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La Leggenda del Caffè.

Le capre ballerine e i dervisci instancabili

 

Un pastore ballerino di nome Kaldi stava pascolando il suo gregge attorno a Moka, la città yemenita, quando vide ballare come matte le sue capre che avevano brucato delle bacche rosse da un grosso cespuglio.
Il pastore, sorpreso dallo strano effetto sortito, ne informò il priore del monastero di Cheodet, l'abate Yahia, a cui apparteneva il gregge.

Il monaco, non dando credito al racconto del pastore, gettò nel fuoco le bacche malefiche.
Inspettatamente da quelle bacche abbrustolite cominciò ad emanare un intenso e piacevole aroma che induceva ad indagare sul loro mistero. Nel tentativo di recuperarli, i chicchi anneriti vennero mesi in acqua in infusione e in questo modo si scoprì che se ne poteva ricavre una bevanda gradevole al gusto e che poteva essere somministrata ai dervisci del convento in modo che ne risultasero rinvigoriti e potessero pregare tutta la notte senza addormentarsi.
La bevanda ottenuta venne chiamata "khawa", che in arabo indica il vino e che nella versioe tura "kawhè", significa lo stimolante, l'eccitante.

Tratto da: De saluberrima potione, del frate maronita Antonio Fausto Naironi 1671.


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