ALIA 07
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ALIA 2007
Insinuanti contiguità
di Silvia Treves
Leggere l'uno dopo l'altro tutti i racconti di ALIA 2007 fa uno strano
effetto, tanto più sapendo che, diversamente da quelli delle
precedenti edizioni, andranno a formare tre volumi dedicati alle tre
aree culturali e linguistiche, tre libri separati ma congiunti nel
medesimo progetto. Tre isole del nostro arcipelago fantastico,
finalmente. Vicine, separate da pochi chilometri di mare, eppure
differenti. Tre paesaggi diversi, popolati di creature giovani, potenti
e diversamente adattate. Come le Galapagos dell'epoca di Darwin, prima
che navigatori e pirati estinguessero numerose specie di tartarughe e
che le petroliere e le agenzie turistiche facessero il resto.
Isole contigue, è così che mi figuro ALIA.
Quest'anno più che mai, grazie al lavoro dei nostri curatori
che hanno scovato grandi racconti. Grazie agli autori italiani che da
quattro anni sono con noi e che non si stancano di esplorare il loro
universo fantastico anche pensando ad ALIA. Grazie all'amicizia degli
autori giapponesi e alla loro incredibile capacità di
scrivere tanto e contemporaneamente di scrivere bene. E grazie (un
grazie stupefatto, devo ammettere) alla benevola cortesia di grandi
autori di area anglosassone, nomi che, da lettori onnivori di
fantastico quali siamo, ammiravamo da lontano e mai avremmo sperato di
vedere stampati su ALIA. Gente come Michael Moorcock, che ho letto da
ragazzina, come Walter Jon Williams e David Brin che ho apprezzato da
adulta e che… Oh, beh… E di autori che non
conoscevo ancora ma che, lo giuro, vale davvero la pena di leggere.
Grazie a Terada Katsuya che, disegnando le tre copertine di ALIA 2007,
ha indicato la via a noi esploratori. Grazie agli illustratori dei
racconti che che ci hanno offerto una traduzione grafica rispettosa e
personale delle fantasie degli autori.
Esplorando queste tre isole, coglierete per prime le differenze. Il
paesaggio giapponese, variegatissimo e colorato, è composto
di fantastico puro, declinato in tutte le possibili gamme: una storia
gotica, un delirio pacato ma terribile, una ghost story,
il racconto in chiave minore della fine del mondo, un'amabile storia di
possessione, una diversione cinematografica con apparizione, un viaggio
funambolico un lungo flashback di Minagawa, che vibra di rimorso e di
rimpianto.
L'isola nella quale ci conduce Davide Mana, invece, è quasi
tutta consacrata a una robusta fantascienza e alla narrativa di
speculazione: società di fronte a svolte epocali, scoperte
scientifiche troppo pericolose, rivoluzioni possibili nelle colonie,
destini di mondi, le conseguenze di un amore paterno servito dalla
tecnologia, l'arrivo di alieni molto curiosi. Il fantastico non manca,
comunque, grazie a quel formidabile matto di Moorcock e alla sua
avventura alla Howard rutilante di effetti speciali con risvolti
parodistici e a Nalo Hopkinson con la sua storia di fantasmi caraibici
in esilio continentale.
L'isola italiana è un piccolo mondo pieno di contrasti,
molto atipico rispetto al paesaggio più noto della
letteratura di casa nostra: poca fantascienza ma decisamente
avventurosa e di ottimo livello, temi fantastici declinati in chiave
molto personale che, com'è giusto offrono più
domande che risposte, un altrove ucronico di grande respiro e
– anche se il racconto di Giorgi è ben
più di questo – un ottimo esempio di quella
narrativa italiana di speculazione ricordata tempo fa da Vittorio
Catani, che la considera una via «italiana» alla
fantascienza, più interessata ai cambiamenti sociali che non
alle scoperte tecnologiche.
Ma occorre stare attenti.
Gli autori pubblicati su ALIA 2007 non sono necessariamente
«tipici» della loro area culturale e forse la loro
disponibilità ad aderire al nostro progetto ne è
la prima prova, anche se resto convinta che, fuori dal nostro italico
orticello, gli autori (anche quelli noti e molto noti) abbiano una
maggiore attitudine al confronto, un interesse per iniziative piccole
ma coraggiose e una sana curiosità verso il lavoro degli
altri che mancano quasi totalmente nel «piccolo»
ambito letterario italiano. Insomma, non sentitevi autorizzati a
ritenere che gli autori giapponesi siano in maggioranza rarefatti e/o
bizzarri, o che quelli anglosassoni siano in gran parte attratti da una
fantascienza avventurosa e sociale.
Ma soprattutto non lasciatevi confondere dalle peculiarità
più evidenti delle tre isole. Dai vostri pre-giudizi
(termine che uso nel suo significato migliore e non negativo), dai
gusti personali, dalle vostre esperienze di lettura. Dalla vostra
motivata diffidenza: «Fantascienza? Naaahh! Io ho una cultura
umanistica, mi manca il background…»;
«Fantastico puro? Ma che cos'è? L'ennesimo trucco
per ammannire agli sprovveduti le solite storie a base di frattaglie
sanguinolente o di fantasmi in vestaglia?; «Interrogativi
etici? Ma ddaaaiii, voglio una bella avventura di astronavi e alieni
cattivi!».
Provate a passare da un'isola all'altra, date a ogni storia una
possibilità, coglietevi di sorpresa. Incontrerete scenari e
creature molto diverse, che, alla fine, si riveleranno più
simili di quanto crediate.
Non siete convinti? Allora fate la prova. Scegliete tre racconti, uno
per isola. Per esempio Esilio di Minagawa, Pater
di Giorgi e Pesci polmonati di Brin. Un
drammatico e privatissimo loop temporale, una possibile
società italiana orgogliosamente pianificata e un incontro
– L'Incontro – con gli Altri, là fuori,
nello spazio. Diversissimi, non c'è che dire.
Eppure… leggeteli, prego; tutti e tre scavano in
profondità dentro di noi e ci chiedono: «Chi sei?
Chi siamo? Perchè veniamo al mondo e soprattutto
perché ci restiamo? Quanto dobbiamo cambiare per non tradire
noi stessi? Come possiamo scegliere tra diversi gradi di doveri e
responsabilità?» E, tutti e tre, riflettono su
come possiamo accudire i nostri figli: i figli veri, quei terribili
sconosciuti che ci somigliano troppo, il figlio che ognuno di noi
è stato un tempo e che ancora sopravvive dentro la nostra
mente, i figli dei figli che non conosceremo mai … i nostri
lontani discendenti e, per estensione, tutte le altre possibili forme
di vita. Visto?
Avrò barato? Avrò scelto i racconti
più belli, i più significativi? Ma no, il gioco
funziona anche con gli altri, perché i mondi della narrativa
fantastica, come le isole di un arcipelago, sono diversi ma contigui.
Esplorarli è osservare alla giusta distanza quello nel quale
viviamo.
E adesso issate la vela e salpate. Non potete perdervi, se consultate
le nostre mappe.
Buon viaggio. Ci si vede là fuori.
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