il bambino sordo: soggetto bilingue e biculturale

"UN CASO MOLTO PARTICOLARE DI BILINGUISMO"

di Leonarda Gisoldi

Recenti ricerche compiute da studiosi americani ci confermano ulteriormente come attraverso un approccio bilingue il bambino sordo può raggiungere in modo naturale e completo una reale competenza linguistica. Troppo spesso nella mia esperienza di logopedista ho visto genitori, operatori, insegnanti... assillati dalla preoccupazione che i loro bambini sordi non "giungessero a parlare" e che l'uso dei segni potesse inibire tale traguardo. E' proprio a queste persone che voglio dedicare i risultati di una preziosa ricerca, da me scoperta solo poco tempo fa, nella speranza che possa rassicurare le loro ansie e cancellare i loro pregiudizi.

Al Salk Institute di San Diego in California la studiosa Maxwell (1989) effettuò una ricerca sull'evoluzione comunicativa e linguistica di una bambina sorda, Alice, figlia di genitori sordi che comunicavano con lei utilizzando un sistema educativo molto variegato. La bambina fu osservata, attraverso videoregistrazioni periodiche, dal 1983 quando aveva 1 anno e 6 mesi sino al 1988. I genitori della bambina, professionisti appartenenti ad un buon livello socio-culturale ed impegnati nei problemi dell'educazione dei bambini sordi, comunicavano con lei utilizzando forme diverse di comunicazione usate in modo differenziato a seconda degli interlocutori. Il loro sistema comunicativo generale comprendeva l'American Sign Language (A.S.L.), la Dattilologia, l'inglese segnato e la lingua vocale (in famiglia erano presenti anche fratelli udenti). Alice sino all'età di 3 anni non fu sottoposta a nessuna rieducazione e training specifico verso la lingua vocale.

Maxwell nella sua ricerca evidenzia 6 periodi di sviluppo della competenza comunicativa della bambina in cui si possono individuare specifici cambiamenti della sua evoluzione linguistica.

1° periodo (da 1,6 a 2,6 anni): Alice è già capace di cambiare volontariamente il canale e codice comunicativo. Ad 1,6 anni, ad esempio, chiede in Lingua dei Segni, in modo poco chiaro, un pasticcino alla sorella che non la comprende. Alice, allora, decide di produrre la frase con la lingua vocale "eat cookie" che viene immediatamente compresa dalla sorella. Dai 20 mesi inizia ad essere attenta ai movimenti labiali prodotti dagli interlocutori. Ai 2 anni e 6 mesi, in attività di gioco con il padre sul riconoscimento delle diverse parti del corpo, è in grado di labioleggere parole come "nose, hair, teeth, ear, mouth" e, lei stessa comincia a produrre movimenti labiali senza suono per le parole "dog" e "house". Imitando il padre quando sgrida i fratelli più grandi, riproduce la sua stessa espressione facciale insieme ai movimenti buccali senza suono definiti "scarabocchi di parole". In un'altra videoregistrazione la si vede effettuare adeguatamente l'espressione mimica, simulando dei singhiozzi ma senza emettere suono, mentre segna CRY o, giocando con la cornetta del telefono finto, produrre i soliti "scarabocchi di parole" silenziosi. In questa fase vi è la prerogativa di ripetere le espressioni facciali e mimiche che accompagnano le espressioni vocali senza emettere alcun suono.

2° periodo (da 2,8 anni a 4 anni): si evidenzia che Alice comprende quando è necessario controllare meglio le sue produzioni linguistiche; sa passare da una forma comunicativa ad un'altra quando non è compresa avvalendosi anche, a modo suo, della Dattilologia; inizia a labioleggere frasi e brevi discorsi. A 3 anni viene iscritta ad una scuola materna con altri bambini sordi in cui vi è una insegnante udente che utilizza la comunicazione simultanea (segni e parole insieme). L'insegnante evidenzia immediatamente il buon livello di comprensione della bambina in grado di labioleggere parole come: "turn around, jump, march, fall..." Una compagna udente le domanda un giorno dove fosse suo padre e lei le risponde segnando e parlando contemporaneamente la frase: AIRPLANE SUNDAY COME "Airplane Sunday come". [Sunday, he'll come back by airplane - n.d.R.] Alice, dopo i 3 anni e 6 mesi inizia a labioleggere frasi prodotte da persone che non si stanno rivolgendo a lei. Un giorno la madre, ad esempio, stava picchiando il cane dicendogli solo parlando "I'm sorry Bojo", la bambina osservando la scena si rivolge al cane segnando YOU SORRY, oppure in un ristorante quando la cameriera chiede ai suoi genitori se volessero un caffé, Alice risponde segnando NO COFFEE. Fin verso i 3,2 anni Alice non produce nessuna frase significativa vocalmente ma, immediatamente dopo, compaiono i primi enunciati tipo: "put it back, come here, hurry up..." Talvolta produce segni e parole simultaneamente, specialmente per le particelle inglesi che non hanno un corrispettivo nell'A.S.L., come quando segnando HURRY pronuncia oralmente "up". Altre volte, verso i 3,4 anni, effettua delle frasi miste mostrando un uso volontario della parola come quando produce: STAY "there" TOMORROW, "then" URSULA BRING RABBIT ("We stayed there overnight, then Ursula brought the rabbit"). E' evidente come, seguendo il modello offerto dai genitori, Alice usi parole con suono e senza suono, solo segni o produca segni e contemporaneamente parli.

3° periodo (da 4,1 anni a 4,6 anni): Alice sino ai 4,3 anni non utilizza frequentemente la lingua vocale, che comunque sino ai 5,5 anni, non fa parte in modo preponderante della sua comunicazione. Verso i 4 anni inizia a produrre vocalmente in modo corretto alcune forme grammaticali, come ad esempio l'uso del passato nel verbo dire. Alcune volte verbalizza parole che normalmente in inglese non sono pronunciate, ad esempio dice la parola "question" alla fine di una frase interrogativa traducendo pari pari la costruzione tipica della frase dell'A.S.L. La bambina ha capito, infatti, che può produrre vocalmente tutto ciò che segna, ma non ha ancora compreso le reciproche differenze presenti nelle due modalità comunicative per esprimere lo stesso pensiero.

4° periodo (dai 4,7 ai 5,5 anni): si evidenzia una evoluzione nelle produzioni vocali della bambina. Ad esempio a 5 anni in una videoregistrazione di 2 ore si rilevano solo 3 produzioni vocali silenziose mentre a 5,5 anni in una videoregistrazione analoga nel 75% del tempo dell'intera osservazione sono presenti produzioni vocali. Sono numerose le frasi di una certa lunghezza prodotte solo oralmente come ad esempio: "What's the matter with you. Stop it! Stop it!" e ancora "I don't like you anymore. I like my mother". Sono ancora molte, però le frasi prodotte verbalmente in inglese non corretto influenzato dalla struttura morfosintattica dell'A.S.L. A 5,5 anni, traguardo pregevolissimo, raggiunge l'apprendimento della lettura cimentandosi, con brevi favole, nel segnare ed articolare una parola dopo l'altra comprendendo il significato generale della storia. In questo stesso periodo effettua anche un'altra conquista: il controllo volontario della voce. La si può osservare, infatti, scrutare le reazioni dei suoi interlocutori a sue produzioni vocali prodotte a diversa intensità e in situazioni ambientali diversificate.

5° periodo (6,3 anni): si evidenzia un notevole incremento sia della capacità di labioleggere sia nelle produzioni vocali. Raggiunge una grande padronanza nel cambiamento di codice a seconda dell'interlocutore passando, ad esempio, a seconda del caso, dall'A.S.L. all' inglese segnato con o senza suono.

6° periodo (7,5 anni): Alice integra le sue produzioni in A.S.L. ed inglese segnato con una fluente Dattilologia, soprattutto quando deve denominare nomi di persone, luoghi geografici... Talvolta se, usando l'inglese segnato, le sembra di aver articolato scorrettamente una parola, prova a farne lo "spelling" lettera per lettera. Globalmente il suo linguaggio verbale è ancora non perfettamente intellegibile ma, concentrandosi, Alice può produrre brevi frasi in modo corretto e, soprattutto, esso è divenuto parte integrante del suo normale repertorio comunicativo. L'eccezionale caso di Alice ci dimostra come l'accesso precoce e completo ad una lingua ed a tutte le sue funzioni, (possibile per un bambino sordo solo attraverso una lingua visiva), permette un ingresso graduale e non forzato nei meccanismi di un'altra lingua, nonostante quest'ultima si avvalga di una modalità comunicativa non naturalmente accessibile alla persona sorda. Ella ha raggiunto un utilizzo flessibile e funzionale dello strumento lingua in base alle diversificate esigenze comunicative e linguistiche. La bambina si riconosce, inoltre, come persona sorda identificandosi in un segnante sordo e non in un parlante udente, anche se utilizza la lingua vocale, essendo perfettamente consapevole delle differenze tra persone sorde e persone udenti.

Leonarda Gisoldi

NOTA: nelle frasi i segni sono scritti in maiuscolo, le parole in minuscolo.

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