di Megan Feldman
da Flores, El Petén
Guidando attraverso le fitte foreste di Carmelita, 92 chilometri da Flores, nella
regione nordorientale di El Peten, il viaggiatore potrebbe domandarsi se qualcuno stia
realmente tagliando gli alberi. La sola prova sta nelle cataste di cedri e mogani ai bordi
della strada.
La cittadina ha un permesso rilasciato dal governo del Guatemala per ricavare legname, in
maniera selettiva, dai 53.700 ettari della Riserva della Biosfera Maya, la più vasta area
protetta del paese.
Con l'intento di conservare la foresta dando ai suoi proprietari un'opportunità
finanziaria, cinque anni fa il Consiglio Nazionale delle Aree Protette (Conap) ha iniziato
ad appaltare le concessioni alle comunità presenti nella riserva di El Petén (2 milioni
di ettari).
Il programma ha dato i suoi frutti. Con diritti legalmente riconosciuti sul territorio e
profitti da vendite certificate di legname, le comunità vigilano contro taglialegna
abusivi e tengono a bada gli incendi. Il Guatemala è un leader mondiale della gestione
comunitaria delle foreste, e altri paesi latino americani stanno prendendo in
considerazione quel che per molti è la sola, fattibile via per preservare il
disboscamento delle foreste pluviali dal Messico all'Amazzonia.
"Quando un popolo ha la sua propria terra, e un modo per garantirsi la sopravvivenza,
è incentivato a proteggere il suo bene più prezioso: la foresta", dice Hilda
Rivera, segretaria esecutiva del Naturaleza para la Vida (Npv), un gruppo no
profit che educa le comunità sull'estrazione del legname.
Molte famiglie furono quasi sfrattate nel 1990, quando la è stata creata la Riserva della
Biosfera, dal momento che rigide disposizioni proibivano insediamenti e disboscamenti. Ma
l'agricoltura continuò, e, siccome il povero suolo di Petén produce poco più di un
singolo raccolto all'anno, proseguì anche il disboscamento.
L'appalto di concessioni per permettere alle comunità di lavorare e gestire la terra
nella riserva è stato proposto nella metà degli anni '90, e la prima concessione fu
autorizzata nel 1994. Si è creata così una "zona multi-uso", che costituisce
il 40% della riserva, mentre l'estrazione del legname è vietata nella parte centrale
dell'area, che contiene i parchi nazionali della zona.
Per ottenere la concessione, le associazioni dei cittadini, con l'aiuto di gruppi come
Npv, deve sottoporre al Consiglio Nazionale uno studio d'impatto ambientale e un piano di
raccolto esteso su 25 anni, specificando quanti alberi saranno tagliati e in quali luoghi.
"Questo è un aspetto molto tecnico, e noi controlliamo le concessioni sicché ci sia
la garanzia che rispettino il piano" dice Luis Calderon, capo della divisione del
Conap per le concessioni forestali. "Possono essere abbattuti solo gli alberi al di
sopra dei 30, 35 anni, e non più di un mogano può essere raccolto per ettaro".
Ogni concessione contiene tra le 25 e le 40 aree di raccolto, e ognuna può essere
tagliata solo una volta nei 25 anni di contratto. L'attività viene certificata dal
Consejo de Manejo Forestal con sede in Messico. Secondo quest'ente, il Guatemala si piazza
al secondo posto, nel mondo, per quanto riguarda la gestione certificata e comunitaria
delle foreste, dopo il Messico.
Le 13 concessioni comunitarie coprono 485.000 ettari. Ad oggi, 100.000 ettari, tutti a
gestione comunitaria, sono stati certificati e stando a quello che dice Calderon,
l'approvazione per altri 100.000 ettari è attesa per i prossimi mesi. Il successo della
conservazione nelle concessioni comunitarie è in gran parte legato alle pattuglie
cittadine che tengono alla larga cacciatori di frodo e taglialegna abusivi e proteggono la
foresta dagli incendi.
"Abbiamo oggi un traffico di legname che è il 20% di quello di pochi anni fa"
dice Marcedonio Cortave, direttore dell'Associazione delle Comunità delle foreste di
Peten, un'organizzazione di associazioni cittadine che gestisce le concessioni. E Calderon
conferma, aggiungendo i dati sulla diminuzione degli incendi. Le immagini di Peten dal
satellite mostrano che il 3% delle zone multi uso è stato colpito da incendi lo scorso
anno, comparato al 22% della media dei parchi nazionali.
Ma tra foresta e residenti i benefici sono reciproci. Le concessioni, lo scorso anno,
hanno generato quasi 1 milione di dollari in profitti, e i membri delle associazioni
guadagnano, al giorno, tra i 4 e i 7 dollari, più del doppio della paga minima. Le
associazioni comunitarie hanno investito in scuole, acqua potabile e macchinari per la
manifattura di prodotti.
"Una delle maggiori sfide è l'accesso al mercato", dice Cortave. "Ci
stiamo concentrando sulla promozione e sulla creazione di contatti via Internet".
Le organizzazioni che fanno da consulenti per le comunità hanno agito da intermediarie
tra compratori stranieri e locali, aiutando a vendere non solo legname, ma anche mobilio,
artigianato, pepe e sorgo.
"Adesso c'è più disponibilità di lavoro", dice Brebda Zapata, che produce
artigianato con sorgo e legno a Carmelita "Prima, solo le grandi compagnie del
legname ci guadagnavano".
"Il progetto è stato un successo, e per quanto ritenga che non sia l'unico modello
valido, una cosa è certa: la gestione comunitaria dovrebbe essere parte di qualunque
modello di conservazione", dice Elmer Lopez, rappresentante guatemalteco di
Greenpeace.
Altri paesi stanno studiando il programma, Npv e Conap hanno tenuto workshop e scambi per
rappresentanti da Costa Rica, Bolivia e Brasile. La maggior parte delle foreste
riconosciute in questi paesi sono gestite da compagnie o agenzie governative, piuttosto
che da comunità.
Gli osservatori e i partecipanti hanno peraltro rilevato che il programma guatemalteco ha
portato a un nuovo senso della reciprocità e del rispetto per la natura. Come spiega in
una battuta un abitante di Carmelita, Carlos Ramos Jiménez: "Dalle concessioni
abbiamo dei benefici, e migliori ambienti di vita, ma anche responsabilità".
(Copyright Noticias Aliadas, Lima)
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Marzo 2002
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