[Campagna Scarpe Giuste]Campagna di pressione popolare
Scarpe Giuste

 

La parola alla Reebok.

Caro Salvagente,
in riferimento all'articolo "Cercate con noi le scarpe giuste" apparso sulla vostra testata in data 12 settembre 1996, desidero segnalare alcune imprecisioni e illustrare le diverse iniziative in cui Reebok è impegnata.

Nel 1992, Reebok è stata una delle poche aziende a promuovere l'adozione a livello internazionale di un vero e proprio codice di condotta riguardante il trattamento dei lavoratori, anche in quelle fabbriche non direttamente gestite o controllate da Reebok.

Tale codice, noto come "The Reebok Human Rights Production Standards", vieta il ricorso al lavoro minorile o al lavoro forzato, talvolta imposto, per esempio ai carcerati di origine straniera quale parte della condanna da scontare. In esso si legge che nessuna persona impegnata nella produzione di articoli Reebok possa essere vittima di discriminazioni o costretto a una mole eccessiva di straordinari, senza percepire adeguato compenso. Significativi sono inoltre i richiami a un giusto trattamento economico, alla libertà di associazione e alla necessità di garantire un ambiente di lavoro salubre e sicuro. In particolare, vorrei segnalare quanto segue: contrariamente a quanto affermato dall'autore dell'articolo, il codice di condotta della Reebok fa riferimento a norme riconosciute a livello internazionale e, in particolare, a quelle stabilite dall'Organizzazione internazionale del lavoro. Nel definire tale politica aziendale, Reebok si è preoccupata che le norme di condotta adottate fossero eque, rispettose, delle differenze culturali e volte a incoraggiare i dipendenti a trarre soddisfazione dal proprio lavoro. Il personale Reebok incaricato di visitare i diversi stabilimenti è tenuto a una costante verifica del rispetto del codice di condotta, raccomandando, ove necessario, azioni correttive volte a migliorare la qualità di vita in fabbrica. Esiste inoltre un filo diretto tra l'azienda e i diversi interlocutori esterni, fra cui i rappresentanti dei sindacati, dai quali riceviamo informazioni al fine di assicurare buone condizioni di lavoro.

Se gli attuali salari di questi lavoratori, convertiti nelle divise occidentali, possono apparire bassi in realtà i dipendenti delle fabbriche Reebok percepiscono oltre al salario una serie di benfici sotto forma di generi alimentari gratuiti o a prezzi inferiori, assistenza sanitaria e, in molti casi, trasporto gratuito dalla propria abitazione al luogo di lavoro. Percepire questi salari e poter godere di questi benefici consente a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie di godere di un tenore di vita decisamente superiore alla media.

Le spese pubblicitarie sostenute da Reebok per promuovere i suoi prodotti in Italia e nel mondo contribuiscono ad accrescere il suo mercato. Lungi dal penalizzare i lavoratori, esse consentono al contrario di assumere di nuovi, offrendo opportunità di impiego.

Numerosi giornali di tutto il mondo hanno riconosciuto i nostri sforzi; " The Asian Wall Street Journal " ha definito il nostro codice l'eccellente modello che le associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani portano ad esempio al resto del mondo. " Business Week " si è rivolto alle aziende affinchè contribuiscano a promuovere la libertà adottando un condice di condotta volontario ... come quello della Reebok ". La " Business and Society Review " ha sottolineato: " Oltre a farsi notare per la promozione di premi annuali a chi si impegna nella difesa dei diritti umani, Reebok ha messo a punto una serie di norme... di ampio respiro." Il "Washington Post" ha dato risalto alle norme Reebok in un articolo riguardante le aziende che oltre a cercare di ottenere nuovi profitti in altri paesi si preoccupano di ontribuire anche al loro sviluppo. Il "South China Morning Post" ha definito le norme Reebok " un codice di condotta ben concepito ed efficace". L'"Eastern Express" di Hong Kong ha ricordato che: "La Reebok non esita a promuovere qualunque tipo di azione, ivi compresa la cessazione del rapporto di collaborazione" se i fornitori non si attengono a tali norme.

Forse i vostri lettori non sono a conoscenza del fatto che Reebok ha incominciato a prendere a cuore la causa dei diritti umani sin dal 1988, quando si affiancò ad Amnesty International nella sponsorizzazione del tour "Human Rights Now!", un'iniziativa volta a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione dei diritti umani in concomitanza con il 40 anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu.

In quello stesso anno, al termine del tour, e in onore dei tanti giovani che lottano per la difesa dei diritti umani, Reebok ha istituito il "Reebok Human Rights Award".

Giunto oggi, alla sua nona edizione, questo premio rimane l'unico riconoscimento offerto da un'azienda privata ai giovani impegnati in questa battaglia. Il "Reebok Human Rights Award" è infatti un riconoscimento riservato a coloro che, vivendo nella più parte dei casi in condizioni di grande disagio, si impegnano in prima linea sul fronte della lotta per i diritti umani riuscendo a migliorare le condizioni di vita dei loro connazionali.

Ogni anno, fra tuttii nomi proposti dal "Reebok Human Rights Board of Advisors" - di cui, fra gli altri, fa parte l'ex-presidente americano Jimmy Carter - vengono scelti quattro vincitori. I premiati devono avere non più di 30 anni di età e devono farsi paladini del principio della nonviolenza.

La Fondazione Reebok favorisce inoltre in modo concreto l'impegno a favore dei diritti umani destinando 25.000 $ a ciascuna delle quattro organizzazioni designate dai premiati. In passato, su indicazione dei vincitori del premio, le somme sono state destinate a progetti diversi: alla lotta contro la prostiruzione infantile in Thailandia, alla lotta per il diritto alla terra delle popolazioni native dell'America, all'assistenza sanitaria alla popolazione femminile di Haiti (...). Reebok è profondamente impegnata nella lotta per la difesa dei diritti umani e non manca di assumersi le proprie responsabilità di azienda multinazionale che opera con successo nel mercato. La nostra sfida costante consiste nel trovare un giusto compromesso fra esigenze diverse, quali l'offerta di prodotti di alta qualità, prezzi competitivi, un ritorno equo degli investimenti e un ambiente di lavoro etico e responsabile.

 

Doug Cahn
Responsabile progetti
per i diritti umani della Reebok.

 

Tratto da "Il Salvagente".


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