L'EUROPA DELL'EST: UNA LEZIONE PER LA COMUNITA' DEI SORDI

di Paul Redferm

L'inizio del nuovo decennio ha visto cambiamenti impressionanti nell'Europa dell'Est. C'è qualcosa da apprendere e da applicare nel contesto della Comunità sorda? Da quando il presidente sovietico Gorbaciov ha annunciato che ogni Stato deve essere libero di determinare il proprio destino, i vecchi Stati comunisti dell'Europa dell'Est hanno subìto cambiamenti sorprendenti: la Polonia, ora, è governata da un governo non-comunista; il muro di Berlino è stato abbattuto, e i Ceausescu rovesciati in Romania.

Due questioni importanti potrebbero essere discusse. Innanzitutto esistono delle similitudini tra l'oppressione che c'è stata in questi Stati e l'oppressione subìta dai sordi qui? In secondo luogo, se questa è la verità, quale lezione, l'esperienza dell'Europa dell'Est, ci può dare affinché noi possiamo migliorare la situazione di qui? Desidererei rispondere, a quest'ultima domanda, nella seconda parte di tale articolo. Per ora abborderò la prima questione.

Secondo me la risposta è affermativa,. Perché? Perché in quegli Stati il partito comunista ha influenzato la cultura, l'economia e l'evoluzione politica del popolo. Negli Stati della comunità, una maggioranza di udenti determina in gran misura i diritti culturali, economici e politici dei sordi. come avviene che la maggioranza degli udenti influenzi la cultura dei sordi? Attraverso l'uso sbagliato della televisione, del teatro, di films e delle Gallerie d'arte, sia rendendoli inaccessibili ai sordi sia omettendo o emarginando qualsiasi rappresentanza di sordi. Così è accaduto in Romania: prima del rovesciamento di Ceausescu, la televisione rumena trasmetteva due ore di TV al giorno, la dirigeva Ceausescu stesso. Qui la lingua dei segni in televisione copre meno dell'1% del tempo di programmazione. Prima della Glasnost, l'Unione Sovietica imponeva la censura sugli spettacoli teatrali. Gli artisti "accettati" dal potere venivano ricompensati finanziariamente e con privilegi. In Occidente si ricompensa e si riconosce gli interpreti sordi che sono "come gli udenti", soprattutto nel mondo della musica. Benché non esista nessuna censura, pochissime opere di teatro sono scritte ed interpretate da sordi. Le risorse raramente sono messe a loro disposizione. Tutti i testi scolastici presentano la storia di persone udenti. Ogni tanto si fa riferimento ad uno o due sordi celebri, ma non c'è alcun insegnamento della storia dei sordi, della cultura dei sordi, ed è raro che i sordi siano rappresentati come eroi.

Una posizione semplicistica è l'affermazione che i sordi non possono arrivare alla dignità di questi esempi. Ma ciò che è più probabile è che ci sono stati avvenimenti che hanno influenzato e modificato la comunità sorda, cosicché i sordi sono ignorati. Ci è sufficiente leggere i giornali di oggi per constatare che, se i marziani atterrassero sulla Terra nell'anno 2000, crederebbero che tutti i sordi siano "muti", cosa non vera. In Unione Sovietica c'è una grande presa di coscienza di tale problema; si sta riscrivendo la storia dopo la "destalinizzazione" dei testi scolastici nel corso degli ultimi decenni. La storia dipende da chi ha la capacità di scrivere. In termini economici la maggioranza udente determina l'economia limitando le possibilità dei sordi di lavorare per conto proprio o di creare proprie imprese in un'economia di mercato misto. Questo si fa limitando in modo effettivo i servizi telefonici e degli interpreti ed anche gli "stages" di gestione per i sordi. E praticamente tutto il nostro denaro è reinvestito nella comunità udente. Noi non compriamo né cibo né vestiti né mobili dai sordi - siamo obbligati a comprare ciò di cui abbiamo necessità - che sia questo un prodotto o un servizio alla comunità udente.

Quando siamo assunti da un'organizzazione diretta da persone udenti, siamo molto meno remunerati dei colleghi udenti, sia per colpa del sotto-impiego sia a causa di una sotto-remunerazione deliberata. Tale situazione è simile a quella delle persone che non erano membri di Partito nei Paesi dell'Est o dei dissidenti che erano obbligati ad accettare impieghi malpagati e che non avevano accesso ai privilegi di acquisto nei negozi del regime (Partito). Veniva respinta, ai dissidenti, qualsiasi possibilità di carriera anche se si mantenevano "buoni". Le ragioni per tale trattamento e per il trattamento dei sordi possono essere diverse ma le conseguenze sono le stesse. Nel settore politico pochissimi Parlamentari sono capaci di usare la lingua dei segni indigena del loro stato di elezione. Nella maggioranza dei congressi dei Partiti politici, al momento della propaganda e dei meetings, nessun interprete è presente. Il Parlamento impedisce ai sordi la possibilità di parlare dei problemi quotidiani. Al livello sociale i sordi non sono mai nominati nel Consiglio di amministrazione di una scuola e non hanno quasi mai una posizione di responsabilità a livello di comitato di gestione nell'ambito locale che gli permetta l'autonomia nei propri affari. Quante organizzazioni locali di "sordi" sono effettivamente dirette dai sordi?

Questa situazione può essere comparata a quella degli Stati Baltici che pretendono una riforma che decisamente va verso la stessa direzione, ossia che i Baltici vogliono una partecipazione più estesa sulle decisioni che cambiano la loro esistenza, e vogliono mettere fine alla "russificazione" delle loro regioni. Dietro ai fatti recenti di indipendenza c'è il grande risentimento per la mancanza di partecipazione. Deduco che esistono similitudini tra le situazioni dei Paesi dietro la "cortina di ferro" e la situazione in cui si trovano i sordi nei Paesi della Comunità Europea. Tuttavia ci sono tre differenze significative.

La prima è che i mass-media rifiutano di mettere in luce le questioni dei "sordi", in quanto non siamo considerati un gruppo politicamente importante.

In secondo luogo i sordi sono una percentuale relativamente bassa della popolazione e, per ultimo, non costituiscono un gruppo etnico identificabile appartenente ad una regione specifica. Io penso che ci siano tre questioni da studiare. Senza coscienza storica i popoli dell'Europa dell'Est non avrebbero potuto conservare la convenzione che le cose potessero mutare, che le cose fossero diverse nel passato e cambiassero di nuovo. In Romania, per esempio, si temeva la reazione del progresso democratico perché la Romania non era una democrazia prima dell'epoca comunista, ma in Germania l'idea di riunificazione ha avuto radici e si è realizzata. La società dei consumi occidentale ha giocato un ruolo mostrando come le persone possono ben vivere, è forse più importante sapere che l'Europa ha una storia di lotte, di piccoli Stati contro i grandi, di piccole regioni contro potenti Nazioni. Per gli attivisti sordi il primo compito è quindi riscrivere o ridisegnare la nostra storia. Perché è così importante? Senza coscienza della nostra identità storica noi non avremo nessun ponte di riferimento. Anzi, noi non potremo comprendere il nostro presente senza conoscere il nostro passato e noi siamo perciò sconfitti. Recentemente ho assistito ad una riunione dove erano presenti molti sordi e il segnante ammetteva la nostra mancanza di accesso al Parlamento nel quale eleggiamo i nostri rappresentanti. Ciò fu ascoltato con indifferenza da un gran numero di persone e alcuni sordi intelligenti e competenti hanno continuato a chiacchierare con i loro amici. Non c'era alcun sentimento di rabbia né la sensazione che noi avessimo il diritto di essere lì e il diritto di lottare per la nostra libertà. Lo spirito impregnandosi di solidarietà, la passione di confrontare e di diffidare lo status quo sono delle forze possenti che dovrebbero far parte integrante della nostra cultura sorda. Questo spirito è assente perché non c'è nessun documento o storia della nostra lotta, dei guadagni e delle perdite. "Un udente da qualche parte lo farà per noi" - o la nostra "storia" tale e quale come è stata raccontata: alla fin fine tutto è scritto in tutti i libri, non è così? I professori dei sordi "educano" i sordi. I missionari "aiutano" i sordi. Gli audiologi fanno "udire" i sordi. Non è sorprendente visto questa situazione che i sordi sembrano reticenti ad impegnarsi. Noi dobbiamo cambiare tutto questo, rivendicare il nostro diritto di essere sordi liberi. E perché ciò avvenga dobbiamo ritrovare il nostro passato, ciò che è veramente successo. Che ne è di quegli attivisti e di quei dissidenti, di quei sordi che hanno lavorato per tanti anni per permettere agli altri di avere delle esperienze esistenziali più ricche? Abbiamo bisogno di ritrovarli e di raddrizzare la storia dei "fautori delle buone opere" udenti e dei loro "Zii Tom" sordi. Che possiamo altro imparare? Che alcuni attivisti possono cambiare le cose e che le persone li seguiranno. Ma è un compito difficile quello di essere attivista sordo, richiedendo grandi sforzi che rovinano la nostra esistenza. Abbiamo tuttavia bisogno di persone che ci ispirano. Nelson Mandela ispira il popolo dell'Africa del Sud, Sakharov aveva fatto la stessa cosa nell'Unione sovietica. Grazie a questi individui la lotta ha conservato il suo ardore. Dove sono i nostri portatori di fiaccola?

Al terzo punto: la radio e la televisione non rispettano alcuna frontiera. Così non abbiamo un accesso limite alla televisione e alla radio (tutto come all'inizio dei popoli dell'Europa dell'Est), dobbiamo attirare l'attenzione su di noi. A Praga Jan Palach si è immolato nel fuoco durante l'invasione russa. Alcuni individui sono stati uccisi in Romania. Alcuni individui sordi hanno già pagato il prezzo - coloro che subiscono l'inferno degli ospedali psichiatrici o delle prigioni; coloro che si uccidono: non dovremmo sottolineare anche questi casi? Oppure dovrebbero esserci dei sordi abbattuti sulla strada prima che il processo di cambiamento si muova? La diradazione è un modo per dividere l'informazione. I Romeni possedevano dei registratori per il video. Noi potremmo e dovremmo fare la stessa cosa. Questo articolo, per esempio, potrà essere ottenuto in lingua dei segni britannica.

I tre motivi esposti sono di una importanza capitale nella discussione delle differenze fra gli Stati europei dell'Est e le comunità sorde qui. Se noi abbiamo leaders sordi siamo capaci di superare le barriere regionali e nazionali grazie all'orgoglio sordo. Ciò ci permetterà di promuovere una comunità sorda senza frontiera. Se facciamo conoscere maggiormente la nostra comunità al grande pubblico, se diffondiamo la nostra reale informazione attraverso i nostri media, saremo più facilmente identificabili e più forti in quanto gruppo. Questa prospettiva potrà rendere gli udenti un poco nervosi, ma è di un'importanza fondamentale per l'uguaglianza dei diritti, l'uguaglianza delle possibilità e la vera partecipazione. Per concludere vorrei dire che la volontà di iniziativa ritorna ai sordi stessi. Non possiamo contare sugli assistenti sociali, sui professori dei sordi, vedere sulle organizzazioni dei sordi per aiutarci. Alla fin fine gli Stati comunisti europei dell'Est hanno resistito così a lungo al cambiamento e la verità è che le persone udenti della comunità europea anche loro resisteranno ai cambiamenti... Noi, i sordi, dobbiamo felicitarci della nostra storia, del nostro palco di eroi - e di "vigliacchi" -, prima di poterci imbarcare sulla via del vero cambiamento.

PAUL REDFERM

(Articolo pubblicato su una rivista di sordi militanti inglesi, nel 1993 (?) e propostoci da Renato Pigliacampo)

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