Fata Morgana. Concorso letterario

Fata Morgana 8

FANTASMI
Rimorsi Assenze Oscurità

a cura di Silvia Treves

Fata Morgana. Concorso letterario

Quest'anno il Koro, cioè il gruppo di lettori che cura Fata Morgana ha scelto quattro parole d'ordine – Fantasmi, Rimorsi, Assenze, Oscurità – che si richiamano direttamente al fantastico, tra tutti il genere più trasgressivo, tant'è che rifila al lettore pesino la responsabilità di credere o non credere alle storie. Le storie di Fata Morgana 8 sono 24, spaziano dall'Italia al Giappone, alla Germania. I racconti declinano tutti i temi suggeriti ed esplorano tutti i generi e le possibili variazioni, È pur vero che il fantasma di un tempo, così gotico, così autorevole, così perbene, oggi è inconcepibile; «nel terzo millennio, si crepa e buonanotte» – osserva Massimo Citi nella prefazione a Fata Morgana 8 – e invece di cominciare un'onorevole carriera da revenant si va all'altro mondo col «funerale classico torinese». Niente di strano, quindi che i «nostri» fantasmi siano molto più moderni e spregiudicati. Del fantasma, tuttavia, quando di fantasmi si tratta, mantengono il languore, la consapevolezza della perdita, il ricordo del dolore ingiustamente patito. Gli altri – i personaggi che non possono fregiarsi del nobile titolo di fantasma sono – con qualche interessante eccezione – in gran parte umani vivi che la sorte, la scelta o il caso hanno proiettato in una dimensione di straniamento più o meno drammatica, un luogo «due piani più in basso» (per citare l'efficace titolo di uno dei racconti) impregnato di assenza e affacciato sull'oscurità.

L'olio del morto di Danilo Arona
Il primo racconto ha un attacco classico da «piccola bottega degli orrori», un ambiente molto sfruttato nelle serie televisive USA degli anni Cinquanta, quelle che gli adolescenti guardavano di nascosto a tarda notte. Non a caso è di Danilo Arona, uno studioso di cinema di genere, molto interessato alle interazioni tra forme di intrattenimento e «paura». Nel giro di un paio di pagine, però, L'olio del morto diventa ben altro e – facendo abile uso di descrizioni splatter – ci racconta, un «qui ora», fin troppo vicino e che preferiremmo dimenticare.

La fila di Asagure Mitsufuni
Una piccola parabola inquietante, una filastrocca efficacissima della vita umana che ricorda la dance macabre medievale e i quadri di Escher. Due pagine magistrali.

Qualcuno due piani più in basso di Luca Battisti
Un protagonista assente, che si nega agli altri e a se stesso, un ospite perfetto per il mondo di due piani più in basso, amministrato con cortese distacco dal più ambiguo degli inquilini. Terribilmente bello.

Ingrid di Roberto Bodrone
Ingrid è una delle cose più strane che abbia letto, piena di riferimenti lievi al doppio, al riflesso, alla doppia natura di ognuno di noi. È anche una delle storie d'amore più bizzarre e rasserenanti che conosca. Peccato che… Ma si sa, niente è per sempre.

Autunno infinito di Cettina Calabrò
È difficile scrivere storie come quelle di Cettina, apparentemente piccole, assorte, che partono da una quotidianità minimale e intima: donne che sbagliano strada con l'auto, che acquistano maglioni, che cambiano casa o che, come in questo caso, trascorrono giorni, settimane e anni a fianco di un marito affettuoso che indubbiamente amano. Pensano: adesso io dirò questo e lui risponderà quello, e poi io… e poi lui. E intanto fanno il caffè, mangiano pizze, passeggiano per la città. Non sono infelici. Però riflettono. E quatte quatte, davanti al lettore cominciano un tranquillo bilancio di vita, sfidandolo a fare altrettanto.

Reincantamento di Vittorio Catani
Una storia d'amore con risvolti fantascientifici che culmina in una Venezia degna di Daphne du Maurier; un'esplorazione del ricordo come possibilità di ri-vivere: un meccanismo imperfetto e così tipicamente umano, una terribile illusione che a ogni «rilettura» si allontana un po' di più dal reale. Il ricordo, tutto ciò che abbiamo per non perdere, insieme al nostro passato, anche noi stessi.

Fuoriusciti di Massimo Citi
Un delirio. Un bel delirio, proprio il genere di cose che mi piace leggere. Niente di strano, in un certo senso, Fuoriusciti è stato uno dei miei regali per il Natale 2003. Perché mi piaccia non lo so: probabilmente perché nel mondo visitato dal protagonista non è rimasto letteralmente nulla. Restano soltanto assenze e questo, per chi teme perdite e distacchi è molto tranquillizzante: peggio di così non può davvero andare. O forse sì. Comunque, gli altri regali che ho ricevuto quel Natale sono stati meno «intensi».

Bambini di Alessandro Defilippi
La Torino silenziosa e avara di sé nel quale Alessandro ambienta molte delle sue storie. Un rapporto di coppia collaudato e felice, al quale, forse, manca qualcosa. Il più soave, indifeso e terribile dei fantasmi: il fantasma di una promessa, di un futuro diverso, di un'altra vita.

L'uselun di Giovanni De Vecchis
Questo è il primo dei racconti vincitori di quest'anno, e mescola leggende popolari, ricordi che potrebbero essere di famiglia, descrizioni di luoghi che suoneranno familiari per disegnare in poche pennellate la vita di tre ragazze di paese: una vita di lavoro che inevitabilmente inizia con sogni, speranze, amori e prosegue per ognuna con esperienze molto diverse.

La coperta di Vivaldi di Roberto Ferrara
Roberto è uno degli autori più pigri che esistano. Però quando ci si mette… Qui c'è un vero fantasma. Il protagonista lo incontra… Un momento, forse è il contrario: il fantasma è il protagonista ed è l'altro a incontrarlo. No. Forse sono due fantasmi, due ombre che si incontrano a mezza strada, in un varco tranquillo del tempo, dove possono intrattenere una deliziosa conversazione. Forse è meglio che vi leggiate il racconto. Comunque da Vivaldi non ci si poteva aspettare nulla di meno.

La confessione di un vecchio poeta di Drazan Gunjaca
Una lettera a un amico, una sorta di testamento spirituale di un vecchio signore che non ha sempre fatto il poeta. Al termine della vita ognuno arriva con le tasche piene di rimpianti e della tristezza per non aver potuto fare altrimenti. Ma chi, per sua fortuna e per capriccio del caso, sopravvive ad un crimine collettivo, porta anche il peso dello straniamento, di una vita condannata a un eterno presente, di un filo spezzato con il passato. Un racconto breve e forte, scritto direttamente in italiano dall'autore croato.

Il fantasma del Natale passato di Eckhard Huelshoff
Fantasmi e rimorsi di un orrore totalmente umano che torna e torna nei ricordi dei sopravvissuti. Un racconto spregiudicato e preziosissimo in anni, come i nostri, nei quali molti vorrebbero cancellare le imprescindibili differenze tra vittime e carnefici.

La stanza di vetro di Consolata Lanza
L'ambivalenza della solitudine, l'ebbrezza dell'autosufficienza, l'arroganza di bastare a se stessi, il bisogno di dimenticare e di dimenticarsi. Da leggere in una sera estiva, davanti a una grande finestra, dopo il tramonto, mentre il buio cancella poco a poco i contorni dei palazzi di fronte.

Ultime notizie dal papero di Fabio Lastrucci
Un racconto che regala a Paperino e alla sua famiglia – condannati a restare sempre uguali a se stessi – il dono ambiguo del trascorrere del tempo. Ormai anziani, Paperino, Qui Quo Qua, Popeye e gli altri cartoons sono prigionieri senza illusioni dei loro ricordi, sospesi in un'ultima attesa. Malinconico e grandioso, con una Clarabella struggente.

Quindici piccoli assassinii di Michele Luzzatto
Qui abbandoniamo i fantasmi e le assenze e ci inoltriamo nella terra dei rimorsi, per la precisione quindici piccoli rimorsi. Niente di spaventoso, atti un po' vili, piccole crudeltà, gesti che si sarebbero potuti evitare. Ognuno di noi potrebbe elencarne un gran numero. Nessuno ce li rinfaccerebbe mai, figurarsi, in giro succede ben di peggio. Però, a ripensarci, di certe cose ci si vergogna ancora a distanza di vent'anni. Un piccolo grande racconto.

32° Farhenheit di Davide Mana
Un fantasma che non è (soltanto) tale, un protagonista notissimo che avrebbe sicuramente apprezzato il racconto, una faccenda che riguarda i servizi segreti americani. Certe storie di Mana non stanno né in cielo né in terra. Un aereo privato, e la sorveglianza attenta della «gente di Washington», attentissima alla «Sicurezza Nazionale», invece, è l'ambiente giusto.

Loro di Adolfo Marciano
Una ghost story classica che inizia con il ritrovamento di un semplice quaderno. Revenants che tornano a esigere il pagamento di un debito, il rimorso per un passato terribile, la lunga assenza dal mondo del protagonista, l'oscurità che incombe su di lui. 8 pagine per declinare Fata Morgana 8.

La regina d'Africa di Roberto Michilli
Un'assenza che non è rinuncia ma un'ultima definitiva ribellione alle convenzioni di un mondo angusto e gretto. Una fuga a due elegante attuata da due personaggi ormai consueti nel nostro «primo mondo», una grande soddisfazione per il lettore.

Elisa di Fabio Nardini
Altro racconto vincitore. L'atmosfera, piena di oscurità pare quella di un film horror metropolitano: un postaccio di periferia, una discarica, una catapecchia… Due sconosciuti si incontrano, lui è in cerca di guai, pare, lei è una giovane prostituta o forse una giovane tossico, o forse… Beh, le altre evenienze sono decisamente più terrificanti. È soprattutto lei a parlare, e racconta una storia atroce accaduta tempo prima… E le parole diventano incantesimo, un sortilegio che lega il protagonista, facendogli dimenticare ciò che è. O forse rendendolo finalmente consapevole.

Il perché di Giulia di Mirella Nicola
Mirella è una veterana di Fata Morgana. Viaggia molto per lavoro, così ci incontriamo di rado, ma si fa viva almeno una volta l'anno per regalarci una delle sue storie che, sotto un'apparenza minimale, raccontano sempre rapporti complessi: tra madre e figlio, tra marito e moglie, tra possibili amanti, tra vicini di casa. Tutta gente che crede di aver capito chi ha di fronte e che cosa ci si possa aspettare da lui o da lei, gente che spesso, Mirella Nicola ce lo dimostra, è in errore. Questa volta si tratta di due amiche. Una non c'è più e l'altra cerca di comprendere perché; scoprirà in Giulia non una sconosciuta, ma una persona anche diversa e capace di scelte inaspettate.

Permette? Manlio La Zecca di Andrea Rossi
Un fantasma ben vivo, l'ultimo sopravvissuto di un tempo ancora vicinissimo a noi eppure ormai cancellato dalla globalizzazione, dalla religione dell'Impresa. Una celebrazione del lavoro come dignità e dell'ascolto come piccola arte.

Due storie del gatto Plick di Massimo Soumaré
Due brevi storie a sorpresa riflesse da un paio d'occhi impassibili, due vicende umane di turbamento, desiderio o identificazione impossibile e un testimone che assiste con blanda curiosità a tutto quell'umano agitarsi.

Il terrazzo di casa Spenalzo di Gianluca Testa
L'ultimo dei vincitori. Un autore giovane che ha portato a termine con successo un'impresa coraggiosa: rendere il divario tra realtà e i pensieri che ci attraversano la mente mentre apparentemente ascoltiamo i nostri simili. la gente è molto più complicata di quanto ci appare, faremmo bene a ricordarlo: ognuno, chiuso nella propria mente, è una scatola nera, contemporaneamente presente e assente agli altri, partecipe e completamente indifferente. E non tutti sanno vivere in equilibrio come il giovane protagonista.

A solo di Silvia Treves
Una performance di T, artista totale che – per diventare un grande – ha pagato un prezzo molto alto. T è l'incarnazione del genio presentissimo a se stesso e assente al mondo; lo è in un senso molto particolare che nessuno si augurerebbe di sperimentare di persona. Ovviamente S_3ves l'ha scritto come semplice metafora, o come forma di scongiuro. O no?

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