre; in lei si celavano tutte le donne del mondo. Avrebbe voluto parlarle con un pretesto, ma non era nella sua natura fare il cascamorto e poi, l'eventuale risposta banale della donna avrebbe rotto l'incantesimo che si era creato con la sua comparsa. Lei era bellissima, aveva il viso di una sirena, gli occhi taglienti del cormorano e il corpo armonioso dello scìtale. Avrebbe potuto anche essere una musica travestita da donna. Dopo un istante di totale smarrimento Giuseppe sospettava che una creatura così incantevole non potesse esistere sulla Terra. Chissà da dove arrivava. E perchè veniva? Pensava che forse poteva essere un'illusione se non perfino un'allucinazione della sua mente. Intanto lei dopo aver bevuto un caffè uscì dal bar. Allora per levarsi ogni dubbio Giuseppe accese la videocamera e furtivamente la inseguì senza esitazioni. Incominciò a filmarla; lei attorcigliata alla ringhiera sullo strapiombo, sorrideva ma con un'aria triste e felice nello stesso tempo, strana: Tanto strana. Con un primo piano del profilo la riprese in ogni piccolo dettaglio del volto: la fronte era alta e discendendo andava a modellare un naso con forme così essenziali da diventare totalmemte imperfettibile. Anche le labbra, le gote, il primo tratto del collo e perfino i pori della pelle davano l'idea di una creazione calcolata. Tutta quella grazia e perfezione concentrate su un viso imperturbabile rendevano ingannevole quello splendore ambiguo e vano. Improvvisamente lei riprese il viaggio. Giuseppe come un automa salì in macchina e le andò dietro. Tra loro in autostrada nacque una lunga storia agli estremi limiti del mondo, una storia di sorpassi, rincorse, immagini sui deflettori, ingressi e uscite dalle gallerie, luci, ombre, rallentamenti, frenate, sospiri, accellerate e sguardi, sguardi insostenibili. Parevano due cormorani innammorati che si rincorrevano nel cielo sopra l'oceano. .




BackArticolo di Matteo Pappalardo sulla Gazzetta del Sud del 12.9.1996