QUANDO L'UFOLOGIA DIVENTA BUSINESS

L'aspetto commerciale, anche in Italia, del famoso filmato dell'"autopsia aliena"

di Gian Paolo Grassino


Fino a poco tempo fa le persone che orbitavano attorno al problema UFO in Italia si potevano dividere in due grandi categorie: gli ufologi, intesi come studiosi e appassionati variamente aggregati in associazioni e gruppi locali; e i cultisti, comprendendo i personaggi che a vario titolo hanno propagandato presunti contatti extraterrestri, spesso con le finalità più diverse, dai pochi in buona fede, ai capi carismatici di movimenti pseudo-religiosi, ai truffatori veri e propri.

Le vicende degli ultimi mesi, ed in particolare la telenovela del presunto cadavere alieno di Roswell, ci hanno invece confermato la nascita anche nel nostro Paese di una terza categoria, quella dei professionisti, ossia di quanti dell'ufologia - anzi, della divulgazione ufologica - hanno fatto la loro fonte principale di reddito.

Mi riferisco in particolare, al ruolo svolto da Maurizio Baiata e Roberto Pinotti sotto la sigla (un tempo gloriosa) del Centro Ufologico Nazionale i quali, per motivi professionali ed economici, hanno trasformato il loro apporto all'ufologia in una vera e propria impresa commerciale, con tutti i problemi e le contraddizioni che ciò può comportare.

La fase iniziale di questa operazione è stata la produzione della collana di videocassette commercializzate dalla Columbia Tristar Home Video che, ideata da Baiata, ha facilmente ottenuto da Pinotti quell'avallo ufficiale che serviva per presentare del materiale eterogeneo e spesso poco attendibile. Circa i contenuti delle videocassette Columbia abbiamo già riferito sullo scorso numero di UFO; restano da valutare fino in fondo i danni causati alla formazione di un'intera generazione di giovani appassionati.

Un secondo tassello del progetto Baiata-Pinotti è rappresentato dal convegno annuale da questi organizzato a San Marino. Al terzo anno la struttura di questi incontri è ormai ben delineata: sotto l'egida di un'amministrazione locale giustamente interessata ad ottenere richiamo turistico, il Simposio sanmarinese finisce per non esser altro che una cassa di risonanza per amplificare le uscite editoriali di Pinotti, le videocassette e qualsiasi altro prodotto messo in cantiere. Il livello degli interventi, il tipo di ospiti invitati, quelli che invece - seppure promessi nei programmi - hanno invece evitato di prendervi parte, denuncia di per sé‚ un'impostazione poco attenta ai contenuti ufologici di questi incontri, e ispirata ad una strategia del "basta che se ne parli".

Un altro, importante, passo è stata la nuova uscita in edicola di Notiziario UFO. Terzo tentativo di affidare ad un editore professionista la pubblicazione della rivista del Centro Ufologico Nazionale, questa volta l'iniziativa parte con basi più solide delle due precedenti, che portarono a dei veri e propri disastri nel 1980 (editore Mariotti di Roma) e nel 1984 (editore Violin di Venezia). Dietro infatti allo sconosciuto editore Cappetta di Foggia, che in realtà è la società proprietaria della tipografia stampatrice, pare infatti celarsi la Editalia, gruppo editoriale di ragguardevoli dimensioni nel settore artistico, presso il quale Maurizio Baiata ha buoni contatti.

Il risultato di questa iniziativa è stato il lancio attraverso un distributore nazionale di una rivista indubbiamente ricca sotto il profilo visivo (foto a colori, 80 pagine, copertina plastificata), ma dai contenuti fino a questo momento del tutto deludenti. Partito come suo solito senza un vero staff redazionale, Pinotti ha infatti farcito i numeri sino ad oggi pubblicati di articoli ripresi variamente dai suoi libri, dai vecchi numeri di Notiziario UFO o da tutti e due contemporaneamente, lasciando quasi esclusivamente spazio al più eclatante folclore americano, a scapito degli stessi avvistamenti UFO, che - fino a prova contraria - dovrebbero rappresentare il nucleo di una pubblicazione ufologica. Grande spazio è invece, ovviamente, riservato alla pubblicità delle videocassette, dei libri, del convegno di San Marino, il tutto a conferma di una precisa strategia di marketing alle spalle.

Ciò che rappresenta però lo spartiacque tra il ricercare anche nell'ufologia una fonte di reddito personale e l'anteporre l'interesse economico ad una analisi obiettiva e distaccata è la vicenda dell'autopsia di Roswell. Al di là dei dubbi, delle contraddizioni, delle carenze, delle reticenze di cui parliamo a lato, ciò che dal nostro punto di vista risulta grave è l'atteggiamento che Baiata, Pinotti e il CUN hanno mantenuto nei confronti della vicenda. Sin dagli inizi, infatti, l'autopsia è stata affrontata come un'impresa commerciale e, caso unico al mondo, gli ufologi Baiata e Pinotti si sono aggregati al carrozzone di Santilli e sono diventati parte attiva nel propagandare il filmato e favorirne la vendita alla RAI diventando, per loro stessa ammissione, "rappresentanti in Italia di Ray Santilli". Non sappiamo se il CUN ha potuto effettuare delle analisi particolari o se possiede le risposte ai quesiti che tutto l'ambiente ufologico internazionale da quasi un anno inutilmente rivolge a Santilli o se qualcuno di loro ha veduto in prima persona qualche brandello delle fantomatiche bobine filmate, certo è che di tutto ciò non è mai stato dato conto. Viceversa gli articoli su Notiziario UFO, la partecipazione televisiva a Misteri e addirittura un raffazzonato convegno straordinario a San Marino hanno avuto come unico risultato la propaganda della validità del filmato: a differenza del resto del mondo, dove tutte le associazioni ufologiche hanno espresso forti riserve se non aperte critiche, in Italia individui che si dichiarano ufologi hanno messo da parte dubbi e incertezze e si sono trasformati in agenti pubblicitari per vendere un prodotto confezionato a scatola chiusa. Il "pacco-Roswell" è stato quindi venduto alla RAI per alcune centinaia di milioni, è commercializzato in dosi massicce sulle pagine di Notiziario UFO e infine ceduto in offerta speciale in videocassetta allegata alla rivista del CUN, senza che l'acquirente possa mai sapere se quello che compra è informazione seria, importante, attendibile, forse unica, o invece il bidone del secolo, la madre di tutte le bufale ufologiche.

Questo è il vero fatto grave che va denunciato al giudizio dei nostri lettori e degli appassionati italiani. Non è certo reato guadagnare del denaro con l'ufologia, e in tutti i Paesi vi sono ufologi che affiancano al loro lavoro sul campo un'altrettanto intensa attività editoriale, certamente remunerativa: basti pensare ad esempio a Jenny Randles, Stanton Friedman, Jacques Vallée per non ricordare i successi editoriali del compianto Allen Hynek. Ciò che va stigmatizzato è l'uso pianificato e organizzato dell'ufologia per costruire del reddito, che può portare a non essere più in grado di distinguere tra gli interessi della ricerca e il proprio tornaconto personale e a finire per mettere in vendita, oltre che pessima informazione, la propria libertà intellettuale. Finalità così diverse rispetto alle nostre non possono che portare ad obiettivi e metodologie molto distanti, così come a creare attriti e polemiche quando, come nel caso della presunta autopsia di Roswell, gli interessi di trasparenza dell'ufologia vanno contro alle prospettive di guadagno del singolo. Certo è che non si tratta di un confronto tra diverse posizioni ideologiche, tra differenti maniere di affrontare il fenomeno UFO: quelle che si contrappongono sono un'ufologia di ricerca sul campo, di studio, di circolazione dell'informazione e un'ufologia (se così possiamo ancora chiamarla) del profitto, delle notizie gridate e non verificate, dell'interesse personale e di portafoglio.


 

[© 1996 CISU - tratto da UFO - Rivista di informazione ufologica del Centro Italiano Studi Ufologici n. 17, febbraio 1996]


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