IL CORPO DEI SEGNI: LA LINGUA VISIVA DEI SORDI

di Marco Consolati

Qual è il vero obiettivo dei sordi da quando maturano, dopo la crescita, fatta anche in famiglie udenti? Qual è lo spirito che li conduce in forma di sogno, come un desiderio irrealizzabile e spesso sconosciuto a loro stessi? Credo di essere arrivato così vicino al cuore dei sordi da penetrare attraverso la nebbia del disagio, dell'incomunicabilità, della diseducazione (e quindi incompetenza e ignoranza) che li avvolge.

I sordi sognano, come del resto tutti gli esseri umani, un'isola, un TERRITORIO che sia la loro casa, la loro dimora, il proprio corpo. E' un'isola fatta a loro misura, secondo la loro cultura, che segue la loro evoluzione. Ognuno di loro ha in mente un sogno diverso e vede la sua isola come egli stesso si identifica. Il sogno dei sordi è un'isola dove la lingua ufficiale sia la Lingua dei Segni, dove imperi la comunicazione visiva, dove i sordi possano svolgere ogni attività, senza bastoni fra le ruote che loro stessi. I sordi vogliono libertà, parità di opportunità, autonomia e indipendenza. Ecco, cosa vogliono i sordi. Ecco cosa dobbiamo realizzare: la nazione sorda.

I sordi sono una minoranza linguistica, ma non solo. Sono una minoranza culturale, con proprie potenziali tradizioni, un'eredità generazionale che li accomuna. Sono una minoranza ETNICA, ma non propriamente di razza, una comunità etnica d'elezione, di razza elettiva (come tutte le persone che scelgono una religione diversa da quella della famiglia in cui nascono). E' sordo chi condivide le aspirazioni dei sordi, la loro lingua e la loro cultura. L'udito è un'idea degli udenti che lo usano, non è un'idea dei sordi che non possono sperimentarlo. E anche gli udenti possono essere sordi, se non crescono con la mentalità di udenti, ma con mentalità sorda.

I sordi stessi non nascono sordi, lo diventano se hanno l'opportunità di poter liberamente seguire la natura che li indirizza, spontaneamente. La natura produce molti sordi, ma molti altri lo diventano nel corso della vita, e alcuni di loro posseggono la facoltà di udire. In origine siamo tutti potenzialmente sordi, il primo linguaggio infantile è un linguaggio del corpo, primordiale e spontaneo, in cui l'immagine fornisce un senso e domina la comunicazione fra il piccolo essere e l'adulto. Da questo linguaggio, noi (voi) udenti, siamo (siete) ben presto distolti da un suono, da un rumore ripetuto, insistente, che si associa alle cose e alle immagini che percepiamo e, poco per volta, le sostituisce. Ascoltiamo la madre che produce gli stessi rumori presso le stesse cose, che li ripete e che ci incita a riprodurli. Sentiamo questo desiderio di produrre suoni e lo esercitiamo finché non ci riusciamo, o meglio finché non otteniamo l'approvazione conclusiva.

Ma un bambino sordo non ascolta la madre parlare e sente il desiderio di produrre suoni come mille altri desideri. E il bambino dopo le prime prove di lallazione, non ottenendo conferme, desiste, non è la sua strada. Se i genitori non offrono altre strade rimarrà in attesa, non scoprirà che l'imperfetta comunicazione visiva materna. Se i genitori associeranno il segno alle cose, svilupperà con i segni un sistema comunicativo alternativo al mondo dei suoni.

Il mondo della vista trasmette molte più informazioni che il mondo dei rumori. Il rumore lineare è meno complesso e articolato della rappresentazione spaziale visiva. Il bambino sordo sulla strada della comunicazione visiva formalizzerà lo spazio in modo linguistico, mentre nel frattempo il bambino udente distolto dai rumori sarà ancora alla ricerca della parola.

Le competenze linguistiche dei segnanti si sviluppano più in fretta e sono più comunicative di quelle dei parlanti. Il sordo raggiunge una diversa formalizzazione linguistica alcuni mesi prima del suo pari udente e prosegue, se esposto alla lingua dei segni, con una rapidità e un entusiasmo vitale davvero eccezionale. Ma poi verrà il giorno che per la sua vita, dipendendo da un mondo di udenti che sono im maggioranza, una maggioranza incapace di comunicare con lui, gli si imporrà un modello linguistico al quale non riuscirà mai ad adeguarsi naturalmente. E ogni tentativo, sempre più pressante, lo allontanerà dalla sua potenziale crescita, dalla sua naturale evoluzione, esattamente come noi (voi) quando fummo (foste) distolti dall'universo dell'immagine.

Questo doloroso percorso per il sordo sarà fonte di rischi psicologici, di insidie e pericoli intellettivi, di castrazioni evolutive, di deprivazioni cognitive, e (perché non citarle?) di torture meccaniche fatte di protesi o di impianti audiologici artificiali. Ecco la creazione del simil-udente, fac-simile omologato dalla comunità dominante, cavia per le sperimentazioni bioniche, per "il suo bene". Con il presupposto di integrare il sordo alla comunità dei normali (normalizzati uditivi) udenti lo si disintegra allo stesso modo in cui fummo disintegrati noi (voi) quando non ci fu concesso di sviluppare le nostre facoltà e competenze visive, quando non ci fu concesso di usare il nostro corpo per l'espressione linguistica.

L'accanimento mostrato contro i sordi per tutti i secoli bui della nostra storia del potere dell'uomo sull'uomo è la spia che illumina sulle basi vergognose della nostra civiltà. I sordi, reietti, considerati deficienti o minorati furono eliminati fisicamente, esclusi, reclusi, "integrati" o inclusi e, oggi, "terminati". Oggi, grazie alle nuove tecnologie, si vuole terminare la sordità culturale impiantando apparecchiatture sofisticate all'interno dell'orecchio. L'attacco fisico vuole conquistare l'ultimo territorio del sordo: il proprio corpo.

Ma i sordi hanno sviluppato nel frattempo una cultura alternativa, una comunicazione vitale, una forma di conoscenza del mondo sulla base della loro diversità. Oggi la trasmettono anche a noi udenti, con corsi di Lingua dei Segni e le loro rivendicazioni di minoranza etnico-linguistica. Cosa aspettiamo a imparare? A ritornare ad uno sviluppo delle nostre potenzialità visive, delle nostre espressioni corporali? La rivoluzione dei Segni è iniziata, finora in modo sotterraneo perché non vi era motivo di esplicitare ideologicamente i suoi obiettivi.

Eppure oggi, di fronte all'attacco senza precedenti nella storia dell'umanità sferrato contro la diversità vista come devianza dalla norma, oggi siamo tutti chiamati a prendere posizione. Possiamo farlo anche solo intellettualmente, oppure attraverso il senso di solidarietà umana che accomuna le persone sensibili all'altro da noi, ma possiamo anche riscoprire quanto la nostra storia ci ha proibito. Possiamo vivere la gioia di imparare a comunicare ogni pensiero con il nostro corpo, con le nostre mani, senza per questo ricorrere alle "arti" che un potere opprimente su tutti (e anche su se stesso, perché miope) mette in campo per sfogarsi (funzione catartica). Teatro, cinema, mimo, e anche canto, non sono momenti né di rivoluzione né di effettiva rappresentazione del nostro essere viventi e umani, sono momenti di liberazione momentanea che servono, nella rappresentazione del potere, ad indurci nell'errore di pensare alla libertà possibile all'interno di un sistema di norme e di scelte predefinito. Eppure noi siamo i padroni della nostra vita e per generazioni siamo stati privati di quello che invece ai sordi non sono riusciti a togliere, un intero mondo.

In tutto il mondo le persone che comunicano con gioia attraverso il corpo e la vista, abbandonando le inibizioni e recuperando competenze parziali nel migliore dei modi a loro concesso da un'evoluzione cognitiva ormai avvenuta, sono in considerevole aumento. Questo comporta un rispetto verso le persone sorde che ci propongono questa sfida e questo regalo. La felicità di essere padroni di un corpo capace di comunicare il pensiero, di essere il corpo del pensiero, la sua forma vivente non alienata o separata, è possibile da tempo per tutti. Se volessimo la vera integrazione dei sordi impareremmo a segnare e a comunicare come i sordi e non ci sarebbero altri ostacoli, il mondo diverrebbe un'isola, il nostro pianeta dei segni.

Ma siamo pochi, ancora, e il bisturi ci cerca ogni giorno, ecco perché forse per tutti noi basta il piccolo sogno di una nazione sorda, dove sordi e udenti danzino e pitturino il mondo delle astrazioni detto Lingua ma che è invece Corpo. Forse noi lo stiamo già creando con la Lingua dei Segni, un po' ovunque, e se riuscite a capirci sorrideteci perché noi (voi) possiamo esserne l'ultima speranza.

Marco Consolati

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