Associazione Culturale e di Promozione Sociale per la Salute, il Benessere, lo Sviluppo Armonico dell'Individuo nell'Ambiente



Antonio Baldi
I FIUMI DI NAPOLI
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5.5 - IL SEBETO

Sepeitos, misterioso Sebeto! Un nome mitico che ci riporta ai primi insediamenti partenopei: Palepoli, fondata intorno al VII secolo a.C. sul colle di Pizzofalcone e chiamata Partenope per la presenza, secondo la leggenda, della tomba della sirena omonima; Neapolis fondata nel vicini territorio dopo la battaglia navale di Cuma (474 a.C.). Tra i due insediamenti confinanti scorreva il fiume Sebeto.

Perchè Sebeto? L'etimologia è difficile e varie sono le interpretazioni. Quasi sicuramente, però, il significato del nome può essere ricollegato all'origine greca della città di Napoli.

Il ritrovamento di diverse monete napoletane, di cui una d'argento della seconda metà del V secolo a.C. mostrante la testa di un giovane con un corno sulla fronte e i capelli trattenuti da una bandina e la scritta "Sepeitos" e sul retro una donna alasa con la scritta "neapolites", di due monete risalenti al IV secolo a.C. sulle quali ricorre il termine "Sepeitos" ci indicano senza alcun dubbio il riferimento al fiume. Il termine sarebbe una espressione dialettale di coloni dell'Eubea ed indicherebbe chiaramente che il volto del giovane rappresenta il dio fluviale Sebeto. Le città della Magna Grecia venivano fondate prevalentemente nei pressi di un fiume e gli abitanti usavano divinizzare il proprio fiume ricordandolo sulle monete e ritraendo la divinità fluviale con le sembianze di un giovane indicandone il nome. Sepeitos (Sebeto) sulle monete costituisce, dunque, un chiaro, indiscutibile e antico punto di riferimento nonché la prova definitiva dell'esistenza del fiume.

Ma il fiume dove era? Gli antichi testi indicano con dati attendibili che il corso era tra Palepoli e Neapolis, ovvero la foce era presso l'attuale p.zza Municipio.

L'attuale Sebeto nasceva alle falde del Vesuvio, alle sorgenti della Bolla presso Tavernanova a sud di Casalnuovo per sfociare in mare, come già detto, all'altezza del ponte della Maddalena. Nel suo percorso si assicurava le acque provenienti dalle colline circostanti e quelle delle sorgenti di Lufrano presentandosi cosi come un discreto fiume. L'importanza del corso d'acqua era avvalorata dall'esistenza di numerosi mulini lungo tutto il corso , il suo uso avvalorava la funzione indispensabile del Sebeto nell'economia del ducato napoletano. Ai primi dell'ottocento il fiume era meta fissa per bagnanti e pescatori e la natura paludosa, ove esso scorreva, costituiva l'humus ideale per la produzione di ortaggi, vino, etc..

Il collegamento tra il fiume, che fin dal rinascimento viene detto Sebeto, e quello mitico che divideva Partenope e Neapolis è stato tentato da diversi autori. La tesi più diffusa vuole che il fiume dopo aver percorso l'intera piana si incuneava tra le colline della Stella, di S. Potito e di quella ove sorse la città greco romana seguendo un tracciato individuabile lungo via Foria, p.zza Cavour, via Roma sfociando, quindi, placidamente nella zona dell'attuale p.zza Municipio. Nel corso dei secoli il fiume sarebbe andato interrandosi abbreviando il suo alveo cosi come lo vediamo oggi o ,secondo un'altra ipotesi, sarebbe stato deviato.

Questa tesi è, secondo noi, insostenibile in quanto volendola accettare dovremmo ammettere che questo fiume tagliava il corso dell'Arenaccia proseguendo quindi a tagliare successivamente il corso dell'Arena alla Sanità per immettersi alla fine nell'alveo dell'Arenella. Oltre all'assurdità di un fiume che taglia il corso di due torrenti per proseguire oltre dovremmo pure ammettere che nella zona di p.zza Cavour, e non solo in questa zona, il fiume aveva la capacità di andare in contropendenza in quanto la morfologia di p.zza Cavour ha pendenze rivolte verso oriente, pendenze sicuramente naturali e solo in parte modificate dall'azione antropica che ha tutto al più alzato il piano campagna di qualche metro, ma non ha modificato la struttura morfologica di base. D'altra parte le vicine mura greche di Neapolis (che si possono osservare nei pressi di porta S. Gennaro e nella zona del I Policlinico) confermano questo dato. Inoltre nell'eventualità di una struttura morfologica diversa, cioè con pendenze rivolte verso occidente non si capirebbe perché l'Arena alla Sanità aveva direzione diversa e cioè scorreva verso sud invece di piegare ad occidente e cosi dicasi pure dell'Arenaccia. D'altra parte è improbabile qualsiasi successiva modificazione di tipo vulcanico tettonico, che potrebbe spiegare il cambiamento del corso dell'asta fluviale, in quanto all'epoca della fondazione di Palepoli (Partenope) e quindi successivamente di Neapolis, la struttura del territorio urbano era già formata essendosi esauriti gli eventi vulcanici con l'eruzione eneolitica degli Astroni. Si ricorda che l'unico evento vulcanico di epoca storica dei Campi Flegrei è quello di Montenuovo (1536).

Scartata quindi l'ipotesi del Sebeto attuale, quale antico Sebeto che divideva Partenope da Neapolis, resta il mistero di questo fiume che le fonti storiche ci danno per certo ma che non riusciamo ad individuare. Se riflettiamo sul corso delle varie "arene", che solcavano il territorio, possiamo proporre un'ipotesi sull'individua-zione del mitico fiume.

Sappiamo che il corso d'acqua sfociava in mare presso l'attuale p.zza Municipio con un percorso finale che sicuramente ripercorreva in parte via Roma e Monteoliveto. Ebbene in questa zona scorreva l'Arenella che sicuramente non era un fiume bensì un torrente, in quanto nelle zone collinare non esistono sorgenti, ma un torrente che nella sua parte finale poteva raccogliere le acque sorgive dell'attuale p.zza Francese (nei pressi del teatro Mercadante) e quelle ferruginose al di sotto del palazzo reale (Centro Sportivo Partenope) dando l'impressione, a chi veniva dal mare, di un fiumicello perenne. Sembra riduttivo identificare un fiume mitico con un modestissimo torrente, ma d'altra parte qualsiasi altra spiegazione trova degli ostacoli strutturali insuperabili che solo una fervida fantasia può ignorare. Quindi se le fonti storiche che danno il Sebeto fra Partenope e Neapolis sono attendibili, questo fiume non può essere che l'Arenella probabilmente arricchito alle foci da acque sorgive che ancora oggi sono visibili (in particolare sotto palazzo Reale). La mitizzazione di questo corso d'acqua, da parte degli antichi colonizzatori, non deve sembrare strana in quanto le sorgenti esistenti alla foce erano fra le poche fonti di acqua perenni esistenti sul territorio e quindi sicuramente preziose tanto da essere divinizzate.

Resta, a questo punto, il mistero sul nome Sebeto utilizzato per l'attuale corso d'acqua (sarebbe purtroppo il caso di dire l'attuale fogna). La spiegazione potrebbe venire dal fatto che con la crescita della città, sia in epoca romana che in epoca angioina, l'area di p.zza Municipio venne enormemente modificata con la captazione delle sorgenti e con la canalizzazione del torrente tanto da farne sparire anche il ricordo. Con l'avvento del Rinascimento, e con il rifiorire degli studi classici, venne di nuovo alla ribalta il nome di questo fiume, ma essendo l'unico fiume di Napoli quello esistente nella zona orientale, chiamato nel medioevo Rubeolo, evidentemente si pensò che quello che gli antichi chiamavano Sepeitos fosse il Rubeolo. Fonti storiche nel citare l'assedio aragonese a Napoli (1439) dicono chiaramente che le artiglierie aragonesi sparavano su Napoli da oriente essendo posizionate nella valle del Sebeto. Questa citazione è una delle tante, che a partire dal Rinascimento, chiama il fiume ad oriente di Napoli Sebeto. E' evidente che la nostra ricostruzione rileva che esistono due fiumi Sebeto di cui quello ad oriente, della città di Napoli, ha avuto le caratteristiche di un vero fiume, mentre il "fiume" Sebeto che attraversava la città di Napoli, sfociando in p.zza Municipio, avrebbe avuto le caratteristiche di un torrente alimentato, nella sua parte finale, da sorgenti.

La confusione e l'incongruità geologica nascono solo nel momento in cui si vogliono unire i due fiumi in un percorso impossibile.

> continua



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