Schede tecniche di corredo

al documento dell'Esecutivo CISL

18/10/1999

sulla Finanziaria 2000

 

Ambiente e territorio

Concertazione sul territorio

Famiglia

Fisco

Immobili enti previdenziali

Inflazione

Infrastrutture

Mezzogiorno

Politica abitativa

Sanità

Scuola, Formazione, Ricerca

Lavoro

Pubblico Impiego

 

 

AMBIENTE E TERRITORIO (D'Ercole)

 

Ambiente

 

Il Ministro Ronchi ha manifestato entusiasmo alle agenzie stampa per una finanziaria che stanzia ulteriori risorse per l'ambiente (1.500 miliardi) che si aggiungono ai 1.400 miliardi previsti dalla legislazione vigente.

Di fatto questo ministero è stato più volte oggetto di rilievo da parte della Corte dei Conti come l'amministrazione con maggiori difficoltà di spesa.

Recentemente c'è stato qualche accorgimento tecnico che ha salvaguardato il taglio delle disponibilità finanziarie con l'assegnazione e trasferimento delle risorse alle regioni.

Ma se si è evitato il taglio della disponibilità delle risorse, ugualmente il sistema della Pubblica Amministrazione complessivamente intesa (Stato - Regioni - Provincie -Comuni ) preposta alla spesa ambientale non è attrezzata per garantire una certezza di spesa delle disponibilità.

Un esempio per tutte nello specifico ambientale è riferibile all'impegno per 2.000 posti di lavoro nei parchi attraverso gli LSU che non è arrivato neanche a 900 unità, che rischiano di restare LSU senza la creazione di nessuna nuova impresa, mentre nei parchi nazionali rimane una disponibilità di 500 miliardi non utilizzati.

Nello stesso tempo si annunciano rincari sui rifiuti del 30% nei prossimi tre anni per effetto del passaggio da tassa a tariffa e dell'8-12% sull'acqua per effetto dell'adeguamento della qualità dell'acqua alle normative europee.

Al momento si ha la certezza dei posti cancellati all'Acna di Cengio e di quelli a rischio da Marghera a Siracusa, a Genova e Falconara, ma non ancora delle capacità di produrre lavoro da parte del Ministero diretto dal Senatore Ronchi.

Sostanzialmente la macchina ambientale al centro e sul territorio non è attrezzata per produrre investimenti e occupazione.

Abbiamo chiesto a più riprese al Ministro Ronchi la creazione di un osservatorio/comitato o quant'altro per monitorare la produttività occupazionale delle politiche ambientali, per rimuovere chiaramente gli ostacoli, ma a tutt'oggi non ancora ci riusciamo.

Mentre nel frattempo alcune riforme riferite ai rifiuti (da tassa a tariffa) e all'acqua (qualità, recupero dell'efficienza della rete e garanzia di depurazione) determineranno a partire dal 2000 certezza di rincari differenziati sul territorio ma decisamente superiori al 10% annuo.

 

Soluzioni

 

  1. Creare le strutture di finalizzazione alla spesa ambientale nelle regioni ,provincie e comuni (ipotesi di Agenzia di Promozione per attività riferite allo Sviluppo Sostenibile con autonome articolazioni territoriali).
  2. Coinvolgimento delle municipalizzate, dei privati e del terzo settore (rifiuti e parchi) nei processi di ottimizzazione dei cicli e di gestione delle risorse.
  3. Politica di recupero, promozione e anticipazione nella qualificazione ambientale. (Costituzione rapida delle Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente con l'assunzione di neo laureati e neo diplomati).
  4. Reti e infrastrutture in riferimento alle nuove direttive europee per la messa in sicurezza di attività ed aree produttive.

Nonostante le aree industriali e quelle di bonifica di interesse nazionale sono state da tempo individuate e finanziate, le risorse non sono state impiegate.

Inoltre per effetto delle nuove direttive Seveso 2 e Controllo e Prevenzione Inquinamento Integrale i parametri di sicurezza rendono necessarie nuove infrastrutture che nessuna amministrazione assume nel proprio bilancio, tra Ambiente, Industria, Trasporti e Lavori Pubblici assistiamo ad uno vuoto di iniziativa con il risultato che nessuna area industriale ha la predisposizione di adeguate infrastrutture (strade - ferrovie - porti - distanza abitati) e manca la individuazione di nuove aree industriali ecologicamente attrezzate.

E' del tutto assente una politica di incentivazione alla certificazione ambientale, come avviene in Germania e nel nord Europa.

 

Difesa del suolo

 

Si conferma la difficoltà del Ministero dei LL.PP. alla spendibilità delle risorse disponibili pari a 1.800 miliardi (91 - 98, spesi forse per il 50%) e 2.100 miliardi (1998 - 2000), riferita alla indisponibilità diffusa delle strutture regionali unitamente all'ulteriore confusione delle risorse affidate al Ministero dell'Ambiente per le aree a rischio (altri 1.600 miliardi), oltre alla necessità di semplificare le complesse procedure della 183/89 e definire con chiarezza l'ordine istituzionale dei poteri decisionali tra organi elettivi: Stato Regioni Provincie Comuni e Organi amministrativi: l'Autorità di Bacino idrogeologico.

 

Risorse idriche

 

E' l'unico fronte relativamente positivo che sta mettendo a punto i progetti accumulati nel periodo precedente.

Da mettere sotto osservazione il passaggio dal QCS del 1994 - 1999 al QCS del 2000 - 2006 in cui sono stati inseriti vincoli di accettazione dei progetti alla realizzazione delle Autorità e gestori di ambito territoriali ottimali previsti dalla legge 36/94 (Legge Galli) per l'uso razionale ed economico e a ciclo integrato della risorsa idrica.

Se abbiamo aderito al vincolo di subordinare l'approvazione delle nuove opere del sistema idrico alla creazione degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) e del Gestori Unici per il ciclo integrato delle acque, mancano a tutt'oggi azioni promozionali nei confronti dei comuni e delle provincie e la certezza di interventi sostitutivi a fronte di latitanze e inadempienze.

 

CONCERTAZIONE SUL TERRITORIO (Pignocco)

 

Assumendo l'obiettivo di perseguire, e rilanciare, una efficace politica dei redditi e, al suo interno, un 'governo' delle dinamiche dei prezzi e delle tariffe, è essenziale un adeguato coinvolgimento delle Regioni, delle province, dei Comuni.

 

Si richiamano, sul punto, gli impegni assunti nel 'Patto sociale' del 22.12.98:

Da queste affermazioni è poi scaturito il "Protocollo sulla partecipazione delle Regioni, delle Province e dei Comuni all'attuazione del <Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione>", allegato al Patto stesso.

 

Questo livello decentrate della concertazione, soprattutto per quanto attiene al governo delle tariffe, non è decollato come era necessario, e auspicabile; né il Governo si è adoperato adeguatamente per promuoverlo.

 

FAMIGLIA (Di Vezza)

 

Nonostante gli impegni assunti dal Governo con il Patto di Natale, ed i ripetuti annunci circa l'attuazione di una qualificata e sostenuta politica centrata sulla famiglia, nella manovra finanziaria tale questione resta sullo sfondo. I termini operativi vengono tutti rinviati ad un decreto di fine anno anche se, dopo le nostre denunce, il Governo sembra ora intenzionato ad anticipare alcuni provvedimenti nella legge finanziaria (Irpef, agevolazioni per la casa, altro).

 

Le nostre riserve si appuntano sulle entità delle risorse (promessi 6 mila miliardi per il 2000, ma nulla per il '99, per interventi di tipo fiscale, ma senza rendere noto in quale rapporto siano con le maggiori entrate); sulla loro distribuzione e sugli strumenti da attivare (secondo il collegato alla LF '99, richiamato dal Patto, il maggior gettito doveva essere utilizzato "in misura prevalente" per le famiglie con caratteristiche particolari); sulla gestione di tale decisione (autonoma rispetto alla politica di concertazione).

 

Nonostante il positivo, ma parziale, intervento in ordine alla maternità, resta comunque da attuare quanto concordato in ordine ad un generale riordino dell'assegno al nucleo familiare e al suo finanziamento attraverso la fiscalità generale.

 

FISCO (Schiavo)

 

E' uno dei temi di maggiore criticità, sia di metodo che di merito. Per ciò che concerne il metodo, il Governo ha disatteso completamente lo spirito della concertazione. Oltre ad una ormai strutturale carenza di informazione sull'andamento del gettito e sui risultati di una riforma fiscale per la quale non mancano elementi di perplessità, è stato sottratto al confronto con le parti sociali il contenuto effettivo della manovra fiscale per l'anno 2000, mentre questo diventa oggetto di propaganda attraverso i mezzi di informazione.

Nel merito, è evidente che è stato disatteso quanto previsto nell'accordo del 22 dicembre 1998 (e quanto è nelle aspettative dei lavoratori) per una riduzione della pressione fiscale sulle famiglie in concomitanza con il recupero dell'evasione. Tale recupero è infatti decantato dal Governo e confermato dai risultati sul gettito, mentre la riduzione del prelievo sulle famiglie è stata rinviata nel tempo e limitata ad importi insoddisfacenti (2.800 mld per la riduzione dell'aliquota IRPEF e 3.200 mld di interventi diversi sulle detrazioni), soprattutto se confrontati con l'aumento del prelievo IRPEF verificatosi in questi ultimi anni. In molti casi, poi, il Governo interviene con provvedimenti formalmente agevolativi, ma che in realtà sono correzioni per eccessivi di prelievo verso particolari cespiti o determinati soggetti, che egli stesso ha determinato. E' quanto avvenuto gli anni scorsi con la tassazione sui pensionati a più basso reddito, penalizzati dalla riforma IRPEF; è quanto si sta verificando con l'incremento delle detrazioni sulla prima casa, a fronte di un prevedibile aumento della tassazione sugli immobili conseguente alla riforma del catasto; è quanto discusso lungamente quest'estate a proposito della detassazione delle tredicesime, quando si concentrano su queste le addizionali IRPEF regionali e locali introdotte dal Governo, e così via.

Per la CISL, quindi, è fondamentale che il Governo non venga meno agli impegni già assunti con il patto di Natale avviando da subito una consistente riduzione del prelievo sulle famiglie conseguente al recupero dell'evasione già realizzata e, più in generale, che riporti nell'ambito del metodo concertativo anche le scelte inerenti la politica fiscale, data la sua incidenza sul reddito disponibile dei lavoratori.

 

IMMOBILI ENTI PREVIDENZIALI (Dip.to Politiche Territoriali)

 

Il fatto che la Finanziaria si ponga il problema di avviare concretamente le vendite degli Immobili degli Enti Previdenziali, è da valutare positivamente, il problema è che le nuove norme previste modificano sostanzialmente quanto finora definito, concordato e contrattato, inserendo interessi, quale le Società di Intermediazione Immobiliari, volutamente tenute fuori, fin dal 1996, per evitare speculazioni e prevedendo deroghe alle norme ed autocertificazioni in sostituzione anche di documenti provanti la proprietà.

Inoltre giungono appena dopo che il Ministro del Lavoro, Salvi, ha, a sua volta, emesso una circolare per l'accelerazione delle vendite.

 

Gli aspetti critici presenti nella nuova normativa sono, a nostro avviso, i seguenti:

 

Inoltre, anche innescando un sistema virtuoso resta da verificare:

. E' , invece, da ritenersi positiva la norma che assicura che i conferimenti ai Fondi Immobiliari permettono agli Enti proprietari di incassare i proventi dello smobilizzo e della gestione.

 

Pertanto, la CISL, ritiene che la Finanziaria debba essere modificata come segue:

  1. Deve essere eliminata la possibilità di ricorrere alle Società di intermediazione immobiliare per le vendite, e deve essere rilanciata la vendita sia individuale che collettiva ai conduttori così come previsto dalla circolare Salvi.
  2. Deve essere resa operativa la possibilità di acquisto collettivo da parte dei conduttori prevedendo forme associate, in particolare con le cooperative, che possano avviare sperimentazioni di affitto permanente.
  3. Deve essere assicurata la tutela già prevista dalla legge per i conduttori che comprano e per quelli che restano inquilini assumendo il decreto Salvi relativo alla definizione di disagio economico e sociale.
  4. Devono essere rese disponibili per gli Enti i ricavi delle vendite senza passare per la costituzione del Fondo presso la Tesoreria.
  5. Deve essere rilanciata la formazione di Fondi Immobiliari Chiusi che assicurerebbero la tenuta del patrimonio immobiliare e la permanenza di abitazioni in affitto.

 

INFLAZIONE (Olini)

 

L'attuale livello di inflazione va consolidato con interventi soprattutto strutturali di politica dei prezzi particolarmente in quei settori, che sembrano aver alimentato negli ultimi anni l'inflazione di fondo. Solo questo garantisce la convergenza verso tassi di inflazione programmata prossimi all' 1%. Non si tratta di predisporre misure dirigiste, ma

di promuovere assetti regolativi più adeguati,

di ridurre le barriere all'entrata nei mercati e nelle professioni,

di rafforzare i consumatori/utenti, dando loro più opportunità ed informazioni anche attraverso le loro associazioni,

di promuovere assetti organizzativi più adeguati delle aziende fornitrici di servizi, che non scarichino sugli utenti le loro inefficienze.

 

INFRASTRUTTURE (Dip.to Politiche Territoriali)

 

Particolarmente preoccupante sono i contenuti della Finanziaria, relativamente al capitolo infrastrutture.

 

Non risultano stanziati i 3.000 mld aggiuntivi da noi richiesti.

 

Le uniche risorse disponibili sono quelle riferite agli stanziamenti già previsti per la Finanziaria 99 e alla previsione di spesa legata ai Fondi Europei.

 

Permangono inoltre i limiti normativi che determinano la lentezza della spesa e questo può determinare problemi anche per l'utilizzo dei Fondi Europei.

 

Dunque, il nostro è un giudizio negativo modificabile solo a fronte del recupero di ulteriori finanziamenti finalizzati alle infrastrutture; dalla definizione di norme di semplificazione sulle procedure per la spesa, modificando in tal senso il regolamento della Conferenza di Servizio; l'avvio concreto della Finanza di Progetto attraverso interventi normativi che permettano interventi da parte del mercato finanziario.

 

MEZZOGIORNO (Sabatini)

 

In sintesi, le questioni più rilevanti sono:

 

Mancata centralità del tema dello sviluppo economico e degli investimenti, in particolare nel Mezzogiorno: l'equilibrio dei conti pubblici rimane la priorità assoluta.

 

Sostanziale inerzia rispetto alla lentezza degli strumenti di intervento, in particolare rispetto ai cosiddetti strumenti della "Programmazione negoziata" (Intese Istituzionali di Programma, Patti territoriali, Contratti d'Area) che sono espressione della concertazione fra istituzioni e parti economiche e sociali.

 

La mancanza di una strategia chiaramente orientata allo sviluppo del Mezzogiorno si traduce nello stallo di strumenti potenzialmente fondamentali come Sviluppo Italia, soprattutto nella capacità di attrarre investimenti imprenditoriali dall'estero.

 

Scarsa volontà di perseguire una politica fiscale, anche nei termini consentiti dalle norme comunitarie, che favorisca gli investimenti nel Mezzogiorno, in particolare quelli delle piccole e medie imprese.

 

POLITICA ABITATIVA (Dip.to Politiche territoriali)

 

La CISL valuta negativamente i contenuti della legge Finanziaria 2000, approvata dal Governo, ed in discussione al Parlamento.

 

In particolare riteniamo largamente insufficienti le poste economiche previste che si limitano ad una disponibilità di 150 mld per il Fondo Nazionale che si aggiungono ai 600 mld già previsti dalla 431/98, ed a 980 mld nei tre anni (244; 358; 378 mld) per tutte le attività del Ministero dei LL.PP. comprese quelle infrastrutturali.

All'esiguità, quasi inesistenza, dei finanziamenti, decisamente al disotto delle richieste da noi avanzate, ma anche molto lontane da quelle fatte dal Ministero LL.PP. e che avevamo ritenute insufficienti, si aggiunge che manca completamente la voce relativa al finanziamento dell'Edilizia Residenziale Pubblica.

Tutto questo anche a fronte del superamento della GESCAL e dunque, alla mancanza dell'unica fonte di finanziamento per l'edilizia abitativa sociale.

 

E' per questo che riteniamo che si possa affermare che, pur in presenza di una assunzione dei problemi relativi alla politica abitativa, menzionati per la prima volta nella legge Finanziaria, i provvedimenti assunti contraddicono le scelte dichiarate ed in particolare non sembrano indirizzati al riequilibro del mercato assumendo come obiettivo che l'offerta di abitazioni in locazioni deve corrispondere alla disponibilità di spesa delle famiglie.

 

Relativamente, poi, alla pochezza dei finanziamenti previsti, riteniamo che attraverso le leggi collegate, ma ancor più, attraverso il lavoro parlamentare, dovranno essere indirizzate a questo settore risorse capaci di concretizzare una vera politica abitativa.

 

SANITÁ (La Torre)

 

Per quanto riguarda la materia sanitaria è certamente apprezzabile lo stanziamento di 117 mila miliardi per il Fondo sanitario nazionale. Ciò significa una rivalutazione, rispetto allo stanziamento dello scorso anno, pari al 9%. Sono invece da verificare le norme contenute nel D.D.L. finanziaria per quanto riguarda lo svolgimento dell'attività libero professionale. Su questo argomento siamo ormai giunti ad una produzione così ricca di norme, da renderne difficoltosa l'attuazione. Sarebbe cosa giusta, prima di emanare nuove normative sulla stessa materia, applicare quelle esistenti. Riteniamo, comunque, che la priorità assoluta del Servizio sanitario nazionale debba essere l'attività istituzionale, la quale deve garantire, alla generalità dei cittadini, certezza di prestazioni e tempestività di erogazioni delle stesse. L'attività libero professionale deve rappresentare, nell'ambito di un Servizio sanitario efficiente, una opzione per i cittadini che vogliono scegliere il medico e/o maggiori comfort, e non un obbligo a fronte di un servizio pubblico inefficiente.

 

SCUOLA, FORMAZIONE, RICERCA (Gelardi)

 

Nelle linee guida del Piano pluriennale del sistema integrato di istruzione, formazione ricerca e trasferimento tecnologico (Master plan) si è stimato un fabbisogno finanziario aggiuntivo di 6 mila miliardi nel triennio - calcolando una spesa complessiva di 36 mila miliardi e una disponibilità presunta di 30 mila - assunto dal governo come obiettivo nell'incontro a Palazzo Chigi del 21 luglio scorso. Non è inutile ricordare che il Piano propone interventi che discendono dagli impegni sottoscritti col Patto di Natale: dall'elevamento dell'obbligo scolastico e formativo al riordino dei cicli, all'educazione degli adulti, al potenziamento dell'apprendistato e della formazione continua, al diritto allo studio al riassetto dei corsi universitari e dei titoli relativi.

Nelle stesse linee guida si precisa che le risorse da stanziare a legislazione vigente ammontano a circa 20 mila miliardi, mentre il contributo dei fondi europei e del cofinanziamento statale e regionale è valutabile in circa 10 mila miliardi.

Nel settore istruzione, formazione e ricerca la Finanziaria prevede nuove risorse per 2.650 miliardi nel triennio ripartite in: 1000 miliardi per il potenziamento delle strutture scolastiche e universitarie; 150 miliardi di borse di studio; 1.100 miliardi di finanziamento alle Università; 400 miliardi, cofinanziati con fondi europei per l'istruzione e la ricerca.

L'obiettivo fissato a luglio si ridimensiona fortemente, mentre rimane aperto il discorso su una destinazione più articolata delle voci di spesa, per il quale tutto è rinviato a un provvedimento collegato di settore.

 

LAVORO (Ricciardi)

 

L'unico accenno alle politiche del lavoro è contenuto nella relazione, dove si esplicita che la strategia governativa in materia è finalizzata a "consolidare il legame tra crescita economica e opportunità di lavoro attraverso l'estensione di nuove forme contrattuali, la riforma del sistema di incentivi ed il riodino degli ammortizzatori sociali", e nello stesso tempo si quantificano le risorse destinate all'occupazione. Si tratta di complessivi 5.800 miliardi, articolati nelle seguenti finalizzazioni:

 

  1. rifinanziamento del Fondo per l'occupazione per 800 miliardi
  2. politiche attive del lavoro per 800 miliardi
  3. interventi a favore dei disoccupati di Napoli e Palermo per 190 miliardi
  4. politiche del lavoro attivate con il cofinanziamento di programmi comunitari per 4000 miliardi

Nel merito:

 

Le cifre:

 

5800 miliardi sono una cifra ragguardevole, ma la suddivisione tra le varie voci non è condivisibile (ad esempio sono largamente insufficienti gli 800 miliardi per il fondo occupazione), e le finalizzazioni non sono chiare (4000 mld di cofinanziamento di programmi comunitari: vorremmo che ci si riferisse all'asse tre del programma di sviluppo per il mezzogiorno, che mette il decollo dei servizi per l'impiego tra le politiche finanziabili con il Fondo Socile Europeo, ma questo non è chiarito da nessuna parte)

 

Nota sui lavoratori atipici:

 

I giornali ci hanno detto che il contributo di solidarietà sulle pensioni elevate (2%) andrà ad un fondo per la previdenza degli atipici. In realtà l'intervento consiste semplicemente nell' estensione a tali lavoratori di una possibilità di riscatto di periodi scoperti, con il contributo dello stato (che peraltro non è affatto risolutivo, dato che il gettito atteso dal contributo di solidarietà per il 2000 è pari a 16 miliardi). Si tratta di cosa ben diversa dall'affrontare a tutto campo per essi la questione previdenziale. Inoltre le risorse confluirebbero in un fondo che attualmente è alimentato da sole risorse delle parti, ed altro non è se non il fondo per la formazione dei lavoratori interinali. C'è il rischio di snaturare il carattere del fondo, sia quanto a finalità del fondo stesso, sia quanto a provenienza delle risorse che lo alimentano (oggi solo private, domeni anche pubbliche).

 

Conclusioni

 

Sul tema delle politiche del lavoro siamo dunque di fronte ad una finanziaria particolarmente reticente, che rinvia una serie di questioni fondamentali quali le risorse da destinare alle prossime riforme degli incentivi all'occupazione e degli ammortizzatori sociali, l'attuazione delle politiche già concertate di riduzione contrattata degli orari, il decollo dei nuovi servizi per l'impiego, la ricerca di soluzioni per la previdenza dei lavoratori atipici, quasi tutti temi sui quali il patto di natale sanciva impegni precisi.

PUBBLICO IMPIEGO-AMMINISTRAZIONI centrali e regionali (Colotto)

 

1) le risorse stanziate per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego sono state aumentate rispetto alle intenzioni originarie grazie alla forte pressione del sindacato di 1500 miliardi, ma:

 

- scontano di fatto scadenze contrattuali dilazionate (luglio '99 e aprile 2000) e non concordate, particolarmente gravi in un contesto di inflazione reale che si discosta significativamente da quella programmata

 

-per quanto riguarda le amministrazioni locali, il rafforzamento dell' impegno previsto dal Patto di stabilità interno non deve ledere la piena garanzia della contrattazione di questo comparto, alla quale provvedono le amministrazioni di competenza nell' ambito delle disponibilità dei rispettivi bilanci

 

- manca qualunque riferimento alle risorse che le amministrazioni pubbliche dovrebbero versare ai fondi pensione come datore di lavoro, anche se nella relazione tecnica sono previste genericamente risorse per lo smobilizzo del del TFR nel 2000

 

- le risorse previste per la contrattazione integrativa per il biennio 2001-2002 sono inadeguate perchè dovrebbero garantire anche per questo periodo l' intera posta dello 0,8 per cento del fondo unico, assicurata per l' anno 2000 dal consolidamento delle risorse già stanziate dalla finanziaria 1999

 

2) le misure contenute nel capo 1 dell' articolo 10 determinano un' ingerenza intollerabile del Governo che si arroga il compito di controllo ex post sulla contrattazione integrativa e sui passaggi interni relativi ai nuovi ordinamenti professionali mettendo in discussione la pienezza della contrattazione

 

3) tutta la materia delle assunzioni regolata dall' articolo 11 risponde ad una logica eccessivamente dirigistica, con un forte accentramento delle decisioni e delle procedure del sistema programmatorio senza le necessarie deroghe per esigenze o settori speciali

4) c' è una forte ingerenza, che lede l' autonomia contrattuale, in materia di part-time.

 

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