Educazione degli adulti (11/10/99)

 

CGIL CISL UIL

 

OSSERVAZIONI ALLA BOZZA DI DOCUMENTO

 

"LA RIORGANIZZAZIONE E IL POTENZIAMENTO DELL'EDUCAZIONE PERMANENTE DEGLI ADULTI"

 

(testo consegnato il 13.9.99)

 

Le scriventi segreterie apprezzano il fatto che, in attuazione del Patto per il lavoro, il Ministero della P.I. abbia predisposto una bozza di documento sulla quale aprire il confronto con le parti istituzionali e sociali per pervenire ad una profonda riorganizzazione di un settore, quale quello dell'E.D.A., fondamentale per i diritti di cittadinanza e per la qualità della vita civile ed economica del Paese. Su tale tema si chiede che il governo impegni, fin dalla prossima legge finanziaria, nuove risorse, come previsto nel master plan, per sperimentare progetti che consentano un'ulteriore evoluzione delle esperienze più innovative introdotte con l'O.M. 455/97.

La crescita quantitativa dei Centri territoriali e dell'offerta formativa, nell'anno 1998 - pur necessitando di un attento monitoraggio e verifica sia la qualità dell'offerta sia la distribuzione territoriale dei Centri - attestano la crescita della domanda formativa e l'impegno per risposte adeguate.

L'avvio del processo di inserimento organico dell'E.D.A. nel sistema formativo integrato - previsto nella bozza di documento - di riorganizzazione dell'attività può consentire, anche, di superare le difficoltà che i Centri territoriali hanno incontrato in questi anni nell'organizzare attività formative integrate con la formazione professionale e con il mondo del lavoro. L'estensione dei Centri territoriali alla scuola secondaria superiore consente, inoltre, un ampliamento ed una integrazione dell'offerta formativa più rispondente ai bisogni dell'utenza a più alto livello di scolarizzazione. La modularità dell'offerta in relazione alla diversificazione della domanda, dai giovani agli anziani, ed il coinvolgimento del volontariato nell'organizzazione stessa dell'offerta formativa costituiscono elementi di qualità del nuovo sistema.

Il nuovo contesto sociale impone un salto di qualità dell'E.D.A., per collocarla nel più ampio assetto delle riforme di settore ed istituzionali in atto, finalizzate all'innalzamento e alla diffusione dei livelli di sapere, quali l'elevamento dell'obbligo d'istruzione, l'introduzione dell'obbligo formativo a 18 anni, l'istituzione di un sistema di formazione continua, l'autonomia scolastica e il decentramento delle funzioni dello Stato alle regioni e agli enti locali.

Pertanto, si chiede che il documento presentato alle scriventi organizzazioni sia modificato ed integrato in relazione alle proposte che seguono.

 

! Definizione della vocazione istituzionale del sistema di E.D.A.

Il diritto al sapere, nel nuovo contesto sociale ed economico connesso alla globalizzazione, si amplia fino a divenire diritto alla formazione per tutta la vita, quale precondizione sia per la crescita culturale e civile della persona sia per l'accesso e la permanenza nel mercato del lavoro. La crescente complessità delle moderne società, la flessibilità del mercato del lavoro ed i rapidi cambiamenti dei contenuti delle professionalità presuppongono livelli qualificati di cultura e di competenze, aggiornate ed arricchite per consentire al soggetto non soltanto la necessaria autonomia culturale, ma anche l'alternarsi di formazione e lavoro, quale precondizione per difendere il diritto alla qualità dell'occupazione e all'evoluzione dei percorsi professionali. In tale nuovo contesto, le conoscenze culturali e di base acquistano maggiore centralità e si coniugano con elementi pre-professionalizzanti, in grado di collegare la cultura al saper fare ed ai contesti di vita e di lavoro. L'E.D.A. diviene una risorsa importante per lo sviluppo locale e per il recupero dell'identità anche sociale del territorio.

Il ruolo dell'E.D.A. si colloca, quindi, con chiarezza nell'ambito del diritto di cittadinanza e come tale deve essere esplicitamente confermato.

La distinzione, pertanto, con la formazione professionale - direttamente finalizzata al raccordo con il mercato del lavoro - deve essere anche culturalmente esplicita per evitare il rischio di indeterminatezza dell'offerta, causa un'impropria sovrapposizione di ruoli. In un sistema che realizzi le necessarie sinergie l'E.D.A. sarà chiamata, per la propria vocazione istituzionale, a contribuire alla formazione per l'apprendistato o alla formazione continua con moduli relativi alle competenze di base o trasversali, integrandosi con i Centri di formazione professionale e con le aziende cui spetterà la parte formativa teorica e pratica più direttamente professionalizzante.

Il documento deve quindi confermare, anche nel nuovo contesto, il ruolo tradizionalmente svolto dall'E.D.A., quali le azioni formative rivolte alle fasce utenti più deboli o marginalizzate, il soddisfacimento di bisogni culturali individuali, tra cui rappresenta una priorità il conseguimento dei titoli di studio. Il recupero e l'acquisizione dei titoli di studio prevedono percorsi scolastici all'interno di una strategia complessiva di integrazione che non può negare la responsabilità specifica della scuola in presenza di una specifica esigenza di istruzione.

Come dichiarato nella Conferenza di Amburgo, l'E.D.A. deve essere vista in una prospettiva più ampia, orientata ai diversi obiettivi, dal recupero dei drop-out alla rimotivazione culturale e sociale, all'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, alla lotta alla disoccupazione nonché all'accoglienza di immigrati che stanno diventando una presenza sempre più significativa nel nostro Paese, assai rilevante in certe aree.

Dalla formazione collegata al lavoro ad altre tipologie educative che corrispondano alle aspirazioni e ai desideri degli individui si tratta di realizzare le condizioni per un'offerta integrata e flessibile, che coniughi esigenze di formazione tecnico-professionale con esigenze di autonomia culturale e di orientamento come cittadino e, attraverso la certificazione e il riconoscimento di crediti nei diversi contesti di studio e di lavoro, consenta a ciascuno la personalizzazione dei percorsi culturali e formativi.

 

! Integrazione

L'integrazione - intesa quale interazione tra soggetti diversi nel rispetto delle diverse vocazioni istituzionali - è l'elemento che può consentire l'apertura dell'E.D.A. alla nuova qualità della domanda sociale. Tale integrazione dovrà riguardare, in primo luogo, il raccordo con la formazione professionale e, quindi, con i diversi Centri pubblici e privati accreditati. Il coinvolgimento della scuola secondaria superiore dovrà costituire un obiettivo esplicito, prevedendo tempi e forme di graduale inserimento, fino a farne un altro baricentro dell'attività dell'E.D.A., in grado di dare risposte alla domanda di cultura e di formazione di chi ha già il titolo dell'obbligo, in coerenza con la crescita e la diffusione dei livelli di scolarizzazione, in relazione all'elevamento dell'obbligo scolastico e alla previsione dell'obbligo formativo.

In questa ottica, la scuola secondaria serale deve essere più raccordata con il circuito E.D.A. per consentire ai corsisti il normale proseguimento dei corsi di studio. I curriculi della scuola serale, soprattutto nella Tecnica, malgrado le sperimentazioni in atto, non offrono le flessibilità richieste dal particolare modello organizzativo.

 

! Concertazione

La concertazione con le parti sociali, ribadita dalla stessa Commissione Europea, costituisce lo strumento principale per raccordare l'offerta formativa alla domanda espressa dal mercato del lavoro, assicurando al tempo stesso quell'ampiezza del consenso che solo è in grado di dare efficacia alle decisioni assunte.

Nel documento la concertazione è declamata, ma non assunta come elemento del sistema, al qual fine occorre definirne livelli, sedi e funzioni.

 

! Assetto istituzionale del sistema

La definizione delle funzioni e degli organismi ai diversi livelli istituzionali deve tener conto, per un verso, dei processi di riforma in atto o in via di realizzazione (autonomia scolastica e riforma dei cicli, D.L.vo 112/98, L. 196/97, riforma degli organi collegiali territoriali, riforma del Ministero della P.I.); per l'altro, delle caratteristiche di sistema nazionale dell'E.D.A. che debbono essere salvaguardate per assicurare pari diritti ed opportunità sul territorio nazionale. Si propone che il documento preveda gli assetti istituzionali ai diversi livelli e le specifiche competenze, secondo le seguenti indicazioni.

 

1) Livello Nazionale

Le funzioni di indirizzo e individuazione delle priorità strategiche, di definizione degli standard, monitoraggio, valutazione, certificazione e riconoscimento dei crediti dovranno prevedere la costituzione di un Comitato integrato - da raccordare con il Comitato costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la gestione del master plan - composto dal Ministero della P.I., dal Ministero del Lavoro, dal Murst, dalla rappresentanza delle Regioni, dalla rappresentanza dei Comuni e delle Province, dalle parti sociali. Nel Comitato, anche attraverso la rappresentanza dei Ministeri, va assicurata la specificità culturale ed organizzativa dell'E.D.A. Potrebbe inoltre valutarsi l'opportunità di estendere la partecipazione al Ministero degli Affari Sociali.

Nell'immediato, tale Comitato avrà il compito di definire linee e criteri per la sperimentazione di progetti pilota, al fine di pervenire ad una messa a regime del nuovo sistema; sarà presieduto dal Ministro della P.I. o da un suo delegato, in quanto il sistema scolastico è in ogni caso il bacino fondamentale delle risorse formative.

L'ipotesi di identificare tale Comitato in quello competente per la FIS, sia pure in via transitoria, non appare adeguata, sia in quanto sono diversi i fini (nel primo caso si tratta di costruire un'offerta formativa per tutti i cittadini e soprattutto per le fasce deboli, nel secondo caso si tratta di creare un nuovo segmento di formazione superiore) sia perché è necessaria la partecipazione di chi rappresenta la specificità dell'E.D.A.

 

2) Livello regionale

Alla Regione spetta la programmazione dell'offerta formativa che si connota più specificatamente sul versante dell'integrazione, in raccordo con le politiche di sviluppo ed occupazionali, a partire dalle indicazioni degli EE.LL. che debbano essere coinvolti nella varie fasi del percorso decisionale. Alla Regione spetta inoltre la definizione, di intesa con Comuni e Province, dei criteri per l'individuazione degli ambiti di riferimento territoriale relativamente alla costituzione dei Centri. A tal fine, è opportuno prevedere un Comitato regionale cui partecipino tutti i soggetti istituzionali coinvolti, a partire dall'autorità scolastica e dagli Enti locali, e le parti sociali. In questa prospettiva sembra opportuna la previsione di conferenze di servizio, come proposto nel documento, a supporto dell'azione del Comitato, anche per favorire la gestione della fase di transizione.

 

3) Livello locale

Appare condivisibile l'ipotesi di costituire Comitati locali di cui tuttavia occorre precisare ambito, composizione e funzioni. In attuazione dell'art. 21 della L. 59/97 integrato dal regolamento sull'autonomia didattica ed organizzativa e dell'art. 139 del D.L.vo 112/98 "I Comuni ... esercitano anche d'intesa con le istituzioni scolastiche, iniziative relative a: a) educazione degli adulti; ...", spetta all'istituzione scolastica ed all'Ente locale sviluppare una strategia integrata per l'offerta formativa, a partire dalla rilevazione dei fabbisogni formativi e dalla programmazione dell'E.D.A., da realizzare anche attraverso la costituzione di Comitati locali nei quali siano presenti tutti i soggetti istituzionali coinvolti, Comune, Provincia, Autorità scolastica, formazione professionale, rappresentanza dei Centri E.D.A., Parti sociali. L'ambito territoriale per la costituzione di ciascun Comitato potrebbe essere definito sulla base dei criteri individuati dalla Regione, d'intesa con i Comuni e le province. Spetterà ai Comitati anche assicurare il raccordo con le politiche occupazionali ed i servizi per l'impiego, a partire dall'orientamento, secondo quanto previsto dal D.L.vo 469/97.

Tali Comitati, dovranno svolgere quindi, con maggiore efficacia, le funzioni precedentemente affidate ai Comitati provinciali, che saranno quindi soppressi in quanto superati dalla nuova organizzazione istituzionale e dalla conseguente riarticolazione di funzioni e compiti.

 

4) Centri Territoriali E.D.A.

I Centri Territoriali, nel nuovo contesto, dovranno essere valorizzati e qualificati per svolgere un ruolo di raccolta della domanda di formazione e di organizzazione dell'offerta formativa, nell'ambito degli obiettivi definiti nel piano locale. La definizione degli ambiti territoriali per la costituzione di ciascun Centro sarà individuata all'interno della pianificazione territoriale, attraverso i criteri definiti dal Comitato locale.

Il modello della struttura cui, a nostro giudizio, occorre far riferimento in coerenza con le funzioni indicate è quello di un'Agenzia, alla quale dovrebbe spettare il compito di mettere in rete le scuole (di diverso ordine e grado), i centri di formazione professionale pubblici e privati accreditati, le strutture del volontariato, al fine di organizzare un'offerta formativa integrata e coerente con la qualità della domanda. Spetterà inoltre al Centro predisporre l'accoglienza, effettuare il bilancio di competenze per valutare i crediti in ingresso, organizzare un'offerta formativa integrata e modulare, provvedere al rilascio delle certificazione.

A tal fine il Centro dovrà avere una forte autonomia didattica, organizzativa e finanziaria; la sua struttura organizzativa prevederà la rappresentanza, oltre che della scuola anche degli Enti locali e della formazione professionale e sarà diretta da un rappresentante del sistema scolastico.

La definizione degli organici deve basarsi su funzionalità e forte qualificazione, prevedendo le competenze necessarie per le azioni prioritarie di progettazione, di attivazione delle reti, di raccordo con i soggetti formativi, di bilancio di competenze.

 

! Il personale

In tale nuovo contesto, il personale deve essere qualificato ed avere competenze professionali specifiche, oltreché adeguatamente motivato: ciò richiederà la ridefinizione di profili professionali, di modalità di reclutamento, di percorsi professionali.

Manca nel documento qualunque riferimento allo sviluppo delle competenze e delle professionalità di chi opera nell'E.D.A., anche in relazione alle acquisizioni dell'ultimo CCNL del comparto scuola: competenze generali a livello metodologico e didattico, relazionali, specialistiche (la scuola secondaria superiore è chiamata a rispondere anche a bisogni di persone con bassa qualifica).

 

 

 

! Fase di transizione

La riorganizzazione dell'attività E.D.A. si colloca in una strategia che si sta velocemente evolvendo, ma che richiede, per la sua piena attuazione, ulteriori soluzioni legislative e contrattuali.

Va considerata, pertanto, l'esigenza di un governo della fase di transizione, individuando le necessarie connessioni tra esperienze e prospettiva nella chiarezza degli obiettivi, dei percorsi, delle risorse tecnico-professionali.

Per quanto attiene al programma 1999-2000 si richiama la necessità del carattere sperimentale di qualsiasi azione che non scardini quanto ormai programmato nei Centri territoriali, fermo restando la necessità di una verifica attenta dell'attività svolta.

La nuova O.M. dovrà avviare in una prima fase di sperimentazione del nuovo impianto, utilizzando le risorse disponibili per il 1999-2000, progetti innovativi che anticipino le caratteristiche di qualità del nuovo sistema integrato.

Desta forte preoccupazione l'ipotesi della sua emanazione prima che siano definite chiaramente le linee di riorganizzazione del sistema. Tale Ordinanza, al contrario, dovrà essere emanata congiuntamente al progetto di riforma e dovrà disciplinare i seguenti aspetti:

- definizione di progetti pilota su priorità concertate, predisposti in ambito locale, a partire dalle esperienze innovative già in atto;

- riorganizzazione dei Centri territoriali ed integrazione di sistema;

- istituzione dei Comitati ai diversi livelli, a partire dai Comitati locali;

- individuazione delle modalità di certificazione e riconoscimento dei crediti;

- gestione del personale sulla base di logiche funzionali ai bisogni dell'utenza e alla realizzazione del progetto.

Pertanto si chiede la soppressione dal documento della parte relativa agli organici che si ritiene in contraddizione con quanto richiesto.

Su questi specifici aspetti le scriventi OO.SS. chiedono l'attivazione delle procedure di informazione e di concertazione previste dal Patto sociale e dall'art. 5 dal CCNL scuola del 26.5.99, art. 5.

 

In attesa di cortese riscontro, porgono distinti saluti.

 

CGIL A. Ranieri

CISL S. Pezzotta

UIL A. Foccillo

SNS Cgil E. Panini

CISL Scuola D.Colturani - S. D'Ambrosio

UIL Scuola M. Di Menna

 

Roma, 29 settembre 1999

 

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