Point sur la situation italienne et nouveau regard; formation des éducateur en primaire.

Punto sulla situazione italiana e nuove prospettive; formazione di educatori per le elementari

Inizialmente e cioè verso il 1985 un gruppo, costituito soprattutto da persone udenti per la maggior parte logopediste - parlo della situazione torinese - ha cominciato a distinguere tra ciò che è rieducazione da ciò che è educazione. Infatti, in Italia, il deficit uditivo è visto come colpevole delle carenze nelle possibilità di apprendimento e quindi si tende, oltre che nel campo della rieducazione, anche nell'educazione ad offrire al bambino sordo una situazione di cura e di aggiustamento in funzione dell'unico modello accettato dalla maggioranza e cioè il modello udente. Per questo motivo anche nell'istituzione scolastica il punto focale del lavoro dell'insegnante è quello della rieducazione che non lascia spazio alla trasmissione di contenuti didattici.

Se il bambino non raggiunge i requisiti richiesti per la promozione ciò non è imputato tanto all'inadeguatezza della presentazione dei diversi contenuti quanto alla sordità. Dall'altra parte e cioè con la comunità sorda abbiamo incontrato delle grandi difficoltà a far capire il nostro discorso. L'assistenzialismo e l'isolamento culturale in cui sono state abituate a vivere le persone sorde italiane non ha reso semplice il compito di far comprendere loro l'importanza di essere parte attiva nel processo di crescita dei bambini sordi. L'assunzione lavorativa obbligatoria attraverso la lista speciale per le persone portatrici di handicap e, quindi, anche per i sordi spesso ha bloccato e reso quasi impossibile la realizzazione dei progetti da noi proposti.

All'interno della comunità sorda non esisteva la consapevolezza di essere parte di un gruppo, linguisticamente e culturalmente indipendente dalla maggioranza udente e, quindi, con gli stessi diritti/doveri di qualsiasi cittadino nei confronti dei propri simili, bensì quella di far parte di una specie di setta creatasi per salvaguardarsi dalla "cattiveria" del mondo udente e per tutelare i propri diritti in quanto cittadini di serie B. Per molti è ancora così!

Attualmente si sono fatti sicuramente dei passi in avanti o almeno alcuni sordi stanno tentando di uscire dalla situazione di chiusura ed ostilità che altri sordi e udenti hanno creato intorno a loro con la scusa di difenderli dalla speculazione degli udenti. Sono ancora poche le persone sorde che tentano di capire e di migliorare la loro vita; comunque, proprio in questo ultimo anno, abbiamo visto un desiderio di cambiamento che sta aumentando velocemente percorrendo tutta l'Italia e speriamo che porti a dei risultati positivi per la comunità sorda.

L'altro nodo da sciogliere è costituito dalle famiglie udenti dei bambini sordi. Nella situazione italiana attuale, dove è il medico che, oltre alla diagnosi, decide ed indirizza anche il percorso educativo verso una visione di cura e riabilitazione in funzione di una "ipotetica" guarigione i genitori sono vittime di speranze e promesse che, nella maggioranza dei casi, non verranno esaudite con la conseguenza tragica di adolescenti psicologicamente e cognitivamente deprivati e incapaci di prevedere un futuro proprio e di coltivare interessi ed amicizie indipendentemente dalle scelte decise da altri per loro.

In questa situazione, non certo semplice e che lascia poco spazio d'azione, si è iniziato a proporre un'ottica diversa nei confronti dell'educazione rivolta ai bambini sordi. Inizialmente si trattava di proposte di attività attuate da persone sorde con bambini sordi per alcune ore alla settimana. L'obiettivo era quello di offrire ai bambini sordi un ambiente comunicativo e linguistico adeguato affinché potessero assorbire, in modo più vicino alle loro caratteristiche e alle loro potenzialità, una serie di conoscenze rispettando le loro tappe evolutive.

Una cosa mi aveva molto colpito. Nessun sordo adulto conosceva le favole tradizionali che fanno parte della vita di qualsiasi bambino udente e che sono così importanti per lo sviluppo emotivo - nel loro aspetto più profondo - ma che sono importanti anche per la strutturazione di un pensiero evoluto di causa-effetto, di tempo, di alternanza comunicativa, di memoria, ecc...Ne ho capito in seguito il motivo. A nessun sordo bambino sono mai state raccontate le favole per il piacere di raccontare, di stare insieme ma solo come esercizio finalizzato alla strutturazione delle frasi in italiano parlato e per la comprensione. E' un piacere, ora, vedere come i bambini sordi si appassionano alle vicende del loro eroe che può essere cappuccetto rosso oppure i tre porcellini o altri, come prendano le difese di questo o di quel personaggio, come superino il terrore del lupo cattivo anticipando l'arrivo del cacciatore.

Quello che intendo dire - che è il nucleo centrale del nostro sforzo -è che è assolutamente prioritario rispettare e far crescere in modo sano e completo il bambino sordo soprattutto come bambino, dandogli tutta la ricchezza delle informazioni che gli serviranno per crescere e diventare persona adulta capace e padrona del suo futuro. Non siamo d'accordo con quegli educatori che trattano il bambino sordo come un orecchio che non sente e quindi incapace di capire, di parlare, di sapere e di avere delle curiosità e che lo costringono, nel bene e nel male, a diventare una persona abbastanza simile ad un udente ma handicappata.

Da quelle prime esperienze siamo riusciti, anche attraverso la costituzione di una cooperativa di sordi e di udenti che ha come scopo di giungere ad una vera integrazione sociale, culturale nel rispetto delle due comunità (quella sorda e quella udente), a costituire un gruppo di lavoro per la formazione di persone sorde interessate a diventare parte integrante nello sviluppo comunicativo, linguistico, cognitivo dei bambini sordi. Il primo passo concreto verso l'attuazione di questo progetto è stato il corso per "educatore sordo" finanziato dal Fondo Sociale Europeo attraverso il quale abbiamo formato due persone sorde (erano partite in cinque ma tre ci hanno lasciato, allettate dalla strada più facile offerta dall'assunzione obbligatoria) che attualmente stanno lavorando con dei bambini sordi presso alcune Unita Sanitarie Locali ed alcune scuole, ottenendo risultati molto soddisfacenti anche se purtroppo, per la situazione italiana descritta prima, si incontrano ancora molte difficoltà.

Comunque, la speranza che qualcosa stia cambiando sta diventando realtà con l'approvazione dell'ultimo progetto che permetterà alle nostre educatrici di lavorare in una scuola materna, tradizionalmente oralista, di Torino con quattro bambini sordi tutti i giorni per tutto l'anno scolastico ed alle insegnanti della scuola di avvicinarsi alla Lingua dei segni attraverso un corso di formazione permanente per l'apprendimento di questa lingua, in modo da dar loro gli strumenti per comunicare con i bambini sordi. Lo scopo di tutto questo è, da una parte quello di offrire ai bambini sordi le stesse possibilità di informazione e di apprendimento dei bambini udenti attraverso la Lingua dei segni (a cui farà seguito l'apprendimento della lettura e della scrittura e della lingua parlata - quest'ultima in base alle capacità individuali) e dall'altra quella di offrire nuove opportunità lavorative a persone sorde permettendo loro di distaccarsi dall'assistenzialismo cui sono state abituate, per diventare cittadini attivi nei confronti di se stessi e dei loro simili. Ciò porterà, o almeno questa è la nostra speranza, a veder crescere dei ragazzi sordi liberi di scegliere il loro futuro e non indifferenti o succubi delle decisioni prese da altri per loro.

Il cammino è ancora lungo, sono molte le barriere da eliminare sia nel mondo degli udenti sia nel mondo dei sordi ma le basi sono state gettate e speriamo di poter proseguire migliorando e consolidando sempre di più il nostro lavoro, aiutati anche da amministratori più attenti alla crescita completa e libera dei cittadini e non alla falsa benevolenza che crea prigionie mentali ed ignoranza.

Maddalena Valente

(Relazione tenuta al congresso sull'educazione dei sordi a Grenoble - Francia - novembre 1993)

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