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Guatemala - La ricetta indigena per gestire la riserva del Petén

I custodi della foresta

Tagliano solo gli alberi con più di 30 anni, non più di un mogano per ettaro. E organizzano ronde per difendere la foresta da bracconieri e incendi. Così 13 villaggi conservano 485 mila ettari di foresta, guadagnando il doppio dello stipendio medio guatemalteco.
A dimostrare che profitto e ambiente non sono incompatibili. Se li gestisce la comunità.

di Megan Feldman
da Flores, El Petén

Guidando attraverso le fitte foreste di Carmelita, 92 chilometri da Flores, nella regione nordorientale di El Peten, il viaggiatore potrebbe domandarsi se qualcuno stia realmente tagliando gli alberi. La sola prova sta nelle cataste di cedri e mogani ai bordi della strada.
La cittadina ha un permesso rilasciato dal governo del Guatemala per ricavare legname, in maniera selettiva, dai 53.700 ettari della Riserva della Biosfera Maya, la più vasta area protetta del paese.
Con l'intento di conservare la foresta dando ai suoi proprietari un'opportunità finanziaria, cinque anni fa il Consiglio Nazionale delle Aree Protette (Conap) ha iniziato ad appaltare le concessioni alle comunità presenti nella riserva di El Petén (2 milioni di ettari).
Il programma ha dato i suoi frutti. Con diritti legalmente riconosciuti sul territorio e profitti da vendite certificate di legname, le comunità vigilano contro taglialegna abusivi e tengono a bada gli incendi. Il Guatemala è un leader mondiale della gestione comunitaria delle foreste, e altri paesi latino americani stanno prendendo in considerazione quel che per molti è la sola, fattibile via per preservare il disboscamento delle foreste pluviali dal Messico all'Amazzonia.
"Quando un popolo ha la sua propria terra, e un modo per garantirsi la sopravvivenza, è incentivato a proteggere il suo bene più prezioso: la foresta", dice Hilda Rivera, segretaria esecutiva del Naturaleza para la Vida (Npv), un gruppo no profit che educa le comunità sull'estrazione del legname.
Molte famiglie furono quasi sfrattate nel 1990, quando la è stata creata la Riserva della Biosfera, dal momento che rigide disposizioni proibivano insediamenti e disboscamenti. Ma l'agricoltura continuò, e, siccome il povero suolo di Petén produce poco più di un singolo raccolto all'anno, proseguì anche il disboscamento.

Una zona "multi-uso"

L'appalto di concessioni per permettere alle comunità di lavorare e gestire la terra nella riserva è stato proposto nella metà degli anni '90, e la prima concessione fu autorizzata nel 1994. Si è creata così una "zona multi-uso", che costituisce il 40% della riserva, mentre l'estrazione del legname è vietata nella parte centrale dell'area, che contiene i parchi nazionali della zona.
Per ottenere la concessione, le associazioni dei cittadini, con l'aiuto di gruppi come Npv, deve sottoporre al Consiglio Nazionale uno studio d'impatto ambientale e un piano di raccolto esteso su 25 anni, specificando quanti alberi saranno tagliati e in quali luoghi.
"Questo è un aspetto molto tecnico, e noi controlliamo le concessioni sicché ci sia la garanzia che rispettino il piano" dice Luis Calderon, capo della divisione del Conap per le concessioni forestali. "Possono essere abbattuti solo gli alberi al di sopra dei 30, 35 anni, e non più di un mogano può essere raccolto per ettaro".
Ogni concessione contiene tra le 25 e le 40 aree di raccolto, e ognuna può essere tagliata solo una volta nei 25 anni di contratto. L'attività viene certificata dal Consejo de Manejo Forestal con sede in Messico. Secondo quest'ente, il Guatemala si piazza al secondo posto, nel mondo, per quanto riguarda la gestione certificata e comunitaria delle foreste, dopo il Messico.

Incendi ridotti del 20%

Le 13 concessioni comunitarie coprono 485.000 ettari. Ad oggi, 100.000 ettari, tutti a gestione comunitaria, sono stati certificati e stando a quello che dice Calderon, l'approvazione per altri 100.000 ettari è attesa per i prossimi mesi. Il successo della conservazione nelle concessioni comunitarie è in gran parte legato alle pattuglie cittadine che tengono alla larga cacciatori di frodo e taglialegna abusivi e proteggono la foresta dagli incendi.
"Abbiamo oggi un traffico di legname che è il 20% di quello di pochi anni fa" dice Marcedonio Cortave, direttore dell'Associazione delle Comunità delle foreste di Peten, un'organizzazione di associazioni cittadine che gestisce le concessioni. E Calderon conferma, aggiungendo i dati sulla diminuzione degli incendi. Le immagini di Peten dal satellite mostrano che il 3% delle zone multi uso è stato colpito da incendi lo scorso anno, comparato al 22% della media dei parchi nazionali.

Benefici reciproci

Ma tra foresta e residenti i benefici sono reciproci. Le concessioni, lo scorso anno, hanno generato quasi 1 milione di dollari in profitti, e i membri delle associazioni guadagnano, al giorno, tra i 4 e i 7 dollari, più del doppio della paga minima. Le associazioni comunitarie hanno investito in scuole, acqua potabile e macchinari per la manifattura di prodotti.
"Una delle maggiori sfide è l'accesso al mercato", dice Cortave. "Ci stiamo concentrando sulla promozione e sulla creazione di contatti via Internet".
Le organizzazioni che fanno da consulenti per le comunità hanno agito da intermediarie tra compratori stranieri e locali, aiutando a vendere non solo legname, ma anche mobilio, artigianato, pepe e sorgo.
"Adesso c'è più disponibilità di lavoro", dice Brebda Zapata, che produce artigianato con sorgo e legno a Carmelita "Prima, solo le grandi compagnie del legname ci guadagnavano".
"Il progetto è stato un successo, e per quanto ritenga che non sia l'unico modello valido, una cosa è certa: la gestione comunitaria dovrebbe essere parte di qualunque modello di conservazione", dice Elmer Lopez, rappresentante guatemalteco di Greenpeace.
Altri paesi stanno studiando il programma, Npv e Conap hanno tenuto workshop e scambi per rappresentanti da Costa Rica, Bolivia e Brasile. La maggior parte delle foreste riconosciute in questi paesi sono gestite da compagnie o agenzie governative, piuttosto che da comunità.
Gli osservatori e i partecipanti hanno peraltro rilevato che il programma guatemalteco ha portato a un nuovo senso della reciprocità e del rispetto per la natura. Come spiega in una battuta un abitante di Carmelita, Carlos Ramos Jiménez: "Dalle concessioni abbiamo dei benefici, e migliori ambienti di vita, ma anche responsabilità".

(Copyright Noticias Aliadas, Lima)

Volontari per lo sviluppo - Marzo 2002
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