IL DISABILE E L'EURO
di Paolo Brizio

Nel 2002 l'Europa monetaria verrà completata - Spariranno le vecchie lire in moneta sostituite dal centesimi di Euro - Discutere l'importanza dell'Euro ha del grottesco - Maastricht ha completamente dimenticato le esigenze fisiche delle persone disabili - Come si può esigere una firma in calce da una persona handicappata? Auspico l' approvazione del Disegno di Legge sulla "Firma Elettronica, affinchà i disabili non si sentono esautorati dal diritto-dovere di attestare la loro identità.

Nel 2002 l'Europa monetaria concepita dal Trattato di Maastricht verrà completata, dando così l'opportunità a 370 milioni di cittadini europei di scambiarsi beni e servizi usando una unica moneta: l'Euro.

Dal nostro portafogli spariranno quindi le vecchie lire per far posto alle monete da 1, 2, 5, 10, 20, 50 centesimi di Euro abbinate con la valuta cartacea di taglio maggiore.

A tal proposito quasi tutte le scuole di pensiero monetario convergono nell'affermare che questa piccola grande "rivoluzione" non modificherà più di tanto il nostro modo di acquistare o vendere beni di consumo o durevoli.

Ricordando che in Italia, negli oscuri anni del fascismo, veniva adottato un sistema di calcolo della moneta - per certi versi - similare al dettato di Maastrich, dobbiamo rilevare come la maggior parte delle nazioni più industrializzate abbia sempre optato per la moneta centesimale.

E fin qui nulla da obiettare, in quanto mettere in discussione l'importanza epocale dell'Euro ci sembrerebbe cosa sfacciatamente grottesca.

Ci promettiamo solamente di far rilevare come questo Trattato abbia completamente dimenticato le esigenze fisiche delle persone disabili, le quali, possedendo una ridotta capacità di usare correttamente gli arti superiori - la cosiddetta "manualità fine" -, già oggi faticano maledettamente a manipolare la carta moneta, figuriamoci poi se dovranno saldare i loro acquisti con i decimi o i centesimi di Euro.

Un'utile soluzione al problema potrebbe quella di essere usare il Bancomat o una Carta di Credito, senonché - dalle informazioni in nostro possesso - ci risulta che per farne uso occorra la firma del titolare sulla matrice che il commerciante registra (quando mi piacerebbe essere smentito!).

L'inghippo è palese: come si può esigere da una persona fisicamente handicappata - legalmente riconosciuta impossibilitata a firmare - una firma in calce sulla matrice di uno strumento di pagamento a vista?

 

 

 

 
 

Risponde a verità il fatto che fra i punti principali del documento programmatico che il governo Prodi presentò ai due rami del Parlamento all'atto del suo insediamento vi fosse la volontà di affrontare la suddetta questione attraverso un provvedimento di legge, il quale avrebbe dovuto rendere lecita la cosiddetta "firma elettronica", che, se ben articolato, avrebbe dovuto risolvere il problema alle radici, garantendo nel contempo una vera salvaguardia legale per coloro che ne avrebbero fatto uso.

Ad onor del vero molte si à detto e nulla si è fatto, anche perché il citato Disegno di Legge del Ministro Livia Turco contiene ottimi propositi, ma metodologie non ben definite inerenti i suoi tempi di attuazione e un chiaro obbligo di renderlo operativo da parte.

a) della Pubblica Amministrazione;
b) del Sistema Bancaro italiano ed europeo.

Questo proposito legislativo ci ricorda tanto la famosa "Legge sull'Autocertificaziome": essa infatti ha conosciuto tempi lunghissimi per la sua completa attuazione e , se la memoria non ci inganna, ancor'oggi in alcune Pubbliche Amministrazioni essa viene completamente ignorata.

Auspicando quindi una rapida approvazione del Disegno di Legge sulla "Firma Elettronica, con i correttivi appena citati, speriamo che questo provvedimento legislativo - abbinato con il Testo già licenziato dal Parlanemto sulla "Tessera Sanitaria Magnetica"- possa finalmente risolvere il problema della certificazione della firma per le persone disabili che, non potendo scrivere di proprio pugno il loro nome e cognome, si sentono esautorati dal diritto-dovere di attestare la propria identità.