Articoli dal bollettino del comitato

Ippoterapia: Attività psico-motoria con il mezzo del cavallo
Il Sagittario

"There is something in the body of horse that is good for the spirit of the human" (c’è qualcosa nel fisico del cavallo che fa bene allo spirito dell’uomo) così affermava Wiston Churcill e prima di lui Senofonte.

In ognuno di noi l’immagine del cavallo ha significati reconditi, fascinosi ed onirici sui quali molto è già stato scritto.

Non vogliamo qui scrivere di equitazione sulla quale la bibliografia è vastissima, ma sull’impiego del "mezzo cavallo" quale strumento riabilitativo per portatori di handicap fisico e/o psichico.

Dal 1965 (anno nel quale il metodo è stato istituzionalizzato in Francia) in Europa sono nate scuole diverse in continuo aggiornamento. Perchè si possa parlare di ippoterapia e non di equitazione adattata ai disabili occorre fissare uno dei requisiti primari: l’intervento è sempre da intendersi come individuale quindi non può prescindere da un progetto terapeutico e da un piano di lavoro individualizzato. Questo è l’elemento che distingue il "lavoro terapeutico" da quello, altrettanto valido, dell’istruttore sportivo. Il progetto nasce dalla osservazione e dal confronto con le figure professionali che già seguono l’utente e dalle eventuali prescrizioni mediche. Il progetto di lavoro indica gli obiettivi individuali da perseguire, gli strumenti e le strategie poste in atto.

Figura importante è quella dell’operatore che agisce sull’utente con un rapporto sempre di uno a uno durante le sedute. Non essendo al momento una figura "normata" dalla legge (non esiste albo professionale) è importante che egli abbia un curriculum adeguato: titolo di studio e preparazione professionale idonei ed esperienza nel settore.

Il cavaliere disabile ha l’opportunità in scuderia di diventare protagonista del suo percorso riabilitativo, motivato da un ambiente non medicalizzato e dalla relazione con un animale vivo, mai immobile a cui si parla e ci si affeziona.

Le macchine fisiatriche ed i movimenti ripetitivi ed imposti sono sostituiti dal movimento ritmico dell’animale, muoversi nello spazio con lui diventa l’occasione per finalizzare movimenti e volontà.

Addentrarsi nello specifico tecnico del lavoro potrebbe essere in questa sede noioso; l’ippoterapia non è certo da intendersi come una panacea, ma praticata in armonia e collaborazione con le altre figure ed interventi terapeutici porta, nella quasi totalità dei casi ed a piccoli passi nel tempo a lenti ed evidenti miglioramenti.

Lo dimostrano le nostre piccole esperienze quotidiane: P. (10 anni di età) che per la prima volta ha potuto guardare gli altri dall’alto in basso ed orientare lo sguardo verso l’orizzonte senza doversi preoccupare della sedia a rotelle o di chi lo sorreggesse in quel momento. M. che ha pronunciato la prima parola "cavallo" a sei anni. R. (28 anni) inserito con un progetto lavoro nella azienda agricola che ospita il centro...

Ed altri che l’entusiasmo di chi scrive ricorda!

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