Un patchwork "accademico"

La mostra degli studenti all’Accademia Albertina

Patchwork: letteralmente è un lavoro di cucito che unisce pezze di stoffa differenti fra loro per forma e dimensioni, dando così origine ad una composizione vivace, eterogenea e multicolore.

La mostra degli studenti dell’Accademia Albertina si intitola "Patchwork 1", ad indicare un’insieme eterogeneo di opere.

In relazione alla mostra la Fondazione De Fornaris ha voluto attribuire premi-acquisto di 5 milioni l’uno alle tre opere giudicate più meritevoli fra quelle esposte. Stranamente una delle opere premiate è proprio un patchwork. Si tratta dello scheletro di un cavallo ritratto a dimensioni naturali dipinto su carta dagli allievi della scuola di Anatomia Artistica: ogni studente ha disegnato una parte dell’animale con il proprio personalissimo stile (chi le vertebre del collo, chi le zampe, chi un insetto che vola intorno...) e il risultato finale è il collage dei differenti disegni. La giustapposizione dei diversi fogli di carta, fatti coincidere fra loro in un insieme coerente, fa pensare quasi alla ricostruzione scientifica di un animale estinto (un dinosauro ?), operata da un équipe di paleontologi diligenti e meticolosi. L’opera s’intitola "Ex equo" (proprio così: "equo" con la "e"), in un divertente gioco di parole fra l’espressione "Ex aequo" (pensando alla collaborazione dei venti e più allievi) e il vocabolo latino "equus" ("cavallo", con un chiaro riferimento al soggetto dell’opera).

Per la sezione di Scenografia, la Fondazione De Fornaris ha acquistato uno studio di S. Rosso, M. Flamini, T. Molinaro per le scene del "Ballo in Maschera" di Verdi. Il gioco delle parti, caratteristica peculiare di quest’opera verdiana, viene qui sottolineato dalla presenza di alcuni specchi che, ampliando la profondità della scena, creano una dimensione illusoria e labirintica, memore delle incisioni di Escher.

Quanto alla scultura, è stata acquistata dalla Fondazione De Fornaris l’opera "Monofora 1" di Roberto Palumbo: si potrebbe azzardare forse che l’intento dell’autore, come il titolo stesso suggerisce, sia quello di scolpire il vuoto, ovvero di utilizzare il vuoto come elemento essenziale dell’opera, delimitandolo grazie ai pieni. Quasi un modo di scolpire "in negativo".

Fra i giovani artisti che espongono, merita senz’altro una menzione anche Tomoriki Takahashi, presente in mostra con l’opera "Love". A quest’artista giapponese infatti è stato assegnato nel mese di novembre 1997 il Premio Oscar Signorini per allievi di nazionalità non europea iscritti presso un’Accademia italiana. In quanto: "Nel panorama delle opere presentate, lo scultore Tamoriki Takahashi si è imposto per l’acuta precisione dei volumi e dell’illuminazione interna delle strutture".

Wolfgang Cecchin

"Patchwork 1 - 140 studenti di 26 corsi dell’Accademia Albertina": salone d’onore e nuove sale espositive dell’Accademia Albertina di Belle Arti; via Accademia Albertina, 6 Torino. Tel: 011-889020. Orario: dal lunedì al venerdì 10-13 e 15-18. Fino al 6 febbraio.

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