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Cooperazione

ONG e autonomie locali

Enti locali piemontesi e nordafricani si sono riuniti il gennaio scorso a Torino con un obiettivo ambizioso: "inventare" un modello innovativo di cooperazione decentrata.

di Federico Perotti
(a nome delle ong piemontesi impegnate nel programma Sahel (Aps, Cisv, Mais, Rete)

Uno scambio paritario tra il Nord e il Sud del mondo, un maggiore coinvolgimento della società civile italiana nella cooperazione con l'Africa saheliana, un nuovo ruolo per gli enti locali al Nord, che si affacciano per la prima volta alla cooperazione, e al Sud, dove il decentramento amministrativo e le elezioni municipali ne rafforzano il peso nella gestione di uno sviluppo equilibrato: intorno a questi temi si è sviluppato il Forum delle Autonomie Locali organizzato a Torino dal 17 al 20 gennaio scorsi dalla Regione Piemonte, con la collaborazione della ong Lvia, nell'ambito del Programma di sicurezza alimentare nei paesi del Sahel.

All'incontro hanno partecipato una quindicina di amministratori di Senegal, Burkina Faso e Mali e circa 30 rappresentanti di enti locali piemontesi (sindaci e funzionari di Comuni e Parchi Regionali), oltre ad altre realtà regionali impegnate nella cooperazione con i paesi saheliani (ong, università, imprese).

Scopo del forum? Diventare il luogo di elaborazione di un modello innovativo di cooperazione decentrata, che coinvolga le società civili e gli enti locali sia al Nord come al Sud (vedi inserto speciale di Volontari per lo Sviluppo maggio 1999, "La cooperazione che nasce dalla gente') in progetti come gli scambi tra scuole, i gemellaggi tra enti locali italiani e africani, le collaborazioni tra gruppi di produttori (agricoltori, artigiani, e così via). Questi scambi dovrebbero coinvolgere non solo l'Africa, dove si tradurranno in azioni di sostegno ai processi di auto-sviluppo, ma anche in Italia dove si tradurranno in una maggiore informazione e in scambi culturali ed economici.

L'obiettivo prioritario della Regione resta il coinvolgimento degli enti locali piemontesi, cioè Comuni e Province che, sensibilizzando la popolazione locale, si impegnano in azioni a favore dei loro "gemelli" in Africa con spirito di reciprocità e di scambio. Il forum ha avuto il merito di favorire l'incontro tra queste diverse realtà e di mettere le basi per collaborazioni future. Ha permesso anche alle ong piemontesi di esprimere alcune considerazioni sulla cooperazione decentrata. Eccone un breve riassunto.

Da sempre, come ong, sosteniamo una più ampia partecipazione del Nord ai nostri progetti, e non possiamo che accogliere positivamente l'intento di altri protagonisti della nostra società di fare cooperazione. Ci sentiamo tuttavia in dovere di evidenziare alcuni fattori essenziali per il successo della cooperazione decentrata.

Prima di tutto, occorre studiare gli interventi in funzione dei bisogni delle popolazioni dei paesi africani. Altrimenti, si corre il rischio di pensare prima alla nostra necessità di essere solidali, di "cooperare" o, addirittura, in certi casi, di avere un buon ritorno di immagine "politica" nella nostra realtà, dimenticando il vero obiettivo della cooperazione: il Sahel. La partecipazione (auspicabile) delle imprese piemontesi alla cooperazione deve essere indirizzata alla promozione delle capacità locali, e le potenziali joint-venture non devono avere lo scopo di "vendere" semplicemente un prodotto, ma di valorizzare le competenze per la creazione di una piccola industria locale supportata, nelle sue fasi iniziali, dalla collaborazione con la nostra imprenditoria.

In secondo luogo, riteniamo che la Regione possa e debba coinvolgere maggiormente gli attori piemontesi che già da tempo collaborano con i paesi saheliani e, se possibile, anche le comunità di immigrati che vivono in Piemonte. Lo spirito di questa nuova cooperazione "dal basso" dovrebbe essere infatti quello di coinvolgere, fin da subito, l'insieme di chi partecipa al processo.

Infine, le ong hanno un bagaglio di conoscenze sul terreno e di esperienza tecnica e relazionale che deve essere valorizzato. La cooperazione con il Sud del mondo non si improvvisa, richiede professionalità e capacità specifiche (nella qualità degli interventi progettuali, nel rigore del monitoraggio e della valutazione, nell'analisi degli aspetti tecnici, sociali ed economici). Bisogna stare attenti a non ripetere gli errori del passato, quando tanti gemellaggi si sono tradotti in viaggi turistici o poco altro.

Le ong possono giocare un ruolo importante nel facilitare i contatti tra società ed enti locali del Nord e del Sud, nel coordinare in loco le diverse presenze, e nel trasmettere ai nuovi soggetti piemontesi che si investono in questa l'avventura" quell'esperienza e quella professionalità necessarie a realizzare scambi proficui.

Con la loro rete di competenze e di rapporti sul terreno possono inoltre sostenere gli enti locali di nuova formazione al Sud nell'identificazione dei bisogni delle popolazioni rurali e nell'attuazione di misure coerenti, rafforzando così il processo democratico teso a correggere gli squilibri tra le élite ricche e la maggioranza povera. Il tutto a beneficio primario delle popolazioni saheliane, con l'obiettivo comune, in Africa come in Italia, di una consistenza pacifica e di una più giusta distribuzione delle risorse del pianeta.

Il nostro desiderio è naturalmente quello di avviare un dibattito costruttivo con la Regione e i diversi attori sul modello e i ruoli nella cooperazione decentrata.

Volontari per lo sviluppo - Marzo 2000
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