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Era frate cappuccino anche il cardinal Guglielmo Massaja, figura chiave dei rapporti missionari tra Piemonte ed Africa. Nato a Piovà d'Asti, fu vicario apostolico dell'alta Etiopia e quindi vescovo. La sua opera in dodici volumi "I miei 35 anni di missione" ebbe un'enorme diffusione, anche per la carica appassionata che la anima, a partire dal racconto dei sei anni di viaggio per raggiungere la terra di missione, camuffato e in incognito, per sfuggire alle persecuzioni. L'opera autobiografica ed alcune lettere, rivelano l'intelligenza e l'acutezza del cardinale, attento osservatore della situazione politica della regione, schietto e chiaro nei rapporti con gli emissari del governo piemontese che voleva stringere accordi con alcuni principi etiopi. Il canonico Giuseppe Ortalda fu uno dei grandi animatori delle iniziative cittadine per raccogliere fondi pro-missioni. Nel 1852 organizzò una lotteria missionaria, ripetuta nel 1858 sotto forma di Esposizione di migliaia di oggetti inviati dai missionari: erano i premi della lotteria. Nacque in concomitanza il periodico Esposizione a favore delle Missioni Cattoliche affidate ai seicento missionari sardi, che poi divenne Museo delle missioni cattoliche: è il primo periodico missionario italiano. Fra le presenze piemontesi più importanti, vi sono i Missionari della Consolata che iniziarono la loro attività nel 1901 per dar seguito all'opera evangelizzatrice del cardinal Massaja nel Kaffa e subito diedero vita al mensile 'La Consolata'. Il Santuario della Consolata di Torino è ricco di ex-voto che richiamano episodi bellici legati alla impresa coloniale italiana. I pastori valdesi di Torre Pellice furono in Sud Africa a partire dal 1883. |