Articoli dal bollettino del comitato

Sport italiano: è ora di cambiare registro

Nicola Porro

Il sistema sportivo italiano è ammalato, il caso apertosi con la vicenda del doping ne mina alla base uno dei lavori fondanti: la salute degli atleti e il rispetto delle regole.

Lo sport si trova di fronte a un bivio.

Da una parte si assiste alla strisciante secessione del calcio proseguendo nell’ambiguità di un sistema di relazioni tra le altre discipline e il composito e vetusto universo degli Enti di promozione sportiva.

Dall’altra, c’è la possibilità di un radicale cambiamento prendendo atto che, dopo 50 anni, il contenitore unitario, ovvero il CONI si è rotto.

Come è possibile pensare alla preservazione di un unico contenitore, in cui la distribuzione delle risorse e le gerarchie siano ancora dettate dal primato dello sport di prestazione assoluta?

Questi sono i motivi per cui non si può più parlare di autoriforma del CONI e occorre al più presto metter mano ad un’autentica e radicale riforma dello sport. Una riforma che deve rinegoziare il patto societario tra i soggetti organizzati ma anche intercettare tutte quelle domande culturali e sociali che allo sport si indirizzano.

In Italia lo sport è un fenomeno sociale complesso che muove grossi interessi economici e politici. Per questo l’occasione che abbiamo di fronte è quella di una trasformazione di tutto il sistema sport, non si tratta di aggiustamenti o spostamenti di titolari di questa e quella responsabilità.

Una rifondazione del sistema che affermi pari dignità, autonomia e riequilibrio delle risorse fra sport olimpico e sport per tutti, tra profit, e non profit, distribuendo equamente tra questi due soggetti - che svolgono funzioni riconosciute di utilità sociale - i proventi dei concorsi pronostici e garantendo un effettivo autogoverno dei due settori.

Lo sport per tutti rappresenta il vero nuovo soggetto.

Un soggetto forte, capace di esprimere pratiche di integrazione sociale, prevenzione sanitaria, innovazione culturale e promozione dello sport associazionistico di base. Un sistema riformato deve essere una federazione di movimenti, rinegoziando anche con il calcio- spettacolo un sistema di regole e garanzie per tutti.

Non è una federazione di federazioni, come è oggi, che riserva il sottoscala alle associazioni volontarie e ignora le pratiche diffuse non organizzate. Trascura, cioè, i tre quarti del movimento sportivo.

E’ necessario che il governo convochi al più presto una Conferenza nazionale dello sport. Quella sarà la sede per definire i temi della riforma e dare nuova legittimità istituzionale all’esperienza dello sport per tutti, coinvolgendo maggiormente Regioni e autonomie locali.

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