Associazione Culturale e di Promozione Sociale per la Salute, il Benessere, lo Sviluppo Armonico dell'Individuo nell'Ambiente

Antonio Baldi
I FIUMI DI NAPOLI
Vi è da fare presente che tutte le "arene" hanno caratteri torrentizi quindi con grosse portate in occasione di intense precipitazioni. Oggi alcune di queste "arene" hanno carattere permanente, ciò è dovuto unicamente all'azione antropica che le utilizza come impropri collettori fognari.

5.1 - L'ARENACCIA

E' la più lunga fra le arene, circa 12 Km, ha inizio al ponte dei Calaioli, ai Camaldoli, e lungo il suo corso viene suddivisa in diversi nomi: Cupa S.Croce, Vallone S.Rocco, Cavone di Miano, Cavone Ponti Rossi e infine Arenaccia. Questa "arena" diventa collettore fognario coperto all'altezza di via Udalrigo Masoni, correndo poi sotto l'attuale corso Arenaccia, corso Novara e corso A. Lucci, per sfociare a mare nel porto, all'altezza del ponte della Maddalena, dopo essersi unito al letto del Sebeto, anch'esso adibito a collettore fognario. Lungo tutto il percorso si notano brusche variazioni di direzione dell'alveo, in particolare nell'area a monte di via Udalrigo Masoni, dove l'alveo dalla direzione ovest-est piega bruscamente a sud.

Attualmente la zona di testata è completamente scomparsa, in quanto obliterata dal II Policlinico, e l'arena ha inizio nella parte alta di vallone S. Rocco dove, in seguito ad immissioni fognarie, assume l'apetto di un corso d'acqua a carattere perenne.

5.2 - ARENA ALLA SANITA'

Lunga circa 6 Km ed oggi in massima parte interrata, deriva dall'unione, a monte del ponte della Sanità, di tre valloni di erosione: il vallone S.Gennaro dei Poveri, quello delle Fontanelle (ramo principale) e quello dei Gerolomini.

Il corso dell'arena risulta, oggi, totalmente coperto ed è riconducibile a via Sanità, via Arena alla Sanità e via Vergini. All'altezza di via S. Carlo all'Arena il corso creava un gomito verso sudovest, in corrispondenza dell'attuale p.zza Cavour, proseguendo per via Foria fino a raggiungere via Carbonara, il Lavinaio e quindi sfociare in mare in prossimità di p.zza Mercato (la foce era detta "Fiumicello").

Nel 1484, sotto la dominazione aragonese, per consentire la costruzione della nuova cinta muraria, questo tratto fu deviato di circa 150 metri a nordest in un altro solco che proveniva dalla base della collina di Capodimonte, attuale via G.Piazzi. Dopo aver percorso circa 400 metri dell'odierna via Foria, piegava per via Pontenuovo e via Cesare Rossaroll.

Attualmente l'arena, nel tratto inferiore, è adibita a collettore fognario e si incanala nel solco dell'Arenaccia in prossimità dell'inizio di c.so A. Lucci. In passato, durante gli eventi piovosi, l'arena trasportava grosse quantità di detriti che invadevano la zona della Sanità. Questi detriti costituivano quello che il popolo chiamava la "lava dei Vergini".

L'uso di queste "arene" come collettori fognari è antico, infatti rileggendo le cronache della rivolta di Masaniello, del luglio 1647, si nota che il corpo decapitato di Masaniello viene gettato nei liquami della foce di un torrente. Si trattava di questa "arena" che aveva presenza d'acqua, anche se si era d'estate, proprio per gli scarichi fognari che già all'epoca venivano effettuati lungo il corso dell'asta torrentizia.

5.3 - L'ARENELLA

Lunga circa 3 Km ed oggi in massima parte interrata, aveva origine dall'odierna p.zza Arenella, scendeva poi per via Arenella, vico Nocelle, via F.S. Correra (Cavone di p.zza Dante) e sfociava in p.zza Dante proseguendo a mare attraverso via Monteoliveto. In quest'alveo si immetteva un'incisione più modesta proveniente dalla collina del Vomero che percorrendo l'attuale via Cacciottoli e passando per i Ventaglieri e la Pignasecca defluiva nell'Arenella all'altezza di via Monteoliveto.

5.4 - ARENA S. ANTONIO

Ha una lunghezza di circa 4,5 Km ed il solco principale è quello che si origina ai Camaldoli (nei pressi del convento dei gesuiti), attraversa le conche di Soccavo e Fuorigrotta e sfocia in mare nel golfo di Pozzuoli, di fronte all'isola di Nisida. Anche questa "arena", che oggi funge da collettore fognario, aveva in passato un'importante ruolo nel drenaggio delle acque superficiali in quanto raccoglieva le acque del versante occidentale del Vomero, nonchè quelle del versante meridionale dei Camaldoli che si riversavano nell'alveo tramite il torrente proveniente dal vallone del Verdolino.

La struttura morfologica del territorio cittadino ha condizionato fortemente lo sviluppo urbanistico della città, sicuramente fino a tutto il medioevo. Infatti l'Arenaccia ha staccato dalla Terra di Lavoro l'altopiano di Capodimonte e, nella sua parte finale, ha per lungo tempo segnato il limite dello sviluppo cittadino verso oriente. Arena alla Sanita' ed Arenella, con il loro corso inferiore, hanno isolato, al centro della conca di Neapolis, il lembo di falsopiano (S.Aniello Caponapoli - S.Marcellino) largo 800 m e lungo 1,2 Km su cui è sorta la Napoli greco-romana.

Altri solchi di erosione si riscontrano nel cuore del centro storico (via S.Sebastiano, via Mezzocannone), in via Forcella e via porta Nolana. Nella conca di Chiaja si hanno incisioni molto brevi come il solco di S.Maria Apparente che ha per lungo tempo rappresentato il limite verso occidente dello sviluppo urbano, quello di parco Marcolini-p.zza Amedeo lungo il quale corre oggi la funicolare di Chiaja ed infine il ventaglio dei solchi di S.Maria della Neve.

Anche sulla collina di Posillipo si sono impostati alcuni solchi di deflusso delle acque meteoriche che hanno inciso in più punti il versante della collina.

Nel descrivere i corsi d'acqua esistenti nella città di Napoli non si è ancora parlato, in maniera diffusa, del più famoso e il più misterioso, il Sebeto. Questo corso d'acqua che si identificava con la città di Napoli tanto che antichi viaggiatori chiamano Neapolis "la città bagnata dal fiume Sebeto" ha qualcosa di misterioso in quanto tutti sanno che c'era ma nessuno sa in realtà dove fosse. Attualmente per Sebeto noi intendiamo l'unico vero fiume di Napoli e cioè quello che scorreva dalle sorgenti di Volla, lungo la depressione del Sebeto, fino alla foce posta all'attuale ponte della Maddalena. Usiamo il verbo al passato, "scorreva", perchè anche questo fiume è diventato una fogna che nella parte finale, lungo via Argine, è stato coperto ricevendo cosi il definitivo status di fogna.

>> continua



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