ONOREVOLI SENATORI. - La presentazione alla Camera dei deputati nella
scorsa legislatura della proposta di legge Sgarbi ed altri (atto Camera n.
1111) mette a fuoco un problema ineludibile.
Dopo l'avvento del mercato unico esiste la possibilità concreta
che, a parità di curricula , grazie ai loro ordinamenti i
titoli conseguiti nel settore artistico presso gli altri Paesi europei,
abbiano nel nostro Paese un riconoscimento equivalente alla laurea, mentre i
nostri titoli, molto spesso conseguiti con programmi di gran lunga
piú sostanziosi, resterebbero nel limbo di una quasi laurea, e non
produrrebbero neppure gli effetti di una maturità. Esiste inoltre la
possibilità per Università e Istituti superiori stranieri di
attivare in Italia i loro corsi.
Quanto affermato costringe doverosamente a rompere gli indugi e a
confortare anche al Senato la meritevole proposta dei colleghi della Camera.
Una iniziativa, questa del Senato, tanto piú doverosa per l'esigenza
di evitare che inutili e dannose contrapposizioni vengano a crearsi, anzi
con l'auspicio che il raccordo tra i gruppi parlamentari di Camera e Senato
consentano intese preventive tali da non raddoppiare i tempi di esame.
Inoltre, l'inizio dell'esame alla Camera avviene in una condizione di
ritardo governativo in ordine ai problemi scottanti dell'autonomia, premessa
essenziale, perché la riforma ipotizzata in Parlamento abbia come
protagonisti gli studenti e i docenti delle Istituzioni artistiche.
In questa direzione vanno alcune integrazioni quale contributo del
Senato, di cui potranno già disporre i nostri colleghi della Camera.
Naturalmente i punti cardine sono i medesimi.
Il disegno di legge tiene conto di tutte le precedenti proposte in
materia presentate sia al Senato della Repubblica che alla Camera dei
deputati. Nel presente testo, dopo la mancata proroga al Governo per quanto
concerne l'autonomia e gli organi collegiali sono stati reinseriti i
contenuti della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
Inoltre é contemplata la risistemazione degli studi e del rapporto
fra studenti, piani di studio e professione: la riforma degli studi diventa
l'oggetto principale del presente disegno di legge.
Occorre anche precisare e definire il rapporto fra ordini di scuola
secondari ed istituzioni di alta cultura.
A questo abbiamo inteso provvedere con le norme finali.
Lo spirito del presente disegno di legge non é quello di
intervenire drasticamente nelle istituzioni, quanto di porre una serie di
premesse, perché la riforma si realizzi in tempi congrui e secondo
modalità opportune, in un quadro ordinamentale deciso dal Parlamento,
ma nell'esercizio dell'autonomia.
Gli obiettivi da raggiungere sono, quindi:
1) l'equiparazione giuridica delle istituzioni di alta cultura
artistica al contesto europeo; la pari dignità e spendibilità
dei titoli artistici.
É assurdo che i titoli finali di Accademia e di Conservatorio
siano in Europa equiparati a lauree artistiche, conseguite mediante corsi di
studio di livello qualitativamente inferiore rispetto a quelli italiani.
Almeno occorre giungere ad una reciprocità di trattamento con quelle
istituzioni straniere che dalle scuole artistiche italiane nei tempi
trascorsi, oltre che la struttura, hanno mutuato persino il nome. La
normativa europea pre vede infatti in ogni Paese l'esistenza di un
istruzione musicale ed artistica a livello superiore. É evidente che
l'evoluzione della problematica relativa agli istituti di istruzione
artistica di alta cultura (Conservatorio ed Accademie di belle arti) rileva
che la storia cammina inesorabilmente verso questo suo punto di arrivo
naturale. In Italia, Paese dell'arte, non é ammissibile che proprio
la musica e le altre arti, a cui dobbiamo il nostro grande prestigio nel
mondo, non siano oggetto di istruzione superiore. Artisti e giovani studenti
di ogni Paese guardano all'Italia come alla massima guida esistente in
questo campo. L'istruzione artistica italiana, a livello superiore, deve
essere sufficientemente diffusa come sedi e come cattedre in modo da poter
costituire i piú prestigiosi centri di studio musicale ed artistico
per ogni studente del globo. Non é giusto che i giovani stranieri di
grande talento che aspirano a studiare in Italia siano dirottati, a causa
della normativa "secondarizzante" del nostro Paese o della insufficienza di
sedi accademiche, verso istituzioni di altri Paesi, maggiormente valorizzate
dai rispettivi Governi. Questa realtà - gravemente compromessa dalle
leggi del 1962 sull'inserimento delle scuole medie annesse si é fatta
strada dapprima nel mondo delle massime giurisdizioni: il livello superiore
del Conservatorio e stato riconosciuto dalla Corte costituzionale e dal
Consiglio di Stato ancor prima che dal legislatore, che ha sancito con la
legge n. 537 del 1993 la conferma ad Accademie e Conservatori di musica la
caratteristica di istituzioni di alta cultura. A questo punto é
nostro dovere storico di legislatori e politici accompagnare e precedere
l' iter
della storia, non contrastare l'evoluzione delle norme, impedire interventi
amministrativi contra legem
ed antistorici, di carattere riduttivo, quasi a voler umiliare nella scuola
l'arte musicale e le arti visive che formano l'orgoglio del nostro Paese e
che la legislazione statuale cerca di incoraggiare con altri provvedimenti,
non sempre, per la verità, all'altezza della domanda, in altri
settori: si pensi al DAMS. Con la presente proposta di legge l'Italia,
trasformando le attuali strutture, potrà giungere ad uno strumento
che le consenta di guidare la realtà artistica mondiale in vista
della grandezza dei risultati artistici che potrà conseguire;
2) la formazione, per l'istruzione musicale, di una rete sul
territorio nazionale che consenta di reclutare le attitudini musicali non
soltanto su di un'area ristretta attorno ai Conservatori di musica. La
scelta degli istituti d'arte o dei licei artistici, o di qualsiasi altra
struttura di scuola secondaria di secondo grado, permetterà di
raggiungere il massimo del risultato con un minimo di spesa. Si
otterrà cosí anche la promozione di alcuni effetti
occupazionali nel settore dei diplomati di Conservatorio, che, per l'impegno
profuso in ambienti sempre piú estesi, saranno senz'altro fonte di
produzione musicale, anche, nelle nostre città meno a contatto con i
centri provinciali, sedi "solo in alcuni casi" di Conservatorio di musica.
L'articolato prevede (articolo 1) la attribuzione di una delega al
Governo ai sensi della legge 23 agosto 1988, n. 400. Occorre pero che sia
prevista la possibilità di incardinamento in un Ministero, il cui
livello faccia riferimento inequivoco all'articolo 33 della Costituzione e
nel quale non solo sia affermata, ma anche garantita l'autonomia dell'area
artistica nel confronti della marginalità, rispetto "ai grandi
numeri", siano quelli della pubblica istruzione oggi, come quelli
dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, domani. Le
garanzie essenziali sono costituite dall'area contrattuale propria e dalla
costituzione di un apposto Consiglio nazionale dell'arte.
Come ultimo comma viene aggiunta la delega per l'autonomia ed il riordino
degli organi collegiali.
Per quanto riguarda le singole aree disciplinari (articolo 2) si propone
una vera e propria riforma degli studi, distinguendo le competenze del
legislatore, quelle del Ministero, quelle degli organi prepositivi interni
all'istituzione, da quelli decisionali impliciti del collegio dei
professori.
Il problema del reclutamento (articolo 3) é affrontato, ponendo
definitivamente termine alle costose commissioni nazionali per le supplenze,
impossibili ed inutili da gestire, e restituendone la competenza alle
singole istituzioni: a costo zero e per circa un centinaio di assunzioni
annuali, quando tutto sarà a regime. Quanto ai concorsi per
l'immissione in ruolo, si propone di ricorrere a sistemi simili a quelli
già collaudati per l'università e nel settore.
L'elettività del direttore (articolo 4), già applicata alle
accademie, e definitivamente estesa ai conservatori di musica ed agli
Istituti superiori per le industrie artistiche, pur nella salvaguardia dei
diritti acquisiti.
Onorevoli colleghi, l'approvazione del presente disegno di legge
dimostrerebbe finalmente, in modo concreto, l'interesse che questa nostra
Repubblica dichiara di nutrire per il lavoro artistico, ancor oggi regolato
dalle leggi istitutive, poco meno che secolari.