MA LA LIBERTÀ D'INFORMAZIONE NON È IN VENDITA

di Gian Paolo Grassino


Il filmato sull'"autopsia dell'extraterrestre di Roswell" è ormai diventato un caso, esattamente come avevano previsto e pianificato i suoi proprietari, il produttore Ray Santilli ed i suoi soci. Su questa vicenda, che è destinata ad occupare pagine e pagine delle riviste ufologiche e non, per chissà quanto tempo, il Centro Italiano Studi Ufologici ha deciso di intervenire in modo netto e deciso, aprendo una polemica che riteniamo possa interessare e coinvolgere l'intero universo degli studiosi ed appassionati di ufologia.

In seguito alla prima apparizione pubblica di alcune immagini tratte dai fantomatici filmati, il 21 giugno alla trasmissione "L'odyssée de l'ètrange" della televisione francese TF1, il CISU ha convocato a Milano una conferenza stampa il 24 giugno (data densa di significati...) durante la quale è stata illustrata la storia del caso Roswell, in relazione alle notizie fino a quel momento raccolte sulla presunta autopsia, ed è stata denunciata

l'operazione commerciale che sta privando ufologi ed opinione pubblica dei filmati e delle informazioni ad essi collegate.

Il CISU non ha preso alcuna posizione sulla veridicità dei filmati, non avendone potuto prendere visione, ma, proprio per questo, ha lamentato la gravissima mancanza di notizie di prima mano e, mostrando le immagini tratte dal programma della TV francese, ha evidenziato il conflitto tra interessi economici e diritto di informazione che caratterizza l'intera vicenda.

Nei giorni successivi, le immagini dell'"alieno" sono state pubblicate con maggiore o minore risalto su diversi quotidiani nazionali, settimanali illustrati e telegiornali, scatenando la scontata reazione di chi aveva in programma anche per l'Italia una ben dosata campagna promozionale del filmato (che dovrebbe essere acquistato e mandato in onda da Mixer per Raidue), con conseguenti diffide e minacce di azioni legali contro il CISU [*].

Forse potrà stupire da parte nostra un'azione così plateale e provocatoria, ma questa volta la posta in gioco ci è sembrata troppo alta.

Il filmato dell'autopsia di Roswell si presenta infatti come il caso dei casi, la prova definitiva della realtà del caso Roswell, dell'esistenza di extraterrestri in visita sulla Terra, del cover-up attuato dai Governi, oppure come la "madre di tutte le beffe", il più clamoroso falso mai architettato a scapito dell'ufologia.

Le potenzialità di un caso di questa portata sono grandissime in tutte e due le direzioni. Se provato come reale, è veramente in grado di modificare tutta l'impostazione del lavoro degli ufologi, ma anche di causare una ricaduta significativa a livello dell'opinione dell'uomo della strada: aprirebbe uno squarcio su una realtà fino ad oggi totalmente nascosta e della quale lo stesso caso Roswell finirebbe per rappresentare solo la punta di un iceberg.

Sull'altro versante, se il filmato risultasse un falso abilmente confezionato, le conseguenze sarebbero comunque enormi. Il danno per l'ufologia, e per la credibilità degli ufologi potrebbe essere incalcolabile e - temiamo - rischierebbe di trasformarsi in una pietra tombale per ogni tentativo di ricerca seria in campo ufologico. In una parola l'ufologia potrebbe rischiare di non arrivare a compiere il suo cinquantesimo anniversario.

Due e due sole sono infatti le ipotesi possibili: o un filmato di veri extraterrestri oppure un artefatto, un falso realizzato da qualcuno, anche non necessariamente dal suo attuale venditore, con vari possibili scopi: dalla mera speculazione economica, alla mega-burla, all'azione di disinformazione pilotata.

E di fronte a queste due ipotesi, semplici e al contempo drammatiche, non possiamo che porci con l'atteggiamento che sempre ha guidato l'azione del CISU: la ricerca seria, precisa ed approfondita dei dati, delle informazioni di prima mano, dei riscontri oggettivi per capire qual è, in questo caso, la verità.

La richiesta che facciamo è dati, dati e ancora dati. Informazioni, conferme, verifiche, prove. Non si può pensare di affrontare l'analisi di questi filmati senza possedere tutte le informazioni possibili, senza che vengano messe a disposizione di

tutti gli studiosi le immagini, le testimonianze, le stesse bobine, l'autore del filmato.

Purtroppo questa richiesta è destinata a restare a lungo senza risposta. Dall'altra parte non c'è infatti né un testimone, né tantomeno uno studioso, ma un commerciante di immagini, un addetto ai lavori del settore tele-cinematografico che ha addirittura pianificato a tavolino la campagna pubblicitaria per lanciare il filmato e farne così lievitare il prezzo. Non solo infatti Santilli ha un interesse esclusivamente commerciale nella gestione del filmato, ma non pare neppure particolarmente interessato a sostenerne la realtà od attendibilità: l'unica preoccupazione sembra quella di gestire lo "scoop "in maniera freddamente razionale. Se il filmato è vero oppure no, forse non importa addirittura, ciò che conta è venderlo bene, l'importante è distribuire le videocassette, piazzare i diritti, non certo dare informazioni agli ufologi, a quegli stessi ufologi che hanno creato il caso Roswell e che da anni se ne stanno occupando.

Santilli non ha infatti coinvolto nessun ufologo, nessun scienziato, nessun esperto nell'analisi del filmato e - anzi - a tutt'oggi nessuno sembra aver addirittura visto le famigerate bobine in originale, così come non è stato prodotto nessun documento della Kodak o di qualche laboratorio imparziale sull'autenticità delle pellicole, per non parlare della virtuale assenza del testimone/autore del filmato. Insomma, se da una parte non possiamo esprimere nessun parere oggettivo sul filmato, certamente possiamo a gran voce reclamare chiarezza. Poco ci importa, e poco importa a chiunque abbia a cuore l'ufologia, se il signor Santilli guadagnerà pochi o tanti soldi con il filmato, l'unica cosa che ci interessa e poter avere dei dati da analizzare. Come noi la pensano i principali ufologi interessati al caso Roswell, che inutilmente hanno offerto la loro collaborazione a Santilli, e tutti gli appassionati che hanno saputo dell'esistenza del filmato e che ritengono - giustamente - di avere diritto a sapere, senza dovere nulla a nessuno.

Da queste considerazioni la decisione di intraprendere una prima, clamorosa, azione per attirare l'attenzione dei mass media sull'esistenza di un filmato ancora troppo oscuro e sull'assurdo piano attuato da Santilli che, centellinando ad arte le informazioni, gioca al "gatto e al topo" con giornalisti e ufologi.

Solo con una condivisione di tutte le informazioni tra gli ufologi potremo riuscire ad ottenere le notizie, le prove che ci sono indispensabili per valutare la veridicità del filmato. Solo giocando con questi signori sullo stesso piano della gestione

dell'informazione riusciremo a stanarli e ad ottenere il rilascio di tutto il materiale in loro possesso, al di là di ogni ottica commerciale.

Non vogliamo sopportare ancora mezze rivelazioni, voci di terza mano e "suspense" a buon mercato. Da Santilli non vogliamo denaro né riconoscimenti, né tantomeno è nostra intenzione danneggiare le sue aspettative di lucro commericiale. Ma abbiamo il diritto di chiedere la verità, tutta intera e subito.

 

[*] Per pietà ci asteniamo dal citare chi - nel nostro Paese - si è già accodato al Santilli sperando di raccogliere qualche briciola del suo ricco pasto e però si presenta al pubblico abusando il ruolo di studioso, quando di fatto svolge quello - peraltro rispettabilissimo - di mercante o piazzista.

[© 1995 CISU - tratto da UFO - Rivista di informazione ufologica del Centro Italiano Studi Ufologici n. 16, luglio 1995]


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